Antonio Trotta

Alessandro Celli

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Di Lui, scomparso ieri notte, non abbiamo mai aperto un 3D.

Peccato:o



Germano Celant, che voi amate tanto:rolleyes:, scrisse “si pone direttamente in contatto con il soggetto-fruitore coinvolgendolo spazialmente, generando un’inaspettata sensazione di perdita del limite tra reale ed irreale”.

In realtà il legame fra l’artista ed alcune formule primarie dell’Arte Povera, ci sta tutto.
Ma non era un poverista, basta leggerlo :
“Io, anche se mi sentivo politicamente vicino, non volevo coinvolgere l’arte, né subordinarla ad altro come le ideologie e le religioni”.

Ovvio che il muoversi in autonomia rispetto a gruppi organizzati non ha certo giovato alla riconoscibilità storica e al riscontro del suo lavoro nel sistema dell’arte. :(

Pure una critica che stimo notoriamente come Lea Vergine scrisse di Lui:
= una scultura di Antonio Trotta che raffigura un fazzoletto, bella “perché non si sa cosa c’è sotto” :flower:
 

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Anche lui aveva casa e studio a Pietrasanta da decenni (dal 1972, per la precisione).
Lo ricordo con questa foto insieme ad Armando Marrocco (al centro) scattata durante una collettiva sempre qui a Pietrasanta

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Grande artista seppur di nicchia. Ho un bel ricordo di alcuni filmati della XXXIV Biennale di Venezia del 1968 e della sua installazione nei giardini. Allora rappresentava l’Argentina.
 
grazie ;)

mi fa piacere aver letto i vostri contributiOK!

"Lo spazio fra me e l’opera comincia ad annullarsi nel momento in cui posso vedere tutto ciò che mi circonda come fossero cose già dipinte o scolpite.

(La pittura, la scultura, la letteratura, la storia dunque sono il solo materiale passibile di essere dipinto, scolpito, ecc.)
Andare verso uno stato di pietrificazione fra le cose e sentire il dubbio sulla propria esistenza; è come osservare l’irrealtà del fuori stando nella realtà dell’opera, dentro la quale una fotografia è vera come un’immagine in uno specchio.
La sensazione dello spazio nasce parallelamente alla voglia di uscire dalla propria immagine dipinta."

Antonio Trotta
Maggio 1972
 
Bellissimo il ciclo dei sospiri alla fine degli anni '90.
Trattato solo da Bigai, Invernizzi e Bonelli che io sappia.
Non male un trittico in marmo a parete...
 
considerando che non potrò spendere una lira
è inutile che depisti.:boh:

Quindi segnalo l'opera dai Martini, del 1972:cool:

ciao;)
 
e qui ci torno:o

Essì, perchè se vogliamo trattare di bellezza di purezza di leggerezza
senza cadere nel solito feticcio quotidiano

qui ci torno eccome.

buona settimana.;)
 

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