termometro del mercato

Alessandro Celli

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23/10/09
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Le aggiudicazioni d’asta sono sempre il termometro del mercato?:cool::mmmm::cool:
Riflettevo sulla quantità di ottimi artisti trattati da importanti gallerie anche internazionali che vengono egregiamente gestiti dal mercato primario e raramente passano in asta.

Tanto per fare qualche esempio nomi come Anselmo o Fabro hanno dietro gallerie notevoli, non credo che li svendano, eppure in asta ben poco passa.
Oppure Nan Goldin, spesso presente in fiere di caratura non certo di provincia, eppure nell'ultimo anno saranno passate forse 15 foto in asta e dire che in realtà ha un mercato pazzesco!

E riflettevo anche su molte gallerie che riescono per anni a difendere i lori artisti senza farli entrare nel tritacarne del mercato delle aste.

Quindi le aggiudicazioni d’asta rappresentano il termometro del mercato oppure le aste sono soltanto la punta di un iceberg, da cui spesso ne siamo all’oscuro?

foto puramente casuale di Goldin, che spero dia l'idea del senso del 3D:D
 

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Mi piace l'immagine del 'tritacarne' del mercato delle aste.
 
In questo tema si rischia la trincea tra bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto anche senza toccare il tasto del numero delle opere prodotte.

Personalmente a parte rare eccezioni (Fabbro e Anselmo lo sono :)) ritengo il mercato secondario sia un indice importante se correttamente valutato.

Un'opera capolavoro di grande formato pluriesposta non può far media con una seriale realizzata a fine cariera (in genere il periodo meno creativo degli artisti).
:) Ciao!!

Ps, anticipo le opinioni due esperti del settore sulle dinamiche del mercato che rispondono al quesito, nel link ce ne sono altre. ;)

"L'opacità dei prezzi aiuta il mercato primario a mantenere un monopolio", afferma il collezionista Alain Servais.

Un altro direttore di una galleria blue-chip dice:" Noi contattiamo i nostri clienti che normalmente non potrebbero acquistare all'asta per far loro sapere che un'opera di un artista che collezionano appare con quella che sembra essere una stima ragionevole, se vogliono sostenere quell'artista ”.

Auction prices: the elephant in the room at Art Basel | The Art Newspaper
 
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Le aggiudicazioni d’asta sono sempre il termometro del mercato?:cool::mmmm::cool:
Riflettevo sulla quantità di ottimi artisti trattati da importanti gallerie anche internazionali che vengono egregiamente gestiti dal mercato primario e raramente passano in asta.

Tanto per fare qualche esempio nomi come Anselmo o Fabro hanno dietro gallerie notevoli, non credo che li svendano, eppure in asta ben poco passa.
Oppure Nan Goldin, spesso presente in fiere di caratura non certo di provincia, eppure nell'ultimo anno saranno passate forse 15 foto in asta e dire che in realtà ha un mercato pazzesco!

E riflettevo anche su molte gallerie che riescono per anni a difendere i lori artisti senza farli entrare nel tritacarne del mercato delle aste.

Quindi le aggiudicazioni d’asta rappresentano il termometro del mercato oppure le aste sono soltanto la punta di un iceberg, da cui spesso ne siamo all’oscuro?

foto puramente casuale di Goldin, che spero dia l'idea del senso del 3D:D

Il ragionamento è interessante, credo di aver parlato su un altro thread in proposito del mercato di nicchia fatto di soli collezionisti che, quando ben fatto, porta a risultati interessanti, ma effettivamente c'è un'altra possibilità, quella più ovvia si potrebbe dire, il mercato creato e gestito da una vera galleria internazionale o più gallerie in sinergia.

Quando un artista ha alle spalle gallerie importanti, che lo sanno valorizzare senza utilizzare le aste, perché hanno un'importante giro di collezionisti che, a loro volta, sono lontani dal sistema aste, i risultati si possono avere lo stesso ed anche a cifre molto alte.

Faccio un esempio in casa: Maurizio Nannucci.

Artista che porta avanti la sua ricerca utilizzando i neon dagli anni '60/'70, molto raramente si vedono passare sue opere in asta e, sicuramente, non opere primarie. Il suo mercato è totalmente distante da Firenze e dall'Italia, particolarmente richiesto in Germania, ma anche in altri stati europei e non solo, a prezzi direi alti.

Quando dico che il valore è determinato per l'80% dalle aste, è un discorso che vale per ciò che succede in Italia, all'estero funziona diversamente e non c'è questa smania dei "collezionisti" di dover rivendere le opere, lo sanno anche i bambini ormai, il mercato si muove su regole precise: maggiore è la domanda, minore è l'offerta, più i prezzi salgono.
Quando c'è troppa offerta il prezzo scende e le aste, specialmente quelle tipo Meeting Art, fanno male al mercato, perché hanno la tendenza ad inflazionare, anziché a soddisfare "a malapena" la domanda.
 
Il ragionamento è interessante, credo di aver parlato su un altro thread in proposito del mercato di nicchia fatto di soli collezionisti che, quando ben fatto, porta a risultati interessanti, ma effettivamente c'è un'altra possibilità, quella più ovvia si potrebbe dire, il mercato creato e gestito da una vera galleria internazionale o più gallerie in sinergia.

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volevo bollinarti ma il sistema non me lo consente, quidi ti scrivo "bravo";)
ed aggiungo che hai perfettamente ragione, in realtà molte gallerie (senza far nomi) fanno sinergie preziose per il mercato primario.

E tengono alla larga dal "tritacarne" delle aste, che mi rammenta la mia vecchia espressione "stanza dei bottoni":rotfl::rotfl::rotfl::rotfl:
 
Grazie Artebrixia, l'importante è il pensiero, non il bollino :D

Tritacarne è definizione quanto mai più azzeccata, solo certi tagli di "prima qualità" si salvano dalla scelta del tritacarne, mi viene in mente un artista che è stato fagocitato da questo attrezzo infernale, artista di cui si è parlato molto volte proprio sul forum, ovvero Giuseppe Amadio.

A prescindere dalla storia dell'artista, dal fatto che piacesse o meno, erano riusciti a creare un valore importante grazie alle fiere, ad alcune gallerie ed a certi movimenti in asta, il problema è che non avevano le spalle abbastanza coperte da tutelare il mercato da un'eventuale inflazione.
Considerando che i prezzi delle opere di Amadio, pochi mesi prima dell'operazione, ammontavano a poche centinaia di euro, chiunque aveva accumulato in magazzino opere sue, ha finalmente trovato un modo semplice per valorizzare quelle opere ferme.

Ulteriore problema è che, chi aveva accumulato opere sue in magazzino, in tempi non sospetti, era "qualcuno" vicino alla casa d'aste Meeting Art, la quale ha azionato il tritacarne ed ha deciso di mettere in ogni asta 6/8/10 opere di Amadio, contribuendo in modo primario al crollo delle quotazioni e lasciando col cerino in mano i collezionisti fiduciosi. OK!

Dovrebbero chiamarsi Grinding Art ;):cool:
 
Grazie Artebrixia, l'importante è il pensiero, non il bollino :D

Tritacarne è definizione quanto mai più azzeccata, solo certi tagli di "prima qualità" si salvano dalla scelta del tritacarne, mi viene in mente un artista che è stato fagocitato da questo attrezzo infernale, artista di cui si è parlato molto volte proprio sul forum, ovvero Giuseppe Amadio.

A prescindere dalla storia dell'artista, dal fatto che piacesse o meno, erano riusciti a creare un valore importante grazie alle fiere, ad alcune gallerie ed a certi movimenti in asta, il problema è che non avevano le spalle abbastanza coperte da tutelare il mercato da un'eventuale inflazione.
Considerando che i prezzi delle opere di Amadio, pochi mesi prima dell'operazione, ammontavano a poche centinaia di euro, chiunque aveva accumulato in magazzino opere sue, ha finalmente trovato un modo semplice per valorizzare quelle opere ferme.

Ulteriore problema è che, chi aveva accumulato opere sue in magazzino, in tempi non sospetti, era "qualcuno" vicino alla casa d'aste Meeting Art, la quale ha azionato il tritacarne ed ha deciso di mettere in ogni asta 6/8/10 opere di Amadio, contribuendo in modo primario al crollo delle quotazioni e lasciando col cerino in mano i collezionisti fiduciosi. OK!

Dovrebbero chiamarsi Grinding Art ;):cool:

Già collezionarlo identifica in purezza la tipologia del soggetto che lo ha acquistato in qualsiasi momento storico. Nessun tritacarne per me, solo impreparazione e superficialità da parte di chi ha comprato.
I responsabili sono solo loro.
Per collezionare seriamente bisogna prima di tutto essere molto preparati altrimenti parliamo di dilettanti che finalizzano i loro acquisti per arredare uno spazio in totale ignoranza, se poi costoro pensano di capire di Arte e pure di fare affari cioè investire allora è il colmo e ben gli sta.
 
Anselmo e Fabro girano poco in asta perché di loro ci sono state sempre poche opere in giro. Io avessi un Badget notevole ma limitato mi indirizzerei su poveristi che hanno un consolidato nelle aste internazionali perché se dovessi avere necessità di alienare il bene mi sentirei più tranquillo. Riguardo la Goldin avrà pure gallerie roboanti che la gestiscono ma ha un mercato in asta notevole ma anche fiacco come prezzi quindi sarebbe da comprare eventualmente in ottica speculativa anche se a me non piace per niente.
In definitiva le vendite in asta sono importanti per riscontrare L’appetibilità di un Artista al netto delle pompate che vanno epurate con intelligenza.
Il mondo del collezionismo ripeto non è fatto per dilettanti allo sbaraglio, bisogna essere molto preparati e saper capire come leggere un risultato d’asta ed altro.
 
volendo, caro Brian, fare un elenco dei tantissimi passati e stritolati dal tritacarne
sarebbe davvero molto lungo.

Ma non mi va, nel bel mezzo dell'estate,
di collezionare ulteriori nemici, qui dentro:p
 
Consoliamoci con i quadri non succede...
:):p Ciao!! a tutti.

 
per quando riguarda il caso Amadio non darei la colpa alle aste tritacarne, tant'è che è prima dell'esplosione dell'euforia sulle opere di quest'artista la Meeting art aveva tenuto delle aste monotematiche con risultati mediocri.
C'e stato un momento ,qualche anno fa, in cui si faceva un gran parlare dei record incredibili raggiunti dalle opere di Castellani, questo ha trascinato per qualche tempo il mercato di tutti gli "estrofettori" Cominciando da Bonalumi a scendere verso il basso.
Ora molti artisti tra cui Amadio sono saliti sul carro del vincitore ed hanno approfittato del momento buono in cui il mercato, anche minore, pensava che qualsiasi cosa estroflessa potesse essere un buon investimento.
Ora che le quotazioni di Castellani si sono stabilizzate, il mercato di Bonalumi, di cui nessuno parla, purtroppo non ha dato i risultati sperati e chi ha investito su quest'artista sta in silenzio a leccarsi le ferite.
Se si nota infatti opere di quest'artista non circolano più come un tempo in asta e l'ultima passata alla Meeting è stata aggiudicata con fatica alla stima minima.
Tutti gli altri "estrofletori" minori tra cui Amadio, ma non c'è solo lui, si stanno ridimensionando molto tornado a quotazioni che a loro competono.
Purtroppo tutti coloro che hanno cercato di fare l'affare pensando di potere diventare ricchi con l'arte si stanno trovando con il famoso cerino in mano, ma questo non è imputabile alle aste tritacarne (che pure esistono) ma al mercato sempre più schizofrenico e volubile. Le aste non sono altro che lo specchio del mercato e anche di un certo tipo di "collezionismo".
 
Ma io sono sempre più convinta che a parte togliersi qualche soddisfazione con acquisti di autori già storicizzati (seguendo gusto e disponibilità, s’intende) può forse valere la pena scandagliare con attenzione il mondo dei nuovi artisti con l’idea di mettersi in casa cose belle senza svenarsi. Poi se si ha cultura e fiuto (e un po’ di fattore k), non si diventa milionari, ma almeno nel lungo termine si può avere anche qualche riscontro.
Il problema con gli artisti che non hanno mercato secondario, e spesso si tratta di giovani, è appunto la difficile monetizzazione in caso di bisogno (monetizzazione che è comunque difficile). Forse bisogna proprio non pensarci.

Come dice un mio amico artista, “basta collezionare morti, bisogna supportare i vivi!”
 
Ultima modifica di un moderatore:
Ma io sono sempre più convinta che a parte togliersi qualche soddisfazione con acquisti di autori già storicizzati (seguendo anche il proprio gusto, s’intende) può forse valere la pena scandagliare con attenzione il mondo dei nuovi artisti con l’idea di mettersi in casa cose belle senza svenarsi. Poi se si ha cultura e fiuto, non si diventa milionari, ma almeno nel lungo termine si potrebbe avere anche qualche riscontro. Il problema con gli artisti che non hanno mercato secondario è appunto la difficile monetizzazione in caso di bisogno (monetizzazione che è comunque difficile). E poi, come dice un mio amico artista, “basta collezionare morti, bisogna supportare i vivi!”

Brava Eelle25 forse è proprio questo l'approccio con cui si dovrebbe collezionare Arte. Prima sempre studiare e vedere le opere degli artisti che ci interessano, poi in base alle proprie possibilità valutare o meno l'acquisto di un'opera, che deve innanzittutto piacerci, perchè solo acquistare Tizio (che non ci piace) che forse domani farà il botto e aver speso i propri risparmi inutilmente è solo tempo perso e fatica sprecata. :yes:
E per quanto riguarda i giovani artisti e meno giovani, giusto supportarli, non si può continuare iperterriti a collezionare solo quell'artista storicizzato ormai ultraquotato. Intanto così gli artisti contemporanei languono, o sono costretti a cambiar mestiere.
Mi chiedo un domani cosa diranno ad esempio: ah l'artista X morto 100 anni prima in quell'epoca successiva era il vero artista contemporaneo e i collezionisti si interessavano solo a lui. Che fine hanno fatto gli artisti di quell'epoca?
Dico questo semplicemente perchè penso che i collezionisti d'arte contemporanea dovrebbero interessarsi principalmente ad artisti loro contemporanei altrimenti sarebbero solo dei collezionisti di antiquariato. Poi ognuno è libero di fare ciò che vuole dei propri risparmi.
Buona giornata a tutti. :)
 
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Grazie @Axelart sono contenta sia piaciuto il mio intervento.

Ti dirò di più, anche se è una ovvietà, e dove la mettiamo la possibilità di instaurare un dialogo umano, conoscendo l’autore e capendo dalla sua voce qual’é la ricerca che sta conducendo.

Secondo me é un valore aggiunto, dato che la mediazione di un critico sui libri, solo raramente può essere paragonabile.
Su questo mi hanno fatto aprire gli occhi il libro di Agata Boetti sul padre (il gioco come filo conduttore del lavoro, almeno uno dei principali temi) e un veloce scambio di battute via Instagram con una giovane autrice che mi ha spiegato il perché usi cornici così importanti per delimitare le sue opere. E “delimitare” anziché incorniciare l’ho imparato da lei.

In entrambe i casi si tratta di informazioni non mediate (o pochissimo). Per me un vero plusvalore :)
 
Grazie @Axelart sono contenta sia piaciuto il mio intervento.

Ti dirò di più, anche se è una ovvietà, e dove la mettiamo la possibilità di instaurare un dialogo umano, conoscendo l’autore e capendo dalla sua voce qual’é la ricerca che sta conducendo.

Secondo me é un valore aggiunto, dato che la mediazione di un critico sui libri, solo raramente può essere paragonabile.
Su questo mi hanno fatto aprire gli occhi il libro di Agata Boetti sul padre (il gioco come filo conduttore del lavoro, almeno uno dei principali temi) e un veloce scambio di battute via Instagram con una giovane autrice che mi ha spiegato il perché usi cornici così importanti per delimitare le sue opere. E “delimitare” anziché incorniciare l’ho imparato da lei.

In entrambe i casi si tratta di informazioni non mediate (o pochissimo). Per me un vero plusvalore :)

È tutto molto di più di un semplice valore aggiunto. :yes:OK!
 
per quando riguarda il caso Amadio non darei la colpa alle aste tritacarne, tant'è che è prima dell'esplosione dell'euforia sulle opere di quest'artista la Meeting art aveva tenuto delle aste monotematiche con risultati mediocri.
C'e stato un momento ,qualche anno fa, in cui si faceva un gran parlare dei record incredibili raggiunti dalle opere di Castellani, questo ha trascinato per qualche tempo il mercato di tutti gli "estrofettori" Cominciando da Bonalumi a scendere verso il basso.
Ora molti artisti tra cui Amadio sono saliti sul carro del vincitore ed hanno approfittato del momento buono in cui il mercato, anche minore, pensava che qualsiasi cosa estroflessa potesse essere un buon investimento.
Ora che le quotazioni di Castellani si sono stabilizzate, il mercato di Bonalumi, di cui nessuno parla, purtroppo non ha dato i risultati sperati e chi ha investito su quest'artista sta in silenzio a leccarsi le ferite.
Se si nota infatti opere di quest'artista non circolano più come un tempo in asta e l'ultima passata alla Meeting è stata aggiudicata con fatica alla stima minima.
Tutti gli altri "estrofletori" minori tra cui Amadio, ma non c'è solo lui, si stanno ridimensionando molto tornado a quotazioni che a loro competono.
Purtroppo tutti coloro che hanno cercato di fare l'affare pensando di potere diventare ricchi con l'arte si stanno trovando con il famoso cerino in mano, ma questo non è imputabile alle aste tritacarne (che pure esistono) ma al mercato sempre più schizofrenico e volubile. Le aste non sono altro che lo specchio del mercato e anche di un certo tipo di "collezionismo".

Per quanto riguarda Amadio mi sembra che molti di noi in questo forum hanno sempre sconsigliato l’acquisto per fini speculativi!!! Se poi qualcuno é andato avanti per la sua strada seguendo i consigli dello stregone di turno non può certo ora prendersela col mercato.....
 
Per quanto riguarda Amadio mi sembra che molti di noi in questo forum hanno sempre sconsigliato l’acquisto per fini speculativi!!! Se poi qualcuno é andato avanti per la sua strada seguendo i consigli dello stregone di turno non può certo ora prendersela col mercato.....

Troppa fretta di far soldi
Castellani ha prodotto mille opere in 50 anni
Amadio costruisce opere in serie e ne produce 1000 all’anno
Sul mercato ci sono estroflessioni del 2019
Significa che è lo stesso artista , produttore di opere che gli costano 50€ cad, a darle a compiacenti commercianti collegati alle case asta
Lo hanno portato a 8k più dir con pompaggi studiati per opere 100x100
Poi caduta libera
L’artista sapeva fin dall’inizio di essere poca cosa nel mondo artistico,un ottimo artigiano industrializzato,e li ha elaborato la sua strategia di marketing
Hanno guadagnato tutti
Forse anche coloro, che hanno appeso in casa un bel quadro che purtroppo però non vale i soldi che hanno pagato
 
Cerco di spiegare meglio il senso del presente 3D e chiedo scusa se non ero riuscito nell’intenzione iniziale.:wall:

Non sempre le aste rappresentano il termometro del mercato.

Per sottolineare con maggior precisione questa mia, oltre ai già citati Luciano Fabro (meno di 10 passaggi in asta ultimi 5 anni) e Giovanni Anselmo, gestito da nomi come Marian Goodman gallery, Minini, Simon Lee gallery, Lia Rumma, Artiaco, Tucci Russo, Fumagalli ha avuto meno di 5 passaggi in asta ultimi 5 anni,
poi vi ricordo Nan Goldin (mio primo intervento di ouverture;))
a questo punto aggiungo :
Ettore Spalletti, negli ultimi 5 anni sono transitati in asta meno di 35 lavori, di cui 11 invenduti, eppure nel mercato primario delle gallerie è sanissimo.
Douglas Huebler nelle aste è quasi del tutto assente eppure anche lui è gestito da buone gallerie.
Analogo per Robert Barry, che in asta negli ultimi 5 anni saranno transitate meno di 10 opere, eppure è trattato da circa 4 gallerie di notevole importanza.
Se poi volete approfondire andate a vedere i passaggi di Dan Graham e i mercanti che lo seguono…..
E quante volte vediamo in asta opere importanti di Giuseppe Penone? Quasi mai, eppure lavora con Marian Goodman gallery, Gagosian, Richard Saltoun, Repetto, Tucci che lo ha portato ad artbasel (pure Gagosian), Konrad Fischer gallery.

Quindi torno OT (eravate un po’ usciti, veramente:ot:) e forse per colpa mia.

Ma a questo punto, artisti emergenti a parte ben difesi dalle loro gallerie, esistono anche calibri da novanta per i quali le aggiudicazioni d’asta NON sono assolutamente il termometro del mercato.:no::no:

… e se invece paradossalmente ritenete più sano un mercato in cui per Elio Marchegiani negli ultimi cinque anni sono passate in asta più di cento opere:eek:, di Griffa più di centocinquanta:eek: allora va bene così:boh::boh:

Poi è chiaro che la riflessione si può estendere sui 650 passaggi in asta di Lucio Fontana e sui circa 500 passaggi di Boetti, eh?:D:p:D
 

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A mio parere, riguardo al numero di passaggi in asta, si torna alla quantità della produzione che in tempi moderni rispetto al passato deve essere dosata se non centellinata per essere assorbita dal mercato o dal segmento di mercato che si vuole raggiungere...

O ai "concetti" che si vogliono veicolare:
Il mondo è pieno di oggetti, più o meno interessanti; non voglio aggiungerne altri.
Preferisco, semplicemente, affermare l’esistenza delle cose in termini di tempo e/o spazio (vedi link).
:):p Ciao!!

Ps, sempre a mio parere se un artista è riconosciuto il prezzo in asta (con il numero-percentuale di invenduto rapportato alla qualità dell'opera esitata) resta un parametro significativo.

Douglas Huebler - Madre Napoli - Madre Napoli

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Troppe variabili regolano il settore dell ' arte contemporanea per poter stabilire se un artista che passa raramente in asta sia , nel tempo , preferibile ad un altro invece molto " battuto " ; chiaramente a parità di importanza e cito accostamenti anche casuali , ad esempio Penone rispetto a Calzolari , Paolini rispetto a Fabro , Spalletti rispetto a Scheggi e quest ' ultimo rispetto a Schifano ecct . Le gallerie che fanno ' cartello ' di solito hanno i loro buoni motivi per tenere alte le quotazioni sopratutto , non sempre potrebbe essere un bene . Esiste poi una sottile differenza : emotivamente in galleria si va per comprare , in asta per vendere . A volte , spesso anzi , per svendere ... ;) Serve tutto per il mercato e per la definizione dei valori effettivi , seppur difficile .
 
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