Giorgio Griffa 3.0

  • Creatore Discussione Membro cancellato 100749
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  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

M

Membro cancellato 100749

Guest
Eccoci qui carissimi, dato che la precedente discussione aveva raggiunto il numero massimo di messaggi, apro la nuova discussione.
E aggiungo un'opera illustre a fare da copertina: Segni orizzontali, 1975, 193x149cm, acrilico su tela (Tate Modern, London).
T13890_10.jpg
 
Buongiorno a tutti, sono nuovo di questo forum e dei forum in generale.
Sto acquistando una tela di Griffa in galleria del 1983.
E' firmata e datata al retro.
E' normale che l'autentica dell'artista sia la semplice foto dell'opera con la firma, senza nessun altro riferimento.
La galleria rilascia anche il proprio certificato.
Grazie in anticipo per le risposte
 
Buongiorno a tutti, sono nuovo di questo forum e dei forum in generale.
Sto acquistando una tela di Griffa in galleria del 1983.
E' firmata e datata al retro.
E' normale che l'autentica dell'artista sia la semplice foto dell'opera con la firma, senza nessun altro riferimento.
La galleria rilascia anche il proprio certificato.
Grazie in anticipo per le risposte

Una foto con al retro la firma dell'autore (sempre che sia autografa) è la norma, no? Il certificato rilasciato dalla galleria non è altro che un pezzo di carta. Può avere una certa importanza se la galleria ha una storia e magari ha lavorato direttamente con l'artista. Può non valere nulla se la galleria è una galleriuzza (come tante, troppe, in Italia) che compra, vende e vivacchia e che magari tra un paio di anni non esisterà più. Una galleria di questo tipo che autorevolezza può avere? In ogni caso mi sembra strano che una galleria che lavori come si deve non abbia provveduto ancora prima di venderti il lavoro a fare tutti i passi necessari presso l'archivio di competenza. Forse non lo ha fatto per risparmiare i due o trecento euro (non so bene) della procedura di archiviazione e tale micragna non è un gran segnale di salute. In questo caso l'archiviazione dovrai farla tu. E' molto semplice: cerca su internet l'Archivio Giorgio Griffa, contattalo per mail e richiedi il modulo. Ti verrà inviato molto presto perchè l'Archivio è molto serio ed efficente. Lo compili, fai le foto professionali come richiesto, spedisci il tutto e riceverai il certificato. L'archiviazione è importante proprio in vista di un futuro Catalogo Ragionato. Io comunque, al tuo posto, insisterei a chiedere al venditore di provvedere: sarebbe un indice di serietà.
 
Buongiorno a tutti, sono nuovo di questo forum e dei forum in generale.
Sto acquistando una tela di Griffa in galleria del 1983.
E' firmata e datata al retro.
E' normale che l'autentica dell'artista sia la semplice foto dell'opera con la firma, senza nessun altro riferimento.
La galleria rilascia anche il proprio certificato.
Grazie in anticipo per le risposte

Ciao, si è normale. Le autentiche di Griffa sono così.
Prima di pagare manda foto via email ad archivio Griffa. Poi fa l archivio che se non erro costa 300 euro. Ciao
 
Lo spunto è nato dal post di Cento Arte credo, che evidenziava come la produzione più cercata e forse "pregiata" dell'artista sia quella anni '70, anche se non mi nascondo che in quel decennio ha avuto l'affermazione/consacrazione con mostre e Biennali.

Non vorrei ribaltare il paradigma sostenuto in tante pagine ma mi chiedo se abbia tutto questo senso ritagliare e dare tanto rilievo a quel determinato periodo quando Griffa stesso prende le distanze dalla pittura analitica, rifiutando di venire inquadrato in quell'ambito, ponendosi in modo tangente a più movimenti pur senza navigarli del tutto come anche la critica recente pare sottolineare.

Opera per cicli progressivi che non si chiudono ma coesistono (es. Alter Ego dura decenni) ed ai quali sembra riconoscere pari dignità oltre che esprimere un concetto di “non finito”, di un tempo sospeso, di un processo mai concluso rivendicando con forza "l'intelligenza della materia" di cui si pone a servizio come la continuità nel suo lavoro.
Non avrebbe forse più senso ricercare la qualità all'interno di ogni singolo ciclo?! :mmmm:

"...Non ho mai pensato a un catalogue raisonné e ho una mente che riesce a contaminare tutti i ricordi, del resto è proprio la contaminazione uno dei meccanismi da cui ha origine la vita. Quindi sono più attento ai percorsi mentali costruttivi e connettivi che a quelli di riepilogo, per cui mi trovo in difficoltà a trovare o designare un numero 1."
(non sembra forse una sorta di rifiuto della "cronologia"?...)
 
Lo spunto è nato dal post di Cento Arte credo, che evidenziava come la produzione più cercata e forse "pregiata" dell'artista sia quella anni '70, anche se non mi nascondo che in quel decennio ha avuto l'affermazione/consacrazione con mostre e Biennali.

Non vorrei ribaltare il paradigma sostenuto in tante pagine ma mi chiedo se abbia tutto questo senso ritagliare e dare tanto rilievo a quel determinato periodo quando Griffa stesso prende le distanze dalla pittura analitica, rifiutando di venire inquadrato in quell'ambito, ponendosi in modo tangente a più movimenti pur senza navigarli del tutto come anche la critica recente pare sottolineare.

Opera per cicli progressivi che non si chiudono ma coesistono (es. Alter Ego dura decenni) ed ai quali sembra riconoscere pari dignità oltre che esprimere un concetto di “non finito”, di un tempo sospeso, di un processo mai concluso rivendicando con forza "l'intelligenza della materia" di cui si pone a servizio come la continuità nel suo lavoro.
Non avrebbe forse più senso ricercare la qualità all'interno di ogni singolo ciclo?! :mmmm:

"...Non ho mai pensato a un catalogue raisonné e ho una mente che riesce a contaminare tutti i ricordi, del resto è proprio la contaminazione uno dei meccanismi da cui ha origine la vita. Quindi sono più attento ai percorsi mentali costruttivi e connettivi che a quelli di riepilogo, per cui mi trovo in difficoltà a trovare o designare un numero 1."
(non sembra forse una sorta di rifiuto della "cronologia"?...)
Quando scrivi del prendere le distanze dalla pittura analitica mi viene da sorridere.
Molto probabilmente aveva preso consapevolezza di quanto qui sul forum andiamo dicendo da una vita riguardo la valenza dell’analitica sullo scenario internazionale, cioè non significativo.
Detto ciò però è troppo comodo defilarsi tentando di rifarsi il pedegree per poi andarsi ad allocare dove ? In quale ambito ?
Tutto questo non funziona fermo restando che Griffa rimane un ottimo Artista italiano senza voli pindarici internazionali e pretese di mercato fuori da ogni logica.
 
Lo spunto è nato dal post di Cento Arte credo, che evidenziava come la produzione più cercata e forse "pregiata" dell'artista sia quella anni '70, anche se non mi nascondo che in quel decennio ha avuto l'affermazione/consacrazione con mostre e Biennali.

Non vorrei ribaltare il paradigma sostenuto in tante pagine ma mi chiedo se abbia tutto questo senso ritagliare e dare tanto rilievo a quel determinato periodo quando Griffa stesso prende le distanze dalla pittura analitica, rifiutando di venire inquadrato in quell'ambito, ponendosi in modo tangente a più movimenti pur senza navigarli del tutto come anche la critica recente pare sottolineare.

Opera per cicli progressivi che non si chiudono ma coesistono (es. Alter Ego dura decenni) ed ai quali sembra riconoscere pari dignità oltre che esprimere un concetto di “non finito”, di un tempo sospeso, di un processo mai concluso rivendicando con forza "l'intelligenza della materia" di cui si pone a servizio come la continuità nel suo lavoro.
Non avrebbe forse più senso ricercare la qualità all'interno di ogni singolo ciclo?! :mmmm:

"...Non ho mai pensato a un catalogue raisonné e ho una mente che riesce a contaminare tutti i ricordi, del resto è proprio la contaminazione uno dei meccanismi da cui ha origine la vita. Quindi sono più attento ai percorsi mentali costruttivi e connettivi che a quelli di riepilogo, per cui mi trovo in difficoltà a trovare o designare un numero 1."
(non sembra forse una sorta di rifiuto della "cronologia"?...)

Indubbiamente gli anni 70 sono anni particolari se non altro per la forza intrinseca che aveva quel tipo di pittura (Analitica) in contrapposizione praticamente a tutti gli altri modi di fare Arte (cito a memoria, non in ordine, concettuale, minimal, arte povera, body art, pop americana, arte programmata, cinetismi vari, nouveau realisme, ecc.) Poteva essere un'Arte rivoluzionaria, ma quei "pittori" che volevano chiamarsi proprio "pittori" non hanno avuto nè il traino di un critico militante (Filiberto Menna era un ottimo teorico ma un pessimo propagandista), nè la volontà di creare un fronte di tipo politico cosa che in quegli anni difficili sarebbe servita molto. Solo in Francia, Support/Surface ebbe un connotato politico sin troppo forte e proprio per questo naufragò dopo pochissimi anni. Ritornando agli anni 70 quindi, Griffa sin dall'inizio fu considerato il più importante e riconosciuto esponente (di qui le collaborazioni con Martano, Sperone, Ileana Sonnabend) e al tempo stesso il più credibile (l'unico a sviluppare un robusto impianto teorico). Penso che la sua produzione di quegli anni sia particolarmente significativa e per questo la più ricercata. A questo aggiungerei l'innegabile eleganza dell'essenzialità dei suoi segni, che poi si trasformerà gradualmente in qualcosa di più pesante (per es. i Segni diversi di fine anni 70), o di più complesso e per certi versi più "decorativo" (e in certi periodi "più brutto!"): più colore (per es. i Campi negli anni 80), segni più elaborati (per es. gli Arabeschi negli anni 90), ecc.
E' vero comunque che un po' tutti i periodi segnano un alternarsi di opere ben riuscite e di opere "buttate là". Il "non finito" è la costante presente in ogni periodo: soprattutto nella serie più recente, la Sezione Aurea, questo "non finito" abbinato all'"infinito" del numero che non termina mai avvitandosi nell'ignoto, trova la teorizzazione più alta. Non a caso il famigerato Americano che sta proponendo tutti i cicli, sembra avere un particolare interesse per quest'ultimo.
 
Due parole anche per spiegare come mai tutti gli "analitici" via via sono diventati meno analitici.
Dopo gli anni 70 (ricordo che la Biennale dell'80 segnò un drastico cambio di direzione in senso Post-moderno) alcuni "pittori" dell'Analitica cambiarono le loro posizioni: Battaglia, Gastini e Morales, se ne allontanarono definitivamente, mentre Griffa, Guarneri, Olivieri e Verna si limitarono a prendere le distanze dagli altri "Analitici" troppo concettuali e a loro volta poco "pittori". Basta pensare a come i 4 citati continuassero a fare vera pittura (Pinelli occupava un via di mezzo comunque lui il colore lo disseminava) mentre altri usavano in effetti i materiali, non pennelli e colori: Marchegiani faceva un po' di tutto, Cacciola usava il cemento, Zappettini faceva le trasparenze, Cotani passava dalle fotografie alle bende, Masi usava i cartoni, ecc. Obiettivamente la Pittura Analitica aveva ormai esaurito la sua "contro-tendenza". Bisogna dire che per merito degli analitici più "pittori", la Pittura è sopravvissuta a chi la dava per morta e dalla metà degli anni 80 in poi si è riaffermata in forme nuove. Parlare oggi di Pittura Analitica appare anacronistico e quindi si può capire bene perchè i protagonisti veri ritengano quell'esperienza abbondantemente esaurita, mentre altri che non c'entrano niente e che forse negli anni 70 andavano ancora a scuola, cercano ancora oggi di agganciarsi al filone (non faccio nomi, ma di pseudo-analitici ne sono stati creati un bel po').
 
Quando scrivi del prendere le distanze dalla pittura analitica mi viene da sorridere.
Molto probabilmente aveva preso consapevolezza di quanto qui sul forum andiamo dicendo da una vita riguardo la valenza dell’analitica sullo scenario internazionale, cioè non significativo.
Detto ciò però è troppo comodo defilarsi tentando di rifarsi il pedegree per poi andarsi ad allocare dove ? In quale ambito ?
Tutto questo non funziona fermo restando che Griffa rimane un ottimo Artista italiano senza voli pindarici internazionali e pretese di mercato fuori da ogni logica.

A me fa invece sorridere leggere che "si prende atto quanto si scrive nel forum" quasi a sottolineare che Griffa "va all'inseguimento" mentre già nel '73 scriveva sul tema «Queste proposte hanno una grossa suggestione perché nascono da analisi profonde, accurate, ed estremamente coscienti. Però mi sto rendendo conto che mi ci ritrovo soltanto in parte"».

Dalle sue interviste emerge con chiarezza la vicinanza all'Arte Povera e ai suoi esponenti, se la mostra ProspectRetrospect Europa 1946-1976 nel 1976 a Düsseldorf fosse stata allargata alla pittura come previsto inizialmente forse il riconoscimento sarebbe avvenuto molto prima.

Ho scritto "tangente" proprio in questo senso, non è classificabile in modo preciso ma ha elementi che rinviano alla Pittura Analitica, all'Arte Povera ed al Minimalismo, la critica recente parla di Astrattismo e già immagino risulterà per qualche "malizioso" lo stratagemma escogitato della galleria ammericana per dargli dignità internazionale!

Acci sono d'accordo con te che l'assenza del critico militante che tanto ha trainato Arte Povera come Transavanguardia ha fatto la differenza... il mio tema era un pò una provocazione, anche se fino ad un certo punto e devo ammettere che anch'io sono più in sintonia con lavori sobri '70 per gusto e sul piano teorico rispetto ai lavorii recenti più "chiassosi" e decorativi con una generale antipatia per la serie dei Campi.
 
cito quanto ho letto dall'intervento di Lory:

"...Non ho mai pensato a un catalogue raisonné ..."

può motivarla come meglio crede, ma non la vedo affatto bene come scelta:no::no:
 
Grazie Accipicchia, eccellente analisi. Griffa che si rifà al Fol è proprio l'apoteosi….un po' come chi diceva che Alviani era più bravo come cuoco…:rotfl:
 
Due parole anche per spiegare come mai tutti gli "analitici" via via sono diventati meno analitici.
Dopo gli anni 70 (ricordo che la Biennale dell'80 segnò un drastico cambio di direzione in senso Post-moderno) alcuni "pittori" dell'Analitica cambiarono le loro posizioni: Battaglia, Gastini e Morales, se ne allontanarono definitivamente, mentre Griffa, Guarneri, Olivieri e Verna si limitarono a prendere le distanze dagli altri "Analitici" troppo concettuali e a loro volta poco "pittori". .

Da un'intervista a Verna a conferma dell'Acci-sintesi, sapete che mi piace fare scouting nelle fonti dirette:

Un'esperienza nata quasi per caso. Ognuno cercava dei compagni con cui confrontarsi. Ma il non parlare e il non vedersi tutti i giorni ha fatto sì che in realtà ognuno coltivasse la sua esperienza abbastanza per conto suo.
Abbiamo poi fatto mostre insieme e naturalmente ci siamo visti e frequentati però è mancato sempre un elemento coagulante, o un critico che ci tenesse in contatto, una città che ci ospitasse, mostre che durassero più di un'inaugurazione per parlare.


... non ho mai pensato di far parte di un gruppo. E neanche gli altri. Tanto è vero che quando poi hanno cominciato a metterci delle etichette, se fai ben caso, tutti a dire «io non c'entro», «io lavoro per conto mio», tutti a rivendicare un'autonomia.
Le etichette all'inizio erano molte Pittura Pittura, Nuova Pittura, Pittura Analitica, ma quasi subito ognuno di noi prese le distanze in qualche modo. In realtà molti punti di contatto c'erano, molto mentali, molto teorici che avevano un senso, non perché le nostre opere si somigliassero.


... Cosa faceva Griffa, che mi è vicino culturalmente e teoricamente? prendeva una tela e ci faceva delle aste come i bambini, anche lui ricominciava da capo: non ha usato un solo colore ma è ripartito da un gesto elementare.
Si trattava di «riavviare la pittura» con segni elementari, come tracce della tua storia.
 
cito quanto ho letto dall'intervento di Lory:

"...Non ho mai pensato a un catalogue raisonné ..."

può motivarla come meglio crede, ma non la vedo affatto bene come scelta:no::no:

Anch'io non la condivido come trovo un pò assurda di questi tempi l'assenza di un sito WEB dedicato che obbliga a riferirsi almeno nella rete a spazi altrui ritagliati in blog, siti di mostre e gallerie, vista anche la difficoltà per reperire i testi/cataloghi più importanti, esauriti e per questo con costi non banali.
Fortunatamente esiste quanto meno un'archiviazione limpida senza ombre.
 
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