Uno dei seri problemi italiani è il tempo che chi amministra la giustizia in Italia ci mette per arrivare ai vari gradi di giudizio. In realtà spesso il giudizio delle parti interessate (leggi mercato e collezionisti) arriva prima di quello della giustizia ed è spesso basato su fattori che trascendono la stessa giustizia formale.
Premetto che sono sinceramente affezionata a Dadamaino, perché fu artista che sperimentò sotto luce nera (
Ciclo fluorescenti 1969),
Ambienti.
Ricordo che per me una cosa sconcertante fu la lettura di un commento del direttore di Flash Art del novembre del 2015 dove spiegava in modo eclatante e chiaro di come il falso sia la principale leva del successo di alcuni artisti (non citati nel pezzo): senza i numeri non si crea un mercato e senza i falsi non si creano i numeri.
Nel caso in oggetto è fuor di dubbio che il sospetto di una truffa sia nato principalmente dal numero di opere che hanno invaso il mercato. La questione è semplice: in che condizioni un artista può produrre 400 opere in tre anni?
Se l'artista è sulla cresta dell'onda, ed è magari supportato da qualche assistente, questi numeri sono assolutamente compatibili. Si sta parlando di opere dai tempi di realizzazione piuttosto veloci e di un pezzo ogni due/tre giorni.
Ma a me è parso di capire che non ci fosse questo riscontro di mercato per l'artista negli anni di superproduzione e che non fosse supportata da assistenti.
Peraltro un altro dubbio sorge abbastanza naturale. Un artista che sta sperimentando produce magari alacremente e in questo caso le opere dello stesso ciclo avrebbe comunque i tratti tipici della sperimentazione, ovvero delle variazioni sul tema allo scopo di esprimere in ampiezza l'originalità possibile. Se le opere non hanno invece le caratteristiche di variazione tipiche della sperimentazione a che pro l'artista dovrebbe ripetere monotonamente il suo gesto?