Ugo La Pietra

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Alessandro Celli

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Ne avevo dato una anticipazione qui, nel dicembre scorso:
Ettore Sordini

Poi ci tornai ieri:
un risveglio culturale

A questo punto tanto vale aprire un theard dedicato.:o


Ugo La Pietra ha sviluppato dal 1962 un'attività tendente alla chiarificazione e definizione del rapporto "individuo-ambiente".
All'inizio di questo processo di lavoro ha realizzato strumenti di conoscenza (modelli di comprensione) tendenti a trasformare il tradizionale rapporto "opera-spettatore". Ha operato dentro e fuori le discipline dichiarandosi sempre "ricercatore nelle arti visive";
artista anomalo e scomodo e quindi difficilmente classificabile.

Per ciò mi piace:D

Ugo La Pietra | Artista, designer, architetto e ricercatore nella grande area dei sistemi di comunicazione

Lo inserisco con un ricordo accanto a Lucio Fontana e con un’opera a cui sono affezionato, visto che ho la fotografia del 1969, intitolata “boccata di ossigeno

Spieghiamola, va;)


Così descrive l'ordigno Ugo La Pietra: "Struttura tubolare in lamiera saldata, bombola di ossigeno, valvola e pistola. A ogni colpo di pistola (azione verso) corrisponde un forte getto di vento (azione contro)" (Ugo La Pietra, «Abitare la città», (Torino), Allemandi, 2011; pag. 86).
L'immagine compare per la prima volta nel poster pubblicato in occasione della mostra di Ugo La Pietra a Roma, Galleria Mana, 31 maggio 1971.

"Modello di comprensione: «Immersione». Le «immersioni» si presentano quale semplificazione di un rapporto tra l'individuo e l'ambiente dove la possibilità di rottura di un equilibrio acquisito avviene attraverso una scelta del fruitore che, per disvelare una nuova situazione, deve agire spazialmente collocandosi all'interno di contenitori. L'isolamento in questi ambienti induce una serie di operazioni sensoriali e simboliche che esplicitano, da un lato la crisi di disadattamento ambientale e dall'altro il potenziale di intervento della forma nella rottura di equilibri precostituiti. Le «immersioni» sono così invito ad un comportamento di uscita dalla realtà per ritrovare il rifugio di una sorta di «privacy» che è separazione e strumento di verifica delle possibilità di intervento attraverso elementi di rottura che spostino i termini codificati della tradizione. Si innesta una dinamica di rapporto nella quale il comportamento libero dell'individuo rende significante la potenzialità contenuta nell'intervento spaziale. I contenitori, mentre spingono ad un certo comportamento, definiscono uno spazio in cui l'individuo crede di ritrovare un ambiente decisionale autonomo: in realtà, l'aver scelto di inserirsi nell'involucro lo separa dall'interazione con l'ambiente circostante e lo rende oggetto di un'intenzione formale sulla quale non può agire. Ne deriva una crisi tra il voluto isolamento del fruitore dal contesto e l'aspirazione ad un inserimento disequilibrante nel sistema.

Ma proprio questa ambiguità, che è scontro tra l'aspirazione alla libertà e la limitazione che ogni scelta produce sulla libertà stessa, si presenta come presa di coscienza che la liberazione dai condizionamenti sociali e psicologici del contesto passa attraverso l'immersione personale in uno spazio che si offre come punto di riflessione critica e fantastica sul contesto stesso. In questo senso il percorso personale nei contenitori è una esperienza quanto mai efficace e dalla quale è possibile far scaturire una serie di considerazioni metodologiche ed operative che superano l'oggetto nella sua particolare specificità.
I contenitori sono così rimando alle possibilità potenziali di immersioni urbane che divengono dinamici tentativi di rottura di equilibri indotti artificiosamente e possibilità di partecipazione alla creazione dell'ambiente urbano attraverso l'espressione conflittuale dei bisogni ed il recupero dei gradi di libertà ancora esistenti".
 

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Grazie Artebrixia :bow:

Un Artista completo.
Ho letto che dal 77 all'87 ha insegnato anche all'Istituto d'Arte di Monza. Un Istituto molto conosciuto, con la fama di non essere un Istituto facile, dove però, un vero Artista li si riconosce.
 
Grazie Artebrixia :bow:

Un Artista completo.
Ho letto che dal 77 all'87 ha insegnato anche all'Istituto d'Arte di Monza. Un Istituto molto conosciuto, con la fama di non essere un Istituto facile, dove però, un vero Artista li si riconosce.

Già,
e senza fare nomi e cognomi di Artisti sulla bocca di tutti che a volte mi chiedo se abbiano mai aperto un libro, ma per leggerlo, intendo...:mmmm::rolleyes::mmmm:


Costui, alquanto scomodo e slegato al mercato, annovera questo pò pò di attività didattica:

dal 1964 al 1974 come Assistente al Corso di Elementi di Composizione presso la Facoltà di Architettura di Milano; dal 1967 al 1969 come Assistente incaricato al Corso di Composizione presso la Facoltà di Architettura di Pescara; dal 1977 al 1987 come professore di ruolo "Design e Progettazione Ambientale" all' Istituto d'Arte di Monza;
nel 1984 come professore a contratto "Design e Arredo Urbano", presso la Facoltà di Architettura di Palermo;
nel 1985 come professore a contratto "Design e Arredo Urbano" presso la Facoltà di Architettura di Torino;
nel 1986 come professore a contratto "Design e Arredo Urbano" presso la Facoltà di Architettura di Palermo;
nel 1986/87 come professore a contratto "Disegno e Rilievo" presso la Facoltà di Architettura di Venezia;
nel 1990/91 come professore a contratto "Progettazione Architettonica" presso la Facoltà di Architettura di Milano
e come professore a contratto "Progettazione" presso l' ISIA di Faenza;
nel 1995 come professore a contratto presso l' Istituto Europeo di Design di Milano;
dal 1996 al 2000 come professore di "Scenografia", "Decorazione", "Design" all' Accademia di Belle Arti di Brera;
dal 1998 al 2008 come professore a contratto al Politecnico di Milano
dal 2000 al 2005 ha coordinato il Dipartimento "Progettazione Artistica per l’Impresa", da lui fondato, all’Accademia di Belle Arti di Brera.
Nel 2009 come professore a contratto alla NABA di Milano
 
Nelle prossime aste di Autunno mi risulta che ci saranno opere interessanti di La Pietra :cool:

Avete qualche notizia in più?:confused:
 
Sarò tedioso
ma proseguo nel mio approfondimento:o

"Il Commutatore è un lavoro che ho realizzato nella seconda metà degli anni Sessanta dopo aver condiviso la ricerca portata avanti nello stesso periodo da gruppi di pittori segnici come La Lepre Lunare e Il Cenobio. In quegli anni sono approdato a tutta una serie di esperienze pittoriche che, come ha suggerito Dorfles, indicavano nel mio segno “randomico” un elemento in grado di rompere – o comunque di compromettere – le strutture organizzate del sistema.
Ed è proprio nel tentativo di rompere gli schemi che è possibile rintracciare la base teorica di quel “sistema disequilibrante” di cui il Commutatore è sintesi.
Si tratta di uno strumento in grado di consentire all’individuo di superare le definizioni acquisite e mettere in discussione le strutture consolidate e irrigidite dal sistema. L’invito a guardare la realtà da un’angolazione diversa – formulato appunto per mezzo del Commutatore – era il tentativo di indicare ad un’intera generazione – la mia – le possibilità alternative di decodificazione di un luogo, di un ambiente e, più in generale, dei caratteri di un sistema, nella speranza di far maturare un desiderio di cambiamento.

Fotografie "differenti":D:D
 

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Cit. "Ed è proprio nel tentativo di rompere gli schemi che è possibile rintracciare la base teorica di quel “sistema disequilibrante” di cui il Commutatore è sintesi."
Bella sintesi di ciò che dovrebbe fare ogni artista: rompere gli schemi, andare oltre il già visto.
:clap:
 
Poi Vi prometto che la chiudo qui
giuro, non stresso più:ave::ave:

Trovato il bozzetto originario del Commutatore
e l'installazione.

Terminata la ricerca.:yes:
 

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ora vedrò di cambiare aria
e vediamo se riusciamo a scovare qualcosa di nuovo
:D
 

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Bello ill commutatore, chi ci sale vede il mondo da un'altra angolazione, simpatica metafora.:yes:
 
Bravissimo brixia, darò il mio contributo al thread non appena avrò fatto visita al Maestro.
 
Bene:yes:
visto che (anche se a pochi) interessa
procedo con una raccolta di qualche utile contributo che ho recuperato, di Lui.


Una carriera forse un po’ defilata, un frenetico viaggiare lungo i margini che gli fa dire: “Il fatto di essere un architetto senza aver costruito una casa, il fatto di essere un designer che ha disegnato più di 1000 oggetti senza mai essere messo in produzione, il fatto di essere artista, avendo fatto i primi quadri nel ’58 con Piero Manzoni, senza mai entrare nel sistema dell’arte: tutto questo mi dà il diritto di pensare ancora oggi di essere una persona che fa delle cose in alternativa al sistema.”


Dunque l’opera di La Pietra abbiamo compreso che tocca indifferentemente architettura, arte, design adoperandosi per romperne i rigori disciplinari. Come molti maestri del design italiano La Pietra vive la tensione creativa che si respira negli anni Cinquanta a Milano e che si sprigiona intorno all’epicentro di Brera e della sua comunità di artisti. Come gli altri recepisce le tensioni legate all’Internazionale Situazionista e partecipa dell’esperienza totalizzante del movimento Radical. In questo senso svolge un’importante attività editoriale firmando la rivista IN che rimane un punto di riferimento delle ricerche radicali in campo internazionale.


Diceva Bill Evans: «Il jazz non lo puoi spiegare a qualcuno senza perderne l’esperienza. Deve essere vissuto, perché non sente le parole».
L’espressione fotografa in un solo istante una delle produzioni artistiche più generose, eclettiche e variegate degli ultimi anni, quella di Ugo La Pietra. Il jazz è la metafora perfetta e non a caso è una delle più intense passioni di questo straordinario personaggio.
 

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Scusate,

ma mi piace andare un pò in controtendenza con il mercato

si sa:wall:
 

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Io intanto proseguo nella mia ricerca.

“Alcune forme collocate all'interno della «scena urbana» hanno la capacità di gerarchizzare l'ambiente con cui vengono a contatto e sono questi elementi emergenti rispetto atta generalità ed omogeneità del tessuto urbano.
Essi svolgono spesso la funzione di determinare nell'individuo che utilizza lo spazio urbano una sorta di «segnaletica», cioè una serie di punti di riferimento in grado di agevolargli il percorso e quindi di garantirgli un orientamento ottenuto attraverso riferimenti formali facilmente riconoscibili e memorizzatbili.
Queste forme però spesso, pur potendole considerare come immagini capaci di rendere più agevole l'uso dello spazio urbano, sono portatrici di messaggi ben più complessi.

Cioè questi segnali sono in effetti la formalizzazione di alcune gerarchie sociali o più spesso rappresentano la volontà di imporre, attraverso dei simboli, una serie di valori coi quali si manifesta il processo di condizionamento del nostro vivere sociale nei confronti della logica del «sistema».
Queste forme (che vanno dal monumento equestre fino al grattacielo) si possono leggere, così, come l'espressione del «potere» che intende manifestare la propria forza anche attraverso l'imposizione di elementi che contengono simbolicamente tale caratteristica.
Ed ecco quindi che la città si riempie di elementi architettonici e scultorei che fanno a gara per: emergere, sopprimere, sorprendere, imporre...!"


Ugo La Pietra
 

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