Paolo Patelli

Cris70

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Riporto in vita
questo 3D dopo due anni.

Con un contributo di Adriana Ros.
___________________________________________

Durante i miei studi all’ Accademia di Belle Arti a Venezia volevo dedicare la mia tesi allo studio di un artista che fosse interessante e fuori dagli schemi.

Andai ad approfondire gli studi sul percorso della pittura di Patelli.

Lavoravo presso la galleria Studio La Città e Patelli era uno degli artisti di punta.

E’ un piacere vedere un artista che negli anni è rimasto coerente a se stesso e determinato a dedicare la maggior parte del suo tempo alla pittura; però qualcosa di importante in Paolo Patelli è accaduto.

Esiste negli ultimi lavori una intensità e una chiarezza che sconcertano. E’ visibile una nuova leggerezza dovuta alla libertà e velocità di esecuzione, risultato di un lavoro costante mai interrotto.

Con un impegno quasi religioso ogni giorno Patelli entra nel suo studio e stabilisce in modo naturale il contatto tra il suo essere e la concretezza del fare pittura. Attento sempre negli anni alle scelte stilistiche ora la pura analisi linguistica non è più una sua preoccupazione, il codice pittorico infatti è stato già scomposto, semplificato e non è il centro dei suoi interessi, ma un mezzo acquisito.

Per Patelli non c’è divisione tra realtà interna ed esterna, è un fluire continuo senza limitazioni, è la vita la pittura.

Sulle tele, sulla carta o legno credo ci sia il desiderio di registrare il tempo fisico del suo vissuto, consapevole e inconsapevole. La pittura diventa la testimonianza di un tempo soggettivo che si è trasformato in oggettivo durante l’esecuzione dell’opera e quindi pronto per essere vissuto da tutti. Credo che Patelli abbia raggiunto quello che desiderava , la coincidenza tra essere e pittura in un unico lasso di tempo: quello della fruizione.

La sua pittura è la traccia del quotidiano fatto di tanto vissuto, pensieri, emozioni , accadimenti che tradotti trovano riposo tra segni, pennellate, grafie. Il risultato è la bellezza della pittura, sempre più rarefatta e calma.

E’ un astrattismo portato al limite o forse meglio portato in una zona franca lontana da stereotipi vuoti dove le definizioni (anche le mie) non hanno nessuna rilevanza.
 
vabbè a questo punto
vi cito che l'opera che ho in Collezione :)
fu esposta nel '79 alla GAlleria del Cavallino
ed è passata totalmente inosservata in asta alla Meeting il 17 Luglio 2014

Sono grato a quest'opera non solo perchè mi piace moltissimo,
ma soprattutto perchè mi ha permesso di entrare in contatto con il Maestro
e avere con lui una lunga corrispondenza :bow:

in attesa di conoscerci (a brevissimo) personalmente
Mi sembra sicuramente un artista degno di approfondimento, ma oggi quali sono le gallerie che si occupano di lui e quali mostre ha fatto negli ultimi anni?
Secondo te quali sono le ragioni per cui è stato "dimenticato"??
 
Ricordo ancora quando, circa due anni fa , me lo avevi segnalato pure tu, caro Cris, il nome di Patelli.
Ho letto qualcosa su di lui e lo reputo molto interessante.:yes:
 
Conosco i fiumani.
Mio padre è nativo di lì.

Quindi abbozzo una mia ipotesi:rolleyes:
= con il supporto di alcune letture=

Quale musica, avete chiesto?
Direbbe Patelli: "Naturalmente jazz ... ":p:p

Patelli che vive nella campagna veneta tra Venezia e Treviso, conduce una sua appartata ricerca sui valori intrinseci alla pittura, in particolare sul colore, sui rapporti tra arte, musica e poesia, sugli oggetti della memoria, cercando di evitare il più possibile le mode e gli ammiccamenti del mercato.

Patelli da oltre vent’anni dipinge senza ricorrere a sovrastrutture teoriche, ma per il puro piacere di essersi riaccostato a tale medium, pensando più alla musica o alla letteratura che ai sussulti e alle mode dell’arte contemporanea.

Intorno al 1968 Josef Kosuth:eek: dichiarava definitivamente estinte le possibilità della pittura, radicalizzando un atteggiamento concettuale deciso a prescindere completamente dalla pratica, ad un tempo esterna ed interna, che la pittura comporta. Il decennio seguente ha quindi vissuto l'utopia razionalistica di un concetto mentale che "impressionasse" gli oggetti, trasformandoli in estetica irreale. Non a caso il media più usato è stato la fotografia.:cool::cool:

Esattamente attorno al '78 nasce invece la tendenza, diametralmente opposta, della Transavanguardia un ritorno alla pittura, vista però in chiave esclusivamente irrazionalistica, come un semplice strumento, non di sublimazione delle immagini, ma di trasposizione delle psicosi inconscie direttamente sulla tela.

Si è assistito così allo scatenamento di tutte quelle forze che l’Arte Concettuale aveva contribuito ad istigare. :D:D

Come un fiume che rompe gli argini la Transavanguardia ha inondato il mondo dell'arte, ma una volta esaurita la piena, le acque sono rientrate nel loro letto, mentre sulla terra si è presto tornati a patire la siccità.
L'arte ha provato gli eccessi del razionalismo e dell'irraziona¬lismo ed adesso gli artisti devono riuscire ad inventare qualcosa, a riflettere per evitare che i prossimi vent'anni siano la semplice replica di quelli precedenti. Questa la situazione. :rolleyes::rolleyes:

Coraggiosamente, Paolo Patelli è riuscito ad evitare di "intrupparsi" con tutti quelli che hanno seguito questo movimento "pendolare".
Eppure nessuno che lo conosca può affermare che si sia mai tirato indietro quando si trattava d'arte. La pittura Patelli l'ha sempre in ogni modo praticata e difesa, anche quando essa veniva dichiarata morta dalle pagine delle più autorevoli riviste internazionali.

Analogamente non si è fatto troppo coinvolgere dall'esuberanza nevrastenica della Transavanguardia, conservando sempre il sangue freddo del pittore che, umilmente, cerca ogni giorno di migliorare il proprio modo di sentire, di esprimersi.


"Dipingo il concetto di pittura, dipingo l'atto del dipingere, dipingo da trent'anni (e un po' di più) lo stesso quadro, dipingo come scrivo, dipingo come Lester Young suonava il sax (meno bene), dipingo per distruggere lo spazio della pittura, dipingo per crearne uno mio, dipingo perché sono allegro, dipingo perché sono triste, dipingo per non morire (come tutti), dipingo perché amo la vita. Non so cosa la gente farà della mia pittura, né di quella di tutti gli altri. "


Mi farai sapere se è ancora un buon fiumano, caro Cris:cool::cool:
 
dai allego quello che già sai :D

vecchio volpone :p:p

Foto sua mostra storica, lui e Remo Bianco, lui e ABO (suo primo Critico), lui e Menna, e quella più importante del Gruppo Zero.

Tanto qui rimaniamo solo io e te, già lo so :'(
Pazienza :D

E comunque
saremo da soli finché non lo vediamo nelle televendite
poi ........... :bye:

OK!
 
Conosco i fiumani.
Mio padre è nativo di lì.

Quindi abbozzo una mia ipotesi:rolleyes:
= con il supporto di alcune letture=

Quale musica, avete chiesto?
Direbbe Patelli: "Naturalmente jazz ... ":p:p

Patelli che vive nella campagna veneta tra Venezia e Treviso, conduce una sua appartata ricerca sui valori intrinseci alla pittura, in particolare sul colore, sui rapporti tra arte, musica e poesia, sugli oggetti della memoria, cercando di evitare il più possibile le mode e gli ammiccamenti del mercato.

Patelli da oltre vent’anni dipinge senza ricorrere a sovrastrutture teoriche, ma per il puro piacere di essersi riaccostato a tale medium, pensando più alla musica o alla letteratura che ai sussulti e alle mode dell’arte contemporanea.

Intorno al 1968 Josef Kosuth:eek: dichiarava definitivamente estinte le possibilità della pittura, radicalizzando un atteggiamento concettuale deciso a prescindere completamente dalla pratica, ad un tempo esterna ed interna, che la pittura comporta. Il decennio seguente ha quindi vissuto l'utopia razionalistica di un concetto mentale che "impressionasse" gli oggetti, trasformandoli in estetica irreale. Non a caso il media più usato è stato la fotografia.:cool::cool:

Esattamente attorno al '78 nasce invece la tendenza, diametralmente opposta, della Transavanguardia un ritorno alla pittura, vista però in chiave esclusivamente irrazionalistica, come un semplice strumento, non di sublimazione delle immagini, ma di trasposizione delle psicosi inconscie direttamente sulla tela.

Si è assistito così allo scatenamento di tutte quelle forze che l’Arte Concettuale aveva contribuito ad istigare. :D:D

Come un fiume che rompe gli argini la Transavanguardia ha inondato il mondo dell'arte, ma una volta esaurita la piena, le acque sono rientrate nel loro letto, mentre sulla terra si è presto tornati a patire la siccità.
L'arte ha provato gli eccessi del razionalismo e dell'irraziona¬lismo ed adesso gli artisti devono riuscire ad inventare qualcosa, a riflettere per evitare che i prossimi vent'anni siano la semplice replica di quelli precedenti. Questa la situazione. :rolleyes::rolleyes:

Coraggiosamente, Paolo Patelli è riuscito ad evitare di "intrupparsi" con tutti quelli che hanno seguito questo movimento "pendolare".
Eppure nessuno che lo conosca può affermare che si sia mai tirato indietro quando si trattava d'arte. La pittura Patelli l'ha sempre in ogni modo praticata e difesa, anche quando essa veniva dichiarata morta dalle pagine delle più autorevoli riviste internazionali.

Analogamente non si è fatto troppo coinvolgere dall'esuberanza nevrastenica della Transavanguardia, conservando sempre il sangue freddo del pittore che, umilmente, cerca ogni giorno di migliorare il proprio modo di sentire, di esprimersi.


"Dipingo il concetto di pittura, dipingo l'atto del dipingere, dipingo da trent'anni (e un po' di più) lo stesso quadro, dipingo come scrivo, dipingo come Lester Young suonava il sax (meno bene), dipingo per distruggere lo spazio della pittura, dipingo per crearne uno mio, dipingo perché sono allegro, dipingo perché sono triste, dipingo per non morire (come tutti), dipingo perché amo la vita. Non so cosa la gente farà della mia pittura, né di quella di tutti gli altri. "


Mi farai sapere se è ancora un buon fiumano, caro Cris:cool::cool:

:clap:
 
Ah,

scusami amico Cris
se vai dal Patelli chiedigli gentilmente una curiosità:
"perchè si legge nelle biografie che è nato in Istria .... Abbazia NON era proprio in Istria, nel 1934:cool:"

La città nel 1920 passò all'Italia, inizialmente assegnata alla provincia di Pola, e dopo l'annessione di Fiume all'Italia nel 1924 a quella di Fiume.

e provate a dare dell'istriano ad un fiumano :shit::shit:


Grazie
 

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Ah,

scusami amico Cris
se vai dal Patelli chiedigli gentilmente una curiosità:
"perchè si legge nelle biografie che è nato in Istria .... Abbazia NON era proprio in Istria, nel 1934:cool:"

La città nel 1920 passò all'Italia, inizialmente assegnata alla provincia di Pola, e dopo l'annessione di Fiume all'Italia nel 1924 a quella di Fiume.

e provate a dare dell'istriano ad un fiumano :shit::shit:


Grazie

Caro Ale...Credo tu sia in errore, Abbazia ( oggi Opatjia) fa parte dell'Istria Nord Orientale... almeno per quel che ricordo io e anche wikipedia la colloca in Istria...comunque sia è una bella città ;)
 
Ciao! Ho appena scoperto questo artista e vedo che qui se ne era già parlato... Per caso qualcuno sa indicarmi un volume per approfondire il suo lavoro? Che ne pensate di questo artista? Così a prima vista mi sembra interessante!

Qui sotto un testo che ho trovato sul sito pitturaanalitica.it, mica male come storia espositiva!


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Nato ad Abbazia, in Istria, da una famiglia veneziana che vi era emigrata alla fine dell'Ottocento, nel 1947, assieme a molti altri italiani, si trasferisce nel Veneto.
Ha studiato chimica e farmacia all'Università di Padova, dove ha svolto per un periodo ricerca scientifica sulla radioattività. Spinto da una generica insoddisfazione esistenziale è approdato alla pittura da autodidatta, incoraggiato all'inizio da Giuseppe Marchiori e Umbro Apollonio. Una breve esperienza in una scuola di acquerello diretta da Kokoschka è l'unico contatto avuto con l'insegnamento accademico. Sin dagli anni cinquanta ha accresciuto la propria cultura letteraria e filosofica viaggiando e leggendo molto. Parigi, Londra e la Scozia, la Svezia e infine New York, sono stati i luoghi formativi. In quel periodo frequenta in California un ciclo di lezioni di Daisetz Teitaro Suzuki, tra i maggiori studiosi del Buddismo Zen. Ha tenuto corsi e lezioni, in inglese, in Gran Bretagna (Sheffield, Norwich), poi per diversi anni ai corsi post-graduate della New York University, per approdare successivamente ad una cattedra di pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia e ad un incarico di Storia dell'Arte contemporanea all'Università Cà Foscari di Venezia.
Espone i suoi primi lavori nel 1962 alla Galerie St Stephan di Vienna assieme a Rainer, Nitsch, Mikl, Lassnig Twombly ed altri esponenti delle nuove tendenze artistiche. Nello stesso anno inaugura una personale alla Galleria Carrain di Padova presentato in catalogo da Leone Minasian. In questo periodo Patelli si muove in un ambito informale che supererà per dare seguito a una maggiore distinzione e organizzazione delle componenti pittoriche come risulta evidente dall'opera Happening n. 2 del 1963. Espone per la prima volta alla Galleria del Cavallino di Venezia nel 1963. Giuseppe Marchiori scrive il testo di presentazione. In seguito esporrà per altre otto volte nella sede del Cavallino, l'ultima nel 2003, a quarant'anni di distanza dalla prima.
Nel 1966 espone con una personale alla Galleria del Naviglio di Milano presentato in catalogo da Umbro Apollonio. Nello stesso anno prende parte alla mostra "Nuove Tendenze in Italia", curata da Gillo Dorfles negli spazi della Galleria del Naviglio, e a "Zero: International Avant-garde of the 50s and 60s", assieme, tra gli altri, a Aubertin, Castellani, Fontana, Haacke, Klein, Mack, Manzoni, Piene e Soto, al Museum Kunst Palast di Düsseldorf e in seguito a Roma e Venezia.
Nel 1967 partecipa alla mostra "Italian Contemporary Art", alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Tokio. Espone alla Modern Art Agency di Napoli con testi in catalogo di Achille Bonito Oliva e Filiberto Menna. Nel 1970 è tra gli artisti della mostra "New Italians" al Baltimore Museum. L'anno successivo espone una personale alla Galleria L'Argentario di Trento e pubblica due "progetti di pura pittura" nel libro di Klaus Groh If I had a mind. Nel 1972 prende parte a Trieste alla mostra "Per pura pittura", curata da Gianni Contessi, la prima della serie dedicata alla Nuova Pittura. Nel 1973 è invitato alla Quadriennale d'Arte romana e alla XXVIII Biennale Nazionale d'Arte di Milano nella cui sezione "La pratica pittorica. Nuova astrazione e nuova pittura", curata da Fagone, espongono tra gli altri Guarneri, Morales, Olivieri, Ortelli, Pinelli, Vago e Zappettini. Nello stesso anno è presente alla mostra "Fare Pittura", curata da Vittorio Fagone al Museo Civico di Bassano, con Battaglia, Griffa, Guarneri, Matino, Olivieri, Vago e Verna.
Negli anni settanta le forme del supporto delle sue opere divengono varie (triangoli, lunghe aste orizzontali, griglie trasparenti ecc.) e i materiali non si limitano al solo pigmento. L'artista impiega la gomma, plastiche, garze e stoffe, nailon, bitume e legni, riformulando in questo modo il concetto di gusto e accettando la bellezza del detrito. Patelli esplora anche il versante dei nuovi media realizzando uno dei primi videotape per la Galleria del Cavallino, Aggiungere/levare, girato nel 1974 e l'anno seguente Auto/video/intervista.
Nel 1976 esegue la performance Peu de surface, peu de support ad Arte Fiera di Bologna con la Galleria del Cavallino e Ronald Feldman Fine Arts di New York ed espone alla Galleria Civica di Modena nella mostra "Cronaca. Percorso didattico attraverso la pittura americana degli anni '60 e la pittura europea degli anni '70". In questo stesso anno è invitato da Umbro Apollonio, Luciano Caramel e Maurizio Fagiolo a prendere parte alla mostra "Colore", inserita nel contesto del "Premio Silvestro Lega 1976", che vede la partecipazione, tra gli altri, di Aricò, Battaglia, Griffa, Schmid e Verna. L'anno successivo è presente con una mostra personale alla Galleria del Milione di Milano e la Fondazione Bevilacqua La Masa gli dedica una antologica di sessantadue opere dal 1957 al 1977. Sempre nel 1977, con Morales, Pozzi, Verna e Guarneri espone allo Studio La Città di Verona nella mostra "Opere su carta".
Dagli anni ottanta continuano le numerose mostre personali nelle maggiori gallerie italiane e gli inviti nelle più prestigiose rassegne d'arte internazionali come la Kunst Messe di Basilea, 1982 (sala personale), la Kunstmarkt di Dusseldorf, 1982 (sala personale) e la Kunst Messe di Colonia, 1988 (sala personale). Ha partecipato inoltre 14 volte all'Arte Fiera di Bologna, 9 volte a quella di Basilea, 7 volte al FIAC di Parigi, 7 alla Kunst Messe di Colonia, due volte all'ARCo di Madrid, e a Düsseldorg ed una o più volte alle fiere di Milano, Torino, Stoccolma, Berlino, Francoforte, Zurigo, Amsterdam, Bruxelles, Firenze e Losanna.
Intanto si modifica il processo pittorico che diviene sempre meno vincolato da strutture geometriche prediligendo come supporto la carta incollata su legno. I colori, segni e cancellature, scritte velate dal bianco, diventano le parole di un nuovo alfabeto espressivo in continua evoluzione.
Nel 2001 partecipa alla mostra "900 all'Accademia", opere per il nuovo Museo, Gallerie Accademia di Venezia poi Villa Manin, Passariano (UD) ed espone con Michael Goldberg alla Galleria Plurima di Udine. Nel 2005 il Museo Revoltella di Trieste dedica all'artista una vasta antologica curata da Dino Marangon. Tra le mostre degli ultimi anni è invitato a "Una generazione intermedia. Percorsi artistici a Venezia negli anni ‘70" a Mestre nel 2007 e a "Pittura d'Italia", Rimini, Castel Sismondo, nel 2010. Per i suoi ottant'anni di vita nel 2014 la Regione del Veneto e il Gruppo Euromobil promuovono una mostra antologica, curata da Dino Marangon e Michele Beraldo, a villa Contarini di Piazzola sul Brenta (PD). Il catalogo, edito da Allemandi, viene introdotto da uno scritto di Lucio Pozzi.
 
Un buon testo è : Paolo Patelli - opere dal 1961, a cura di Dino Marangon, Trieste Museo Revoltella, 2004

Poi qualcosa trovi su Maurizio Fagiolo dell’Arco e Carlo Battaglia, su “BOLAFFI ARTE” maggio 1975

Preciso a Kiappo (visto che mio padre è nativo di Fiume:yes:) che Abbazia è nella provincia di Fiume, che fu Stato Libero di Fiume, ossia una città-stato del XX secolo formata dalla sola municipalità di Fiume, esistita tra il 1920 e il 1924.

L’Istria con Fiume con c’entra nulla, non comprendo i motivi per cui Patella l’abbia inserita lì, forse qualche dilemma di natura politico? :mmmm:

... perché mai scrive bella sua biografia "nel 1947, assieme a molti altri italiani, si trasferisce nel Veneto" ..... trasferisce????:mmmm: ma quelli erano appunto esuli, ossia profughi istriani, fiumani e dalmati, come mio padre, del resto:(
 
Bravo artista. L'ho anche conosciuto. E' un uomo di notevole cultura e decisamente simpatico. Peccato che abbia fatto poche mostre importanti perchè ha sempre preferito lavorare ai margini, in silenzio. Dopo essere stato anche in America, negli ultimi decenni non è quasi mai uscito da un ambito sostanzialmente regionale, collaborando con gallerie decisamente minori e affidandosi principalmente a curatori e critici locali. Le sue opere vecchie sono molto interessanti pur essendo un po' influenzate dall'Arte Povera. Purtroppo non ha mai partecipato a nessun gruppo importante e anche il recente forzato inserimento in una fantomatica Pittura Analitica Veneta, lo ha per l'ennesima volta confinato ai margini di qualcosa che nemmeno gli appartiene. La pomposa biografia che ho letto sopra, in realtà - come è normale - esalta alcuni passaggi che vanno valutati con maggior obiettività: cosa c'entrano per esempio le decine di partecipazioni alle Fiere?? Servono solo a riempire le pagine perchè c'è poco altro da evidenziare.
 
Ciao! Ho appena scoperto questo artista e vedo che qui se ne era già parlato... Per caso qualcuno sa indicarmi un volume per approfondire il suo lavoro? Che ne pensate di questo artista? Così a prima vista mi sembra interessante!

Qui sotto un testo che ho trovato sul sito pitturaanalitica.it, mica male come storia espositiva!

Vorrei sottolineare una cosa importante. Questo sito sulla Pittura Analitica la mostra è fatto, curato e gestito dalla Galleria Ferrarin di Legnago. Buona e seria galleria certamente, ma guarda caso è proprio la galleria che cura il lavoro di Paolo Patelli e che per cercare di dargli visibilità ha pensato bene di inserirlo (come anche altri e del tutto arbitrariamente) in una mai esistita Pittura Analitica Veneta nell'ambito della Pittura Analitica-origini e continuità. Giusto per spiegare il rapporto
 
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Non mi esalta. Ma proverò ad approfondire...
 
Bravo artista. L'ho anche conosciuto. E' un uomo di notevole cultura e decisamente simpatico. Peccato che abbia fatto poche mostre importanti perchè ha sempre preferito lavorare ai margini, in silenzio. Dopo essere stato anche in America, negli ultimi decenni non è quasi mai uscito da un ambito sostanzialmente regionale, collaborando con gallerie decisamente minori e affidandosi principalmente a curatori e critici locali. Le sue opere vecchie sono molto interessanti pur essendo un po' influenzate dall'Arte Povera. Purtroppo non ha mai partecipato a nessun gruppo importante e anche il recente forzato inserimento in una fantomatica Pittura Analitica Veneta, lo ha per l'ennesima volta confinato ai margini di qualcosa che nemmeno gli appartiene. La pomposa biografia che ho letto sopra, in realtà - come è normale - esalta alcuni passaggi che vanno valutati con maggior obiettività: cosa c'entrano per esempio le decine di partecipazioni alle Fiere?? Servono solo a riempire le pagine perchè c'è poco altro da evidenziare.

Grazie per il tuo parere Accipicchia, ti leggo sempre volentieri! sì concordo sulla parte delle fiere potevano benissimo risparmiarsela. Non da alcun valore aggiunto
 
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