Vorrei MOLTO BANALMENTE ricordare che queste affermazioni di libertà dei pittori hanno la loro origine nella nascita della fotografia, la quale ha assolto la pittura dall'obbligo di documentare il reale che sinora le era toccato - dentro il quale obbligo i migliori hanno saputo inserire la vera arte, cosa che comunque era stata compresa in quei secoli, ma non certo lucidamente.
Squillata la campanella, gli scolari sono corsi fuori: chi a ritrarre il vero naturale contro le accademie, chi, sempre contro le accademie, a ricercare la luce. Questi ultimi, i francesi, hanno vinto la "guerra", probabilmente per aver scelto l'obiettivo più spettacolare. Ma l'hanno vinta.
Se poi si considera che nel vecchio quadro accademico - attenzione, dopo il passaggio di Napoleone si trattava comunque di accademie recenti e rigide, anche allo scopo di autotutelare la loro fragilità intrinseca - gli elementi in gioco erano, tra gli altri che certo dimentico, i seguenti:
-soggetto, personaggi, figure in ambito celebrativo convenzionale
-creazione del quadro artificiosa nello studio
-colori convenzionalmente dati
-esecuzione precisina
-esclusione di ogni bizzarria
-riferimenti ad un mondo estremamente razionale, oppure storico
è interessante osservare in quali direzioni "contro" si siano rivolte le varie correnti "rivoluzionarie" una volta sciolte dagli obblighi fotografici.
-Courbet & C contro il precisino (OK, parlo e scrivo all'ingrosso)
-gli artisti di Barbizon - Daubigny, Dupré, Rousseau ecc. - contro il chiuso dello studio (certo, prima dei macchiaioli!!), e dunque per cogliere la natura come soggetto
-i macchiaioli contro l'artificiosità dei soggetti e, di conseguenza, contro l'esecuzione precisina
-gli impressionisti contro i colori convenzionalmente dati, e da qui il resto
-Bouguereau e i "pompieri" si mettono sullo stesso piano della foto reputando di poter fare meglio
-i Preraffaelliti inseriscono la bizzarria, ma in loro c'è già un elemento simbolista (v. dopo): per il resto non si contrappongono alla vecchia pittura, anche se allora parve il contrario
-i simbolisti e Redon contro il concetto di semplice rappresentazione, sono solo in parte "contro" la fotografia: per il resto dialogano già con e contro la nuova pittura
-i cubisti e Cézanne, nonché i futuristi, invece, partono già da dopo, dopo cioè che l'avvento della fotografia, e il loro discorso non si contrappone più alla fotografia ma allo stile dei quadri precedente. Da loro in poi sarà sempre così.
Tutto questo pistolotto per dire che appunto la qualità dei lavori fu in diretto rapporto con la scelta di un bersaglio più o meno valida. Si pensi, per tornare all'Italia, quale differenza di esiti ebbero la Scapigliatura (in sostanza, rifiuto del precisino) da una parte e il grande Divisionismo dall'altra (una lotta per superare la foto sulle basi delle esperienze francesi, dunque un obiettivo più pro-qualcosa che contro). Diciamo che le circostanze e le scelte fatte hanno favorito i francesi: gli italiani si portano sempre appresso, anche durante l'Art Nouveau, una certa pesantezza la cui origine può forse individuarsi nella Controriforma. Per questo motivo non credo utile sognare una mostruosa rivalutazione o addirittura un sorpasso sui cuginotti. Basterebbe che le eccellenze venissero finalmente riconosciute, come è accaduto nel finire del secolo scorso con Segantini.