Fonte Corriere
http://archiviostorico.corriere.it/...la_truffatrice_venduto_co_10_0101213961.shtml
La vedova Schifano: "Quella truffatrice ha venduto 3.000 falsi"
I retroscena dell' arresto di Anna Maria Marieni: "Mario la conobbe nell' 81, lui stava male..."
"Ecco come raggiro' mio marito" La vedova Schifano: "Quella truffatrice ha venduto 3.000 falsi" "L' ultima volta che l' ho vista la stavano buttando fuori da un' aula del tribunale di Bergamo, dove era sotto processo, uno dei tanti, per le sue falsificazioni. Rammento che mi ha lasciata di stucco perche' e' uscita gridando: "Solo io qua volevo davvero bene a Mario Schifano" ". Il giorno dopo l' arresto della grande falsaria di Schifano la vedova dell' artista, Monica, ricorda la sensazione profondamente "sgradevole" prodotta da quella donna piu' volte inquisita, gia' condannata per lo stesso reato e ora di nuovo in carcere per la maxi-operazione dei carabinieri del Nucleo tutela del patrimonio artistico. Lei, la falsaria all' ingrosso, Anna Maria Governatori Marieni, e' una donna piuttosto massiccia e rotonda di 47 anni, gallerista in Arcinazzo, soprattutto grande venditrice di croste false attribuite a Schifano. In passato e' arrivata a presentarsi come autentica interprete del maestro, la donna che gli avrebbe dato un inesistente figlio, l' amorevole infermiera, la fedele segretaria. Tutto inventato. "E' un delirio e anche a Bergamo, in quell' aula di Tribunale, c' era arrivata perche' su una rivista d' arte si era spacciata per esperta autenticatrice dei quadri di mio marito - spiega Monica Schifano - Ma quello non era altro che l' ultimo di una lunga serie di processi. In Pretura, a Roma, ha poi ricevuto una condanna definitiva. Ci prova da vent' anni. Prima, con Mario vivo, senza calcare troppo la mano. Poi, dopo la morte di mio marito, scatenandosi letteralmente. In due annio credo che sia riuscita a piazzare oltre 3.000 Schifano falsi. E poi in casa le sono state trovate 6.000 autentiche false, un paio di righe dattiloscritte con la firma falsificata di Mario. Lei comunque e' la punta di un iceberg, sotto di lei ci sono tanti altri truffatori ". "L' aveva conosciuta nell' 81 quando stava a via Zanardelli e aveva lo studio in via dei Soldati - prosegue Monica Schifano -. Lei andava li' accanto a comprare cornici per le tele che vendeva ad Arcinazzo, opere di scarso pregio destinate a un pubblico di vacanzieri. Mario in quel momento attraversava un momento difficile con la droga. Poi all' improvviso si era ritrovato sfrattato e senza casa. Vagava da una casa di amici all' altra. Fu allora che accetto' l' invito ad andare ad Arcinazzo. Un' ospitalita' pelosa, visto che subito lei comincio' a chiedergli quadri in cambio. Non lo trattava affatto bene. Passarono cosi' quattro mesi, tra estate ed autunno. Poi da Roma partirono due amici, il suo segretario di allora e Nancy Ruspoli, e andarono a prelevarlo. Lo portarono in una clinica a Roma, la Belvedere Mondello. Mario aveva le braccia quasi in cancrena. In clinica non volevano neanche prenderlo. Resto' li' due mesi e si salvo' . Ma aveva pagato a caro prezzo quel periodo. Lei, la Marieni, si era iompossessata di 50 tele di Mario. E da quel momento aveva cominciato a farne fare di analoghe, ricorrendo a falsari. Ce ne saremmo accorti presto, non appena cominciammo a ritrovarcela di fronte nelle aule di tribunale". Paolo Brogi
Brogi Paolo
(21 gennaio 2001) - Corriere della Sera
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da Panorama
ARTE E SCANDALI I RETROSCENA DELL'INCHIESTA TORINESE
Doppio mistero per i falsi Schifano
I carabinieri sequestrano mille quadri e arrestano una gallerista. Che, poco prima, si era rivoltaa «
Panorama». Per denunciare «i veri falsari».
di Maurizio Tortorella
25/1/2001
URL:
http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001011487L'ultimo dei mille falsi era ancora sul cavalletto. I carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio artistico l'hanno portato via fresco di vernice e hanno arrestato con il pennello nella mano Guido Roberti, il pittore leccese che aveva appena impostato la copia con rara maestria.
La grande insegna della Esso, riproduzione perfetta di uno smalto rosso, blu e bianco dipinto da Mario Schifano negli anni Sessanta, è andata ad aggiungersi a tantissime altre opere del maestro, tutte falsificate da una banda di artisti della copia: in gallerie, depositi e abitazioni private, i carabinieri hanno sequestrato 480 oli e smalti, più un mezzo migliaio di disegni e di litografie. Hanno portato via perfino le lampade a raggi uva utilizzate per accelerare il processo di essiccazione delle vernici.
Così, alla fine della scorsa settimana, si è conclusa una fra le più importanti inchieste contro il falso nell'arte. In prigione, su ordine di un magistrato torinese, sono finiti in cinque: oltre al pittore leccese, un gallerista torinese, un mercante d'arte romano, un fattorino-factotum e la presunta mente del business dei falsi Schifano, la gallerista romana Anna Maria Governatori Marieni. Sono accusati di associazione per delinquere e commercio di opere fasulle, ma l'inchiesta, che è partita due anni fa per la denuncia di un collezionista piemontese che aveva scoperto di essere stato truffato, ha coinvolto altri sette indagati, soprattutto pittori, e non è terminata: gli inquirenti si preparano a nuovi fermi.
A far decidere per gli arresti, oltre al pericolo della continuazione del reato, è stata un'intercettazione telefonica dalla quale è emerso che alcuni degli indagati avevano appena cercato di inquinare le indagini tentando, invano, di corrompere a suon di centinaia di milioni un perito tecnico dell'accusa. Le cifre del business, del resto, erano imponenti: ogni opera veniva venduta ai galleristi a un prezzo fra i sette e i 25 milioni. Ovviamente molto più alte (scheda qui sopra) erano le quotazioni finali per gli ignari acquirenti.
Ma l'operazione ha messo a nudo anche una violenta diatriba tra esperti di Schifano, quasi la moderna edizione degli scontri medioevali fra Papi e antipapi. Da una parte la Fondazione Mario Schifano, creata nel 1998 a Roma dagli eredi del maestro e che probabilmente si costituirà parte civile nel processo che seguirà all'inchiesta, e dall'altra proprio Marieni: «Io ho ospitato Schifano tra l'80 e l'82» aveva raccontato la signora a Panorama, cui si era rivolta spontaneamente in dicembre per raccontare la sua storia. «Io l'ho salvato dalla droga, io l'ho aiutato economicamente nel periodo peggiore della sua vita. Lui mi chiamava la sua fatina azzurra e creava davanti ai miei occhi, nella mia casa di Arcinazzo».
Per questi trascorsi, la signora Marieni, curatrice di uno schedario con oltre 6 mila opere di Schifano sulle quali aveva eseguito un expertise, aveva più volte rivendicato a sé il ruolo di catalogatrice ufficiale delle opere del maestro, sempre scontrandosi con la Fondazione. A Panorama Marieni aveva poi annunciato ai primi di gennaio che stava per presentare una denuncia contro quelli che riteneva essere gli abituali falsificatori delle opere del maestro: «Credo che di plagi ce ne siano in giro 100 mila» aveva detto «e moltissimi passano attraverso aste televisive».
Marieni sosteneva anche, ma senza esibirne alcuna prova, di aver individuato come strumento della distribuzione dei falsi una particolare casa di vendite, specializzata in arte contemporanea. A suo dire, questa società avrebbe operato addirittura con la benevola tolleranza della Fondazione Schifano. Ora la sua denuncia pare essersi infranta contro l'accusa di essere in prima persona una falsificatrice.
I carabinieri del maggiore Ferdinando Musella, capo del reparto operativo di Roma del Comando tutela del patrimonio artistico, sono cauti: i ruoli degli indagati non sono ancora completamente definiti. E Roberto Nordio, avvocato della signora Marieni, la difende a spada tratta: «Qui si tenta di gettare discredito sulla mia cliente, che forse cominciava a dare troppo fastidio» protesta. «Certo non è lei la mente organizzativa di questo traffico. Aveva contatti telefonici con alcuni presunti falsari? E questo cosa prova?».
Difficile stabilire quale sia la verità: ci proverà un processo. Ma intanto volano gli stracci. Monica De Bei, vedova di Schifano e vicepresidente della Fondazione, è indignata per le illazioni della signora Marieni: «Noi l'abbiamo denunciata una decina di volte» dice. Poi mostra una carta: «Ecco la deposizione in cui lo stesso Schifano, nel marzo '97, davanti al tribunale di Ravenna, testimoniava su una storia di quadri falsi e negava quello che aveva saputo Marieni andava affermando in quel periodo, e cioè che lui le avrebbe pagato in quadri prestazioni sessuali, che addirittura avrebbe avuto un figlio da lui...».
Schifano, in quella testimonianza, ricordava anche di aver già «deposto in processi, nel Veneto e a Roma, per altre opere false a me attribuite, che anche in questi casi erano provenienti dalla signora Marieni». Lei oggi insiste sulla collaborazione con il maestro: ha presentato una carta bollata firmata anni fa dallo stesso Schifano, nella quale le veniva riconosciuto un ruolo ufficiale di esperta e catalogatrice delle sue opere. Ma i carabinieri le contestano la falsità anche di quell'atto: il tipo di carta bollata, purtroppo, non era in commercio nell'anno annotato in calce.
Un maestro tutto d'oro
Quotazioni in crescita e aste record per il pittore romano
Mario Schifano, morto il 26 gennaio 1998, è uno dei maggiori pittori contemporanei italiani e un maestro dell'arte informale riconosciuto a livello mondiale.
Secondo gli esperti del settore, il valore di mercato delle sue opere è aumentato del 500-600 per cento dal 1995 al 2000, un vero record per l'arte contemporanea.
Un'opera di medie dimensioni (100 centimetri per 85) venduta per 15 milioni nel 1990 da Finarte a Milano, oggi non si troverebbe a meno di 100 milioni.
Due smalti di Schifano, uno del 1961 e uno del 1965, messi in asta da Christie's alla fine dell'anno scorso, sono stati aggiudicati rispettivamente per 127 e 227 milioni.
Le sue opere sono state falsificate fin dalla metà degli anni Ottanta. Il maestro testimoniò personalmente più volte, nel corso dei processi, riconoscendo numerosissimi falsi a lui attribuiti.
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Falsi di Schifano venduti su Internet
Repubblica — 21 maggio 2008 pagina 11 sezione: GENOVA
Le serie dedicate ai marchi pubblicitari Coca Cola ed Esso, i fiori, omaggi ad Andy Warhol, la natura in genere come i "Paesaggi anemici", le "Vedute interrotte", "L' albero della vita" e i " Campi di grano". Tele, smalti, stampe, serigrafie, litografie del pittore Mario Schifano: "croste", riproduzioni che non valgono nulla vendute su Internet. L' indagine dei carabinieri della Tutela del patrimonio artistico di Roma attraversa Genova e tocca un collezionista, finito nei guai per aver venduto in rete, a sua insaputa, falsi e opere rubate. Sessant' anni, imprenditore con la passione per l' arte e in particolare per le opere di Mario Schifano, esponente di spicco della pop art italiana e considerato l' erede di Andy Warhol, è indagato per truffa e ricettazione. «Il mio cliente in questa faccenda è parte lesa - sottolineano i legali Stefano Boero e Giorgio Zunino - tanto che abbiamo già presentato istanza al giudice del Riesame per la revoca del provvedimento di sequestro delle opere. Le ha acquistate in una stimata serigrafia e non era a conoscenza che alcune fossero false. Ha chiesto a un gallerista di farle autenticare e non sapeva che fossero state messe in vendita». Ma vediamo come sono andati i fatti. L' imprenditore tra anni Ottanta e Novanta conosce il titolare di una stimata serigrafia di Molassana che ha rapporti di amicizia con importanti autori, tra cui Mario Schifano. L' esperto d' arte ha problemi economici e vende all' imprenditore quindici opere di grafica, pittura e dipinti eseguite con tecniche particolari: tele computerizzate, acrilici su tela e cartoncino, smalti su tela emulsionata e carta da pacchi, serigrafie polimetriche, litrografie. Investe molto denaro non per rivenderle, ma solo per passione, per poterle esporre nel suo appartamento. Passano più di dieci anni. Arriviamo all' anno scorso, quando l' imprenditore conosce un emiliano, titolare di una galleria d' arte. Lo invita a casa per mostrare le sue opere e il gallerista quando viene a sapere che vuole venderne alcune, gli propone di farle certificare dalla Fondazione Mario Schifano di Roma garantendogli di metterle all' asta solo in caso siano autentiche. Pochi giorni fa si presentano i carabinieri del Tpa di Genova, che indagano con i colleghi del reparto operativo sezione falsificazione di Roma. L' imprenditore viene accusato di aver venduto, a suo nome, dei falsi su Internet. Dei "pacchi", riproduzioni ben fatte, ma del valore di venti euro, messe all' asta a nove, diecimila euro. «L' indagine è in pieno svolgimento - dicono i carabinieri - ed è mirata a smantellare un giro di falsi d' autore in tutta Italia, in particolare delle opere di Mario Schifano, un artista che è diventato, diciamo, di moda. Sono centinaia le persone raggirate». (s. o.) 15 solo "croste" L' indagine dei carabinieri ha portato alla scoperta di una serie di falsi venduti su Internet. Un indagato anche a Genova, è un imprenditore -
(s.o.)