Mutuatari imprudenti: generazioni a confronto

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Una decina d'anni fa erano diffusi in tutta Italia, questa volta invece, complici il crollo dei prezzi e la desertificazione lavorativa nella maggior parte del paese, sono molto più concentrati su Milano e poche altre zone. Inoltre, senza dubbio, questa volta è maggiore la percentuale di mutuatari per affitti brevi e turistici. Quello che purtroppo non cambia è il mutuo tombale, unito alla spada di Damocle della rovina economica. Il denaro che si può ricavare dalla vendita dell'immobile è insufficiente ad estinguere il mutuo, e quindi si è in trappola.

Secondo voi quali altre differenze e punti in comune tendono ad esserci tra i "forzati del mutuo" di ieri e di oggi?
In particolare, mi riferisco ai seguenti argomenti:
- quantità di risparmi pregressi per superare le difficoltà
- perdita di reddito, sia dall'immobile che dal lavoro
- entità del crollo di valore degli immobili
- residenziale vs commerciale
- atteggiamento più o meno flessibile da parte delle banche
- aiuti economici da parte di familiari
- predazione dei mutuatari da parte di usurai e crimine organizzato
- degrado delle aree molto colpite dalle sofferenze sui mutui
- altri punti importanti che mi sarò certamente dimenticato


Per la crisi precedente, il 3D di riferimento è:

https://www.finanzaonline.com/forum...mutuo-tombalizzati-vita-morte-e-miracoli.html
 
Fino al 2008 esisteva ancora un barlume di speranza per un futuro sempre migliore.

Oggi è sparito.

Le banche oggi faticano a rilasciare mutui per case in zone depresse economicamente. Sono piene di immobili in sofferenza.

Fino al 2008 davano mutui a cani e porc1 al 100% anche per seconde case. Oggi non esiste + il mutuo per la seconda casa (tranne che per i ricchi con garanzie), ne per le prime case in posti disgraziati economicamente/demograficamente per soggetti non sicuri al 100%.

Se vuoi diventare proprietario il muto è d'obbligo perche` i 30-40 enni di oggi hanno ben pochi risparmi reali maturati dal lavoro. (Chiaramente chi eredita, ha aiutino o vive con i genitori fino a tarda età, è un altro discorso).

Ma la precarietà lavorativà crescente ha reso sempre più difficile accedere al mutuo.

Il mutuo rimane cmq il modo più facile per un nulla tenente di accumulare soldi ed è quasi sempre auspicabile per l'acquisto della prima casa se si pensa di rimanere stabile per la durata del mutuo.

Ma in un mercato in picchiata, con un surplus immobiliare e con un continuo inasprimento delle tasse, non ha quasi più senso neanche il mutuo, potendo spuntare affitti irrisori e avendo oggi la possibilità di investire i risparmi in mercati esteri.
 
Secondo me gli aspetti fondamentali della situazione attuale sono

I prezzi fermi o in lenta discesa
I tassi praticamente a zero "per sempre"
La precarietà del lavoro che esclude tanti dalla possibilità di fare il mutuo
La diffusione di auto vendute a rate che esclude tanti dalla possibilità di comprare casa (per non aver messo da parte la parte in contanti e/o avendo già impegnato una parte della rata/reddito)
Le abitazioni ricevute in eredità: i giovani cominciano a rendersi conto delle proprietà immobiliari che erediteranno e più facilmente compreranno le quote da parenti magari con la liquidazione del papà che va in pensione
Finito il blocco dei licenziamenti cominceremo a vedere come funziona il contratto a tempo indeterminato post Renzi
 
Una decina d'anni fa erano diffusi in tutta Italia, questa volta invece, complici il crollo dei prezzi e la desertificazione lavorativa nella maggior parte del paese, sono molto più concentrati su Milano e poche altre zone. Inoltre, senza dubbio, questa volta è maggiore la percentuale di mutuatari per affitti brevi e turistici. Quello che purtroppo non cambia è il mutuo tombale, unito alla spada di Damocle della rovina economica. Il denaro che si può ricavare dalla vendita dell'immobile è insufficiente ad estinguere il mutuo, e quindi si è in trappola.

Secondo voi quali altre differenze e punti in comune tendono ad esserci tra i "forzati del mutuo" di ieri e di oggi?
In particolare, mi riferisco ai seguenti argomenti:
- quantità di risparmi pregressi per superare le difficoltà
- perdita di reddito, sia dall'immobile che dal lavoro
- entità del crollo di valore degli immobili
- residenziale vs commerciale
- atteggiamento più o meno flessibile da parte delle banche
- aiuti economici da parte di familiari
- predazione dei mutuatari da parte di usurai e crimine organizzato
- degrado delle aree molto colpite dalle sofferenze sui mutui
- altri punti importanti che mi sarò certamente dimenticato


Per la crisi precedente, il 3D di riferimento è:

I mutuo-tombalizzati:vita,morte e miracoli

La differenza a livello macro è fatta da interessi meno pesanti e vaghe speranze di inflazione che possono aumentare la speranza di farcela per i forzati del mutuo.

Di converso le prospettive economiche paiono persino peggiori rispetto alla crisi precedente.
 
Fino al 2008 esisteva ancora un barlume di speranza per un futuro sempre migliore.

Oggi è sparito.

Le banche oggi faticano a rilasciare mutui per case in zone depresse economicamente. Sono piene di immobili in sofferenza.

Fino al 2008 davano mutui a cani e porc1 al 100% anche per seconde case. Oggi non esiste + il mutuo per la seconda casa (tranne che per i ricchi con garanzie), ne per le prime case in posti disgraziati economicamente/demograficamente per soggetti non sicuri al 100%.

Se vuoi diventare proprietario il muto è d'obbligo perche` i 30-40 enni di oggi hanno ben pochi risparmi reali maturati dal lavoro. (Chiaramente chi eredita, ha aiutino o vive con i genitori fino a tarda età, è un altro discorso).

Ma la precarietà lavorativà crescente ha reso sempre più difficile accedere al mutuo.

Il mutuo rimane cmq il modo più facile per un nulla tenente di accumulare soldi ed è quasi sempre auspicabile per l'acquisto della prima casa se si pensa di rimanere stabile per la durata del mutuo.

Ma in un mercato in picchiata, con un surplus immobiliare e con un continuo inasprimento delle tasse, non ha quasi più senso neanche il mutuo, potendo spuntare affitti irrisori e avendo oggi la possibilità di investire i risparmi in mercati esteri.

Ottime considerazioni, a queste aggiungo anche il fatto di poter comprare, in qualche anno, ovviamente all'asta, immobili al 40-50% del "valore di mercato" odierno...
E quindi quei pochi interessati all'acquisto stanno ad aspettare, giustamente, che si presenti l'affare ...
 
Una decina d'anni fa erano diffusi in tutta Italia, questa volta invece, complici il crollo dei prezzi e la desertificazione lavorativa nella maggior parte del paese, sono molto più concentrati su Milano e poche altre zone. Inoltre, senza dubbio, questa volta è maggiore la percentuale di mutuatari per affitti brevi e turistici. Quello che purtroppo non cambia è il mutuo tombale, unito alla spada di Damocle della rovina economica. Il denaro che si può ricavare dalla vendita dell'immobile è insufficiente ad estinguere il mutuo, e quindi si è in trappola.[/url]

Non credo che dopo il 2008-2010 ci siano mutui al 100% tranne casi rari.
Se parliamo di Milano città è difficile che avendo comprato dieci anni fa e avendo in mutuo all'80% ci possano essere quelli che vendendo non riescono a coprire il mutuo residuo.
Se già parli del fuori Milano, allora può anche essere
 
A chi fa mutui raccontano la favoletta: " con il mutuo di 30-40 anni potrai fare la stessa vita dei tuoi genitori".
Con i salari medi di oggi sono (siamo) tutti potenziali working poors. In qualche modo la storiellina funziona ancora.
Certamente i risparmi e i trasferimenti familiari hanno oggi molto piu' peso rispetto a 12 anni fa e mi piacerebbe avere dei dati per capire quanto influiscano nella tenuta del sistema.
Se non ci fossero i cuscinetti credo che qualche forcone in piazza lo vedremo.

Nei paesi a bassa crescita e con tanto old money torneremo al feudalesimo, classi sociali ben distinte e immobili, chi ha patrimoni ereditati e mantenuti va avanti e chi non li ha dalla nascita lavora per un tozzo di pane, rimanendo povero.
 
A chi fa mutui raccontano la favoletta: " con il mutuo di 30-40 anni potrai fare la stessa vita dei tuoi genitori".
Con i salari medi di oggi sono (siamo) tutti potenziali working poors. In qualche modo la storiellina funziona ancora.
Certamente i risparmi e i trasferimenti familiari hanno oggi molto piu' peso rispetto a 12 anni fa e mi piacerebbe avere dei dati per capire quanto influiscano nella tenuta del sistema.
Se non ci fossero i cuscinetti credo che qualche forcone in piazza lo vedremo.

Nei paesi a bassa crescita e con tanto old money torneremo al feudalesimo, classi sociali ben distinte e immobili, chi ha patrimoni ereditati e mantenuti va avanti e chi non li ha dalla nascita lavora per un tozzo di pane, rimanendo povero.

Il mantenimento dello status quo è garantito dai tassi di interesse a zero, con i bot al 2%, i depositi vincolati al 4% e i mutui 20ennali al 5-6% tutta questa situazione salterebbe e le posizioni di rendita con essa (pensioni di privilegio, assunzioni nel pubblico, immobili (s)venduti per poter investire in depositi vincolati e obbligazioni e via dicendo)
 
Esistono ancora!

«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»- Corriere.it

«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»
Crollano i bilanci familiari. La Caritas: dramma


Non lo rifarebbe. Di tempo e di motivi per ripensare a quella scelta di tredici anni fa ne ha avuti a sufficienza. Ma allora l’acquisto di quel monolocale gli era sembrato il coronamento di tanti anni di lavoro e di vita a Milano. Al punto da fargli digerire un prezzo eccessivo e un mutuo pesante, che nel frattempo ha trasformato il sogno di una casa nell’incubo di perdere tutto per ripagare i debiti.

Giuseppe (che si racconta senza reticenze ma per pudore chiede di restare anonimo) lavora da 26 anni come infermiere in un ospedale che rappresenta un’eccellenza milanese. Nel 2007, insieme alla sua compagna, decidono di compiere un passo che per loro — entrambi emigrati in Lombardia per costruirsi una vita — rappresenterebbe un punto di arrivo: diventare proprietari del monolocale di 35 metri quadrati alle porte del capoluogo, dove già vivono perché è in una posizione comoda per gli spostamenti verso il luogo di lavoro. Si trovano, però, di fronte a una sorta di «prendere o lasciare»: l’appartamento è sul mercato e se loro, da inquilini, vogliono diventarne proprietari devono mettere insieme una cifra tutt’altro che irrisoria: 130 mila euro. «Ci abbiamo pensato tanto, sicuramente dovevano pensaci ancora di più e meglio — dice oggi Giuseppe — ma in quei giorni eravamo sotto pressione e desideravamo tanto che quel posto diventasse nostro».

Fanno un po’ di conti e decidono che, sì, dovranno stringere le cinture ma ne vale la pena. In fondo lui può contare sul suo stipendio da infermiere garantito, e lei — sebbene non abbia un contratto regolare che la garantisca — ha un rapporto di lavoro (in nero) consolidato come commessa nel negozio di un marchio piuttosto noto. Si arriva così al rogito, passando per un mutuo al 100 per cento, tasso variabile per 35 anni. Un macigno che oscilla tra i 450 e i 700 euro al mese. «Ma ci facevamo coraggio a vicenda ed eravamo felici». Infatti per quasi nove anni tutto fila liscio: ogni mese, puntualmente, la coppia paga la rata del mutuo. Fino a quando «la mia compagna ha perso il lavoro da un giorno all’altro», racconta Giuseppe. Tutto si complica. I sacrifici si moltiplicano ma sembrano non bastare mai. Un ritardo, poi un altro e poi la rata del mutuo diventa insostenibile. La speranza è quella di un nuovo lavoro per lei, quindi per tamponare la situazione i due contraggono ulteriori debiti con una società finanziaria. «Poi hanno raggiunto un accordo con la banca su un piano di rientro — ricorda Giovanni Pastore, dell’associazione culturale «Favor debitoris», che per difendere Giuseppe opera in sinergia con la Fondazione Antiusura San Bernardino della Caritas ambrosiana — ma dopo qualche tempo il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti che ha subito scritto per esigere il pagamento integrale del debito».

Nel frattempo arriva la pandemia, che polverizza le speranze di trovare lavoro, e la coppia si trova di fronte a opzioni dolorose: se non vendono la casa — ma a poco più di 50 mila euro — andrà all’asta. E se non si sdebitano per Giuseppe scatterà il pignoramento di un quinto dello stipendio e l’ipoteca sul Tfr. «Umiliante, dopo una vita di lavoro», chiosa Giuseppe. Una situazione che — in questi mesi di gelata economica senza prospettive — riguarda molte persone e famiglie. «C’è il cameriere del bar, da mesi in cassa integrazione, che non riesce più a pagare il mutuo, il tassista che lavora un giorno sì e tre no e che non è più in grado di onorare il debito contratto con la finanziaria per l’auto nuova, o il negoziante, che nonostante i ristori, non è in grado di sostenere l’affitto del locale — ricorda il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti —. Con le misure di contenimento della pandemia da Covid sono andati in sofferenza non solo i bilanci delle aziende ma anche quelli di molte famiglie, lavoratori autonomi e artigiani». E sulla piaga del sovra-indebitamento ha proposto «ulteriori passi i per la ”legge salva-suicidi”, per prevenire lo scivolamento verso la povertà, togliendo l’acqua nella quale nuota chi presta denaro ad usura e permettendo alle famiglie di tornare a produrre ricchezza».

29 gennaio 2021 | 08:31
© RIPRODUZIONE RISERVATA
 
«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»- Corriere.it

«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»
Crollano i bilanci familiari. La Caritas: dramma


Non lo rifarebbe. Di tempo e di motivi per ripensare a quella scelta di tredici anni fa ne ha avuti a sufficienza. Ma allora l’acquisto di quel monolocale gli era sembrato il coronamento di tanti anni di lavoro e di vita a Milano. Al punto da fargli digerire un prezzo eccessivo e un mutuo pesante, che nel frattempo ha trasformato il sogno di una casa nell’incubo di perdere tutto per ripagare i debiti.

Giuseppe (che si racconta senza reticenze ma per pudore chiede di restare anonimo) lavora da 26 anni come infermiere in un ospedale che rappresenta un’eccellenza milanese. Nel 2007, insieme alla sua compagna, decidono di compiere un passo che per loro — entrambi emigrati in Lombardia per costruirsi una vita — rappresenterebbe un punto di arrivo: diventare proprietari del monolocale di 35 metri quadrati alle porte del capoluogo, dove già vivono perché è in una posizione comoda per gli spostamenti verso il luogo di lavoro. Si trovano, però, di fronte a una sorta di «prendere o lasciare»: l’appartamento è sul mercato e se loro, da inquilini, vogliono diventarne proprietari devono mettere insieme una cifra tutt’altro che irrisoria: 130 mila euro. «Ci abbiamo pensato tanto, sicuramente dovevano pensaci ancora di più e meglio — dice oggi Giuseppe — ma in quei giorni eravamo sotto pressione e desideravamo tanto che quel posto diventasse nostro».

Fanno un po’ di conti e decidono che, sì, dovranno stringere le cinture ma ne vale la pena. In fondo lui può contare sul suo stipendio da infermiere garantito, e lei — sebbene non abbia un contratto regolare che la garantisca — ha un rapporto di lavoro (in nero) consolidato come commessa nel negozio di un marchio piuttosto noto. Si arriva così al rogito, passando per un mutuo al 100 per cento, tasso variabile per 35 anni. Un macigno che oscilla tra i 450 e i 700 euro al mese. «Ma ci facevamo coraggio a vicenda ed eravamo felici». Infatti per quasi nove anni tutto fila liscio: ogni mese, puntualmente, la coppia paga la rata del mutuo. Fino a quando «la mia compagna ha perso il lavoro da un giorno all’altro», racconta Giuseppe. Tutto si complica. I sacrifici si moltiplicano ma sembrano non bastare mai. Un ritardo, poi un altro e poi la rata del mutuo diventa insostenibile. La speranza è quella di un nuovo lavoro per lei, quindi per tamponare la situazione i due contraggono ulteriori debiti con una società finanziaria. «Poi hanno raggiunto un accordo con la banca su un piano di rientro — ricorda Giovanni Pastore, dell’associazione culturale «Favor debitoris», che per difendere Giuseppe opera in sinergia con la Fondazione Antiusura San Bernardino della Caritas ambrosiana — ma dopo qualche tempo il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti che ha subito scritto per esigere il pagamento integrale del debito».

Nel frattempo arriva la pandemia, che polverizza le speranze di trovare lavoro, e la coppia si trova di fronte a opzioni dolorose: se non vendono la casa — ma a poco più di 50 mila euro — andrà all’asta. E se non si sdebitano per Giuseppe scatterà il pignoramento di un quinto dello stipendio e l’ipoteca sul Tfr. «Umiliante, dopo una vita di lavoro», chiosa Giuseppe. Una situazione che — in questi mesi di gelata economica senza prospettive — riguarda molte persone e famiglie. «C’è il cameriere del bar, da mesi in cassa integrazione, che non riesce più a pagare il mutuo, il tassista che lavora un giorno sì e tre no e che non è più in grado di onorare il debito contratto con la finanziaria per l’auto nuova, o il negoziante, che nonostante i ristori, non è in grado di sostenere l’affitto del locale — ricorda il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti —. Con le misure di contenimento della pandemia da Covid sono andati in sofferenza non solo i bilanci delle aziende ma anche quelli di molte famiglie, lavoratori autonomi e artigiani». E sulla piaga del sovra-indebitamento ha proposto «ulteriori passi i per la ”legge salva-suicidi”, per prevenire lo scivolamento verso la povertà, togliendo l’acqua nella quale nuota chi presta denaro ad usura e permettendo alle famiglie di tornare a produrre ricchezza».

29 gennaio 2021 | 08:31
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Scusa ho letto bene, hanno fatto un mutuo mettendo nel calcolo il lavoro in nero di lei?
L'Italia regala sempre storie meravigliose.
 
Si ed hanno comprato quasi ai massimi nel 2008 (13 anni fa), monolocale 35mq a 130k se uno ci pensa è un incredibile 3.7k al mq!
Con quei redditi massimo 2k al mq in provincia.
 
"Fanno un po’ di conti e decidono che, sì, dovranno stringere le cinture ma ne vale la pena. In fondo lui può contare sul suo stipendio da infermiere garantito, e lei — sebbene non abbia un contratto regolare che la garantisca — ha un rapporto di lavoro (in nero) consolidato come commessa nel negozio di un marchio piuttosto noto. Si arriva così al rogito, passando per un mutuo al 100 per cento, tasso variabile per 35 anni."

Ogni singola parola di questo pezzo fa venire i brividi, dal mutuo di 35 anni sulla base di un lavoro in nero, dal fatto che il lavoro in nero sia descritto come "consolidato" mentre si parla di mutui, al fatto che il suddetto lavoro fosse in una catena "famosa".
Il tutto condito dal giornale che la fa passare come una storia strappalacrime perchè "eh mannaggia al covid se non era per quello questi 2 poveri ragazzi avevano fatto tutte le scelte giuste"
 
«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»- Corriere.it

«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»
Crollano i bilanci familiari. La Caritas: dramma


Non lo rifarebbe. Di tempo e di motivi per ripensare a quella scelta di tredici anni fa ne ha avuti a sufficienza. Ma allora l’acquisto di quel monolocale gli era sembrato il coronamento di tanti anni di lavoro e di vita a Milano. Al punto da fargli digerire un prezzo eccessivo e un mutuo pesante, che nel frattempo ha trasformato il sogno di una casa nell’incubo di perdere tutto per ripagare i debiti.

Giuseppe (che si racconta senza reticenze ma per pudore chiede di restare anonimo) lavora da 26 anni come infermiere in un ospedale che rappresenta un’eccellenza milanese. Nel 2007, insieme alla sua compagna, decidono di compiere un passo che per loro — entrambi emigrati in Lombardia per costruirsi una vita — rappresenterebbe un punto di arrivo: diventare proprietari del monolocale di 35 metri quadrati alle porte del capoluogo, dove già vivono perché è in una posizione comoda per gli spostamenti verso il luogo di lavoro. Si trovano, però, di fronte a una sorta di «prendere o lasciare»: l’appartamento è sul mercato e se loro, da inquilini, vogliono diventarne proprietari devono mettere insieme una cifra tutt’altro che irrisoria: 130 mila euro. «Ci abbiamo pensato tanto, sicuramente dovevano pensaci ancora di più e meglio — dice oggi Giuseppe — ma in quei giorni eravamo sotto pressione e desideravamo tanto che quel posto diventasse nostro».

Fanno un po’ di conti e decidono che, sì, dovranno stringere le cinture ma ne vale la pena. In fondo lui può contare sul suo stipendio da infermiere garantito, e lei — sebbene non abbia un contratto regolare che la garantisca — ha un rapporto di lavoro (in nero) consolidato come commessa nel negozio di un marchio piuttosto noto. Si arriva così al rogito, passando per un mutuo al 100 per cento, tasso variabile per 35 anni. Un macigno che oscilla tra i 450 e i 700 euro al mese. «Ma ci facevamo coraggio a vicenda ed eravamo felici». Infatti per quasi nove anni tutto fila liscio: ogni mese, puntualmente, la coppia paga la rata del mutuo. Fino a quando «la mia compagna ha perso il lavoro da un giorno all’altro», racconta Giuseppe. Tutto si complica. I sacrifici si moltiplicano ma sembrano non bastare mai. Un ritardo, poi un altro e poi la rata del mutuo diventa insostenibile. La speranza è quella di un nuovo lavoro per lei, quindi per tamponare la situazione i due contraggono ulteriori debiti con una società finanziaria. «Poi hanno raggiunto un accordo con la banca su un piano di rientro — ricorda Giovanni Pastore, dell’associazione culturale «Favor debitoris», che per difendere Giuseppe opera in sinergia con la Fondazione Antiusura San Bernardino della Caritas ambrosiana — ma dopo qualche tempo il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti che ha subito scritto per esigere il pagamento integrale del debito».

Nel frattempo arriva la pandemia, che polverizza le speranze di trovare lavoro, e la coppia si trova di fronte a opzioni dolorose: se non vendono la casa — ma a poco più di 50 mila euro — andrà all’asta. E se non si sdebitano per Giuseppe scatterà il pignoramento di un quinto dello stipendio e l’ipoteca sul Tfr. «Umiliante, dopo una vita di lavoro», chiosa Giuseppe. Una situazione che — in questi mesi di gelata economica senza prospettive — riguarda molte persone e famiglie. «C’è il cameriere del bar, da mesi in cassa integrazione, che non riesce più a pagare il mutuo, il tassista che lavora un giorno sì e tre no e che non è più in grado di onorare il debito contratto con la finanziaria per l’auto nuova, o il negoziante, che nonostante i ristori, non è in grado di sostenere l’affitto del locale — ricorda il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti —. Con le misure di contenimento della pandemia da Covid sono andati in sofferenza non solo i bilanci delle aziende ma anche quelli di molte famiglie, lavoratori autonomi e artigiani». E sulla piaga del sovra-indebitamento ha proposto «ulteriori passi i per la ”legge salva-suicidi”, per prevenire lo scivolamento verso la povertà, togliendo l’acqua nella quale nuota chi presta denaro ad usura e permettendo alle famiglie di tornare a produrre ricchezza».

29 gennaio 2021 | 08:31
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Posso avere il numero di telefono di chi fa un mutuo da 700 euro al mesex35 anni per un monolocale da 130k? Grazie.
 
Posso avere il numero di telefono di chi fa un mutuo da 700 euro al mesex35 anni per un monolocale da 130k? Grazie.

Il 2008 e dintorni è stato un periodo di follia pura. Io ci stavo cadendo, e tutt'oggi sto ancora godendo dei soldi "salvati" dal buco nero.
 
«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»- Corriere.it

«Io, infermiere umiliato dalla crisi. Rate insostenibili per il monolocale»
Crollano i bilanci familiari. La Caritas: dramma


Non lo rifarebbe. Di tempo e di motivi per ripensare a quella scelta di tredici anni fa ne ha avuti a sufficienza. Ma allora l’acquisto di quel monolocale gli era sembrato il coronamento di tanti anni di lavoro e di vita a Milano. Al punto da fargli digerire un prezzo eccessivo e un mutuo pesante, che nel frattempo ha trasformato il sogno di una casa nell’incubo di perdere tutto per ripagare i debiti.

Giuseppe (che si racconta senza reticenze ma per pudore chiede di restare anonimo) lavora da 26 anni come infermiere in un ospedale che rappresenta un’eccellenza milanese. Nel 2007, insieme alla sua compagna, decidono di compiere un passo che per loro — entrambi emigrati in Lombardia per costruirsi una vita — rappresenterebbe un punto di arrivo: diventare proprietari del monolocale di 35 metri quadrati alle porte del capoluogo, dove già vivono perché è in una posizione comoda per gli spostamenti verso il luogo di lavoro. Si trovano, però, di fronte a una sorta di «prendere o lasciare»: l’appartamento è sul mercato e se loro, da inquilini, vogliono diventarne proprietari devono mettere insieme una cifra tutt’altro che irrisoria: 130 mila euro. «Ci abbiamo pensato tanto, sicuramente dovevano pensaci ancora di più e meglio — dice oggi Giuseppe — ma in quei giorni eravamo sotto pressione e desideravamo tanto che quel posto diventasse nostro».

Fanno un po’ di conti e decidono che, sì, dovranno stringere le cinture ma ne vale la pena. In fondo lui può contare sul suo stipendio da infermiere garantito, e lei — sebbene non abbia un contratto regolare che la garantisca — ha un rapporto di lavoro (in nero) consolidato come commessa nel negozio di un marchio piuttosto noto. Si arriva così al rogito, passando per un mutuo al 100 per cento, tasso variabile per 35 anni. Un macigno che oscilla tra i 450 e i 700 euro al mese. «Ma ci facevamo coraggio a vicenda ed eravamo felici». Infatti per quasi nove anni tutto fila liscio: ogni mese, puntualmente, la coppia paga la rata del mutuo. Fino a quando «la mia compagna ha perso il lavoro da un giorno all’altro», racconta Giuseppe. Tutto si complica. I sacrifici si moltiplicano ma sembrano non bastare mai. Un ritardo, poi un altro e poi la rata del mutuo diventa insostenibile. La speranza è quella di un nuovo lavoro per lei, quindi per tamponare la situazione i due contraggono ulteriori debiti con una società finanziaria. «Poi hanno raggiunto un accordo con la banca su un piano di rientro — ricorda Giovanni Pastore, dell’associazione culturale «Favor debitoris», che per difendere Giuseppe opera in sinergia con la Fondazione Antiusura San Bernardino della Caritas ambrosiana — ma dopo qualche tempo il debito è stato ceduto a una società di recupero crediti che ha subito scritto per esigere il pagamento integrale del debito».

Nel frattempo arriva la pandemia, che polverizza le speranze di trovare lavoro, e la coppia si trova di fronte a opzioni dolorose: se non vendono la casa — ma a poco più di 50 mila euro — andrà all’asta. E se non si sdebitano per Giuseppe scatterà il pignoramento di un quinto dello stipendio e l’ipoteca sul Tfr. «Umiliante, dopo una vita di lavoro», chiosa Giuseppe. Una situazione che — in questi mesi di gelata economica senza prospettive — riguarda molte persone e famiglie. «C’è il cameriere del bar, da mesi in cassa integrazione, che non riesce più a pagare il mutuo, il tassista che lavora un giorno sì e tre no e che non è più in grado di onorare il debito contratto con la finanziaria per l’auto nuova, o il negoziante, che nonostante i ristori, non è in grado di sostenere l’affitto del locale — ricorda il direttore della Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti —. Con le misure di contenimento della pandemia da Covid sono andati in sofferenza non solo i bilanci delle aziende ma anche quelli di molte famiglie, lavoratori autonomi e artigiani». E sulla piaga del sovra-indebitamento ha proposto «ulteriori passi i per la ”legge salva-suicidi”, per prevenire lo scivolamento verso la povertà, togliendo l’acqua nella quale nuota chi presta denaro ad usura e permettendo alle famiglie di tornare a produrre ricchezza».

29 gennaio 2021 | 08:31
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L'infermiere faccia turni più lunghi (così non ha nemmeno il tempo di spendere i soldi nel tempo libero) mandi sua moglie a fare le pulizie (oggi trovare a nero chi fa le pulizie a meno di 10 euro /hora è una chimera) e vedete che tra
1800 euro netti dell'infermiere, i 800 netti a ner0 (media di 20 ore settimana di pulizie) ma si può anche raddoppiare se una non è una lazzarona...
il mutuo lo pagano e gli avanzano pure i soldi.

Solo che è comodo piangersi addosso.
 
L'infermiere faccia turni più lunghi (così non ha nemmeno il tempo di spendere i soldi nel tempo libero) mandi sua moglie a fare le pulizie (oggi trovare a nero chi fa le pulizie a meno di 10 euro /hora è una chimera) e vedete che tra
1800 euro netti dell'infermiere, i 800 netti a ner0 (media di 20 ore settimana di pulizie) ma si può anche raddoppiare se una non è una lazzarona...
il mutuo lo pagano e gli avanzano pure i soldi.

Solo che è comodo piangersi addosso.

Sì, cmq, prendere il peggiore dei casi possibili come esempio non è che ci dia una immagine sensata del fenomeno.

Nel mio molto piccolo, frequentando la provincia italiana delle poche zone ancora 'benestanti', conosco davvero poca gente tra i 30 e 40 con mutuo lungo e importante.
Quasi tutti hanno o ereditato da qualche nonno, o comprato una casa ereditata da uno zio senza figli ad un prezzo basso etc. Insomma hanno recuperato un immobile in famiglia.
 
c'è anche da dire che negli anni attorno al 2008 eri un pezzente se stavi in affitto e non facevi un mutuo, uno che buttava soldi dalla finestra, uno che non concludeva niente nella vita.
Che spiegasse che c'era un ragionamento dietro non serviva a niente, la pressione per comprare ha spinto tante persone ad imbarcarsi in mutui che non potevano permettersi.
Il caso esposto è certamente limite: mutuo addirittura 35ennale al 100% per un monolocale. Forse il signore in questione doveva spostarsi fuori città, ma non si capisce perché un mono che nel 2008 valeva 130k adesso valga 50k. Non mi risulta una contrazione del genere a Milano. Probabilmente hanno preteso un prezzo esagerato. E' mancata allora anche una minima ricerca di mercato preliminare per vedere quali erano effettivamente i prezzi.
 
c'è anche da dire che negli anni attorno al 2008 eri un pezzente se stavi in affitto e non facevi un mutuo, uno che buttava soldi dalla finestra, uno che non concludeva niente nella vita.
Che spiegasse che c'era un ragionamento dietro non serviva a niente, la pressione per comprare ha spinto tante persone ad imbarcarsi in mutui che non potevano permettersi.
Il caso esposto è certamente limite: mutuo addirittura 35ennale al 100% per un monolocale. Forse il signore in questione doveva spostarsi fuori città, ma non si capisce perché un mono che nel 2008 valeva 130k adesso valga 50k. Non mi risulta una contrazione del genere a Milano. Probabilmente hanno preteso un prezzo esagerato. E' mancata allora anche una minima ricerca di mercato preliminare per vedere quali erano effettivamente i prezzi.

Un pezzente lo sei anche oggi, se non hai una casa di proprietà: salvo rarissimi casi in cui conviene affitto (studenti calciatori, dirigenti e chi in genere l'affitto glielo pagano gli altri) una persona normale e non disadattata la prima casa la compra sempre e comunque. Il resto lascialo ai chiaccheroni
 
Io ho solo conoscenti giovani (mia età, dai 20 ai 25) che appena possono liquideranno tutto in italia per trasferirsi in qualche clima caldo. Smart working, case a 20-30k e qualità della vita più dignitosa che rimanere schiavi del mutuo e zero risparmi.

Ci sono parti del mondo dove con 500€ fatti in smart working mangi, hai la moglie e metti pure via.

Poi ovviamente con la pensione di vecchiaia si torna in italia per sfruttare l'SSN, se esisterà ancora
 
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