Mil68
Money is hard
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Un anziano amico, frequentatore del FOL, mi ha chiesto di aprire in sua vece questa discussione - ringraziando anticipatamente chi darà utili indicazioni per la soluzione. Ripropongo ai lettori il testo del suo problema:
Anno 1954 i miei genitori comprano un suolo edificabile. Anno 1955, presentano al Comune disegno della costruzione e richiesta di licenza edilizia per realizzarla. (100 mq circa) In corso d'opera cambiano idea e realizzano (all'interno diminuendo il cortile in precedenza previsto), 30 mq in più ove fanno bagno, cucina e anticucina. Non è dato sapere, (sia perchè in Comune non si trova e sia perchè, per ovvi motivi, non si può chiedere lumi agli attori del tempo) se fu presentata la variante al Comune. Un fatto certo però c'è, l'abitabilità fu chiesta ed al catasto fu presentato il disegno di come fu realmente realizzata la costruzione, rimasta intatta finora. Quest'ultimo fatto (pianta presentata al catasto), dimostra senza ombra di dubbio, che non ci fu dolo nel cambio di realizzazione dell'opera, ma solo idee diverse, avvenute in corso. appunto d'opera, del come realizzarla. Infatti le tasse si pagano, e nel tempo e finora, sono state pagate in base alle risultanze del catasto.
Io ne vengo in possesso, tramite atto notarile di donazione della sola nuda proprietà nel 1984 (in pieno possesso nel 2005). In tale atto il notaio indica vani, confini, particelle e basta, una pagina in tutto.
Giorni nostri, messa in vendita, il tecnico incaricato (un architetto) ha scoperto quanto sopra. Lo stesso mi dice: se facciamo domanda al Comune di sanatoria, corriamo il concreto rischio che, in base alle leggi attuali sull'edilizia, il Comune ci imponga di abbattere i 30 mq. in più (bagno, cucina e anticucina) considerandoli come abuso edilizio, che tale decisione è inoppugnabile, quindi, irrevocabile. NOTATE BENE: non abbiamo, ne si potrà mai avere la certezza che la variazione edilizia non fu presentata o, presentata e persa dai funzionari del Comune dell'epoca in quanto quegli attori (gli uni e gli altri) non ci sono più, ma abbiamo la prova (pianta presentata al catasto) che non ci fu DOLO.
Io capisco e so, per esperienza, che le leggi sono ottuse, hanno i paraocchi (ovviamente non possono prevedere tutti i casi particolari), ma poi sta in chi le deve fare applicare distinguere, rilevare e decidere sui casi particolari. Possibile che, in questo caso (leggi sull'edilizia), non si può ricorrere al giudizio di un Giudice terzo? Se così fosse, come mi sembra sia dall'approfondimento che finora ho fatto, ancora una volta mi domando, ma in che Paese viviamo? Un Paese che, dichiarandosi civile, in parte lo è se consideriamo che ha leggi sull'usucapione, sulla prescrizione (tranne per l'omicidio) di qualsiasi altro reato in un numero di anni secondo la gravità, sulla prescrizione dei reati e NON degli evasori fiscali, NON prevedere nulla sulla materia in argomento e considerare, senza possibilità di appello, abuso edilizio un fatto avvenuto (esattamente come descritto sopra, senza dolo) 65 anni fa.
Anno 1954 i miei genitori comprano un suolo edificabile. Anno 1955, presentano al Comune disegno della costruzione e richiesta di licenza edilizia per realizzarla. (100 mq circa) In corso d'opera cambiano idea e realizzano (all'interno diminuendo il cortile in precedenza previsto), 30 mq in più ove fanno bagno, cucina e anticucina. Non è dato sapere, (sia perchè in Comune non si trova e sia perchè, per ovvi motivi, non si può chiedere lumi agli attori del tempo) se fu presentata la variante al Comune. Un fatto certo però c'è, l'abitabilità fu chiesta ed al catasto fu presentato il disegno di come fu realmente realizzata la costruzione, rimasta intatta finora. Quest'ultimo fatto (pianta presentata al catasto), dimostra senza ombra di dubbio, che non ci fu dolo nel cambio di realizzazione dell'opera, ma solo idee diverse, avvenute in corso. appunto d'opera, del come realizzarla. Infatti le tasse si pagano, e nel tempo e finora, sono state pagate in base alle risultanze del catasto.
Io ne vengo in possesso, tramite atto notarile di donazione della sola nuda proprietà nel 1984 (in pieno possesso nel 2005). In tale atto il notaio indica vani, confini, particelle e basta, una pagina in tutto.
Giorni nostri, messa in vendita, il tecnico incaricato (un architetto) ha scoperto quanto sopra. Lo stesso mi dice: se facciamo domanda al Comune di sanatoria, corriamo il concreto rischio che, in base alle leggi attuali sull'edilizia, il Comune ci imponga di abbattere i 30 mq. in più (bagno, cucina e anticucina) considerandoli come abuso edilizio, che tale decisione è inoppugnabile, quindi, irrevocabile. NOTATE BENE: non abbiamo, ne si potrà mai avere la certezza che la variazione edilizia non fu presentata o, presentata e persa dai funzionari del Comune dell'epoca in quanto quegli attori (gli uni e gli altri) non ci sono più, ma abbiamo la prova (pianta presentata al catasto) che non ci fu DOLO.
Io capisco e so, per esperienza, che le leggi sono ottuse, hanno i paraocchi (ovviamente non possono prevedere tutti i casi particolari), ma poi sta in chi le deve fare applicare distinguere, rilevare e decidere sui casi particolari. Possibile che, in questo caso (leggi sull'edilizia), non si può ricorrere al giudizio di un Giudice terzo? Se così fosse, come mi sembra sia dall'approfondimento che finora ho fatto, ancora una volta mi domando, ma in che Paese viviamo? Un Paese che, dichiarandosi civile, in parte lo è se consideriamo che ha leggi sull'usucapione, sulla prescrizione (tranne per l'omicidio) di qualsiasi altro reato in un numero di anni secondo la gravità, sulla prescrizione dei reati e NON degli evasori fiscali, NON prevedere nulla sulla materia in argomento e considerare, senza possibilità di appello, abuso edilizio un fatto avvenuto (esattamente come descritto sopra, senza dolo) 65 anni fa.