A volte il Ministero dei Beni Culturali avanza diritto di prelazione quando si tratta di vendite malaugaratamente concesse di ville storiche e pregiate. In questo caso però nulla è stato fatto. Si parla della demolizione di un bellissimo villino d'epoca su cui hanno poi costruito velocemente un orribile condominio moderno di 7 piani, un pugno nell'occhio visto che sorge proprio accanto ad un altro villino gemello.
"Via Ticino: la prima demolizione
Il 16 ottobre scorso, le ruspe fanno la loro comparsa in via Ticino 3. Il loro obiettivo è il villino Naselli, una palazzina di quattro piani a due passi dai palazzi liberty della zona Coppedè e dalla casa in cui visse il tenore Beniamino Gigli. Di fronte allo sguardo esterrefatto di molti residenti, comincia la demolizione. Nel giro di poche ore, la palazzina non c’è più: al suo posto una voragine, su cui sorgerà un moderno e lussuoso palazzo con sette appartamenti, altrettante cantine e 15 box auto.«Abbiamo fatto tutto quello che potevamo: raccolta di firme, manifestazioni, sit in, esposti – ricorda Barbara Lessona, presidente del comitato “Amo il quartiere Trieste” – Ma non c’è stato niente da fare, ce l’hanno abbattuto davanti agli occhi. Ci siamo sentiti mutilati, violentati. C’era anche chi piangeva. Uno scandalo».E a gridare allo scandalo sono stati in molti, perché la notizia della demolizione di via Ticino ha fatto il giro d’Italia. Tanto da scatenare l’indignazione di personaggi anche noti, come Vittorio Sgarbi. Tutto inutilmente. Ma perché? Com’è stato possibile?"
"Via Ticino: la prima demolizione
Il 16 ottobre scorso, le ruspe fanno la loro comparsa in via Ticino 3. Il loro obiettivo è il villino Naselli, una palazzina di quattro piani a due passi dai palazzi liberty della zona Coppedè e dalla casa in cui visse il tenore Beniamino Gigli. Di fronte allo sguardo esterrefatto di molti residenti, comincia la demolizione. Nel giro di poche ore, la palazzina non c’è più: al suo posto una voragine, su cui sorgerà un moderno e lussuoso palazzo con sette appartamenti, altrettante cantine e 15 box auto.«Abbiamo fatto tutto quello che potevamo: raccolta di firme, manifestazioni, sit in, esposti – ricorda Barbara Lessona, presidente del comitato “Amo il quartiere Trieste” – Ma non c’è stato niente da fare, ce l’hanno abbattuto davanti agli occhi. Ci siamo sentiti mutilati, violentati. C’era anche chi piangeva. Uno scandalo».E a gridare allo scandalo sono stati in molti, perché la notizia della demolizione di via Ticino ha fatto il giro d’Italia. Tanto da scatenare l’indignazione di personaggi anche noti, come Vittorio Sgarbi. Tutto inutilmente. Ma perché? Com’è stato possibile?"