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Discorso un pochino estremo, ma vorrei porre alla luce un "problema di prospettiva" quando si parla di immobili in ambiente finanziario.
Quando dovrebbe costare un immobile medio in una società ideale?
Beh, la mia risposta a questa domanda sarebbe zero, o quasi. Essendo una casa un bene essenziale, di cui tutti abbiamo necessità per vivere, non é secondo me sbagliato concludere che in una società sana le abitazioni dovrebbero avere un costo il più contenuto possibile.
Negli anni 50' negli USA il governo fece letteralmente tutto il possibile per aumentare la produzione agricola e fornire agli americani la più grande abbondanza di cibo possibile. In quel periodo il governo si rese conto che se voleva contrastare il rischio comunista, l'unica strada era quella di battere i sovietici nel fornire una qualità della vita migliore ai propri cittadini. E così nacque la corsa allo sviluppo dell'agricoltura di massa.
Quella spinta si manifestò in diversi programmi scientifici finanziati dal governo di allora: studi per modificare geneticamente piante e animali per farli rendere di più, programmi per selezionare le specie più promettenti per la produzione di carne.
Il risultato fu che se prima di questa "corsa agli armamenti agricoli" la carne di pollo era una prelibatezza con un costo elevato paragonabile all'aragosta, in seguito a programmi per la selezione delle migliori specie (il programma finanziato dal governo di allora si chiamava "the chicken of tomorrow") abbiamo ottenuto lo sviluppo di polli che si sviluppavano molto più in fretta, producendo molta più carne, cosa che rese la carne di pollo economica e per tutti.
Tornando all'immobiliare, perché l'immobiliare non dovrebbe essere trattato allo stesso modo? Si, so che oggi non abbiamo la pressione della paura comunista e anzi abbiamo molte persone con interessi da difendere, ma possiamo immaginare un secondo quanto la vita sarebbe più semplice se il problema abitativo fosse affrontato con la stessa logica?
Penso a tutte le risorse che vengono impiegate per il solo scopo di ripagare mutui gonfiati, e difendere interessi di posizione di banche e stati. Quando potremmo progredire come società se i bisogni base, incluso l'immobiliare, fossero affrontati con una prospettiva un pelino più di lungo periodo?
Per fare un esempio pratico, io penso che lo stato dovrebbe incentivare nuove metodologie di costruzione (prefabbricati, legno, case auto costruite, grandi progetti) e ridurre al massimo i balzelli e i costi associati alla costruzione o totale ristrutturazione. Si dovrebbe fare in modo che le case costino il meno possibile, e considerare meno gli interessi dei proprietari.
Mi rendo conto che sto parlando di un mondo che non esiste, ma volevo capire se questa mia idea é folle oppure ha una base seria. Voi cosa ne pensate?
Quando dovrebbe costare un immobile medio in una società ideale?
Beh, la mia risposta a questa domanda sarebbe zero, o quasi. Essendo una casa un bene essenziale, di cui tutti abbiamo necessità per vivere, non é secondo me sbagliato concludere che in una società sana le abitazioni dovrebbero avere un costo il più contenuto possibile.
Negli anni 50' negli USA il governo fece letteralmente tutto il possibile per aumentare la produzione agricola e fornire agli americani la più grande abbondanza di cibo possibile. In quel periodo il governo si rese conto che se voleva contrastare il rischio comunista, l'unica strada era quella di battere i sovietici nel fornire una qualità della vita migliore ai propri cittadini. E così nacque la corsa allo sviluppo dell'agricoltura di massa.
Quella spinta si manifestò in diversi programmi scientifici finanziati dal governo di allora: studi per modificare geneticamente piante e animali per farli rendere di più, programmi per selezionare le specie più promettenti per la produzione di carne.
Il risultato fu che se prima di questa "corsa agli armamenti agricoli" la carne di pollo era una prelibatezza con un costo elevato paragonabile all'aragosta, in seguito a programmi per la selezione delle migliori specie (il programma finanziato dal governo di allora si chiamava "the chicken of tomorrow") abbiamo ottenuto lo sviluppo di polli che si sviluppavano molto più in fretta, producendo molta più carne, cosa che rese la carne di pollo economica e per tutti.
Tornando all'immobiliare, perché l'immobiliare non dovrebbe essere trattato allo stesso modo? Si, so che oggi non abbiamo la pressione della paura comunista e anzi abbiamo molte persone con interessi da difendere, ma possiamo immaginare un secondo quanto la vita sarebbe più semplice se il problema abitativo fosse affrontato con la stessa logica?
Penso a tutte le risorse che vengono impiegate per il solo scopo di ripagare mutui gonfiati, e difendere interessi di posizione di banche e stati. Quando potremmo progredire come società se i bisogni base, incluso l'immobiliare, fossero affrontati con una prospettiva un pelino più di lungo periodo?
Per fare un esempio pratico, io penso che lo stato dovrebbe incentivare nuove metodologie di costruzione (prefabbricati, legno, case auto costruite, grandi progetti) e ridurre al massimo i balzelli e i costi associati alla costruzione o totale ristrutturazione. Si dovrebbe fare in modo che le case costino il meno possibile, e considerare meno gli interessi dei proprietari.
Mi rendo conto che sto parlando di un mondo che non esiste, ma volevo capire se questa mia idea é folle oppure ha una base seria. Voi cosa ne pensate?