Smartworking e riallocazione immobili

frollino

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Non mi convince tanto lo smartworking (ovvero non mi piace tanto per diversi motivi) ma temo che potrebbe rimanere una modalità stabile per parte dei lavoratori. Sono in smartworking da febbraio e l'azienda mi ha appena comunicato che fino a dicembre dovrò lavorare da casa. Circa 1/3 dei dipendenti, sparsi in tutta Italia, lavorerà da casa.
Credo stia diventando una questione di risparmi: immagino climatizzazione, pulizia uffici, buoni pasto ecc... Con un po' di pressioni la quantità di lavoro svolta è probabilmente superiore a quanto si fa in ufficio (gli orari si dilatano).
Mi viene il dubbio che quest'inverno l'azienda, anche fosse risolto il covid, vorrà continuare lo smartworking: immaginate il risparmio sui riscaldamenti. Poi ad un certo punto potrebbero subentrare altri discorsi: i locali aziendali potrebbero essere ridotti vendendo o disdicendo gli affitti; l'azienda potrebbe dire a qualche dipendente "visto che ogni mese risparmi 200 euro di trasporti, per questo giro niente aumento di stipendio" e discorsi simili.

Alla luce di tutto questo mi vengono delle riflessioni immobiliari. Non conosco la vita in città tipo Milano quindi non mi pronuncio. Ma facciamo un esempio più vicino a me: cittadina da 100.000 / 200.000 abitanti tipo Pescara, Foggia o simili.

Se tutti i giorni devo andare in centro, mi è comodo o un appartamento in centro (magari piccolo e costoso) o un appartamento in periferia, magari un po' più grande ma probabilmente in una zona non tanto bella. Se abito in centro ho il vantaggio di locali, eventi ecc... se abito in periferia un po' meno.

Se mi dicono che devo stare in smartworking potrei essere tentato di cambiare vita: invece di un appartamento in città, con gli stessi soldi, mi potrei permettere una casetta o un appartamento grande sui colli circostanti la città: aria più pulita, giardino, terrazzo, spazi maggiori e vita tranquilla. Visto che devo lavorare a casa preferisco farlo guardando il mio giardino piuttosto che i terrazzi di quelli del palazzone grigio di fondo.

Mi direte... e il resto della vita: si è vero. Però se lavoro in pantofole da casa, anche stando in centro città, alle 18 non vado a fare l'aperitivo con i colleghi. Se ho moglie e figli non esco tutte le sere. Le palestre ci sono pure in campagne. Le colline per camminare idem. Se devo comprare il cellulare trovo più scelta su Amazon che nel più grosso negozio di elettronica della città. Se voglio andare a teatro devo andare in città: ma ci vado al massimo una volta a settimana e la differenza è poca: dalla campagna al centro città impiegherò poco più che dalla periferia al centro città.

Secondo me il discorso è valido: tanto più valido quanto meno è bella la città di riferimento.
Poi non so per Milano, Bologna o Roma quali sono le logiche.

Che ne pensate?
 
Non mi convince tanto lo smartworking (ovvero non mi piace tanto per diversi motivi) ma temo che potrebbe rimanere una modalità stabile per parte dei lavoratori. Sono in smartworking da febbraio e l'azienda mi ha appena comunicato che fino a dicembre dovrò lavorare da casa. Circa 1/3 dei dipendenti, sparsi in tutta Italia, lavorerà da casa.
Credo stia diventando una questione di risparmi: immagino climatizzazione, pulizia uffici, buoni pasto ecc... Con un po' di pressioni la quantità di lavoro svolta è probabilmente superiore a quanto si fa in ufficio (gli orari si dilatano).
Mi viene il dubbio che quest'inverno l'azienda, anche fosse risolto il covid, vorrà continuare lo smartworking: immaginate il risparmio sui riscaldamenti. Poi ad un certo punto potrebbero subentrare altri discorsi: i locali aziendali potrebbero essere ridotti vendendo o disdicendo gli affitti; l'azienda potrebbe dire a qualche dipendente "visto che ogni mese risparmi 200 euro di trasporti, per questo giro niente aumento di stipendio" e discorsi simili.

Alla luce di tutto questo mi vengono delle riflessioni immobiliari. Non conosco la vita in città tipo Milano quindi non mi pronuncio. Ma facciamo un esempio più vicino a me: cittadina da 100.000 / 200.000 abitanti tipo Pescara, Foggia o simili.

Se tutti i giorni devo andare in centro, mi è comodo o un appartamento in centro (magari piccolo e costoso) o un appartamento in periferia, magari un po' più grande ma probabilmente in una zona non tanto bella. Se abito in centro ho il vantaggio di locali, eventi ecc... se abito in periferia un po' meno.

Se mi dicono che devo stare in smartworking potrei essere tentato di cambiare vita: invece di un appartamento in città, con gli stessi soldi, mi potrei permettere una casetta o un appartamento grande sui colli circostanti la città: aria più pulita, giardino, terrazzo, spazi maggiori e vita tranquilla. Visto che devo lavorare a casa preferisco farlo guardando il mio giardino piuttosto che i terrazzi di quelli del palazzone grigio di fondo.

Mi direte... e il resto della vita: si è vero. Però se lavoro in pantofole da casa, anche stando in centro città, alle 18 non vado a fare l'aperitivo con i colleghi. Se ho moglie e figli non esco tutte le sere. Le palestre ci sono pure in campagne. Le colline per camminare idem. Se devo comprare il cellulare trovo più scelta su Amazon che nel più grosso negozio di elettronica della città. Se voglio andare a teatro devo andare in città: ma ci vado al massimo una volta a settimana e la differenza è poca: dalla campagna al centro città impiegherò poco più che dalla periferia al centro città.

Secondo me il discorso è valido: tanto più valido quanto meno è bella la città di riferimento.
Poi non so per Milano, Bologna o Roma quali sono le logiche.

Che ne pensate?

Tutto vero.
Dipende unicamente da quanto per te è importante/interessante/stimolante abitare in un centro urbano di dimensioni almeno medie e a portata di tutte le comodità, servizi e occasioni sociali. Fa molto anche quanto tu sei inserito in quella realtà (ovvero, ci sei nato e hai in centro a Pescara tutti gli amici di una vita, per dire) oppure completamente scollegato da questo. Se n'è parlato abbondantemente nei thread dedicati a Milano, puoi vedere qualche spunto anche lì.
 
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