Effetti post-Covid: quale futuro per il mercato immobiliare?

Van Patten

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Ciao a tutti,

è evidente in tutto il mondo, e in particolare in Italia, come l'emergenza del Covid-19 ha avuto e avrà effetti dirompenti in quasi tutti i settori sociali ed economici. Tra questi settori non può mancare il settore immobiliare.

Secondo voi che implicazioni potrebbe portare tutto ciò al mercato immobiliare? Già si parla di "South Working" per i tantissimi dipendenti (privati e non) fuori sede al Nord che possono svolgere lo stesso lavoro da casa dalla loro terra d'origine al Sud Italia. Altri stanno riconsiderando l'utilità di monolocali e appartamenti senza balconi dopo la terribile esperienza di quarantena forzata.

Basti pensare all'enorme impatto nel non dover più abitare "vicino" al luogo di lavoro: località al mare, in montagna e in campagna subirebbero una forte rivalutazione dettata da costi e stili di vita ben diversi dalle grandi città (Milano, Roma, Firenze, ecc..).

Insomma, forse è ancora presto per parlare di cambio di abitudini e scelte nel mercato immobiliare ma pare sia chiaro che nel lungo periodo qualcosa cambierà veramente...

Voi cosa ne pensate a riguardo?
 
Penso che se le cose cambieranno, cambieranno moooolto alla lunga.
Io ad esempio vivo in un quartiere produttivo del nord e faccio il programmatore. Lavorerò in smartworking fino a settembre ma in caso di urgenze (tipicamente riunioni importanti, problemi dai clienti, interventi speciali ecc...) devo essere pronto ad essere in azienda in giornata. Così come me, molti sono nella medesima situazione. Se dovessi pensare di andare una settimana anche solo a 200km da qui, non mi sentirei per nulla tranquillo, figuriamoci nelle bellissime terre del sud Italia.

Il "South working" potrebbe funzionare solo per quelle figure lavorative che possono sempre lavorare in mobilità, ovvero i freelancer. Questa figura lavorativa autonoma sta prendendo piede anche qui da noi, ma rappresenta giusto una piccola parte dei profili lavorativi.

Temo che senza una regolamentazione nell'ottica di concessione dello smart-working (i datori di lavoro non vedono ancora di buon occhio la cosa, pure il presidente della Lombardia dichiarò qualche tempo fa "ora basta smart-working, si ritorna in azienda"), vedo davvero improbabile una florida ripresa del mercato immobiliare al sud.
 
Penso che se le cose cambieranno, cambieranno moooolto alla lunga.
Io ad esempio vivo in un quartiere produttivo del nord e faccio il programmatore. Lavorerò in smartworking fino a settembre ma in caso di urgenze (tipicamente riunioni importanti, problemi dai clienti, interventi speciali ecc...) devo essere pronto ad essere in azienda in giornata. Così come me, molti sono nella medesima situazione. Se dovessi pensare di andare una settimana anche solo a 200km da qui, non mi sentirei per nulla tranquillo, figuriamoci nelle bellissime terre del sud Italia.

Il "South working" potrebbe funzionare solo per quelle figure lavorative che possono sempre lavorare in mobilità, ovvero i freelancer. Questa figura lavorativa autonoma sta prendendo piede anche qui da noi, ma rappresenta giusto una piccola parte dei profili lavorativi.

Temo che senza una regolamentazione nell'ottica di concessione dello smart-working (i datori di lavoro non vedono ancora di buon occhio la cosa, pure il presidente della Lombardia dichiarò qualche tempo fa "ora basta smart-working, si ritorna in azienda"), vedo davvero improbabile una florida ripresa del mercato immobiliare al sud.

Veramente era Sala, sindaco di Milano, città che se parte il South Working crolla del 50% da un giorno all'altro
 
Veramente era Sala, sindaco di Milano, città che se parte il South Working crolla del 50% da un giorno all'altro

Allora ricordavo male.

In ogni caso temo che l'auspicabile smart-working difficilmente prenderà piede nell'immediato.
Milano è da qualche anno ormai che offre smart-working ed orari flessibili come "benefit", ma giusto 1 o 2 giorni a settimana.
Secondo me questa esperienza sarà da stimolo a tutto il nord ad allinearsi a Milano, ma di certo lo smart-working puro al momento è un'utopia.
 
Ma basta.
Si ripete quest'assunzione come se possa essere vera a furia di ripeterla.

Il lavoro da remoto è stato uno strumento straordinario che ha mostrato alle aziende che può essere uno strumento utile.
Detto questo è totalmente da escludere che ci sia un numero di aziende (e dipendenti) rilevante che passi ad un lavoro 5/5 da remoto, quindi il South working rimarrà ancora per molti anni un sogno.

L'effetto ci sarà per coloro che possono raggiungere il lavoro in un tempo medio-lungo, ma fattibile. Questi che consideravano il trasferimento per diminuire i viaggi potrebbero cambiare idea.

Il resto sono solo sogni figli del momento storico, molti sperano di non tornare mai e poter vivere la bella vita lavorando in spiaggia.

Mi fa ridere invece il discorso balconi/giardino/spazi ampi: ma prima del covid alla gente piaceva vivere in una bara? Semplicemente quando i soldi sono limitati si fanno delle scelte e i prezzi ci dicono che la gente preferisce spendere per una location migliore rispetto ad aumentare lo spazio ma in location peggiore.
 
Mi fa ridere invece il discorso balconi/giardino/spazi ampi: ma prima del covid alla gente piaceva vivere in una bara? Semplicemente quando i soldi sono limitati si fanno delle scelte e i prezzi ci dicono che la gente preferisce spendere per una location migliore rispetto ad aumentare lo spazio ma in location peggiore.

Effettivamente alcuni miei amici in cerca di casa mi hanno rivelato di voler dare priorità ad avere uno spazio di proprietà all'aperto (tipicamente giardino o terrazzone) anziché alla location. Spero che questa scelta, figlia della pandemia di quest'anno, ripaghi con il tempo.
 
i prezzi ci dicono che la gente preferisce spendere per una location migliore rispetto ad aumentare lo spazio ma in location peggiore.

Chi vive in campagna non ma mai "capito" chi vive in città (forse perché realmente "non vive"), però forse ora chi vive in città inizia capire chi vive in campagna: esistono location migliori, con spazi maggiori, a prezzi minori. Questo è ciò che penso: i soldi nell'immobiliare andranno dove finora li buttavano solo gli stranieri in pensione. Cioè tra le campagne degli infiniti piccoli e tranquilli paeselli nostrani.
 
i soldi nell'immobiliare andranno dove finora li buttavano solo gli stranieri in pensione. Cioè tra le campagne degli infiniti piccoli e tranquilli paeselli nostrani.

I soldi dell'immobiliare finiscono e finiranno a finire laddove c'è un vantaggio di pratico o economico.
Chi cerca l'abitazione principale, continuerà a cercarla nei posti vicino al posto di lavoro e vicina alle principali arterie di comunicazione, chi cerca l'abitazione per affittare, continuerà a cercarla vicino a quartieri produttivi, universitari o turistici.

In Italia esistono parecchi paesini remoti dimenticati da Dio dove regna la tranquillità e la natura continua a fare il suo corso offrendo bei posti incontaminati, ma non credo proprio saranno rivalutati a seguito della pandemia che abbiamo vissuto. Anzi, continuerà il trend di spopolamento facendo sì che il settore immobiliare soffra di una terribile svalutazione.
 
Chi vive in campagna non ma mai "capito" chi vive in città (forse perché realmente "non vive"), però forse ora chi vive in città inizia capire chi vive in campagna: esistono location migliori, con spazi maggiori, a prezzi minori. Questo è ciò che penso: i soldi nell'immobiliare andranno dove finora li buttavano solo gli stranieri in pensione. Cioè tra le campagne degli infiniti piccoli e tranquilli paeselli nostrani.

Vero, ma molto limitatamente IMHO anche in presenza di smartworking spinto. Perché la famiglia media, con 2 bambini, anche se entrambi i genitori possono lavorare in smartworking 5 giorni alla settimana, comunque non vorrà trasferirsi in zone dove mancano servizi essenziali come scuole (asili, primarie, secondarie) o ospedali/presidi medici.

Ricordo, ad esempio, una indagine di anni fa dell'Economist dove dimostravano come i prezzi delle case siano principalmente influenzati in positivo dalla presenza di scuole di qualità nella vicinanza. Dubito che la scuola passi a breve a fare solo lezioni a distanza, quindi questo continuerà a influire sensibilmente.

/paci
 
LA CRISI
Covid-19, mezzo milione di posti persi da febbraio. Più donne in cerca di lavoro
di Fabrizio Massaro

I dati Istat: in tre mesi il livello di occupazione è diminuito di oltre mezzo milione di unità e le persone in cerca di lavoro di quasi 400 mila. Boom di inattivi, sono 900 mila in più. A maggio la discesa dell’occupazione appare comunque in frenata, -0,4%. Il tasso di disoccupazione risale.


Lavoro, da febbraio a maggio novecentomila inattivi in piu con il Covid - la Repubblica
 
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Ciao a tutti,

è evidente in tutto il mondo, e in particolare in Italia, come l'emergenza del Covid-19 ha avuto e avrà effetti dirompenti in quasi tutti i settori sociali ed economici. Tra questi settori non può mancare il settore immobiliare.

Secondo voi che implicazioni potrebbe portare tutto ciò al mercato immobiliare? Già si parla di "South Working" per i tantissimi dipendenti (privati e non) fuori sede al Nord che possono svolgere lo stesso lavoro da casa dalla loro terra d'origine al Sud Italia. Altri stanno riconsiderando l'utilità di monolocali e appartamenti senza balconi dopo la terribile esperienza di quarantena forzata.

Basti pensare all'enorme impatto nel non dover più abitare "vicino" al luogo di lavoro: località al mare, in montagna e in campagna subirebbero una forte rivalutazione dettata da costi e stili di vita ben diversi dalle grandi città (Milano, Roma, Firenze, ecc..).

Insomma, forse è ancora presto per parlare di cambio di abitudini e scelte nel mercato immobiliare ma pare sia chiaro che nel lungo periodo qualcosa cambierà veramente...

Voi cosa ne pensate a riguardo?

Dopo il covid certe tipologie stanno aumentando di prezzo, ne ho avuto la prova ieri.
Ieri ero da un AI e chiama una interessata a un bilo, anni 60, mq 50, con cucinotto e terrazzino mq 15,da ristrutturare, fronte metró, gli ha chiesto 120.000 euro a Cassina de Pecchi....
Poi gli ho chiesto il motivo di un prezzo cosi alto, erano piú bassi tempo fa, mi ha detto che il terrazzino e la detrazione del 110% sono plus molto appetibili adesso, il metró é sempre stato apprezzato.
 
Perché la famiglia media, con 2 bambini, anche se entrambi i genitori possono lavorare in smartworking 5 giorni alla settimana, comunque non vorrà trasferirsi in zone dove mancano servizi essenziali come scuole (asili, primarie, secondarie) o ospedali/presidi medici.

/paci
Però anche la questione servizi va un po' sfatata. Un tecnico milanese doveva fare un lavoro di più giorni in un'azienda nella mia zona e si rammaricava perché aveva sbagliato comune nel prenotare l'alloggio, distante 15km. Quando ha capito che 15km in macchina si fanno in 10 minuti non poteva crederci. Voglio dire che le distanze in queste zone d'Italia sembrano enormi, ma in realtà a livello temporale rientrano sempre nella sfera del "vivere in vacanza".
È ovvio che è semplicistico generalizzare, ma secondo me cambierà per forza anche il paradigma del "cerco casa dove ho il lavoro", per passare a "il lavoro va dove ho casa". Finalmente direi: la qualità della vita è la cosa più importante.
 
Vero, ma molto limitatamente IMHO anche in presenza di smartworking spinto. Perché la famiglia media, con 2 bambini, anche se entrambi i genitori possono lavorare in smartworking 5 giorni alla settimana, comunque non vorrà trasferirsi in zone dove mancano servizi essenziali come scuole (asili, primarie, secondarie) o ospedali/presidi medici.

Ricordo, ad esempio, una indagine di anni fa dell'Economist dove dimostravano come i prezzi delle case siano principalmente influenzati in positivo dalla presenza di scuole di qualità nella vicinanza. Dubito che la scuola passi a breve a fare solo lezioni a distanza, quindi questo continuerà a influire sensibilmente.

/paci

Ma anche le coppie senza figli. Ma anche i single. Salvo casi rarissimi chi non ci e' nato dura 2-3 anni se trasferito in un paesino o campagna.
 
secondo me si prevedono epocali sconvolgimenti che in realtà non ci saranno.
L'emergenza finirà e tutto ritornerà più o meno alla normalità.
Il lavoro a distanza sarà fortemente ridimensionato (tutti i miei conoscenti si stanno preparando ad un graduale rientro), alla favola di quelli che vivono in città e come per magia si vorrebbero trasferire nella casa di campagna del mulino bianco credo poco...
 
Ma basta.
Si ripete quest'assunzione come se possa essere vera a furia di ripeterla.

Il lavoro da remoto è stato uno strumento straordinario che ha mostrato alle aziende che può essere uno strumento utile.
Detto questo è totalmente da escludere che ci sia un numero di aziende (e dipendenti) rilevante che passi ad un lavoro 5/5 da remoto, quindi il South working rimarrà ancora per molti anni un sogno.

L'effetto ci sarà per coloro che possono raggiungere il lavoro in un tempo medio-lungo, ma fattibile. Questi che consideravano il trasferimento per diminuire i viaggi potrebbero cambiare idea.

Il resto sono solo sogni figli del momento storico, molti sperano di non tornare mai e poter vivere la bella vita lavorando in spiaggia.

Mi fa ridere invece il discorso balconi/giardino/spazi ampi: ma prima del covid alla gente piaceva vivere in una bara? Semplicemente quando i soldi sono limitati si fanno delle scelte e i prezzi ci dicono che la gente preferisce spendere per una location migliore rispetto ad aumentare lo spazio ma in location peggiore.

Non sono d'accordo sulla questione balconi/ampi spazi e soldi. Chi compra il monolocale in città (penso a Milano) ha abbastanza soldi per comprare un bilo/trilo con ampi spazi esterni poco fuori città. Pertanto è una scelta dettata da preferenze personali, che potrebbero appunto cambiare dopo questa esperienza (terribile) di chiusura forzata tra le proprie mura.

Da non sottovalutare anche il grosso risparmio in termini di costi fissi che le aziende potrebbero beneficiare mantenendo i dipendenti a casa (penso a affitti degli uffici, costi di elettricità, pulizie, norme e personale di sicurezza). Anche una riduzione del 50% del personale presente in ufficio si tradurrebbe spesso in risparmi del 50%. Ovviamente questo discorso si può applicare solo ad un certo tipo di azienda (spesso multinazionali).
 
si tradurrebbe spesso in risparmi del 50%. Ovviamente questo discorso si può applicare solo ad un certo tipo di azienda (spesso multinazionali).

Addirittura del 50% non ne sono convinto. Se da un lato lo smart-working consente di proseguire la produttività anche in tempi di pandemia e obbliga a strutturare il lavoro in modo più serio ed organizzato per via delle distanze e dell'impossibilità di essere sempre a fianco dei colleghi, dall'altro non sono convinto che possa portare risparmiare addirittura il 50%. Comunque il telelavoroo introduce delle inefficienze. Me ne sono accorto in qualche occasione dove per parlare di un progetto su Skype in 6 persone, abbiamo impiegato quasi il doppio del tempo che impieghiamo di persona. Secondo me lo Smart working ha senso 2/3 gg a settimana, di più andrebbe ad introdurre troppe inefficienze. Già così però sarebbe una manna dal cielo. Meno traffico, meno spese carburante, meno usura dei veicoli, ottimizzazione dei tempi ecc...
 
secondo me si prevedono epocali sconvolgimenti che in realtà non ci saranno.
L'emergenza finirà e tutto ritornerà più o meno alla normalità.
Il lavoro a distanza sarà fortemente ridimensionato (tutti i miei conoscenti si stanno preparando ad un graduale rientro), alla favola di quelli che vivono in città e come per magia si vorrebbero trasferire nella casa di campagna del mulino bianco credo poco...

In realtà molti esperti pensano che anche nei prossimi anni proseguirà la tendenza iniziata 10/15 anni fa per cui ciclicamente (circa ogni 3/5 anni) ci troveremo di fronte a nuovi virus (per lo più della categoria dei coronavirus) che fanno il salto di specie da animale a uomo, a causa di certe situazioni promiscue molto diffuse soprattutto nel sud-est asiatico.

Quindi mi parrebbe di buon senso cercare di cogliere questa occasione (invece di aspettare il covid-23 e covid-27) per approfittare dei benefici della tecnologia e magari evitare di trasformare le metropoli europee in megalopoli stile Rio de Janeiro o New York (dove non a caso il covid-19 sta colpendo molto forte). I dati post lockdown indicano chiaramente che le persone si sono rese conto che si può vivere benissimo anche senza fare colazione al bar ogni mattina o andare al ristorante ogni settimana o farsi 1 o 2 ore di viaggio al giorno per andare in ufficio a fare le stesse identiche cose che si possono fare da casa.

In conclusione, IMO solo i miopi torneranno esattamente alla vita di prima.
 
e magari evitare di trasformare le metropoli europee in megalopoli stile Rio de Janeiro o New York

Forse non hai presente le dimensioni di Seul e Tokyo (con la sua famosa metropolitana, oltre al fatto che la greater Tokyo comprende circa 40 milioni di abitanti...) o delle grandissime città asiatiche: tutte hanno saputo gestire perfettamente l'emergenza, senza neanche chiudere. Fatevene una ragione, non c'è futuro per i paeselli.
 
Forse non hai presente le dimensioni di Seul e Tokyo (con la sua famosa metropolitana, oltre al fatto che la greater Tokyo comprende circa 40 milioni di abitanti...) o delle grandissime città asiatiche: tutte hanno saputo gestire perfettamente l'emergenza, senza neanche chiudere. Fatevene una ragione, non c'è futuro per i paeselli.

Non puoi paragonare certe zone con l'occidente.
Nelle grandi città dell'Asia è consuetudine da anni quella di andare in giro con le mascherine (causa smog) e non hanno molti problemi a far accettare, in un modo o nell'altro, un lockdown veramente totale (oltre al fatto che il livello di senso civico di quelle popolazioni non è minimamente paragonabile al nostro)

Il mio non era un discorso per demonizzare le città, ma per renderci conto che con le possibilità che ci da oggi la tecnologia non c'è bisogno di palazzoni da 20 piani pieni di uffici con persone stipate dentro, quando la metà di loro potrebbe tranquillamente lavorare in smartworking. E visto che l'Europa la mena da anni con la fuffa della mobilità sostenibile e del surriscaldamento globale, mi sembra un "affare" per tutti ridurre gli spostamenti (e lo stress che inducono) non necessari; andrebbe anche ad aumentare la famosa "produttività" di cui tutti si riempiono la bocca.
 
LA CRISI
Covid-19, mezzo milione di posti persi da febbraio. Più donne in cerca di lavoro
di Fabrizio Massaro

I dati Istat: in tre mesi il livello di occupazione è diminuito di oltre mezzo milione di unità e le persone in cerca di lavoro di quasi 400 mila. Boom di inattivi, sono 900 mila in più. A maggio la discesa dell’occupazione appare comunque in frenata, -0,4%. Il tasso di disoccupazione risale.


Lavoro, da febbraio a maggio novecentomila inattivi in piu con il Covid - la Repubblica

E hanno vietato i licenziamenti, divieti che avrà pure una scadenza, cieli neri
 
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