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Comprare casa? Non conviene più
Per decenni è stato il bene durevole per eccellenza. Oggi, fra tasse sempre più alte e costi sulla proprietà, è diventato un handicap. O quasi
La proprietà non è più un furto, titolava nel 1973 Elio Petri il film-denuncia del denaro, in pieno mood antiborghese. La legittima proprietà ovviamente furto non è mai stata, ma ora rischia di diventare un handicap. Almeno per i due beni durevoli per eccellenza, ai quali sono particolarmente affezionati gli italiani: la casa e l’automobile. Che oggi sono sempre più insidiati dai costi, dalle tasse – sulla prima abitazione la Commissione europea torna a chiedere il ripristino dell’Imu, vedremo con quali ragioni – e da una svalutazione che, complice la lunga crisi, ripropone la convenienza dell’affitto rispetto al possesso; questione ancora più attuale per la macchina, un mercato nel quale il car sharing, l’uso condiviso dell’auto, sta letteralmente esplodendo.
L’acquisto della prima casa, e spesso della seconda (per le vacanze) e della terza o quarta per i figli è stato per decenni il nostro obiettivo sociale e l’investimento preferito. Il patrimonio immobiliare, 5.492 miliardi di euro dei quali 4.952 in abitazioni, resta la prima voce nel risparmio delle famiglie censito dalla Banca d’Italia. E stacca gli investimenti finanziari, che a dicembre 2015 ammontavano a 4.020 miliardi con trend in aumento nel 2016. Ma la forbice è più apparente che reale e tende a chiudersi. Era di 2 mila miliardi nel 2008, ora si è dimezzata. E le cifre ufficiali non tengono completamente conto della svalutazione degli immobili, che secondo l’Istat è stata del 14% con punte del 19 per le case nuove.
Negli anni Novanta il brusco calo dovuto anche al post-Tangentopoli era stato riassorbito dal boom successivo, quello attuale invece appare un ridimensionamento durevole e strutturale, e che non riguarda solo l’Italia né solo le abitazioni. Da un anno, grazie anche ai bassissimi tassi sui mutui, le compravendite sono in ripresa; ma il prezzo degli appartamenti resta ben distante dai picchi del 2006-2007, in alcuni casi (metrature più ampie, quartieri degradati e senza servizi pubblici) anche in misura ben maggiore di quanto dica l’Istat. Per non parlare delle seconde case, sulle quali i Comuni hanno scaricato l’Imu tolto dalle prime abitazioni e che risentono della concorrenza dei pacchetti vacanze low cost e di buona qualità. Reggono bene, invece, i piccoli appartamenti – soprattutto al Nord, grazie all’occupazione, ai servizi e alla qualità della vita…
Per decenni è stato il bene durevole per eccellenza. Oggi, fra tasse sempre più alte e costi sulla proprietà, è diventato un handicap. O quasi
La proprietà non è più un furto, titolava nel 1973 Elio Petri il film-denuncia del denaro, in pieno mood antiborghese. La legittima proprietà ovviamente furto non è mai stata, ma ora rischia di diventare un handicap. Almeno per i due beni durevoli per eccellenza, ai quali sono particolarmente affezionati gli italiani: la casa e l’automobile. Che oggi sono sempre più insidiati dai costi, dalle tasse – sulla prima abitazione la Commissione europea torna a chiedere il ripristino dell’Imu, vedremo con quali ragioni – e da una svalutazione che, complice la lunga crisi, ripropone la convenienza dell’affitto rispetto al possesso; questione ancora più attuale per la macchina, un mercato nel quale il car sharing, l’uso condiviso dell’auto, sta letteralmente esplodendo.
L’acquisto della prima casa, e spesso della seconda (per le vacanze) e della terza o quarta per i figli è stato per decenni il nostro obiettivo sociale e l’investimento preferito. Il patrimonio immobiliare, 5.492 miliardi di euro dei quali 4.952 in abitazioni, resta la prima voce nel risparmio delle famiglie censito dalla Banca d’Italia. E stacca gli investimenti finanziari, che a dicembre 2015 ammontavano a 4.020 miliardi con trend in aumento nel 2016. Ma la forbice è più apparente che reale e tende a chiudersi. Era di 2 mila miliardi nel 2008, ora si è dimezzata. E le cifre ufficiali non tengono completamente conto della svalutazione degli immobili, che secondo l’Istat è stata del 14% con punte del 19 per le case nuove.
Negli anni Novanta il brusco calo dovuto anche al post-Tangentopoli era stato riassorbito dal boom successivo, quello attuale invece appare un ridimensionamento durevole e strutturale, e che non riguarda solo l’Italia né solo le abitazioni. Da un anno, grazie anche ai bassissimi tassi sui mutui, le compravendite sono in ripresa; ma il prezzo degli appartamenti resta ben distante dai picchi del 2006-2007, in alcuni casi (metrature più ampie, quartieri degradati e senza servizi pubblici) anche in misura ben maggiore di quanto dica l’Istat. Per non parlare delle seconde case, sulle quali i Comuni hanno scaricato l’Imu tolto dalle prime abitazioni e che risentono della concorrenza dei pacchetti vacanze low cost e di buona qualità. Reggono bene, invece, i piccoli appartamenti – soprattutto al Nord, grazie all’occupazione, ai servizi e alla qualità della vita…