La disfatta dei “value investor”

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L’attuale crisi dei mercati finanziari rappresenta un’occasione formidabile di educazione finanziaria e per la presa di coscienza sull’imprevedibilità dei mercati e sulla arrogante vacuità di ogni tentativo di previsione dei mercati finanziari basata sui cosiddetti “fondamentali” delle società quotate. Sotto questo profilo, anche se al momento può apparire di scarsa consolazione, la “capitalizzazione” della lezione può servire per prevenire future perdite causate dal ripetersi degli stessi comportamenti.

Diversamente dalla crisi del 2000-2002, i mercati azionari nel loro complesso hanno iniziato a correggere, pur non provenendo dagli eccessi di una vera bolla speculativa. Sotto questo aspetto, l’attuale crisi è assai più subdola di quella precedente e dai contorni assai più indefiniti e sfuggenti. Nel 2007 erano, sì, presenti bolle speculative, ma erano regionali (Cina, India) e settoriali (immobiliare). L’indice della borsa di Shangai ha corretto a meno della quota 3.000 attuale da oltre 6.000 dell’Ottobre 2007. L’indice dei fondi immobiliari europei ha perso circa il 50% dai massimi del 2007.

Tuttavia, sia negli USA, sia in Europa i multipli P/E dei titoli industriali, misurati sui dati valori storici 2007, non apparivano esasperati rispetto ai valori storici medi. Sulla base di questa constatazione gli esperti rassicuravano.

Io stesso fino ad Agosto - Settembre 2007 mi dichiaravo possibilista sulla continuazione del trend rialzista dei mercati azionari anche se, in virtù del grado di maturità del bull market, avevo sollecitato i miei clienti a riposizionarsi sui più conservativi fondi di fondi hedge.

Questa condizione non esasperata dei multipli borsistici 2007 ha fatto si che gli investitori tipicamente definiti come “value” e “contrarian” siano caduti in una trappola mortale. Infatti, non intravedendo la possibilità di recessione, ogni flessione dei mercati era interpretata come una opportunità di acquisto. Questi investitori non hanno fatto altro che mediare le perdite al ribasso, accumulandole in maniera spaventosa ed infantile. La litania che recitavano con ossessiva monotonia, per confortare i clienti dalle “ferite”, era che i prezzi avevano già scontato lo scenario economico peggiore. Nessun sistema peggiore per rompere il legame di fiducia con i clienti gestiti: “se questi sono gli esperti dei mercati, Dio ce ne scampi”, hanno pensato i più.

Questo è avvenuto perché, agli inizi del corrente anno, nessuno ha veramente previsto che la congiuntura 2008 sarebbe mutata in maniera drammaticamente negativa, come i dati congiunturali oggi cominciano a confermare.

La lezione che se ne trae è quella che predico da anni: ne’ gli analisti finanziari, ne’ gli economisti riescono a prevedere i punti di svolta dei cicli economici, ne’ la profondità della caduta del livello di attività economica.

Il Governatore Draghi (uomo che normalmente misura le parole) che afferma che il peggio è passato e che si smentisce poche settimane dopo, affermando che c’è stato un improvviso peggioramento del clima economico, è la rappresentazione più esemplare di questa impotenza degli economisti, anche dagli osservatori più privilegiati.

La lezione che ho imparato negli anni è che non si investe contro i trend primari, gli unici che mi è possibile identificare con una certa precisione e senza troppi falsi segnali. Per ottenere questo obiettivo ho sviluppato una modellistica che ha il solo scopo di identificare i trend primari dei mercati azionari senza troppi falsi segnali che fiaccano la fiducia nel modello stesso.

Con una successione di articoli e di e-mail

http://www.trend-online.com/?stran=izbira&p=prp&id=168583

http://www.trend-online.com/?stran=izbira&p=prp&id=169870

http://www.trend-online.com/?stran=izbira&p=prp&id=174971

ho sollecitato i miei lettori a calare le scialuppe di salvataggio e ad abbandonare la nave. Il segnale più importante è venuto il 4 gennaio 2008, di uscita dallo Stoxx 600 a quota 372 (oggi è a quota 270), anche se qualche settimane prima era subentrato un segnale ribassista sul Giappone. In seguito anche dagli USA è venuto un segnale ribassista. Ad ogni modo, se 2 dei 3 principali mercati azionari del mondo sono al ribasso, data la correlazione tra i principali mercati azionari, la conclusione va evidentemente estesa anche al terzo mercato, anche senza aspettare il segnale preciso.

Non ho mai avuto tentazioni di rientrare sul mercato perché sapevo di non sapere, sapevo che i fondamentali 2007 non erano indicativi dei fondamentali 2008. Sapevo anche che la combinazione di alti tassi di interesse in Europa, euro forte, petrolio in crescita avrebbe creato una miscela micidiale sul potere di acquisto delle famiglie e sulla competitività industriale e che – come scrissi – le conseguenze avrebbero richiesto svariati trimestri per manifestarsi compiutamente: quei trimestri nei quali gli economisti e gli analisti finanziari sono solitamente ciechi. Essendo anche io non meno cieco, mi affido al mio modello trend-following, che ha il vantaggio di non essere presuntuoso e di non avere un “ego” professionale da accondiscendere.

Di fronte a questa disfatta degli “esperti” dei mercati, si affaccia la divertente tesi del “gestore come tassista”. Questa tesi sostiene che, se prendete un taxi e c’è un ingorgo, il tassista non ne ha colpa. Egli svolge il suo servizio al meglio. Analogamente, il gestore non ha colpa degli ingorghi finanziari, l’importante è che non faccia troppo peggio del benchmark. Insomma, una concezione minimalista degli obblighi professionali del gestore.

A me è capitato più volte di trovarmi in taxi in mezzo ad ingorghi. Spesso ho pagato la corsa fino a quel punto ed ho continuato a piedi. Mutatis mutandis, vuol dire che a questi fondi gestiti da dei “tassisti” preferisco gli Etf per cavalcare in maniera non speculativa i trend primari: si risparmia sui costi e si evitano gli “oh, oh” alla Vilcoyote, quando il simpatico personaggio dei cartoon si accorge (sempre in ritardo) di essere finito nel vuoto …

Infine, una riflessione finale sulla figura professionale tipica del gestore “**** di pietra”: che senso ha per un gestore trascorrere 8 ore al giorno dietro ad un terminale Bloomberg, se non è in grado di capire che si trova in un mercato orso primario? Le decisioni che contano davvero al fine del rendimento finale di un portafoglio non si devono prendere tutti i giorni, ma ogni “enne” mesi. Non ha proprio senso pagare un gestore per fare questo tipo di lavoro. Anche su questo aspetto l’industria del risparmio gestito dovrà fare una doverosa riflessione.

Paolo Sassetti
 
Vero, basta guardare cosa hanno fatto fondi come il SIA Classic, l' Amiral Sextant e Bestinfond che durante gli anni della bolla speculativa avevano fatto egregiamente

Dove si possono leggere le sue newsletter?
 
Vero, basta guardare cosa hanno fatto fondi come il SIA Classic, l' Amiral Sextant e Bestinfond che durante gli anni della bolla speculativa avevano fatto egregiamente

Dove si possono leggere le sue newsletter?

Ho smesso di pubblicarle.

Per ora.

Mi basta godermi il ribasso.

Paolo
 
Ciao Paolo, articoli interessanti, me li sono letti tutti e 3, come darti torto, per quanto riguarda il gestore che sta 8ore davanti ai terminali bloomberg il motivo penso di saperlo: PERCHÉ FA FIGO.
 
anche se al momento può apparire di scarsa consolazione, la “capitalizzazione” della lezione può servire per prevenire future perdite causate dal ripetersi degli stessi comportamenti.

Infatti uno che se ne intende scriveva così:

"In borsa nessun errore rappresenta un danno assoluto, se l’esperienza fatta ci consente di fare tesoro di esso, per evitarlo in futuro."

:D :bow: :bye:
 
L’attuale crisi dei mercati finanziari rappresenta un’occasione formidabile di educazione finanziaria e per la presa di coscienza sull’imprevedibilità dei mercati e sulla arrogante vacuità di ogni tentativo di previsione dei mercati finanziari basata sui cosiddetti “fondamentali” delle società quotate. Sotto questo profilo, anche se al momento può apparire di scarsa consolazione, la “capitalizzazione” della lezione può servire per prevenire future perdite causate dal ripetersi degli stessi comportamenti.

Diversamente dalla crisi del 2000-2002, i mercati azionari nel loro complesso hanno iniziato a correggere, pur non provenendo dagli eccessi di una vera bolla speculativa. Sotto questo aspetto, l’attuale crisi è assai più subdola di quella precedente e dai contorni assai più indefiniti e sfuggenti. Nel 2007 erano, sì, presenti bolle speculative, ma erano regionali (Cina, India) e settoriali (immobiliare). L’indice della borsa di Shangai ha corretto a meno della quota 3.000 attuale da oltre 6.000 dell’Ottobre 2007. L’indice dei fondi immobiliari europei ha perso circa il 50% dai massimi del 2007.

Tuttavia, sia negli USA, sia in Europa i multipli P/E dei titoli industriali, misurati sui dati valori storici 2007, non apparivano esasperati rispetto ai valori storici medi. Sulla base di questa constatazione gli esperti rassicuravano.

Io stesso fino ad Agosto - Settembre 2007 mi dichiaravo possibilista sulla continuazione del trend rialzista dei mercati azionari anche se, in virtù del grado di maturità del bull market, avevo sollecitato i miei clienti a riposizionarsi sui più conservativi fondi di fondi hedge.

Questa condizione non esasperata dei multipli borsistici 2007 ha fatto si che gli investitori tipicamente definiti come “value” e “contrarian” siano caduti in una trappola mortale. Infatti, non intravedendo la possibilità di recessione, ogni flessione dei mercati era interpretata come una opportunità di acquisto. Questi investitori non hanno fatto altro che mediare le perdite al ribasso, accumulandole in maniera spaventosa ed infantile. La litania che recitavano con ossessiva monotonia, per confortare i clienti dalle “ferite”, era che i prezzi avevano già scontato lo scenario economico peggiore. Nessun sistema peggiore per rompere il legame di fiducia con i clienti gestiti: “se questi sono gli esperti dei mercati, Dio ce ne scampi”, hanno pensato i più.

Questo è avvenuto perché, agli inizi del corrente anno, nessuno ha veramente previsto che la congiuntura 2008 sarebbe mutata in maniera drammaticamente negativa, come i dati congiunturali oggi cominciano a confermare.

La lezione che se ne trae è quella che predico da anni: ne’ gli analisti finanziari, ne’ gli economisti riescono a prevedere i punti di svolta dei cicli economici, ne’ la profondità della caduta del livello di attività economica.

Il Governatore Draghi (uomo che normalmente misura le parole) che afferma che il peggio è passato e che si smentisce poche settimane dopo, affermando che c’è stato un improvviso peggioramento del clima economico, è la rappresentazione più esemplare di questa impotenza degli economisti, anche dagli osservatori più privilegiati.

La lezione che ho imparato negli anni è che non si investe contro i trend primari, gli unici che mi è possibile identificare con una certa precisione e senza troppi falsi segnali. Per ottenere questo obiettivo ho sviluppato una modellistica che ha il solo scopo di identificare i trend primari dei mercati azionari senza troppi falsi segnali che fiaccano la fiducia nel modello stesso.

Con una successione di articoli e di e-mail

http://www.trend-online.com/?stran=izbira&p=prp&id=168583

http://www.trend-online.com/?stran=izbira&p=prp&id=169870

http://www.trend-online.com/?stran=izbira&p=prp&id=174971

ho sollecitato i miei lettori a calare le scialuppe di salvataggio e ad abbandonare la nave. Il segnale più importante è venuto il 4 gennaio 2008, di uscita dallo Stoxx 600 a quota 372 (oggi è a quota 270), anche se qualche settimane prima era subentrato un segnale ribassista sul Giappone. In seguito anche dagli USA è venuto un segnale ribassista. Ad ogni modo, se 2 dei 3 principali mercati azionari del mondo sono al ribasso, data la correlazione tra i principali mercati azionari, la conclusione va evidentemente estesa anche al terzo mercato, anche senza aspettare il segnale preciso.

Non ho mai avuto tentazioni di rientrare sul mercato perché sapevo di non sapere, sapevo che i fondamentali 2007 non erano indicativi dei fondamentali 2008. Sapevo anche che la combinazione di alti tassi di interesse in Europa, euro forte, petrolio in crescita avrebbe creato una miscela micidiale sul potere di acquisto delle famiglie e sulla competitività industriale e che – come scrissi – le conseguenze avrebbero richiesto svariati trimestri per manifestarsi compiutamente: quei trimestri nei quali gli economisti e gli analisti finanziari sono solitamente ciechi. Essendo anche io non meno cieco, mi affido al mio modello trend-following, che ha il vantaggio di non essere presuntuoso e di non avere un “ego” professionale da accondiscendere.

Di fronte a questa disfatta degli “esperti” dei mercati, si affaccia la divertente tesi del “gestore come tassista”. Questa tesi sostiene che, se prendete un taxi e c’è un ingorgo, il tassista non ne ha colpa. Egli svolge il suo servizio al meglio. Analogamente, il gestore non ha colpa degli ingorghi finanziari, l’importante è che non faccia troppo peggio del benchmark. Insomma, una concezione minimalista degli obblighi professionali del gestore.

A me è capitato più volte di trovarmi in taxi in mezzo ad ingorghi. Spesso ho pagato la corsa fino a quel punto ed ho continuato a piedi. Mutatis mutandis, vuol dire che a questi fondi gestiti da dei “tassisti” preferisco gli Etf per cavalcare in maniera non speculativa i trend primari: si risparmia sui costi e si evitano gli “oh, oh” alla Vilcoyote, quando il simpatico personaggio dei cartoon si accorge (sempre in ritardo) di essere finito nel vuoto …

Infine, una riflessione finale sulla figura professionale tipica del gestore “**** di pietra”: che senso ha per un gestore trascorrere 8 ore al giorno dietro ad un terminale Bloomberg, se non è in grado di capire che si trova in un mercato orso primario? Le decisioni che contano davvero al fine del rendimento finale di un portafoglio non si devono prendere tutti i giorni, ma ogni “enne” mesi. Non ha proprio senso pagare un gestore per fare questo tipo di lavoro. Anche su questo aspetto l’industria del risparmio gestito dovrà fare una doverosa riflessione.

Paolo Sassetti

sono un ( non recente ) ammiratore di P. Sassetti, da anni cavaliere quasi solitario contro certe storture del mondo finanziario...
ma ribadendo ancora una volta la mia stima, mi permetto di dissentire su quasi tutto il contenuto del suo post, che, secondo il mio (discutibilissimo ) parere personale, contiene una lunga fila di sorprendenti errori o inesattezze...
premesso di essere per definizione un incompetente ( nella vita mi occupo di quanto più lontano ci sia dalla finanza e dall'economia), e rimandando ad altro momento una più analitica disamina delle affermazioni di Sassetti, mi prendo la libertà di replicare ad alcune delle più opinabili affermazioni incluse nel suo post:

- il primo postulato essenziale dell'investitore fondamentale di stile value è la incrollabile convinzione che ogni previsione è inutile, perchè è impossibile prevedere il futuro...a differenza degli analisti tecnici, che al contrario ritengono che esista una "memoria" nei còrsi, almeno quando l'esponente di Hurst è lontano da 0,5...e per brevità sorvoliamo sull'analisi quantitativa che segua una modellistica basata sulla distribuzione gaussiana...
quindi, quando parli di "arrogante vacuità" di chi vuole fare previsioni basandosi sull'analisi fondamentale, tu sfondi una porta ampiamente aperta...

- i P/E dei titoli industriali ( perchè solo i titoli industriali?) non erano elevati? anche a sorvolare sulla rozzezza del parametro (P/E semplice ) prescelto, quali tipologia di "esperti" tu dici che "rassicuravano" ? prendiamo un classico, autentico investitore value, J. Greenblatt ( prendo lui come esempio, e non Buffett, solo perchè ha scritto di sua mano il suo credo): Greenblatt guarda il chi ( buona redditività dell'azienda, ROI corretto), il quando ( lui usa, ma questo è discutibile, un "suo" parametro corretto, non il P/E, ma il suo reciproco E/P sostituendo l'E con l'EBIT rettificato (meno il maintenance capex)), il come ( o l'investimento diretto, o l'investimento indiretto NON COSTOSO (leggi: ETF )), il dove ( solo mercati liquidi regolamentati) e il perchè ( e ti dà una articolata, e dimostrata, spiegazione, sulla razionalità delle sue scelte): ma non si sognerebbe MAI di acquistare basandosi SOLO su una generica convenienza generale del momento borsistico !...
Il vero investitore value, individuato il titolo al di sotto del (discutibile !) "valore intrinseco", NON compra subito...aspetta, come il cacciatore in agguato, che Mr Market te lo offra con un ragionevole "margine di sicurezza" ( per usare la terminologia di Graham), e compra soprattutto "when people are feared" ( MAI "when people are greedy", per usare la terminologia di Buffett)...


- value e contrarian non sono sinonimi o equivalenti: è vero che molti value sono spessissimo anche dei contrarian, ma i due concetti sono differenti...non confondiamo...

- sul concetto di mediazione al ribasso, mi pare che si sia discusso ampiamente sul FOL (usare la funzione ricerca avanzata...)...un esempio di famoso value che ha voluto "mediare" è questo:
http://www.finanzaonline.com/forum/showpost.php?p=16586460&postcount=129
e il nome del "mediatore folle", che si era anche indebitato (:eek:) pur di mediare, è qui:
http://www.finanzaonline.com/forum/showpost.php?p=16586552&postcount=130

- "nessuno " ha previsto che la "congiuntura 2008 sarebbe mutata in maniera drammaticamente negativa" ? questo è un altro errore, sempre premettendo che per i veri value le previsioni sono inutili...ti potrei fare una lista lunga così ( escludendo i catastrofisti e apocalittici perenni...) di Cassandre o vox clamantis in deserto ...per lo più inascoltate:D...alcuni nomi in questo 3d:
http://www.finanzaonline.com/forum/showthread.php?t=849347


- sui gestori "tassisti", sei stato fin troppo tenero...troppo spesso quei "taxi" sono guidata da ****** patentati o borsaioli riciclati...o anche, più benevolmente, da esseri umani che non possono opporsi alla "ananche" finanziaria: allora, meglio scegliere il mercato, che è un buon "gestore", ma soprattutto, "costa poco"...(leggi ancora: ETF )...



- gli investitori value seguono 3 "dogmi", la straordinaria potenza di queste "forze":
1) mean reversion ( che cos'è il mean reverting se non una specie di megatrend decontestualizzato?)
2) interesse composto
3) bassi costi
sanno che non ci sono free lunches, e i più avvertiti sanno anche che la posizione fondamentalista "talebana" è inevitabilmente aleatoria e imperfetta, perchè il mercato non è solo intersezione di razionalità (che io chiamo "apollinea": i parametri matematizzabili dell'analisi fondamentale), ma anche, e direi soprattutto, di emozionalità ( che io chiamo "dionisiaca" ) e casualità ( che io chiamo "Tyche" , nella accezione razionalistica sia del random walk che del caos deterministico).


tu dichiari di essere un trend follower...io non entro nel merito della valutazione qualitativa della tua scelta, se cioè sia o no un buon metodo ( ci sono milioni di pagine, su questo argomento) : io solo sottolineo che tu tutto puoi essere, eccetto che un investitore value o un contrarian...nessun value, e a maggior ragione un contrarian, sarà mai un trend follower...

tu hai calato "le scialuppe di salvataggio " a gennaio? allora sei un trend follower che aspetta...aspetta e valuta...aspetta e studia...aspetta e osserva...

troppo?


"...aspetta e spera chè già l'ora si avvicina..." cantavano le truppe che riportavano l'impero sui colli fatali, nell'immancabile trend storico voluto dal destino..:rolleyes::rolleyes:...
la disfatta dei trend follewers...




:yes:
 
Ultima modifica:
Ciao Paolo, articoli interessanti, me li sono letti tutti e 3, come darti torto, per quanto riguarda il gestore che sta 8ore davanti ai terminali bloomberg il motivo penso di saperlo: PERCHÉ FA FIGO.

Non credo: semplicemente è un rito. Sottrarsi ad esso è eversivo. Ma nessuna delle decisioni che contano veramente per le performance di un portafoglio si prende tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti.

Quelle che contano veramente si prendono una volta ogni enne mesi.

Nessun portafoglio di medio termine richiede di essere monitorato più di una volta alla settimana.

Eppure il rito è duro a morire ....

Paolo
 
Non credo: semplicemente è un rito. Sottrarsi ad esso è eversivo. Ma nessuna delle decisioni che contano veramente per le performance di un portafoglio si prende tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti.

Quelle che contano veramente si prendono una volta ogni enne mesi.

Nessun portafoglio di medio termine richiede di essere monitorato più di una volta alla settimana.

Eppure il rito è duro a morire ....

Paolo

:):)
 
Non credo: semplicemente è un rito. Sottrarsi ad esso è eversivo. Ma nessuna delle decisioni che contano veramente per le performance di un portafoglio si prende tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti.

Quelle che contano veramente si prendono una volta ogni enne mesi.

Nessun portafoglio di medio termine richiede di essere monitorato più di una volta alla settimana.

Eppure il rito è duro a morire ....

Paolo
Considerando il trend attuale dei mercati rivolto verso il basso quali variabili potrebbero fare invertire il trend e tecnicamente quali sono le attuali resistenze da superare per lo Stoxx 600,lo SP500 e il Nikkei per dire che si sia interrotto il trend al ribasso?
 
Non credo: semplicemente è un rito. Sottrarsi ad esso è eversivo. Ma nessuna delle decisioni che contano veramente per le performance di un portafoglio si prende tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti.

Quelle che contano veramente si prendono una volta ogni enne mesi.

Nessun portafoglio di medio termine richiede di essere monitorato più di una volta alla settimana.

Eppure il rito è duro a morire ....

Paolo

Ci sono continuamente più volte al giorno notizie da valutare, trimestrali, revisioni delle stime da parte delle societò quotate, crolli e impennate, e quindi penso che i gestori abbiano decisioni da prendere tutti i giorni, sull' incrementare o ridurre posizioni sulle azioni che posseggono.
 
All' inizio del 2008 (2 gennaio) lo strategist (stratega d' investimenti) Byron Wien aveva previsto un ribasso, una correzione dell' S&P500 nel primo semestre dell' anno con un recupero nella seconda metà e chiusura del 2008 a -10% rispetto a fine 2007 e aveva anche considerato probabile una recessione negli USA. A inizio anno Wien aveva anche predetto che Obama sarebbe diventato Presidente degli USA e un rally delle materie prime agricole e un forte ribasso delle azioni Cinesi.

Jan. 2, 2008
Wien said the U.S. economy will fall into a recession and stocks will tumble 10 percent this year.

The Standard & Poor's 500 Index will rally in 2008's second half after a decline that meets the common definition of a market ``correction,''


gold will surge to $1,000
Wien expects prices for agricultural commodities to climb,

Chinese stocks may decline ``sharply'' as the world's fastest growing major economy slows and investors pay lower prices relative to companies' earnings, Wien wrote. China's CSI 300 Index, which tracks yuan-denominated A shares listed on the country's two exchanges, rose 0.9 percent to 5,385.10 today. The index surged 162 percent last year.

Obama will win the presidential election because of his popularity among young Americans, according to Wien.


http://www.bloomberg.com/apps/news?pid=20601087&sid=a14qy18IhNqA&refer=home
 
Il fund manager Anthony Bolton aveva previsto che il 2008 sarebbe stato un anno duro, difficile per chi investe in azioni e che la situazione avrebbe potuto migliorare da un certo punto del 2008 quando il consensus fosse diventato ribassista.

2 January 2008, 8:07am
Anthony Bolton, Fidelity fund manager writing in the Daily Mail

For those who invest in stock markets, 2008 is shaping up to be a tough year. Financials will remain a difficult call. I would expect that some banks will be forced to raise more equity or cut their dividend.

Some have already accepted large capital injections from sovereign wealth funds to shore up their balance sheets. I don't think rate cuts will be enough to change this picture. Such turmoil, however, does tend to throw up many opportunities for the brave investor who is willing to run against the pack.

I do expect to become more optimistic about market prospects at some point in 2008 as the consensus becomes more bearish. Things won't be this bad forever and I do expect the turning point to come some time this year. It's just too early to say when.

http://www.thisismoney.co.uk/investing-and-markets/article.html?in_article_id=428734&in_page_id=3
 
Non credo: semplicemente è un rito. Sottrarsi ad esso è eversivo. Ma nessuna delle decisioni che contano veramente per le performance di un portafoglio si prende tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti.

Quelle che contano veramente si prendono una volta ogni enne mesi.

Nessun portafoglio di medio termine richiede di essere monitorato più di una volta alla settimana.

Eppure il rito è duro a morire ....

Paolo


hai ragione, ma sai meglio di me che senza rotazione di pf non ci sono guadagni (per sgr e controllanti), senza crescita degli earnings non ci sono premi e increase di tp etc. etc. è il sistema che è marcio e chi ci crede è fesso, specialmente se ci lavora dentro
 
Ci sono continuamente più volte al giorno notizie da valutare, trimestrali, revisioni delle stime da parte delle societò quotate, crolli e impennate, e quindi penso che i gestori abbiano decisioni da prendere tutti i giorni, sull' incrementare o ridurre posizioni sulle azioni che posseggono.

ma la decisione più importante è se stare investiti sul mercato o no

e questa non dipende dalle cose che citi

è inutile avere un posizione su un buon titolo se il mercato nel suo complesso "tracima"

i gestori guardano i dettagli e perdono di vista lo scenario complessivo

tant'è che perdono un sacco di soldi...

Paolo
 
ma la decisione più importante è se stare investiti sul mercato o no

e questa non dipende dalle cose che citi

è inutile avere un posizione su un buon titolo se il mercato nel suo complesso "tracima"

i gestori guardano i dettagli e perdono di vista lo scenario complessivo

tant'è che perdono un sacco di soldi...

Paolo

Dubito che tu ti interessi a singole azioni.
Ci sono ottime azioni che dopo un periodo di rialzi perdono il 25% in 2 giorni e a quel punto sarebbero da accumulare, oppure un certo giorno raggungono un livello di prezzo che le valuta piuttosto pienamente e sarebero da ridurre per ricomprarle più in basso. Altre azioni scedono improvvisamente per validi motivi un certo giorno ma sarebbero ancora da ridurre al più presto.
Penso che un gestore debba seguire i mercati tuti i giorni, ci mancherebbe altro se guardasse le quotazioni solo 1 o 2 volte la settimana. Suppongo anche che i gestori ricevano nuove analisi tutti i giorni, dato che varie società di analisi fondamentale emettono o reiterano giudizi in tutti i giorni lavorativi. Il gestore dovrebbe studiarsele tutti i giorni e controllare i prezzi di mercato.
Ci sono quasi sempre azioni che possono salire.

E poi a che gestori ti riferisci? I fondi azionari minimo devono investire il 65-70% in azioni.

E perchè non hai iniziato questo thread apparentemente autopubblicitario il 19/5/08 per riferirti ai tuoi articoli di inizio anno? :D Allora i mercati azionari erano più in alto e scoccava l' ora del classico Sell in May and go away.
Adesso sui mercati azinari sembrano ci siano dei titoli sottovalutati.
E l' investitore value non è detto che ottenga un ritorno in un semestre o un anno. A volte certi mercati e settori sono grossolanamente sopravvalutati e continuano a salire come tra 1999 e inizio 2000, a volte all' opposto sono grossolanamente sottovalutati ma continuano a scendere.
 
Ultima modifica:
Premesso che un investimento non si valuta dopo 6 mesi o un anno, e chi per delle azioni vuole un ritorno entro 6-8 mesi è un trader o uno speculatore (senza connotazione negativa) e non un investitore, vari esperti di mercato non consigliavano più le azioni value in genere da inizio 2007, già il 2007 era un anno per growth e momentum stocks, anche se azioni selezionate nell' ambito di energia e materiali sono sia growth, momentum sia forse ancora value stocks.

Il discorso del msg. 1 può avere un qualche senso per i fondi flessibili ma anche i fondi flessibili hanno un orizzonte temporale di almeno un anno solare e saranno da valutare il 31/12

Ad es. in un altro thread si parlava dei fondi flessibili Azimut . Non so che orizzonte temporale abbia Azimut Trend che teoricamente sarebbe un flessibile, ma in pratica dagli anni 90 è un fondo value che a fine 1999 inizio 2000 era quasi un bilanciato moderato/prudente , e da inizio 2003 ai giorni nostri sembra un Azionario value che continua ad avere una elevata percentuale di azioni value perchè considera i mercati azionari convenienti in base ai fondamentali (se non ha cabiato negli ultimi giorni, ma non credo) .

.............................................
Formula 1 anno
Azimut Formula 1 High Risk
Il Fondo persegue la crescita del capitale investito, con un obiettivo di rendimento positivo nel corso dell'anno solare.
Il Fondo è adatto ad investitori che hanno un orizzonte di investimento breve e apprezzano la possibilità di valutare il rendimento su un anno solare.
Il Fondo investe in titoli azionari - con facoltà comunque di azzerarne l'entità investendo esclusivamente in obbligazioni e strumenti del mercato monetario


Questo fondo Az. dovrebbe essere da valutare a fine anno.


Chiaro che un investitore con un orizzonte temporale di 6-8 mesi a inizio anno non avrebbe dovuto investire in un azionario, piuttosto in BOT, ETF EONIA o simili.

Quindi che senso ha parlare di investitore e della performance a 7 mesi?

Anche se bisogna dire che molti gestori azionari hanno dormito, perchè era possibile individuare azioni a grande capitalizzazione in grado di fare meglio dei loro portafogli azionari da inizio 2008 a venerdì
 

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3d interessante ed istruttivo, ogni tanto capita.;) complimenti.

auspicherei che Cybercat replicasse all'intervento di Deutschmeister per rendere la cosa di maggior interesse per tutti.
 
auspicherei che Cybercat replicasse all'intervento di Deutschmeister per rendere la cosa di maggior interesse per tutti.

non penso ce ne sia bisogno, cyber è stato esauriente nel suo post numero1 e si in effetti si è sbilanciato già troppo visto che normalmente pochi lo fanno
 
Considerando il trend attuale dei mercati rivolto verso il basso quali variabili potrebbero fare invertire il trend e tecnicamente quali sono le attuali resistenze da superare per lo Stoxx 600,lo SP500 e il Nikkei per dire che si sia interrotto il trend al ribasso?

Questo - per obiettivi - è un modo assolutamente rispettabile di ragionare, ma non è il mio.

Non ho la pretesa di uscire ai massimi ed entrare ai minimi, il mio metodo - poichè segue i trend - mi informa con un certo ritardo della inversione di un trend.

Paolo
 
Dubito che tu ti interessi a singole azioni.
Ci sono ottime azioni che dopo un periodo di rialzi perdono il 25% in 2 giorni e a quel punto sarebbero da accumulare, oppure un certo giorno raggungono un livello di prezzo che le valuta piuttosto pienamente e sarebero da ridurre per ricomprarle più in basso. Altre azioni scedono improvvisamente per validi motivi un certo giorno ma sarebbero ancora da ridurre al più presto.
Penso che un gestore debba seguire i mercati tuti i giorni, ci mancherebbe altro se guardasse le quotazioni solo 1 o 2 volte la settimana. Suppongo anche che i gestori ricevano nuove analisi tutti i giorni, dato che varie società di analisi fondamentale emettono o reiterano giudizi in tutti i giorni lavorativi. Il gestore dovrebbe studiarsele tutti i giorni e controllare i prezzi di mercato.
Ci sono quasi sempre azioni che possono salire.

E poi a che gestori ti riferisci? I fondi azionari minimo devono investire il 65-70% in azioni.

E perchè non hai iniziato questo thread apparentemente autopubblicitario il 19/5/08 per riferirti ai tuoi articoli di inizio anno? :D Allora i mercati azionari erano più in alto e scoccava l' ora del classico Sell in May and go away.
Adesso i mercati azinari sembrano sottovalutati.
E l' investitore value non è detto che ottenga un ritorno in un semestre. A volte certi mercati e settori sono grossolanamente sopravvalutati a volte sono grossolanamente sottovalutati.

Sull'autopubblicitario ti sbagli, tant'è che dall'inizio dell'anno non accetto più clienti, perchè non ho più tempo materiale per seguirli. Gli articoli pubblicati sono on line con data certa in cui li ho scritti.

In effetti, non seguo singole azioni da molti anni, da quando ho ritenuto che fosse più importante cogliere i megatrend dei mercati anzichè fare stock picking. Preferisco singoli fondi adeguatamente selezionati o ETF per cogliere questi megatrend. E' meno faticoso e casuale.

Ogni 4-6 anni noi viviamo una correzione primaria dei mercati azionari che falcidia i rendimenti. Ogni correzione ha una origine diversa, ma arriva immancabilmente. Se invece di prendere in pieno una correzione del 50% (che richiede di raddoppiare il capitale per recuperare le perdite) si riesce a ridurre tale perdita al 15-20%, quando i mercati riprendono si ha molta meno perdita da recuperare e le performance di lungo termine vengono esaltate.

Credo che fare gestione di portafoglio concentrandosi sulle azioni e non sullo scenario complessivo sia un errore metodologico grave.

Per questo si può anche sottoscrivere un fondo azionario ma, in tal caso, bisogna essere sempre pronti a riservarsi la decisione strategica se stare investiti o no. Non credo al dentro o fuori frenetico dai mercati.

Considera che i mercati fecero un minimo nel Marzo del 2003, il mio modello rientrò nei mercati nel Giugno del 2003 (con 3 mesi di ritardo circa, essendo trend follower) e ne è uscito a Gennaio 2008. Dal Giugno 2003 al Gennaio 2008 mi ha sempre detto di star dentro. Insomma, non è un modello frenetico o speculativo. Ma consente di contenere efficacemente le perdite.

Per quanto riguarda la tua difesa d'ufficio dei gestori, saranno anche molto impegnati a controllare trimestrali, comunicati stampa, ecc., peccato che i risultati di tutto questo lavoro non si vedono. Le analisi di Mediobanca sulle performance dell'industria dei fondi sono li a testimoniarlo.

Un paradosso in proposito è stato da me descritto in questo articolo:

http://www.trend-online.com/?stran=izbira&p=prp&id=174155

Prendiamo, ad esempio, il caso del premio per il miglior fondo azionario geografico per la zona Euro. Nel 2007 è stato assegnato al fondo Zenit Eurostoxx 50. Ebbene, questo è un fondo clone dell’indice. Il gestore, per sua esplicita ammissione, non fa assolutamente nulla se non replicare nel modo migliore possibile l’indice Eurostoxx 50 e per questo non far nulla si è trovato in cima alla classifica 2007 di rendimento. Come a dire, nelle motivazioni del premio:

“Signor gestore, lei non ha fatto assolutamente nulla di “attivo”, per questo non ha combinato pasticci, si è semplicemente seduto sulla riva del fiume ed ha visto passare i cadaveri dei suoi concorrenti a gestione attiva e/o gravati di più elevate commissioni: per questo noi la premiamo”.

Bisognerebbe interrogarsi su cosa abbiano combinato i suoi concorrenti italiani, se un fondo indicizzato è stato il migliore della sua categoria.


Paolo
 
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