Guadagni del Fondo vs guadagni dell' investitore...chi vince?

E' una guerra persa in partenza. Una volta la media delle persone aveva la 5 elementare (e prima nemmeno quella), poi la 3 media, ora siamo al diploma superiore ed alle lauree...ma i comportamenti finanziari sono rimasti quelli delle caverne.
 
E' una guerra persa in partenza. Una volta la media delle persone aveva la 5 elementare (e prima nemmeno quella), poi la 3 media, ora siamo al diploma superiore ed alle lauree...ma i comportamenti finanziari sono rimasti quelli delle caverne.

Personalmente ho a che fare con risparmiatori dell'età del dopoguerra (attuali novantenni), boomers (60-70 enni), generazione X (40-50), millenials (trentenni).

Ci sono differenze. Per carità in buona parte legate all'età anagrafica.

Comunque i boomers sono stati la generazione più divorata dal mondo della gestione del risparmio (che in Italia quasi nasce con loro). La generazione X nella mia esperienza raramente ha grandissimi portafogli e fortune e nelle cose è piuttosto cauta (con le dovute eccezioni) soprattutto ha mediamente titoli di studio più alti che li rende clienti più complessi. I millenial non hanno mediamente titoli di studio così alti (alcuni seguono più la via di Masterchef che dei master) però secondo me per la gestione del risparmio sono davvero complicati da gestire, alcuni hanno grandi sostanze ereditate e rimangono nel giro per via di "relazioni" ereditate.

La scarsa alfabetizzazione finanziaria è una costante, voluta mi permetto di credere, perché altrimenti non esisterebbe l'Industria del risparmio.
 
Personalmente ho a che fare con risparmiatori dell'età del dopoguerra (attuali novantenni), boomers (60-70 enni), generazione X (40-50), millenials (trentenni).

Ci sono differenze. Per carità in buona parte legate all'età anagrafica.

Comunque i boomers sono stati la generazione più divorata dal mondo della gestione del risparmio (che in Italia quasi nasce con loro). La generazione X nella mia esperienza raramente ha grandissimi portafogli e fortune e nelle cose è piuttosto cauta (con le dovute eccezioni) soprattutto ha mediamente titoli di studio più alti che li rende clienti più complessi. I millenial non hanno mediamente titoli di studio così alti (alcuni seguono più la via di Masterchef che dei master) però secondo me per la gestione del risparmio sono davvero complicati da gestire, alcuni hanno grandi sostanze ereditate e rimangono nel giro per via di "relazioni" ereditate.

La scarsa alfabetizzazione finanziaria è una costante, voluta mi permetto di credere, perché altrimenti non esisterebbe l'Industria del risparmio.

Ciao Bow;

Leggendo le classifiche sull'educazione finanziaria l'Italia è all'ultimo posto.

E fin qua lo sanno tutti.

Vedo però che Singapore e l'austria sono al primo; forse in questi paesi l'industria del gestito NON esiste o esiste in altri modi?
 
Ultima modifica:
E' una guerra persa in partenza. Una volta la media delle persone aveva la 5 elementare (e prima nemmeno quella), poi la 3 media, ora siamo al diploma superiore ed alle lauree...ma i comportamenti finanziari sono rimasti quelli delle caverne.

Questi argomenti andrebbero insegnati a scuola, mentre formi un ragazzo alla scuola dell'obbligo, invece niente, ai miei tempi preferivano insegnare persino religione, ma non a gestire il denaro.
Magari è normale in una società dove si spingono le persone a comprare a rate, chiedere costantemente prestiti / vivere una spanna sopra le proprie possibilità.
 
purtroppo ancora oggi parlare di educazione finaziaria è come parlare di cacca mentre si mangia...:rolleyes:
 
Ciao Bow;

Leggendo le classifiche sull'educazione finanziaria l'Italia è all'ultimo posto.

E fin qua lo sanno tutti.

Vedo però che Singapore e l'austria sono al primo; forse in questi paesi l'industria del gestito NON esiste o esiste in altri modi?

Non saprei, forse l'impianto scolastico, ho letto che in Austria c'è un liceo socio-economico, ma non ho idea della importanza storica per l'evidenza di questi dati.
Onestamente se devo essere "statistico" mi sembra che il campione di 1000 persone per queste ricerche sulla conoscenza finanziaria possa anche non essere rappresentativo.
Dipende da chi scelgono e come viene fatto il test, anche perchè se chiedono ad un caprone di rispondere a domande di finanza probabilmente gira i tacchi, ma forse hanno considerato queste storture, chissà...
Data la semplicità di accesso agli strumenti finanziari, rimane di sicuro una asimmetria informativa che nessuno del settore ha interesse a colmare.
Un conto è prendere un albero abbatterlo, tagliarci delle assi di legno, limarle, laccarle e farci un mobile....è impossibile per il 99,99% della popolazione fare in autonomia una cosa del genere, ma per fare click per comprare una roba qualsiasi a mercato ci vogliono 2 secondi e quasi tutti sono in grado di farlo.
Forse un domani quella piattaforma operativa che oggi diamo per scontata perchè è come una tshirt tra venti strati di vestiti tra i costi bancari di altre robe, una volta "denudata" avrà un costo palese e il sistema si riequiliberà, o sapremo che dovremo "vendere" i nostri dati ad altri come già adesso fanno alcune piattaforme.

Per tornare all'articolo, io credo che comunque sia sottovalutata la sinergia consulente-investitore, perchè è vero che Ronaldo se lo metti in campo forse fa goal anche da solo, ma senza allenatore la squadra non vince.
Alla fine il consulente vuole gestire nel tempo, il tempo è il miglior amico degli investimenti, quindi il bias è sinergico per entrambi.
 
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