Dove trovare il p/e dell'etf GLDV ( no forward p/e ) ?

Gabriele01

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Sapete dove trovare il p/e dell'etf GLDV?
Sul sito emittente ( spdr ) mostrano il fy1 che, andando a verificare, risulta essere il forward p/e.
Importante è sicuramente verificare entrambi i multipli..
Guardando emittente ishares, espone i p/e, mentre spdr-fidelity international, i forward p/e.
Ho provato a fare la seguente comparazione:
L'etf ISPA di ishares è molto correlato a GLDV ( fai confronto, su just etf ) nonostante il portafoglio sia diverso, e osservando i p/e sui rispettivi siti emittente, si nota come il p/e di ISPA, sia differente da p/e forward di GLDV, di solo circa lo 0,70.. Quindi si conferma la tesi per cui, se ci deve essere qualcosa a rischio bolla, ciò non è certo il/i panieri global dividend aristocrats- select dividend.
 
Trovato.... Se aspetto voi si fà notte.

Se guardate l'etf WDIV, sempre di spdr ma sul sito us investor, c'è il p/e e anche il forward p/e... Come mi aspettavo lo spread tra i due valori è minimo e comunque basso, pertanto significa che il mercato non si aspetta chissà quali utili su queste aziende... pertanto non è tecnicamente possibile che si verifichi una bolla, almeno non in questo periodo storico..

L'etf WDIV, è leggermente diverso ( s&p global dividend aristocrats contro s&p global dividend aristocrats quality income) , ma si parla di differenze impercettibili, e sicuramente non vanno a distorcere i multipli, e gli altri dati.
 
Trovato.... Se aspetto voi si fà notte.

Se guardate l'etf WDIV, sempre di spdr ma sul sito us investor, c'è il p/e e anche il forward p/e... Come mi aspettavo lo spread tra i due valori è minimo e comunque basso, pertanto significa che il mercato non si aspetta chissà quali utili su queste aziende... pertanto non è tecnicamente possibile che si verifichi una bolla, almeno non in questo periodo storico..

L'etf WDIV, è leggermente diverso ( s&p global dividend aristocrats contro s&p global dividend aristocrats quality income) , ma si parla di differenze impercettibili, e sicuramente non vanno a distorcere i multipli, e gli altri dati.

io andrei direttamente alla fonte, ossia all'indice

S&P Global Dividend Aristocrats | S&P Dow Jones Indices
da cui risultano due valori diversi (factsheets)
 

Allegati

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Trovato.... Se aspetto voi si fà notte.

Se guardate l'etf WDIV, sempre di spdr ma sul sito us investor, c'è il p/e e anche il forward p/e... Come mi aspettavo lo spread tra i due valori è minimo e comunque basso, pertanto significa che il mercato non si aspetta chissà quali utili su queste aziende... pertanto non è tecnicamente possibile che si verifichi una bolla, almeno non in questo periodo storico..

L'etf WDIV, è leggermente diverso ( s&p global dividend aristocrats contro s&p global dividend aristocrats quality income) , ma si parla di differenze impercettibili, e sicuramente non vanno a distorcere i multipli, e gli altri dati.

I p/e che trovi pubblicati saranno le medie dei vari p/e scaricati da qualche database che, per quanto affidabile, contiene nella migliore delle ipotesi i p/e deducibili dai bilanci pubblici delle varie aziende. Non so a cosa ti serva, ma è comunque una misura che non è molto utile ai fini pratici - IMHO ovviamente.
 
io andrei direttamente alla fonte, ossia all'indice

S&P Global Dividend Aristocrats | S&P Dow Jones Indices
da cui risultano due valori diversi (factsheets)

Grazie, avevo trovato l'indice, ma non trovavo i dati, in quanto non aprivo il pdf.. Ad ogni modo sono i dati al 31/08/2021, quelli più aggiornati li troviamo nel sito emittente. Sul sito emittente sono aggiornati al 09/09/2021 ( p/e 13.08 ) .
Quindi quei due punti in più sul p/e ( 15.24 ) al 31/08 /2021 sono presenti perchè i prezzi erano più alti il 31/08 rispetto al 09/09 ?
 
I p/e che trovi pubblicati saranno le medie dei vari p/e scaricati da qualche database che, per quanto affidabile, contiene nella migliore delle ipotesi i p/e deducibili dai bilanci pubblici delle varie aziende. Non so a cosa ti serva, ma è comunque una misura che non è molto utile ai fini pratici - IMHO ovviamente.

Va bene, spiega il perchè però, altrimenti non ha senso.
Io spiego perchè secondo me è utile:
Un p/e di aziende che producono utili stabili e in crescita storicamente, è già un p/e su cui si può fare affidaemnto, in quanto ci si può aspettare un utile stabile nel tempo, pertanto comprando a quel prezzo, ripago l'investimento fatto in 13 anni... ipotizzando appunto utile costante quanto meno ( senza considerare la crescita ).
Siamo d'accordo su ciò? Penso di si.
Se osserviamo il forward p/e e notiamo che rispetto al p/e il valore è inferiore ma di poco, significa che , in linea con le caratteristiche del paniere, gli analisti- investitori ( per quanto possano sbagliarsi ) si aspettano una crescita degli utili non eccezionale. Quindi ne deriva che se non c'è grande aspettativa di utili futuri, nessuno fà la corsa per comprare tali azioni = non vanno in bolla.
L'unico problema è che in futuro gli utili si possono contrarre considerevolmente... ma come abbiamo detto questo ce lo si aspetta ovunque tranne che su un dividend aristocrats, che raggruppa proprio azioni con focus stabilità e crescita degli utili, oltre alla qualità dei fondamentali nel caso di GLDV.
Se prendiamo altri panieri, tipo il growth, questi ragionamenti lasciano il tempo che trovano, perchè le aziende di cui si parla sono per definizione ad alta variabilità degli utili, per tanto sono maggiormente predisposte a finire in bolla..
Oltre a ciò esiste una statistica sui cape che avevo postato che si trova su un sito di uno you tuber, ma è stata presa da jp morgan se non ricordo male, dove si osserva che storicamente a qualsiasi prezzo, ad un cape maggiore in carico consegue nei successivi 15 anni, un rendimento minore.
Quindi non credo proprio che osservare i p/e non serva a nulla, specialmente se si osservano altri multipli, come il p/bv, che appunto su GLDV o comunque su questo fronte è piuttosto conveniente, in quanto basso.
Detto ciò, tu cosa credi che sia utile osservare in tema di scelta delle azioni- etf da comprare?
E' sufficiente sapere che se oggi le aziende che fanno molti utili sono "giustamente" stracomprate, potrebbero essere in bolla e quindi da investitore e non speculatore, vai ad accumulare azioni al " polo "opposto?
Lo trovo corretto, ma questo è solo un ragionamento logico di fondo, poi si deve validare osservando appunto i dati.
 
Va bene, spiega il perchè però, altrimenti non ha senso.
Io spiego perchè secondo me è utile:
Un p/e di aziende che producono utili stabili e in crescita storicamente, è già un p/e su cui si può fare affidaemnto, in quanto ci si può aspettare un utile stabile nel tempo, pertanto comprando a quel prezzo, ripago l'investimento fatto in 13 anni... ipotizzando appunto utile costante quanto meno ( senza considerare la crescita ).
Siamo d'accordo su ciò? Penso di si.
Se osserviamo il forward p/e e notiamo che rispetto al p/e il valore è inferiore ma di poco, significa che , in linea con le caratteristiche del paniere, gli analisti- investitori ( per quanto possano sbagliarsi ) si aspettano una crescita degli utili non eccezionale. Quindi ne deriva che se non c'è grande aspettativa di utili futuri, nessuno fà la corsa per comprare tali azioni = non vanno in bolla.
L'unico problema è che in futuro gli utili si possono contrarre considerevolmente... ma come abbiamo detto questo ce lo si aspetta ovunque tranne che su un dividend aristocrats, che raggruppa proprio azioni con focus stabilità e crescita degli utili, oltre alla qualità dei fondamentali nel caso di GLDV.
Se prendiamo altri panieri, tipo il growth, questi ragionamenti lasciano il tempo che trovano, perchè le aziende di cui si parla sono per definizione ad alta variabilità degli utili, per tanto sono maggiormente predisposte a finire in bolla..
Oltre a ciò esiste una statistica sui cape che avevo postato che si trova su un sito di uno you tuber, ma è stata presa da jp morgan se non ricordo male, dove si osserva che storicamente a qualsiasi prezzo, ad un cape maggiore in carico consegue nei successivi 15 anni, un rendimento minore.
Quindi non credo proprio che osservare i p/e non serva a nulla, specialmente se si osservano altri multipli, come il p/bv, che appunto su GLDV o comunque su questo fronte è piuttosto conveniente, in quanto basso.
Detto ciò, tu cosa credi che sia utile osservare in tema di scelta delle azioni- etf da comprare?
E' sufficiente sapere che se oggi le aziende che fanno molti utili sono "giustamente" stracomprate, potrebbero essere in bolla e quindi da investitore e non speculatore, vai ad accumulare azioni al " polo "opposto?
Lo trovo corretto, ma questo è solo un ragionamento logico di fondo, poi si deve validare osservando appunto i dati.

Non critico il p/e in sé, ma il modo in cui viene calcolato.

O meglio, quando le aziende pubblicano i loro bilanci, anche rispettando in pieno la legge (non mi riferisco cioè a eventuali "falsi in bilancio"), i p/e possono essere "manipolati" abbastanza facilmente.

L' "e" al denominatore sono gli earnings, i "net income", che sono molto sensibili a eventuali plusvalenze non derivanti dalla gestione operativa, ma da eventi "una tantum" che alzano o abbassano sensibilmente l'utile netto. Ma, a parte questo, i net income sono il valore finale di un processo complesso che porta alla redazione del bilancio di esercizio e che vede l'applicazione o di regole diverse in quanto stabilite dalla legge (a seconda degli standard usati dalle aziende: US GAAP o IFRS?) oppure perché il metodo di valutazione è a discrezione dei managers (alcuni hanno interesse ad essere più aggressivi, altri ad essere conservativi): questo avviene per la valutazione del costo del venduto (e quindi del magazzino - "Inventory"), dell'ammortamento delle immobilizzazioni materiali e immateriali e di molte altre voci di bilancio.

Quindi, per avere dei valori "veritieri" ogni singolo bilancio dovrebbe essere analizzato e rivisto interamente, in modo che si giunga al net income seguendo esattamente le stesse metodologie di valutazione.

Ecco perché secondo me i p/e pubblicati nei database (non rielaborati) non sono molto utili, a meno di non fare tutto il lavoro di cui sopra (una massa di lavoro immensa, che nessuno è disposto a fare gratuitamente). Ed ecco perché secondo me chi investe sulla base dell'analisi fondamentale senza avere la capacità, il tempo e la volontà di fare tutto quel lavoro, in realtà investe su una base che non ha alcuna capacità previsionale.
 
Quindi fare uso di stock screener che postano questi valori fondamentali per scremare titoli sarebbe inutile? Per dire con finviz ma anche altri...

Che i valori siano manipolabili con alchimie contabili possiamo convenire ma dopo tutto non dovremmo fidarci più di nulla o sbaglio?

Oltre al p/e per un'analisi di tipo value terrei presente anche il p/b ratio che può rivelarsi altrettanto efficace :o
 
Quindi fare uso di stock screener che postano questi valori fondamentali per scremare titoli sarebbe inutile? Per dire con finviz ma anche altri...

Che i valori siano manipolabili con alchimie contabili possiamo convenire ma dopo tutto non dovremmo fidarci più di nulla o sbaglio?

Oltre al p/e per un'analisi di tipo value terrei presente anche il p/b ratio che può rivelarsi altrettanto efficace :o

Il mio parere è che sono inutili se non vengono rielaborati da un'analista. Ed è un lavoro che alcuni fanno, soprattutto negli USA, ma lo fanno come lavoro full time specializzato in una società di consulenza finanziaria. E - immagino - si fanno pagare cari.

E sì, lo stock screener che si fa con tanta facilità sui valori fondamentali delle aziende per scegliere quelle con determinate caratteristiche, utilizzando database pubblici (anche se a pagamento) per me sono abbastanza inutili. Sennò sarebbe fin troppo facile.

E' anche il lavoro che fanno i gestori di fondi a gestione attiva (e i loro team, se ce l'hanno) o gli hedge funds che si basano su strategie che richiedono l'analisi fondamentale. Ed è difficile anche per loro che lo fanno di professione e sono molto specializzati (è anche vero che in più hanno il fardello delle alte commissioni di gestione).

Non è che li manipolano (alcune società magari lo fanno anche), ma in molte decisioni contabili esiste un margine di discrezionalità. Per fare un esempio, alcune aziende utilizzano il FIFO per la valutazione del magazzino, altre il LIFO (se lo standard utilizzato è l'US GAAP), altre il costo medio: l'utile netto varia a seconda del criterio utilizzato, perché cambia il costo del venduto. Ma non è che manipolano i dati, sono proprio criteri diversi. Per fare un confronto sensato, l'analista deve scegliere un criterio (supponiamo il FIFO) e riclassificare con quel criterio tutte le aziende che ne hanno usato uno diverso.

Questo vale per ognuna delle voci di bilancio in cui possono essere utilizzati più di un criterio. Un lavoro enorme, che ogni anno va aggiornato.

Il p/e è sicuramente l'indice più noto e utilizzato ma anche il più ballerino. Infatti giustamente molti utilizzano delle alternative un po' più stabili (almeno in teoria) come il p/b che hai citato, il price to cash flow o il price to sales.
 
Non critico il p/e in sé, ma il modo in cui viene calcolato.

O meglio, quando le aziende pubblicano i loro bilanci, anche rispettando in pieno la legge (non mi riferisco cioè a eventuali "falsi in bilancio"), i p/e possono essere "manipolati" abbastanza facilmente.

L' "e" al denominatore sono gli earnings, i "net income", che sono molto sensibili a eventuali plusvalenze non derivanti dalla gestione operativa, ma da eventi "una tantum" che alzano o abbassano sensibilmente l'utile netto. Ma, a parte questo, i net income sono il valore finale di un processo complesso che porta alla redazione del bilancio di esercizio e che vede l'applicazione o di regole diverse in quanto stabilite dalla legge (a seconda degli standard usati dalle aziende: US GAAP o IFRS?) oppure perché il metodo di valutazione è a discrezione dei managers (alcuni hanno interesse ad essere più aggressivi, altri ad essere conservativi): questo avviene per la valutazione del costo del venduto (e quindi del magazzino - "Inventory"), dell'ammortamento delle immobilizzazioni materiali e immateriali e di molte altre voci di bilancio.

Quindi, per avere dei valori "veritieri" ogni singolo bilancio dovrebbe essere analizzato e rivisto interamente, in modo che si giunga al net income seguendo esattamente le stesse metodologie di valutazione.

Ecco perché secondo me i p/e pubblicati nei database (non rielaborati) non sono molto utili, a meno di non fare tutto il lavoro di cui sopra (una massa di lavoro immensa, che nessuno è disposto a fare gratuitamente). Ed ecco perché secondo me chi investe sulla base dell'analisi fondamentale senza avere la capacità, il tempo e la volontà di fare tutto quel lavoro, in realtà investe su una base che non ha alcuna capacità previsionale.

Si ma tutto ciò quali differenze potrà mai produrre? Un p/e di 13 può diventare p/e di 14 o di 12 ?
Inoltre..... la maggior parte dei gestori di fondi che hanno la possibilità e volontà di fare tutto quel lavoro ( parlo di fondi attivi che possono investire a livello globale quindi soppesare o sovrappesare macroaree) non sono in grado di battere il benchmark aggiungendo pure la possibilità di fare stock picking e market timing- coperture. Di che stiamo parlando?
Comunque, laddove c'è diversificazione, ci si aspetta diversificazione anche nelle metodologie di valutazione dei managers.....
Quindi se per dire un gruppo di aziende utilizza US GAAP, ed altre IFRS, si ha una media anche lì..

Ma poi, al di là di ciò non credo proprio che la cosa impatti a tal punto da prendere decisioni errate, è fantascienza.

In più credi che emittenti come ishares, vanguard, spdr non ci abbiano mai pensato? Credi che non si possano permettere di pagare un paio di neolaureati in materia per correggere il p/e che altrimenti sarebbe fuorviante per gli investitori? Investitori che potrebbero scegliere altro emittente. O meglio, come mai nessun emittente tra quelli citati, per strappare masse gestite alla concorrenza, non ha mai pensato di far rielaborare i p/e dei propri etf? O ancora perche non lo fanno gli index provider per gli emittenti? Perchè non hanno visto questa grandissima opportunità?
Forse perchè non serve a nulla....
Talvolta è sufficiente usare il buon senso per arrivare a capire che certe tematiche tipo questa che il p/e è fuorviante perchè non rielaborato, sono messe in giro da chi ha interesse a far credere che se vuoi investire correttamente, devi appoggiarti per forza al "servizio " di rielaborazione p/e e pagare.
Non dico che "Dedalo Invest" abbia interessi in questo senso, ma qualche dubbio in più è lecito in quanto società di consulenza... qualche dubbio in più rispetto ad un semplice investitore che non ha alcun interesse se non fare bene ciò che deve fare.
O magari siete anche voi vittime di questa cosa, messa in giro da sgr, che poi non battono i benchmark nella maggior parte dei casi.
 
Si ma tutto ciò quali differenze potrà mai produrre? Un p/e di 13 può diventare p/e di 14 o di 12 ?
Certo, un utile può tranquillamente diventare una perdita e viceversa.
Inoltre..... la maggior parte dei gestori di fondi che hanno la possibilità e volontà di fare tutto quel lavoro ( parlo di fondi attivi che possono investire a livello globale quindi soppesare o sovrappesare macroaree) non sono in grado di battere il benchmark aggiungendo pure la possibilità di fare stock picking e market timing- coperture. Di che stiamo parlando?
Stiamo parlando (per lo meno è quello di cui sto parlando io) del fatto che il p/e preso da qualche database non ha capacità predittiva. Secondo me ovviamente.
Infatti come dici, anche la maggior parte dei gestori dei fondi attivi non ci riescono (anche per via delle alte commissioni di gestione). Con commissioni parificate a quelle di un ETF ci riuscirebbero in molti di più (ma parificare le commissioni è quasi impossibile visti i costi e comunque in Italia siamo proprio lontani anche da un semplice ridimensionamento dei costi della gestione attiva).
Comunque, laddove c'è diversificazione, ci si aspetta diversificazione anche nelle metodologie di valutazione dei managers.....
Quindi se per dire un gruppo di aziende utilizza US GAAP, ed altre IFRS, si ha una media anche lì..
Uno standard ha delle regole, uno ha altre regole. Così com'è ora semmai è una media. Ma è una media distorta (verso il basso o verso l'alto, chissà), perché i criteri di valutazione utilizzati non sono gli stessi.
Poi non è solo un problema di standard: anche all'interno di uno stesso standard si lascia un certo margine di scelta dei criteri di valutazione da utilizzare.
Ma poi, al di là di ciò non credo proprio che la cosa impatti a tal punto da prendere decisioni errate, è fantascienza.
Certo, come no. E' risaputo che basta fare un buono screening e si guadagna più della media.

Purtroppo fantascienza è proprio l'opposto: pensare di fare meglio del mercato con uno screening di qualche indice di bilancio.

In più credi che emittenti come ishares, vanguard, spdr non ci abbiano mai pensato? Credi che non si possano permettere di pagare un paio di neolaureati in materia per correggere il p/e che altrimenti sarebbe fuorviante per gli investitori? Investitori che potrebbero scegliere altro emittente. O meglio, come mai nessun emittente tra quelli citati, per strappare masse gestite alla concorrenza, non ha mai pensato di far rielaborare i p/e dei propri etf? O ancora perche non lo fanno gli index provider per gli emittenti? Perchè non hanno visto questa grandissima opportunità?
Forse perchè non serve a nulla....
Ma sì, bastano un paio di neolaureati e si risolve il problema...

Forse non serve a nulla, forse costa troppo, forse non gli interessa. Chiedilo a loro. O forse la usano già e non ce lo dicono: può essere anche questo.

Io credo che non gli interessi. La gestione passiva (e gli ETF) nascono con l'obiettivo di replicare il mercato e farlo a basso costo. Poi si sa, la concorrenza aumenta e si cercano nuovi metodi per guadagnare clienti: ETF in leva, ETF short, ETF di nicchia, ETF sui fattori, ETF a gestione attiva. Sono novità, il marketing le impone; la moda le impone. Sempre a costo basso, ma un po' più alto degli altri.

Ovviamente potrei sbagliarmi, ci sta benissimo.
Talvolta è sufficiente usare il buon senso per arrivare a capire che certe tematiche tipo questa che il p/e è fuorviante perchè non rielaborato, sono messe in giro da chi ha interesse a far credere che se vuoi investire correttamente, devi appoggiarti per forza al "servizio " di rielaborazione p/e e pagare.
Non dico che "Dedalo Invest" abbia interessi in questo senso, ma qualche dubbio in più è lecito in quanto società di consulenza... qualche dubbio in più rispetto ad un semplice investitore che non ha alcun interesse se non fare bene ciò che deve fare.
O magari siete anche voi vittime di questa cosa, messa in giro da sgr, che poi non battono i benchmark nella maggior parte dei casi.
Sono cose risapute in economia aziendale da anni. Per capirle, serve però una certa conoscenza dei bilanci e dell'analisi di bilancio. Ma il ragionamento che ha portato a quanto ho scritto sopra è mio e solo mio: non è messo in giro da nessuno.

Per quanto riguarda le accuse che mi rivolgi, sei libero di pensare quello che vuoi. Il nostro sito è pubblico, gli articoli e la maggior parte di ciò che c'è è gratis. Non tutto, ma ciò che non è gratis non ha niente a che vedere con questo argomento.

Se ti senti attaccato mi dispiace: volevo contribuire a questa discussione con un punto di vista diverso. Ma sei liberissimo di non ascoltarlo, come stai già facendo.

La mia critica poi non va nella direzione di utilizzare un analista specializzato; semmai, va nella direzione opposta: dato che è difficilissimo ricavare informazioni che abbiano capacità predittive, è meglio comprare tutto il mercato, il più diversificato possibile.
 
Certo, un utile può tranquillamente diventare una perdita e viceversa.

Stiamo parlando (per lo meno è quello di cui sto parlando io) del fatto che il p/e preso da qualche database non ha capacità predittiva. Secondo me ovviamente.
Infatti come dici, anche la maggior parte dei gestori dei fondi attivi non ci riescono (anche per via delle alte commissioni di gestione). Con commissioni parificate a quelle di un ETF ci riuscirebbero in molti di più (ma parificare le commissioni è quasi impossibile visti i costi e comunque in Italia siamo proprio lontani anche da un semplice ridimensionamento dei costi della gestione attiva).

Uno standard ha delle regole, uno ha altre regole. Così com'è ora semmai è una media. Ma è una media distorta (verso il basso o verso l'alto, chissà), perché i criteri di valutazione utilizzati non sono gli stessi.
Poi non è solo un problema di standard: anche all'interno di uno stesso standard si lascia un certo margine di scelta dei criteri di valutazione da utilizzare.

Certo, come no. E' risaputo che basta fare un buono screening e si guadagna più della media.

Purtroppo fantascienza è proprio l'opposto: pensare di fare meglio del mercato con uno screening di qualche indice di bilancio.


Ma sì, bastano un paio di neolaureati e si risolve il problema...

Forse non serve a nulla, forse costa troppo, forse non gli interessa. Chiedilo a loro. O forse la usano già e non ce lo dicono: può essere anche questo.

Io credo che non gli interessi. La gestione passiva (e gli ETF) nascono con l'obiettivo di replicare il mercato e farlo a basso costo. Poi si sa, la concorrenza aumenta e si cercano nuovi metodi per guadagnare clienti: ETF in leva, ETF short, ETF di nicchia, ETF sui fattori, ETF a gestione attiva. Sono novità, il marketing le impone; la moda le impone. Sempre a costo basso, ma un po' più alto degli altri.

Ovviamente potrei sbagliarmi, ci sta benissimo.

Sono cose risapute in economia aziendale da anni. Per capirle, serve però una certa conoscenza dei bilanci e dell'analisi di bilancio. Ma il ragionamento che ha portato a quanto ho scritto sopra è mio e solo mio: non è messo in giro da nessuno.

Per quanto riguarda le accuse che mi rivolgi, sei libero di pensare quello che vuoi. Il nostro sito è pubblico, gli articoli e la maggior parte di ciò che c'è è gratis. Non tutto, ma ciò che non è gratis non ha niente a che vedere con questo argomento.

Se ti senti attaccato mi dispiace: volevo contribuire a questa discussione con un punto di vista diverso. Ma sei liberissimo di non ascoltarlo, come stai già facendo.

La mia critica poi non va nella direzione di utilizzare un analista specializzato; semmai, va nella direzione opposta: dato che è difficilissimo ricavare informazioni che abbiano capacità predittive, è meglio comprare tutto il mercato, il più diversificato possibile.

Ma qui non si tratta di fare previsioni con il p/e. Chi compra un paniere di azioni a livello globale, che hanno la caratteristica di produrre utili costanti e in crescita da anni, sta comprando stabilità presente e, con ragionevole certezza, stabilità futura sugli utili.
Un pò come il settore consumer staples.. Ha dimostrato di essere maggiormente resiliente nelle più grandi crisi.
Questo non significa che non possano anche loro andare in bolla. Se si osservano i multipli di quel settore si nota come non siano prezzi convenienti.

Comprare un paniere di aziende, i cui utili ripagano l'investimento fatto in 20 anni, piuttosto che 10, non trattasi di fare previsioni su nulla. Si sta comprando qualcosa che ha una maggiore redditività.
Hai parlato di "fare meglio del mercato".. ma qui, almeno nel mio caso, non si sta inseguendo le performance... Io ho bisogno di stabilità nella redditività. Il growth potrà fare il 20 % annuo ancora per i prossimi 10 anni (follia ma assolutamente non impossibile ) , a me importa poco se tra 10 anni ho fatto il 5% annuo.

" pensare di fare meglio del mercato con lo screening di qualche indice di bilancio è fantascienza "

Beh, da questa statistica emerge invece il contrario....... : Vedi l'allegato 2786603


Vedrai sotto il nome di uno you tuber- consulente finanziario indipendente, però questa statistica non è sua... ma è stata pubblicata da una società, jp morgan o forse pimco, sinceramente non ricordo.
E non mi pare certo che si parli di cape "rielaborati".....

Comunque non mi sento attaccato, ci mancherebbe altro, anzi ringrazio ogni volta chi prova a smontare dando chiare spiegazioni e supportando il tutto con dati chiari e inconfutabili.
Però nutro sempre un pò di diffidenza da chi comunque trae il proprio profitto attraverso servizi di consulenza o cose simili..In quanto spesso il lavoro di chi fà consulenza ( o offre servizi di questo tipo ) è quello di ceare complicazioni laddove non ci sono, in modo da convincere il cliente che non può farcela da solo e deve affidarsi a professionisti.
Ho partecipato a diverse conferenze organizzate da gestori, e sono molto bravi,intelligenti e preparati ( non sono ironico ), però alla fine dietro tutte le loro parole,complicazioni ecc, vi erano fondi incapaci di battere il benchmark.
E qui cosa puoi dire? Che stavano solo facendo il loro lavoro di complicare il più possibile e scoraggiare il potenziale cliente.

Ad ogni modo, non sto dicendo che la consulenza non serva a nulla, anzi secondo me servirebbe alla maggior parte degli investitori fai da te.

PS. quando definisci gli etf basati su alcuni fattori solo dei modi per attrarre clienti con le novità, è vero che lo sono, ma è anche vero che alcuni etf smart beta ad esempio, si sono dimostrati efficienti rispetto ad un indice normale, su un periodo di tempo sufficientemente lungo. Basta osservare gli indici replicati da MVOL e IWQU....
 
Ultima modifica:
Ma qui non si tratta di fare previsioni con il p/e. Chi compra un paniere di azioni a livello globale, che hanno la caratteristica di produrre utili costanti e in crescita da anni, sta comprando stabilità presente e, con ragionevole certezza, stabilità futura sugli utili.
Un pò come il settore consumer staples.. Ha dimostrato di essere maggiormente resiliente nelle più grandi crisi.
Questo non significa che non possano anche loro andare in bolla. Se si osservano i multipli di quel settore si nota come non siano prezzi convenienti.

Comprare un paniere di aziende, i cui utili ripagano l'investimento fatto in 20 anni, piuttosto che 10, non trattasi di fare previsioni su nulla. Si sta comprando qualcosa che ha una maggiore redditività.
Hai parlato di "fare meglio del mercato".. ma qui, almeno nel mio caso, non si sta inseguendo le performance... Io ho bisogno di stabilità nella redditività. Il growth potrà fare il 20 % annuo ancora per i prossimi 10 anni (follia ma assolutamente non impossibile ) , a me importa poco se tra 10 anni ho fatto il 5% annuo.

" pensare di fare meglio del mercato con lo screening di qualche indice di bilancio è fantascienza "

Beh, da questa statistica emerge invece il contrario....... : Vedi l'allegato 2786603


Vedrai sotto il nome di uno you tuber- consulente finanziario indipendente, però questa statistica non è sua... ma è stata pubblicata da una società, jp morgan o forse pimco, sinceramente non ricordo.
E non mi pare certo che si parli di cape "rielaborati".....

Comunque non mi sento attaccato, ci mancherebbe altro, anzi ringrazio ogni volta chi prova a smontare dando chiare spiegazioni e supportando il tutto con dati chiari e inconfutabili.
Però nutro sempre un pò di diffidenza da chi comunque trae il proprio profitto attraverso servizi di consulenza o cose simili..In quanto spesso il lavoro di chi fà consulenza ( o offre servizi di questo tipo ) è quello di ceare complicazioni laddove non ci sono, in modo da convincere il cliente che non può farcela da solo e deve affidarsi a professionisti.
Ho partecipato a diverse conferenze organizzate da gestori, e sono molto bravi,intelligenti e preparati ( non sono ironico ), però alla fine dietro tutte le loro parole,complicazioni ecc, vi erano fondi incapaci di battere il benchmark.
E qui cosa puoi dire? Che stavano solo facendo il loro lavoro di complicare il più possibile e scoraggiare il potenziale cliente.

Ad ogni modo, non sto dicendo che la consulenza non serva a nulla, anzi secondo me servirebbe alla maggior parte degli investitori fai da te.

PS. quando definisci gli etf basati su alcuni fattori solo dei modi per attrarre clienti con le novità, è vero che lo sono, ma è anche vero che alcuni etf smart beta ad esempio, si sono dimostrati efficienti rispetto ad un indice normale, su un periodo di tempo sufficientemente lungo. Basta osservare gli indici replicati da MVOL e IWQU....
Ok, nessun problema.

L'ultimo mio commento riguarda la parte in grassetto: tutto il mio discorso non è finalizzato a consigliare una consulenza. Semmai di replicare il mercato, con strumenti economici come gli ETF, senza cercare di fare market timing o stock (ETF) picking. Il massimo della semplificazione, quindi.
 
Gabriele01, non posso parlare per tutte le gestioni attive ma posso rispondere ad alcuni dei tuoi dubbi per quello che facciamo noi: il P/E lo si guarda se si sta discutendo a grandi linee di qualche tematica, ma per fare picking dei singoli nomi si usano modelli analitici e previsionali sulle singole voci di bilancio a partire da quelle in cima al Conto Economico e poi a scendere per tutte le altre non calcolate, fino ai tre diversi FCF.

Se qualcosa sa di strano, si scava nel dettaglio; se anche così puzza di marcio, si può stare definitivamente alla larga.

Nessuno compra solo perchè vede un P/E sotto soglia, anche se si tratta dell'azienda con la minore volatilità degli utili mai registrata; purtroppo in passato ho conosciuto diverse analisti che facevano proprio così: «P/E interessante? Avanti tutta!» e poi amare delusioni.

Ovviamente questo non assicura di battere il benchmark.
 
Gabriele01, non posso parlare per tutte le gestioni attive ma posso rispondere ad alcuni dei tuoi dubbi per quello che facciamo noi: il P/E lo si guarda se si sta discutendo a grandi linee di qualche tematica, ma per fare picking dei singoli nomi si usano modelli analitici e previsionali sulle singole voci di bilancio a partire da quelle in cima al Conto Economico e poi a scendere per tutte le altre non calcolate, fino ai tre diversi FCF.

Se qualcosa sa di strano, si scava nel dettaglio; se anche così puzza di marcio, si può stare definitivamente alla larga.

Nessuno compra solo perchè vede un P/E sotto soglia, anche se si tratta dell'azienda con la minore volatilità degli utili mai registrata; purtroppo in passato ho conosciuto diverse analisti che facevano proprio così: «P/E interessante? Avanti tutta!» e poi amare delusioni.

Ovviamente questo non assicura di battere il benchmark.

Si però chi faceva così si schiantava perché finiva a ragionare così su singoli titoli o indici settoriali..
Qui si parla di indici globali, si analizza come se si analizzasse l’sp500.. o altri indici diversificati..
Dimmi chi si è schiantato mai su un Dividend aristocrats globale, o altri indici globali sui quali l’earning è stabile.. mettendoseli in carico in momenti in cui i p/e erano sostenibili... Oltre ad un contenuto spread tra p/e e forward p/e..oltre al p/bv..
Se osservi la statistica lì sopra definisce che un cape in carico a valori inferiori a 10, su indici come quelli analizzati, ha prodotto rendimenti positivi interessanti nei successivi 15 anni, qualsiasi fossero i prezzi di carico dell’indice..

Non si tratta di avere il miglior rendimento futuro, ma di evitare di comprare panieri in bolla..
Oggi cosa non è in bolla? Per logica si arriva a pensare che il growth sia in bolla, i multipli confermano.

Basta confrontare gli indici msci world value e msci world growth...

https://www.msci.com/documents/10199/25465a5a-d52c-4bec-b5ed-a7b56eca8e0d

https://www.msci.com/documents/10199/a20000f5-7518-404d-9d37-2fd47939ed28

Non pensano ci siano dubbi su quale sia meglio mettersi in carico attualmente, considerando che nessuno conosce il futuro... Se prendi il value sai che quanto meno non hai comprato il segmento in bolla.
Lo si nota dalla sottoperformance rispetto all'indice globale classico..
Siccome si parla di allocazione tramite pac- VA no sell, si preferisce mettersi in carico oggi il segmento- paniere meno caro e più tardi , magari a multipli più convenienti, il segmento che oggi è potenzialmente in bolla...

Si parla di questi indici, mica di settoriali o peggio singoli titoli.
 
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Si però chi faceva così si schiantava perché finiva a ragionare così su singoli titoli o indici settoriali..
Qui si parla di indici globali, si analizza come se si analizzasse l’sp500.. o altri indici diversificati..
Dimmi chi si è schiantato mai su un Dividend aristocrats globale, o altri indici globali sui quali l’earning è stabile.. mettendoseli in carico in momenti in cui i p/e erano sostenibili... Oltre ad un contenuto spread tra p/e e forward p/e..oltre al p/bv..
Se osservi la statistica lì sopra definisce che un cape in carico a valori inferiori a 10, su indici come quelli analizzati, ha prodotto rendimenti positivi interessanti nei successivi 15 anni, qualsiasi fossero i prezzi di carico dell’indice..

Non si tratta di avere il miglior rendimento futuro, ma di evitare di comprare panieri in bolla..
Oggi cosa non è in bolla? Per logica si arriva a pensare che il growth sia in bolla, i multipli confermano.

I dati possono essere non veritieri, ma il discorso vale soprattutto con lo stock picking, se pigli un indice medi per definizione, accettando un bias situazionale dove alla maggior parte dei manager può convenire fare certe operazioni in un dato periodo storico, ma non si passa da 15 a 67...
Il tuo ragionamento è fondamentalmente corretto, ma forse alla fine è solo una diversa espressione della volatilità del prodotto e puoi basarti anche su quella, senza scomodare i pe.
L'impressione è che forse stai solo scegliendo un beta <1 che disegna un investimento meno rischioso e arrembante, probabilmente piú lontano da una bolla.
 
I dati possono essere non veritieri, ma il discorso vale soprattutto con lo stock picking, se pigli un indice medi per definizione, accettando un bias situazionale dove alla maggior parte dei manager può convenire fare certe operazioni in un dato periodo storico, ma non si passa da 15 a 67...
Il tuo ragionamento è fondamentalmente corretto, ma forse alla fine è solo una diversa espressione della volatilità del prodotto e puoi basarti anche su quella, senza scomodare i pe.
L'impressione è che forse stai solo scegliendo un beta <1 che disegna un investimento meno rischioso e arrembante, probabilmente piú lontano da una bolla.

Sono d'accordo che i dati potrebbero non essere veritieri.. però qui non si devono fare "atti di fede" e fidarsi ciecamente.. Si cerca di usare il buon senso. La statistica sta praticamente confermando una tesi su cui siamo tutti d'accordo:
Comprare un paniere di aziende ampiamente diversificato, con una redditività in grado di ripagare l'investimento in 10 anni, è preferibile rispetto a prendere un paniere di aziende i cui utili ripagano l'investimento fatto in 30 anni.
Se la statistica avesse riportato l'opposto, ovvero che alla messa in carico di un p/e maggiore sono stati ottenuti dei risultati migliori sul lungo termine indipendendtemente dal prezzo di carico, il buon senso ci avrebbe fatto dubitare di quella statistica.
Quando hai orizzonte temporale diciamo infinito, ti interessa investire ogni singolo euro correttamente, perchè è vero che poi si media, ma se compri a prezzi potenzialmente folli, quei soldi investiti per il lunghissimo termine sono potenzialmente buttati.
 
Si però chi faceva così si schiantava perché finiva a ragionare così su singoli titoli o indici settoriali..
Qui si parla di indici globali, si analizza come se si analizzasse l’sp500.. o altri indici diversificati.. [...]
Si parla di questi indici, mica di settoriali o peggio singoli titoli.
Ovviamente io mi riferivo alla scelta dei singoli titoli, che è la leva con cui una gestione attiva dovrebbe battere una passiva.

Per quanto riguarda il discorso bolle, al momento i titoli "growth" sono valutati non nell'ottica dei flussi di cassa che (non) danno e degli anni che impiegano ad andare a breakeven quanto nell'ottica di "growth option" (si usa proprio questa espressione): nell'immediato non ti danno nulla ed è significativa la probabilità di trovarsi in mano un pugno di mosche, ma azzeccare qualche cavallo vincente dà al portafoglio quel botto di performance che si cerca disperatamente.

Questo è il motivo per cui da molti sono inseriti in portafoglio e tutt'ora comprati, i multipli non contano niente quando i titoli sono selezionati con questi criteri.
 
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