In quali prodotti investono i promotori finanziari e/o consulenti "dipendenti"?

Nadia84

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In quali prodotti investono i promotori finanziari e/o consulenti "dipendenti"?

Sarebbe interessante sapere in quali prodotti i promotori finanziari e/o consulenti "dipendenti" investono i propri risparmi...
In fondi "della casa" o in ETF?
 
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I consulenti spacciano roba cattiva e si tengono quella buona per loro... Come i pusher di strada :p
 
Sarebbe interessante sapere in quali prodotti i promotori finanziari e/o consulenti "dipendenti" investono i propri risparmi...
In fondi "della casa" o in ETF?

Io personalmente in fondi (quasi mai a finestra / tunnel), certificates, etf, poche azioni e pochissimi bond (attualmente nessuno), polizza di ramo I, fondo pensione. Sono gli strumenti che consiglio ai miei clienti perché per me e per loro cerco quello che mi sembra il meglio, senza crociate ideologiche.
Posso dire che esistono bancari e promotori che detengono solo obbligazioni e/o azioni (non so esattamente come facciano a guardarsi allo specchio, ma queste sono considerazioni mie).
 
So che sembra una domanda provocatoria e un pochino lo è :) ma ad esempio, l'impiegato, che deve vendere prodotti "da banco" (con spese del 2,5%, commissioni a tunnel etc) è obbligato, per fedeltà aziendale, a comprarli anche lui? Oppure li compra perché ci crede nei suoi prodotti? Oppure compra gli ETF?
 
So che sembra una domanda provocatoria e un pochino lo è :) ma ad esempio, l'impiegato, che deve vendere prodotti "da banco" (con spese del 2,5%, commissioni a tunnel etc) è obbligato, per fedeltà aziendale, a comprarli anche lui? Oppure li compra perché ci crede nei suoi prodotti? Oppure compra gli ETF?

Penso ci sia di tutto di più, dal dipendente che si compra il "fetecchia fund" perchè non è riuscito a rifilarlo a nessuno il 30 del mese e il direttore e filiale vanno a premio se almeno 1 dei clienti lo fa, a chi colloca "mortan rock" ai clienti, ma poi investe solo in etf lifestrategy, a chi ci crede e investe solo in fondidifondi della casa.
Non c'è una regola precisa, perchè tutte le persone sono diverse e ognuno si fa la tara sulle sue necessità.
 
Sarebbe interessante sapere in quali prodotti i promotori finanziari e/o consulenti "dipendenti" investono i propri risparmi...
In fondi "della casa" o in ETF?

Qualche mese fa scrissi un articolo proprio su questo argomento (nel blog del sito), basato sui dati pubblicati in un paper del 2018.

Riporto l'articolo qui sotto, nella parte tra gli asterischi (si tratta del testo del mio articolo, non del paper che può comunque essere trovato online - il titolo e gli autori sono riportati nell'articolo).

******************************************


La consulenza finanziaria non gode purtroppo di una buona reputazione.

Una delle critiche principali che le vengono indirizzate riguarda il conflitto di interessi tra i consulenti finanziari e i loro clienti.

In particolare, una buona fetta di consulenti viene accusata di consigliare ai propri clienti strumenti finanziari troppo costosi. Tra questi spiccano i fondi a gestione attiva, contraddistinti da commissioni di gestione e, talvolta, anche da commissioni di ingresso molto elevate, incassate in parte dai consulenti stessi.

Alcuni studiosi si sono chiesti se sia effettivamente il conflitto di interessi il motivo per cui ai clienti vengano proposti così tanti fondi a gestione attiva.

È possibile che questa non sia la ragione principale?

Per risponde a questa domanda, sono state indagate le differenze nella composizione e nelle performance dei portafogli dei consulenti finanziari e quelle dei loro clienti.

Che cosa è stato scoperto?

La ricerca in oggetto è stata svolta da Linnainmaa, Melzer e Previtero. Il loro articolo, The Misguided Beliefs of Financial Advisors ("Le convinzioni sbagliate dei Consulenti Finanziari"), è stato pubblicato nel 2018.

Sono stati studiati i comportamenti di 4.407 consulenti finanziari canadesi tra gennaio 1999 e dicembre 2013. Le informazioni relative ai loro conti personali e a quelli dei loro clienti sono state diffuse da due società appartenenti al Canadian Mutual Fund Dealers (MFDs), che insieme gestiscono circa il 5% di tutti gli asset del settore (l'MFDA è l'organizzazione che li raggruppa).

Di questi 4.407 consulenti, lo studio si è concentrato sui 3.276 che detenevano il proprio portafoglio d'investimento presso le stesse società di consulenza per cui lavoravano, e su 488.263 clienti attivi nell'arco dei 15 anni analizzati (non necessariamente in modo continuativo) di età compresa tra 32 e 67 anni.

La conclusione della ricerca è sorprendente: i consulenti finanziari gestiscono i loro investimenti in linea con ciò che raccomandano ai loro clienti. Dato che, come lo studio dimostra, sia i consulenti che i loro clienti hanno generato un alpha annuale netto del -3%, i risultati ottenuti sono innanzitutto l'espressione dell'utilizzo di strumenti finanziari costosi come i fondi a gestione attiva sia da parte dei consulenti che dei loro clienti.

In altre parole, la qualità della consulenza è bassa non a causa del conflitto di interessi, ma soprattutto per colpa di alcune convinzioni sbagliate in materia di investimenti, ancora molto radicate negli stessi consulenti finanziari:

  • Active management: i consulenti finanziari sono convinti che la gestione attiva sia superiore a quella passiva. Viene addirittura esclusa la possibilità che il vero scopo sia quello di generare fiducia nei clienti, magari mostrando loro i portafogli utilizzati per convincerli a fare lo stesso: anche quando i consulenti cessano di essere tali, infatti, continuano a far uso degli stessi costosi strumenti finanziari.
  • Underdiversification: sia i portafogli dei consulenti finanziari che quelli dei loro clienti sono poco diversificati.
  • Return chasing: sia i consulenti che i loro clienti utilizzano strategie di investimento finalizzate all'ottenimento di rendimenti più alti di quelli del mercato: switchano in continuazione i fondi meno performanti con quelli dai rendimenti più alti. Il return chasing non è altro che una forma di market timing.
Le conclusioni della ricerca sono nette: è importante che il legislatore riduca il conflitto di interessi tra i consulenti finanziari e i loro clienti, ma questo non risolverà il problema della bassa qualità della consulenza finanziaria.

La qualità può essere aumentata agendo su un altro piano: eliminando le molte convinzioni sbagliate che ancora oggi caratterizzano molti consulenti. Questo risultato può essere ottenuto soltanto migliorando la loro cultura finanziaria o aumentando i requisiti necessari per conseguire la qualifica di consulenti finanziari.

Se è vero che la realtà canadese di 10-20 anni fa potrebbe essere diversa da quella italiana odierna, il problema del conflitto di interessi e della scarsa cultura finanziaria è molto vivo ancora oggi.

******************************************


Oggi gli ETF sono più diffusi di allora, la cultura finanziaria è un po' cresciuta nelle masse (molto poco) e l'informazione circola più facilmente che non 10-20 anni fa. In Italia per diventare consulente finanziario è previsto un esame e, a quanto pare, un tirocinio che verrà implementato a breve (se non lo è già). Però forse non è abbastanza (o l'esame non è abbastanza selettivo): una laurea in materie economiche, ad esempio, non viene richiesta.

Ritengo questa ricerca molto interessante, perché permette di capire come la finanza personale sbatta violentemente contro i bias comportamentali degli investitori e di moltissimi consulenti: se capire quali siano gli strumenti finanziari più efficienti è relativamente semplice in teoria, in pratica gli investitori vengono subito risucchiati dal desiderio incontrollabile di far meglio del mercato, scegliendo i titoli che secondo loro "guadagneranno tanto". O strumenti inutilmente complessi e rischiosi, per provare a realizzare il sogno di guadagnare tanto e in un tempo ancora più breve (e che quasi sempre rimane, appunto, un sogno).
E tanti consulenti a proporre/vendere titoli o portafogli simili provando a perseguire lo stesso scopo.

Il che ci dà anche un'idea di come la realtà del FOL sia molto diversa da quella là fuori: gli utenti del FOL, sia investitori che consulenti, sono molto più evoluti della media e costituiscono un campione molto distorto sia dell'universo degli investitori italiani che di quello dei consulenti italiani. E anche qui dentro, nonostante tutto, nascono come funghi i thread finalizzati a scambiarsi idee o cercare consigli su come fare il colpaccio e su strumenti finanziari complessi da utilizzare a scopo speculativo.

Una gran parte del lavoro di un consulente evoluto e indipendente - che non faccia cioè parte di quelli che commettono gli errori descritti sopra e che minimizzi il conflitto di interesse con i suoi clienti - non può prescindere dalla gestione dell'aspetto psicologico nel processo di investimento.

E' lì che è difficile l'approccio e il rapporto nel tempo col cliente - soprattutto nei periodi di crisi (peraltro rari negli ultimi 12 anni) - ma è lì, forse, che sta la parte più interessante della professione della consulenza finanziaria.
 
Qualche mese fa scrissi un articolo proprio su questo argomento (nel blog del sito), basato sui dati pubblicati in un paper del 2018.

Riporto l'articolo qui sotto, nella parte tra gli asterischi (si tratta del testo del mio articolo, non del paper che può comunque essere trovato online - il titolo e gli autori sono riportati nell'articolo).

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La consulenza finanziaria non gode purtroppo di una buona reputazione.

Una delle critiche principali che le vengono indirizzate riguarda il conflitto di interessi tra i consulenti finanziari e i loro clienti.

In particolare, una buona fetta di consulenti viene accusata di consigliare ai propri clienti strumenti finanziari troppo costosi. Tra questi spiccano i fondi a gestione attiva, contraddistinti da commissioni di gestione e, talvolta, anche da commissioni di ingresso molto elevate, incassate in parte dai consulenti stessi.

Alcuni studiosi si sono chiesti se sia effettivamente il conflitto di interessi il motivo per cui ai clienti vengano proposti così tanti fondi a gestione attiva.

È possibile che questa non sia la ragione principale?

Per risponde a questa domanda, sono state indagate le differenze nella composizione e nelle performance dei portafogli dei consulenti finanziari e quelle dei loro clienti.

Che cosa è stato scoperto?

La ricerca in oggetto è stata svolta da Linnainmaa, Melzer e Previtero. Il loro articolo, The Misguided Beliefs of Financial Advisors ("Le convinzioni sbagliate dei Consulenti Finanziari"), è stato pubblicato nel 2018.

Sono stati studiati i comportamenti di 4.407 consulenti finanziari canadesi tra gennaio 1999 e dicembre 2013. Le informazioni relative ai loro conti personali e a quelli dei loro clienti sono state diffuse da due società appartenenti al Canadian Mutual Fund Dealers (MFDs), che insieme gestiscono circa il 5% di tutti gli asset del settore (l'MFDA è l'organizzazione che li raggruppa).

Di questi 4.407 consulenti, lo studio si è concentrato sui 3.276 che detenevano il proprio portafoglio d'investimento presso le stesse società di consulenza per cui lavoravano, e su 488.263 clienti attivi nell'arco dei 15 anni analizzati (non necessariamente in modo continuativo) di età compresa tra 32 e 67 anni.

La conclusione della ricerca è sorprendente: i consulenti finanziari gestiscono i loro investimenti in linea con ciò che raccomandano ai loro clienti. Dato che, come lo studio dimostra, sia i consulenti che i loro clienti hanno generato un alpha annuale netto del -3%, i risultati ottenuti sono innanzitutto l'espressione dell'utilizzo di strumenti finanziari costosi come i fondi a gestione attiva sia da parte dei consulenti che dei loro clienti.

In altre parole, la qualità della consulenza è bassa non a causa del conflitto di interessi, ma soprattutto per colpa di alcune convinzioni sbagliate in materia di investimenti, ancora molto radicate negli stessi consulenti finanziari:

  • Active management: i consulenti finanziari sono convinti che la gestione attiva sia superiore a quella passiva. Viene addirittura esclusa la possibilità che il vero scopo sia quello di generare fiducia nei clienti, magari mostrando loro i portafogli utilizzati per convincerli a fare lo stesso: anche quando i consulenti cessano di essere tali, infatti, continuano a far uso degli stessi costosi strumenti finanziari.
  • Underdiversification: sia i portafogli dei consulenti finanziari che quelli dei loro clienti sono poco diversificati.
  • Return chasing: sia i consulenti che i loro clienti utilizzano strategie di investimento finalizzate all'ottenimento di rendimenti più alti di quelli del mercato: switchano in continuazione i fondi meno performanti con quelli dai rendimenti più alti. Il return chasing non è altro che una forma di market timing.
Le conclusioni della ricerca sono nette: è importante che il legislatore riduca il conflitto di interessi tra i consulenti finanziari e i loro clienti, ma questo non risolverà il problema della bassa qualità della consulenza finanziaria.

La qualità può essere aumentata agendo su un altro piano: eliminando le molte convinzioni sbagliate che ancora oggi caratterizzano molti consulenti. Questo risultato può essere ottenuto soltanto migliorando la loro cultura finanziaria o aumentando i requisiti necessari per conseguire la qualifica di consulenti finanziari.

Se è vero che la realtà canadese di 10-20 anni fa potrebbe essere diversa da quella italiana odierna, il problema del conflitto di interessi e della scarsa cultura finanziaria è molto vivo ancora oggi.

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Oggi gli ETF sono più diffusi di allora, la cultura finanziaria è un po' cresciuta nelle masse (molto poco) e l'informazione circola più facilmente che non 10-20 anni fa. In Italia per diventare consulente finanziario è previsto un esame e, a quanto pare, un tirocinio che verrà implementato a breve (se non lo è già). Però forse non è abbastanza (o l'esame non è abbastanza selettivo): una laurea in materie economiche, ad esempio, non viene richiesta.

Ritengo questa ricerca molto interessante, perché permette di capire come la finanza personale sbatta violentemente contro i bias comportamentali degli investitori e di moltissimi consulenti: se capire quali siano gli strumenti finanziari più efficienti è relativamente semplice in teoria, in pratica gli investitori vengono subito risucchiati dal desiderio incontrollabile di far meglio del mercato, scegliendo i titoli che secondo loro "guadagneranno tanto". O strumenti inutilmente complessi e rischiosi, per provare a realizzare il sogno di guadagnare tanto e in un tempo ancora più breve (e che quasi sempre rimane, appunto, un sogno).
E tanti consulenti a proporre/vendere titoli o portafogli simili provando a perseguire lo stesso scopo.

Il che ci dà anche un'idea di come la realtà del FOL sia molto diversa da quella là fuori: gli utenti del FOL, sia investitori che consulenti, sono molto più evoluti della media e costituiscono un campione molto distorto sia dell'universo degli investitori italiani che di quello dei consulenti italiani. E anche qui dentro, nonostante tutto, nascono come funghi i thread finalizzati a scambiarsi idee o cercare consigli su come fare il colpaccio e su strumenti finanziari complessi da utilizzare a scopo speculativo.

Una gran parte del lavoro di un consulente evoluto e indipendente - che non faccia cioè parte di quelli che commettono gli errori descritti sopra e che minimizzi il conflitto di interesse con i suoi clienti - non può prescindere dalla gestione dell'aspetto psicologico nel processo di investimento.

E' lì che è difficile l'approccio e il rapporto nel tempo col cliente - soprattutto nei periodi di crisi (peraltro rari negli ultimi 12 anni) - ma è lì, forse, che sta la parte più interessante della professione della consulenza finanziaria.

quello che consiglia Keef. Di quel che consiglio io, ho una buona parte dei miei risparmi in multiramo e ramo I
 
Ne mancano ancora solo due all'appello...su, dai che chiudiamo il tutto in meno di due ore...
 
Sarebbe interessante sapere in quali prodotti i promotori finanziari e/o consulenti "dipendenti" investono i propri risparmi...
In fondi "della casa" o in ETF?

Un po' di sano flame :D

Qualunque prodotto: etf, fondi attivi, azioni, obbligazioni, certificati.

Il mio compenso prevede una fee on top.
 
Sarebbe interessante sapere in quali prodotti i promotori finanziari e/o consulenti "dipendenti" investono i propri risparmi...
In fondi "della casa" o in ETF?

se un dipendente della banca investe in fondi della banca potrebbe giusto aggiornare il curriculum e andare a lavorare cm clown al circo.

Spero si godano gli ultimi 10-20 anni.

Per fortuna le filiali stanno chiudendo e giovani si fanno le carte prepagate con iban cosi almeno si evitano di andare in filiale e di buttar via quei due soldi che hanno in fondi della banca.

Fossi io al governo proibirei a un under 30 di entrare in posta per evitare un contagio con il vecchio mondo.
 
Interesting tred :o
 
Alpha -3% .... Vabbè d'altronde che ti vuoi aspettare neanche le basi del mestiere :confused:
Fanno i corsi x vendere aspirapolveri pentole e tegami ma x il resto scansate che mi viene da ridere
 
se un dipendente della banca investe in fondi della banca potrebbe giusto aggiornare il curriculum e andare a lavorare cm clown al circo.

Spero si godano gli ultimi 10-20 anni.

Per fortuna le filiali stanno chiudendo e giovani si fanno le carte prepagate con iban cosi almeno si evitano di andare in filiale e di buttar via quei due soldi che hanno in fondi della banca.

Fossi io al governo proibirei a un under 30 di entrare in posta per evitare un contagio con il vecchio mondo.

I dipendenti di banche e Poste li ghigliottineresti in piazza o ti limiteresti a deportarli in Caienna?
 
I dipendenti di banche e Poste li ghigliottineresti in piazza o ti limiteresti a deportarli in Caienna?

poi è il bello che comprano etf all'interno dei quali ci sono azioni di aziende che applicano queste polituche. .. e si arrabbiano se non fanno utili… se non sono detentori direttamemte di isp
 
I dipendenti di banche e Poste li ghigliottineresti in piazza o ti limiteresti a deportarli in Caienna?

auhuhahuauh ma si scherza suvvia. ognuno investe come e meglio crede ce mancherebbe. io prendo tranvate ogni santo gg
 
poi è il bello che comprano etf all'interno dei quali ci sono azioni di aziende che applicano queste polituche. .. e si arrabbiano se non fanno utili… se non sono detentori direttamemte di isp

ho visto che alcuni broker stile kimura trading stanno facendo dei mini etf con solo poche azioni rappresentative di un indice x nn inglobare il tutto. ma essendo un broker estero ho droppato.

purtroppo in un etf spesso ce un sacco di roba che nn vorremmo
 
[...]
Fossi io al governo proibirei a un under 30 di entrare in posta per evitare un contagio con il vecchio mondo.
:rotfl: Fantastica!

poi è il bello che comprano etf all'interno dei quali ci sono azioni di aziende che applicano queste polituche. .. e si arrabbiano se non fanno utili… se non sono detentori direttamemte di isp
E' quasi quello che penso di me, che possiedo un po' di Intesa oltre a ETF :D
Il "quasi" è dovuto al fatto che non mi arrabbierei se non facessero utili / non dessero buon dividendo: semplicemente non l'avrei comprata :angel:
 
ho visto che alcuni broker stile kimura trading stanno facendo dei mini etf con solo poche azioni rappresentative di un indice x nn inglobare il tutto. ma essendo un broker estero ho droppato.

purtroppo in un etf spesso ce un sacco di roba che nn vorremmo
A me basterebbe un msci world ex-italian banks. Ma tanto hanno perso il 90% della capitalizzazione grazie alla loro bravura, ormai contano poco. Tutta la borsetta delle pulci è 1% scarso
 
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