Dal sito fineco:
A seconda che l'ETF sia armonizzato (quotato a Milano, per intenderci) o non armonizzato (quelli quotati all'Amex, ad esempio) varierà l'aliquota d'imposta applicata in sede di tassazione.
Per un ETF armonizzato e per un investitore che scelga un regime fiscale amministrato, la banca applicherà sui redditi da capitale e sui redditi diversi una ritenuta a titolo d'imposta con aliquota del 20%.
Più sfavorevole il regime fiscale relativo agli ETF non armonizzati.
Sempre in ipotesi di regime fiscale amministrato, la banca applicherà ai "redditi da capitale" una ritenuta a titolo di acconto del 20% , ma tali redditi dovranno poi essere indicati in sede di dichiarazione dei redditi e saranno assoggettati ad aliquota marginale sul reddito. Sui redditi diversi, invece, l'intermediario applicherà un'imposta sostitutiva del 20% e tali redditi non dovranno essere indicati in sede di dichiarazione dei redditi.
A livello fiscale, quindi, gli ETF non armonizzati risultano penalizzati rispetto a quelli armonizzati in quanto i redditi da capitale sono assoggettati all'aliquota marginale, di norma superiore al 20%.
Ciò fa sì che, almeno per adesso, i privati dovrebbero rinunciare ad investire negli ETF non armonizzati, specialmente quando esista l'ETF equivalente armonizzato. Per distinguere un ETF armonizzato da uno non armonizzato è necessario leggere il prospetto informativo e il regolamento ma, volendo semplificare, possiamo affermare che tutti gli ETF quotati al di fuori dell'Unione Europea non sono armonizzati. La gran parte degli ETF quotati nei Paesi dell'area euro sono armonizzati. In particolare tutti gli ETF quotati in Borsa Italia sono armonizzati. Su Xetra ed Euronext, invece, è necessaria maggiore cautela essendo quotati anche prodotti non armonizzati.
Lunedi provo a chiamare il call center