Quanto influiscono le spese correnti in un PAC di lungo termine? (e non solo)

Dedalo Invest

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Nel rispondere ad una domanda su Quora qualche giorno fa, ho sviluppato una breve analisi di un Piano di Accumulo del Capitale (PAC) a rate costanti, costruito su un fondo a gestione attiva appartenente alla categoria "Azionari globali".

Il fondo scelto è Capital Group Global Equity Fund (LUX) B (EUR) (ISIN: LU0114999021). Esiste anche una classe istituzionale dello stesso fondo, che ci tornerà utile più avanti. La disponibilità di 2 classi dello stesso fondo, una retail e una istituzionale, insieme alla lunga serie storica di entrambi, sono il motivo della scelta di questo fondo.

Il PAC ipotizzato è di 1200 euro al mese. Nello specifico, l'analisi è stata svolta su un PAC trentennale, ma sono disponibili anche i risultati su PAC dalla durata inferiore.

L'investitore che costruisce un PAC del genere, si ipotizza che abbia già:
  • Una riserva di liquidità che gli permetta di far fronte a spese non preventivate
  • Un orizzonte temporale di lunghissimo termine
  • Un'alta propensione al rischio, nell'ipotesi che il PAC azionario sia il solo investimento finanziario
I PAC trentennali simulati in modalità rolling sono stati 66. I risultati medi sono stati i seguenti:

Capital_Group B.jpg

Tra le molte informazioni sui PAC di diverse durate (in mesi) riportate nella tabella, quelle cerchiate in rosso sono rilevanti: in media, i 66 PAC a rate costanti di 1200 euro costruiti sul fondo in esame hanno generato una somma finale di 1.195.714 (a fronte di un versamento totale di 432.000 euro, ovvero 360 rate da 1200 euro ciascuna).

Tuttavia, il fondo analizzato è a gestione attiva. I fondi a gestione attiva hanno un costo solitamente molto più elevato di quelli a gestione passiva. Ma quanto più alto e quanto influisce questo costo in più in un PAC di lungo termine?

Il fondo backtestato ha delle spese correnti pari all'1,66% all'anno (fonte Morningstar). Si sa che le spese correnti di un fondo a gestione passiva (ETF) azionario globale, sempre ad accumulazione dei proventi, sono molto minori: ad esempio, l'iShares Core MSCI World UCITS ETF USD (Acc) (EUR) | SWDA, uno dei più utilizzati di questa categoria, ha delle spese correnti dello 0,20% all'anno (di nuovo, la fonte è Morningstar).

La differenza è dell'1,46% all'anno. Sembra poco ma, come vedremo, proiettata su un periodo di 30 anni, ha un'impatto sul risultato finale enorme.

Per quantificare la differenza con un ETF, l'ideale sarebbe effettuare il backtest precedente sull'ETF ishares. Purtroppo, esso non dispone di una serie storica di pari lunghezza, dato che gli ETF sono prodotti finanziari relativamente recenti.

Ipotizziamo comunque - per assurdo - che l'ETF esistesse già dal 1985 ed avesse ottenuto gli stessi rendimenti del fondo Capital Group Global Equity Fund (LUX) B (EUR), ma con un costo annuale di gestione inferiore e pari proprio allo 0,20% all'anno.

Che somma totale avremmo generato con un PAC similare in 30 anni?

Possiamo procedere in 2 modi:
  • Dalla prima tabella conosciamo il rendimento annualizzato medio dei PAC trentennali sul fondo Capital Group Global Equity Fund (LUX) B (EUR). Aggiungiamo l'1,46% all'anno (il risparmio commissionale annuale) e vediamo quanto sarebbe stato il montante finale di un PAC trentennale dal rendimento medio annualizzato del 6,10+1,46=7,56%: il risultato sarebbe stato di circa 1.566.240 euro. 370.526 euro in più.
  • Ancora meglio: esiste una classe istituzionale del Capital Group Global Equity Fund (LUX). Invece della classe B, è la C: il nome completo del fondo è infatti Capital Group Global Equity Fund (LUX) C (EUR) - EUR (ISIN: LU0115000050).
    I fondi istituzionali sono fondi esattamente uguali a quelli retail, ma che sono accessibili soltanto - appunto - a investitori istituzionali, ovvero degli operatori professionali.
    Di nuovo: il fondo è uguale in tutto e per tutto al precedente, con una sola piccola differenza (ma dalle conseguenze enormi): le spese correnti sono molto inferiori. Nella fattispecie (sempre fonte Morningstar), sono pari soltanto allo 0,15% all'anno: addirittura leggermente meno dello 0,20% dell'ETF.
    Ok, che somma avrebbero generato, in media, i 66 PAC simulati in precedenza sullo stesso fondo, ma dell'altra classe, la C?
    Vediamo il risultato:

Capital_Group_C.jpg

1.622.259 euro! 426.545 euro in più della classe B.

Alcune considerazioni:
  • Grazie ai risultati ottenuti, possiamo approssimativamente stimare che un PAC trentennale di 1200 euro mensili costruito su un ETF azionario globale nel periodo simulato (se un prodotto del genere fosse esistito) avrebbe generato una cifra vicina al milione e 600 mila euro.
  • La somma finale sarebbe stata in realtà un po' superiore o inferiore a quella del fondo Capital Group: questo è un fondo a gestione attiva e, per avere un'idea più precisa del risultato di un ETF, dovremmo analizzare più in dettaglio il risultato del fondo, provando a rispondere a questa domanda: i gestori di questo fondo, al netto delle commissioni, hanno performato meglio o peggio del mercato? Per semplicità, di nuovo, ipotizziamo che il fondo sia stato in linea con la media di mercato
  • Un fondo/ETF azionario globale diversifica nel migliore dei modi l'investimento azionario, in quanto il sottostante è composto da azioni appartenenti a società geograficamente distribuite in tutto il mondo (o quasi).
    Il PAC, come strategia di investimento, aggiunge a questa diversificazione "spaziale" anche quella temporale: si compra un po' alla volta, si diluisce l'investimento in un periodo di tempo molto lungo (30 anni, appunto). Si diversifica quindi al massimo, pur rimanendo nel contesto del mercato azionario.
  • 1.200 euro al mese sono tanti e un risparmio del genere non se lo possono permettere in molti. Ma se il PAC fosse stato di 120 euro al mese, una cifra decisamente più accessibile, la differenza finale sarebbe comunque stata pari ad una cifra importante, 42.655 euro.
  • Un PAC trentennale di 1200 euro mensili che iniziasse oggi su un ETF azionario globale genererebbe quindi un milione e 600 mila euro fra 30 anni? Più di 420 mila euro in più di un fondo azionario globale a gestione attiva? Nessuno lo sa: l'analisi del passato offre indicazioni preziose su cosa potrà accadere in futuro, ma non ci dà alcuna garanzia che questo accada. Si può ipotizzare di sì (almeno approssimativamente), se i mercati azionari globali continueranno con il loro trend di crescita di medio/lungo periodo come negli ultimi 200 anni (e ad oggi non c'è motivo per dubitare che questo trend continui). Nello stesso tempo, nessuno può escludere che un cambio di trend possa accadere.
  • Attenzione quindi alle spese correnti annuali di un fondo: l'1,46% all'anno di differenza può sembrare poco - ed è poco - in un'ottica di breve termine: nel lungo termine, però, può significare, come nel caso esaminato, una differenza di 425.000 euro!
  • Non ho minimamente analizzato altre importanti misure statistiche come la volatilità, il massimo drawdown ecc. Potrebbero essere a favore del fondo Capital Group (non è detto, ma è possibile; spesso i fondi a gestione attiva performano meglio degli ETF da questo punto di vista) e sta a ciascun investitore stabilire se esse siano sufficienti o meno a compensare la differenza di rendimento.
  • Il Capital Group Global Equity Fund è risultato molto utile per la simulazione perché ha una classe istituzionale e una retail, quindi il confronto dei costi è fattibile con più facilità, non c'è da ipotizzare che la differenza derivi da scelte diverse del gestore.
I risultati sulle durate più brevi dei PAC (2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 15, 20 e 25 anni) possono essere verificate confrontando le righe "Somma finale" delle due tabelle.

Più il PAC è corto, e più questa differenza è minore: anche nei PAC più brevi, comunque, la somma finale della classe C rispetto alla B è stata in media superiore di 474 euro: niente di comparabile con quella dei PAC trentennali ma, comunque, una cifra non proprio irrisoria.
 
E se invece confrontassi strumenti reali? Ad es. questo fondo a gestione attiva in classe retail A con un ETF presente su BI che cerchi di replicare il suo benchmark dichiarato, ossia S&P 500?

Morgan Stanley Investment Funds - US Advantage Fu...|LU0225737302

Non potresti fare il confronto a 30 anni, ma su 10 anni.

iShares Core S&P 500 UCITS ETF USD (Acc) (EUR) ETF | IE00B5BMR087

Anche con il fondo in classe retail C , con spese correnti annuali più pesanti in confronto alla A

Morgan Stanley Investment Funds - US Advantage Fu...|LU0362496845
 
Ultima modifica:
Puoi anche immaginare che un portafoglio pigro bilanciato formato da pochi etf ottenga la stessa performance di un portafoglio dinamico aggiornato periodicamente da una società di consulenza finanziaria o da un consulente autonomo a parcella: quanto inciderebbero su 10 o 20 anni le commissioni di consulenza?
Non vedo perché si dovrebbe credere che i gestori di fondi non siano in grado di ottenere performance superiori a quelle di alcuni benchmark in modo affidabile e che invece i consulenti siano in grado di creare valore e performance superiori con una gestione dinamica dei portafogli dei clienti. ( Se mai i consulenti possono evitare che i risparmiatori facciano disastri investendo in modo non coerente coi propri profili di rischio e obiettivi o concentrando troppo su alcuni segmenti del mercato con timing pessimo o vendendo in preda al panico )
 
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E se invece confrontassi strumenti reali? Ad es. questo fondo a gestione attiva in classe retail A con un ETF presente su BI che cerchi di replicare il suo benchmark dichiarato, ossia S&P 500?

Morgan Stanley Investment Funds - US Advantage Fu...|LU0225737302

Non potresti fare il confronto a 30 anni, ma su 10 anni.

iShares Core S&P 500 UCITS ETF USD (Acc) (EUR) ETF | IE00B5BMR087

Anche con il fondo in classe retail C , con spese correnti annuali più pesanti in confronto alla A

Morgan Stanley Investment Funds - US Advantage Fu...|LU0362496845
I due fondi che ho confrontato sono reali, uno in classe istituzionale ed uno in classe retail.

Il confronto con l'ETF sui 10 anni è fattibile, lo farò appena trovo un po' di tempo, ma non è la stessa cosa (non vorrei che tu avessi preso con il senno di poi un fondo a gestione attiva che ha performato sopra il benchmark. Se fosse il caso, è un'analisi che non ha niente a che vedere con quello che ho fatto sopra).

L'esempio che ho postato è secondo me molto significativo perché mostra l'impatto su un periodo molto lungo (e purtroppo non esistono ancora ETF azionari globali ad accumulazione dalla serie storica trentennale)
Puoi anche immaginare che un portafoglio pigro bilanciato formato da pochi etf ottenga la stessa performance di un portafoglio dinamico aggiornato periodicamente da una società di consulenza finanziaria o da un consulente autonomo a parcella: quanto inciderebbero su 10 o 20 anni le commissioni di consulenza?
Se la parcella fosse dell'1,46% all'anno, inciderebbero approssimativamente nella stessa maniera.

Ma comunque stai già parlando di qualcosa di diverso: un portafoglio pigro da ribilanciare periodicamente. Il mio esempio è relativo a un PAC di un singolo fondo: non serve certo il pagamento di un consulente autonomo per portarlo avanti. Da qui l'importanza di fare attenzione ai costi, tanto più quanto più è lungo l'orizzonte temporale d'investimento.
Non vedo perché si dovrebbe credere che i gestori di fondi non siano in grado di ottenere performance superiori a quelle di alcuni benchmark in modo affidabile e che invece i consulenti siano in grado di creare valore e performance superiori con una gestione dinamica dei portafogli dei clienti. ( Se mai i consulenti possono evitare che i risparmiatori facciano disastri investendo in modo non coerente coi propri profili di rischio e obiettivi o concentrando troppo su alcuni segmenti del mercato con timing pessimo o vendendo in preda al panico )
Non mi sembra di aver mai scritto una cosa del genere (mentre sono d'accordo con la parte tra parentesi).
 
Quindi ETF per via dei costi e non per le performance in se, i costi incidono in modo determinante sulla performance complessiva dell'investimento... mi pare di aver capito.
 
Intendevo strumenti reali nel senso che un comparto Capital in classe istituzionale non è un ETF.

I fondi/comparti in classe retail tendono ad essere abbastanza cari per commissioni di gestione/collocamento, nel caso in cui il sottoscrittore scelga da solo i prodotti e le commissioni annuali non retribuiscano anche qualcuno che consigli un'asset allocation personalizzata ( ma nel caso in cui ci sia un consulente collocatore di fondi tra le classi retail può cercare di rifilare le classi retail con commissioni annuali più elevate o può cercare di applicare commissioni d'ingresso: dipende anche dalle somme investite).
Non mi sembra strano che onlinesim rimborsi i bolli statali ad alcune condizioni ( mi pare che diversi anni fa IW Bank rimborsasse anche più dello 0,20% all'anno, quando il bollo statale percentuale non esisteva). Se mai altri che non lo fanno non sono convenienti.
Alcune piattaforme prevedono persino commissioni d'ingresso per fondi retail, nelle classi con commissioni annuali non massime. Mi pare che CheBanca! collochi molti comparti ma in parecchi casi con commissioni d'ingresso : finita la fase promozionale di diversi anni fa è diventato un collocatore di fondi non conveniente.
 
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Quindi ETF per via dei costi e non per le performance in se, i costi incidono in modo determinante sulla performance complessiva dell'investimento... mi pare di aver capito.

Credo che i costi siano il motivo principale per cui, molto spesso, gli ETF hanno dei rendimenti migliori di quelli di molti fondi a gestione attiva della stessa categoria.

Le simulazioni che ho postato all'inizio dimostrano l'enorme differenza tra la somma finale generata da un fondo in classe retail, con commissioni altine (nemmeno troppo rispetto alla media), e lo stesso fondo con commissioni molto basse (comparabili con quelle di un ETF abbastanza economico).

Ovviamente nel confronto tra un ETF e un fondo a gestione attiva, il gestore può fare la differenza. Più il periodo è lungo, però, più diventa improbabile che il gestore riesca non tanto a far meglio del mercato, ma a fare meglio del differenziale tra le commissioni del proprio fondo (retail) e quelle di un ETF per così tanti anni (l'1,46% annuale nella simulazione iniziale).
 
C'è anche da considerare che molti fondi azionari a gestione attiva nelle classi retail sfondano il muro del 2% di TER e quindi la forbice va ancora allargandosi con gli ETF. Ma anche con i valori postati il divario è impressionante!
 
Analisi interessante ed eloquente, mi permetto solo di aggiungere due puntini sulle i:
- 1.200 euro di risparmio mensile non sono banali oggi, come giustamente osserva l'autore del post, ma erano perlopiù proibitivi all'inizio del periodo considerato, quando 2.400.000 lire erano più di un intero buono stipendio;
- per un PAC su etf bisogna verificare le commissioni sulla compravendita degli stessi, per non vanificare il risparmio sulla commissione di gestione (se per esempio risparmio 100 euro al mese e l'acquisto di etf mi costa 5 euro e la rata pac di un fondo comune zero, all'etf servono anni per "andare in break-even"!)
 
Il confronto con l'ETF sui 10 anni è fattibile, lo farò appena trovo un po' di tempo, ma non è la stessa cosa (non vorrei che tu avessi preso con il senno di poi un fondo a gestione attiva che ha performato sopra il benchmark. Se fosse il caso, è un'analisi che non ha niente a che vedere con quello che ho fatto sopra).

Avevo menzionato questo perché lo avevo sottoscritto diversi anni fa e ce l'ho ancora , anche se non avevo investito una grossa cifra.
Lo avevo anche segnalato in questo forum ( oltre a a vari altri). Ha una grossa size: suppongo sia abbastanza diffuso. Era un fondo che aveva senso perché cerca di selezionare società con alcuni vantaggi.

Morgan Stanley Investment Funds - US Advantage Fu...|LU0225737302
 
Fineco come condizione standard per il PAC su LU0114999021 ( comparto senza infamia e senza lode) prevede commissione d'ingresso del 2%.
Lo scopo è quello di depredare i clienti e arricchire azionisti e cfaofs? O lo scopo è di permettere , a richiesta, al cfaofs di fare il bel gesto di esentare i clienti dalle comm. d'ingresso?

A tutto c'è un limite: commissioni d'ingresso e classi retail con commissioni di gestione/collocamento maggiorate ( azionari con spese correnti al 2,1-2,5% circa) dovrebbero sparire dal mercato.
 
Analisi interessante ed eloquente, mi permetto solo di aggiungere due puntini sulle i:
- 1.200 euro di risparmio mensile non sono banali oggi, come giustamente osserva l'autore del post, ma erano perlopiù proibitivi all'inizio del periodo considerato, quando 2.400.000 lire erano più di un intero buono stipendio;
Ottima e giusta osservazione.
- per un PAC su etf bisogna verificare le commissioni sulla compravendita degli stessi, per non vanificare il risparmio sulla commissione di gestione (se per esempio risparmio 100 euro al mese e l'acquisto di etf mi costa 5 euro e la rata pac di un fondo comune zero, all'etf servono anni per "andare in break-even"!)
Non l'ho specificato ma le due simulazioni iniziali includono commissioni di transazione del PAC pari a 9 euro e un costo fisso al versamento di ogni rata pari a 0,95 euro (commissioni standard applicate da Fineco se non sono cambiate). Le commissioni di transazione impattano sui risultati percentuali delle tabelle riportate, ma non sulle somme finali.

Attenzione che spesso il discorso delle commissioni di transazione è fuorviante.

Si pensa spesso che una commissione di transazione anche estremamente alta (supponiamo di 5 euro fissi su una rata di 100 euro, quindi un 5%) renda un PAC non competitivo, anche se costruito su un prodotto molto economico (basse commissioni di gestione, supponiamo il solito ETF).

Non è proprio così: la commissione di transazione incide, anche se tanto, una sola volta. La commissione di gestione invece incide ogni anno. Su un PAC lungo, trentennale ad esempio, quell'1,46% visto all'inizio impatta per 30 volte! (ovviamente il primo anno sul solo capitale versato nel primo anno: sulla prima rata un interno anno, sulla seconda rata per 11 mesi e così via; ma già dal secondo anno impatta interamente sul capitale totale versato il primo anno e come prima su quello del secondo anno... e via via fino al trentesimo).

Tant'è che la stessa simulazione sulle 2 classi del fondo Capital Group (come nel primo post), ma con rate mensili di soli 100 euro, applicando le seguenti commissioni avremmo:
- Classe B (retail, spese correnti alte): 0 commissioni all'inizio del PAC e 0 commissioni su tutte le altre rate -->>> Somma finale media dei PAC trentennali: 99.643 euro, alla quale non si deve togliere niente in quanto non si sono pagate commissioni di transazione
- Classe C (istituzionale, spese correnti basse): 9 euro commissioni sul primo versamento (9%) e 5 euro commissioni su ogni rata seguente (5% commissioni) -->>> Somma finale media dei PAC trentennali: 135.188 euro, alla quale si devono togliere 9 euro iniziali + 5 euro pagati su ognuna delle 359 rate rimanenti, per un totale di 1.804 euro: 135.188 - 1.804 = 133.384 euro.

La differenza rimane enorme.

Ovviamente nei PAC corti le cose cambiano. Sui PAC di 2 soli anni, abbiamo:
- Classe B (retail, spese correnti alte): 0 commissioni all'inizio del PAC e 0 commissioni su tutte le altre rate -->>> Somma finale media dei PAC biennali: 2.596 euro, alla quale non si deve togliere niente in quanto non si sono pagate commissioni di transazione
- Classe C (istituzionale, spese correnti basse): 9 euro commissioni sul primo versamento (9%) e 5 euro commissioni su ogni rata seguente (5% commissioni) -->>> Somma finale media dei PAC biennali: 2.636 euro, alla quale si devono togliere 9 euro iniziali + 5 euro pagati su ognuna delle 23 rate rimanenti, per un totale di 124 euro: 2.636 - 124 = 2.512 euro.

Il 5% però è fuori mercato: se non sbaglio sempre con Fineco si pagano 2,95 euro sugli ETF, quindi meno del 3%. Altre banche magari fanno condizioni anche migliori.
 
Avevo menzionato questo perché lo avevo sottoscritto diversi anni fa e ce l'ho ancora , anche se non avevo investito una grossa cifra.
Lo avevo anche segnalato in questo forum ( oltre a a vari altri). Ha una grossa size: suppongo sia abbastanza diffuso. Era un fondo che aveva senso perché cerca di selezionare società con alcuni vantaggi.

Morgan Stanley Investment Funds - US Advantage Fu...|LU0225737302

Domani vedo di postare le simulazioni su 10 anni. E' possibile che quel fondo abbia fatto meglio dell'ETF: alcuni fondi a gestione attiva sono effettivamente gestiti bene e fanno meglio degli ETF (ovviamente più il periodo è lungo e più diventa difficile).

Sono sicuri che tanti gestori sono bravi, se non bravissimi, e non ho niente contro la gestione attiva (anzi). Le commissioni che vengono applicate in molte classi, però, sono secondo me eccessive, e rendono difficile la vita ai gestori stessi. Le società però vogliono guadagnare, hanno dei costi sicuramente alti... ma non sarebbe male se il livello commissionale si abbassasse un po'...
 
Domani vedo di postare le simulazioni su 10 anni. E' possibile che quel fondo abbia fatto meglio dell'ETF: alcuni fondi a gestione attiva sono effettivamente gestiti bene e fanno meglio degli ETF (ovviamente più il periodo è lungo e più diventa difficile).

Sono sicuri che tanti gestori sono bravi, se non bravissimi, e non ho niente contro la gestione attiva (anzi). Le commissioni che vengono applicate in molte classi, però, sono secondo me eccessive, e rendono difficile la vita ai gestori stessi. Le società però vogliono guadagnare, hanno dei costi sicuramente alti... ma non sarebbe male se il livello commissionale si abbassasse un po'...

Il problema sono gli intermediari, sono loro che prendono più della metà dei costi di gestione, oltre ai costi di sottoscrizione...
 
Domani vedo di postare le simulazioni su 10 anni. E' possibile che quel fondo abbia fatto meglio dell'ETF: alcuni fondi a gestione attiva sono effettivamente gestiti bene e fanno meglio degli ETF (ovviamente più il periodo è lungo e più diventa difficile).

Sono sicuri che tanti gestori sono bravi, se non bravissimi, e non ho niente contro la gestione attiva (anzi). Le commissioni che vengono applicate in molte classi, però, sono secondo me eccessive, e rendono difficile la vita ai gestori stessi. Le società però vogliono guadagnare, hanno dei costi sicuramente alti... ma non sarebbe male se il livello commissionale si abbassasse un po'...

Ci sono anche le classi istituzionali, come avevi ricordato con un esempio, e i risultati dei gestori possono essere valutati con quelle. Più che altro commissioni elevate girate ai collocatori limitano le performance ottenute dai sottoscrittori retail.

Tra gli azionari USA con S&P 500 come benchmark dichiarato, avevo sottoscritto anche un altro ( non tramite PAC )

Fidelity Funds - America Fund A-Acc-EUR|LU0251127410

e dopo un periodo prolungato di performance insoddisfacente, anche se complessivamente positiva, avevo fatto lo switch verso un fondo che investe in un'altra area

Fidelity Funds - Asia Pacific Opportunities Fund ...|LU0345361124

mentre chiedevo il rimborso di

M&G (Lux) Asian Fund A EUR Acc|LU1670618187

Ci sono anche classi con spese correnti più onerose ( ad es. classe E di Fidelity ).
 
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la questione principale per un pac di lungo termine è la riduzione massima delle spese commissionali, perchè queste sul lungo andare hanno un impatto devastante..
già optare per un tracciamento passivo del mercato invece di una gestione attiva riveste una grande differenza in termini commissionali..

posto un video esplicativo di un canale che seguo da tempo, che spiega proprio questo :o:eek::cool:



morale della favola: non fatevi infinocchiare da gestioni attive che sembrano imbattibili nel breve periodo, penso ad esempio agli ETF tematici di Ark, che stanno facendo faville, ma guardate al lungo periodo, dove non esiste gestione attiva che possa battere costantemente il mercato per 20 30 anni di fila :o:cool:

Compare Investment Fees Calculator | Online Trading Academy
 
Attualmente sui PAC Morgan Stanley c'è l'esenzione dai diritti fissi per banca corrispondente ( bisogna comunque controllare tramite il proprio collocatore).

Forse ha senso il PAC su qualche comparto JPMorgan in classe A, se il collocatore non applica commissioni d'ingresso percentuali.
Con il PAC si può anche ridurre l'investimento minimo rispetto all'investimento in unica soluzione e il PAC può essere sospeso a tempo indeterminato.
Ad es. questo per cui non mi pare ci sia un etf comparabile su borse area euro:

JPMorgan Funds - Pacific Equity Fund A (acc) - EU...|LU0217390573

JPMorgan Funds - Pacific Equity Fund A (acc) - US...|LU0210528096

È da evitare la classe D, che ha spese correnti maggiorate

JPMorgan Funds - Pacific Equity Fund D (acc) - US...|LU0117866854


Le commissioni annuali dei fondi diventano secondarie nelle polizze multiramo, in quei prodotti semiassicurativi con componente d'investimento in cui ci sono i caricamenti della polizza e dovrebbe esserci divieto di doppie commissioni , per cui anche i retail investono in classi istituzionali o equivalenti. Ma ci sono le commissioni della polizza e bisogna vedere se interessa la componente assicurativa.
 
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Puoi anche immaginare che un portafoglio pigro bilanciato formato da pochi etf ottenga la stessa performance di un portafoglio dinamico aggiornato periodicamente da una società di consulenza finanziaria o da un consulente autonomo a parcella: quanto inciderebbero su 10 o 20 anni le commissioni di consulenza?
Non vedo perché si dovrebbe credere che i gestori di fondi non siano in grado di ottenere performance superiori a quelle di alcuni benchmark in modo affidabile e che invece i consulenti siano in grado di creare valore e performance superiori con una gestione dinamica dei portafogli dei clienti. ( Se mai i consulenti possono evitare che i risparmiatori facciano disastri investendo in modo non coerente coi propri profili di rischio e obiettivi o concentrando troppo su alcuni segmenti del mercato con timing pessimo o vendendo in preda al panico )

L'unico motivo per avere un consulente è quello di organizzare il patrimonio ed evitare di fare errori comportamentali marchiani che inevitabilmente nel medio-lungo periodo, portano perdite molto più consistenti delle fee pagate.
Se un consulente si mette a fare il gestore...annamo 'bbene...!
L'unico motivo per fare un fondo a lungo termine invece di un etf è che investi delle quantità di denaro definite e non sei costretto a eseguire un numero finito di quote.(se accumuli 10.000€ chissenefrega, ma se ci metti 200€ come la gran parte degli accumulatori, c'è una bella differenza)
 
Avevo menzionato questo perché lo avevo sottoscritto diversi anni fa e ce l'ho ancora , anche se non avevo investito una grossa cifra.
Lo avevo anche segnalato in questo forum ( oltre a a vari altri). Ha una grossa size: suppongo sia abbastanza diffuso. Era un fondo che aveva senso perché cerca di selezionare società con alcuni vantaggi.

Morgan Stanley Investment Funds - US Advantage Fu...|LU0225737302
Ho effettuato le due analisi e su 9 anni il Morgan Stanley ha un rendimento migliore. 9 anni e non 10 perché ho utilizzato i'iShares S&P 500 UCITS ETF USD, in USD come il Morgan Stanley (quotato sull'LSE), ed ha una serie storica che nel mio database parte da settembre 2010.

Questa è la tabella del MS US Advantage Fund A:

Morgan.jpg

Mentre questa è quella dell'iShares:

iShares.jpg

Ho simulato PAC da 100 euro al mese: con il MS a gestione attiva in media i 10 PAC di 9 anni hanno generato 21.103 euro; quelli dell'iShares (sempre 10 PAC di 9 anni, stesso periodo) hanno generato 18.503 euro. 2.600 euro di differenza, non poco in 9 anni.

Questo nonostante spese correnti annuali dell'1,64% per il MS e solo dello 0,07% per l'ETF iShares. Un'ottima gestione attiva.
 
Oltre al PAC, è interessante notare quanto costa, in euro, un 1,51% all'anno di commissioni di gestione annuali in caso di investimento in un'unica soluzione.

Per far questo ho effettuato le solite simulazioni sul fondo a gestione attiva Capital Group Global Equity Fund (LUX) nelle 2 classi B e C: la prima è la classe retail e la seconda istituzionale:

Classe B (retail, spese correnti 1,66%):

CapitalGroupB.jpg

Classe C (istituzionale, spese correnti 0,15%):

CapitalGroupC.jpg

Al solito, nel breve termine le differenze non sono enormi. Ma nel lungo termine, questa differenza commissionale ha un impatto molto alto:
  • con lo 0,15% di spese correnti un PIC trentennale (in realtà è la media di 67 PIC) avrebbe trasformato 100.000 euro in 1.042.432 euro (rendimento del 942,43%)
  • con l'1,66% di spese correnti un PIC trentennale (in realtà è la media di 67 PIC) avrebbe trasformato 100.000 euro in 660.540 euro (rendimento del 560,54%)
A parità di tutto il resto, sono 381.892 euro in meno.

Ovviamente, un confronto così chiaro tra un fondo a gestione attiva e un ETF non si può fare, dato che la composizione è diversa. E, come visto nel post precedente, succede anche che la gestione attiva performi meglio di quella passiva nonostante commissioni più alte.

Tuttavia, nel lungo termine (30 anni sono tanti) si può ipotizzare che il gestore "attivo" si comporti in media con il mercato, alternando annate buone ad annate meno buone. La differenza di rendimento, in tal caso, sarebbe prodotta essenzialmente dalla differenza di costo, come nell'esempio precedente.
 
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