Un portafoglio a distribuzione anziché convertire il fondo pensione in rendita. Anche perché la rendita assicurativa (o previdenziale) solitamente corrisponde a poco più dei dividendi di un eventuale portafoglio a distribuzione a rischio prudente/moderato (ma ci sto iniziando a lavorare da un annetto per me e da anni miei famigliari, ovviamente con ingressi progressivi e resistendo alle tentazioni di non seguire una tabella di marcia perché l'eccessiva correlazione degli asset nel biennio 2018-2019 non mi convince troppo).
grazie a tutti per le risposte, la vedo un pò difficile . Forse conviene guardare anche ad un investimento immobiliare da mettere a rendita.
In realtà non è difficile. E' questione di psicologia.
Il problema è che se costruisci un portafoglio d'investimenti a distribuzione (ne ho fatti tanti, so come va) hai tre principali scenari, che si alterneranno probabilmente nel tempo:
1- Il portafoglio va esattamente come deve (il capitale è abbastanza stabile): solitamente in questi casi sei 'tranquillo'
2- Il portafoglio oscilla positivamente, hai investito (per cercare un 6% di dividendi!) in investimenti abbastanza speculativi ed il mercato ti ha premiato: ti prende l'euforia, o l'ansia, o entrambi, ed alla fine spesso rimaneggi il portafoglio
3- Il portafoglio oscilla negativamente (come abbastanza probabile visto l'esposizione complessiva ai mercati che devi cercare con un 6% di dividendi): iniziano a venirti timori, panico, ti convinci che ti stanno si e no ridistribuendo i soldi tuoi con i dividendi, che stai dissipando un patrimonio... nella migliore delle ipotesi cerchi consulenza e probabilmente troverai 1000 cfaofs (guarda aspettano alcuni clienti un pò anziani ed intercettati come danarosi anche nell'androne del palazzo su segnalazione dei portieri... giuro) pronti a convincerti che bisogna smontare tutto (soprattutto se ETF) e sottoscrivere fondi attivi di primarie società d'investimento che loro collocano.
Ecco... il problema dell'investiemento mobiliare è che... è 'mobiliare'. E' facile muoverlo.
Il vantaggio dell'investimento immobiliare è che sta lì ben piantato con le fondamenta in terra (salvo zone sismiche).
Fine del vantaggio (secondo me), per il resto puoi paragonarlo per volatilità (e potenziali perdite/guadagni) ad un azionario low volatility a distribuzione, oltretutto tematico e concentratissimo come area geografica e settore (che può anche essere un bene se hai fatto l'affare in zona che si sviluppa! Rischio=potenziale rendimento). Inutile fare discorsi sul passato... ma se ci hai messo 450mila euro nel 2005 ora hai nel cervelletto quella pressione che ti dice che hai dissipato una fetta di patrimonio, e nella memoria una pressione che ti dice che è bene non fare i conti di IMU, ipocatastali, notai, ristrutturazioni condominiali, manutenzione della caldaia del gas, utenze, assicurazioni etc... però ti fai un giro nell'appartamento e ti passa tutto. Poi solitamente in corrispondenza delle scadenze IMU sei di cattivo umore e pensi di voler vendere tutto, quando ti arriva l'eventuale affitto del locatore invece pensi che hai fatto la cosa migliore della tua via. Ed alla fine non ne esci per decenni. Ma soprattutto non vedi sull'estratto conto che nell'ultimo decennio il nominale dell'investimento sta a -40%, nella tua mente il capitale è fermo/immobile (la casa sempre quella è... e chi la vende?) e gli eventuali affitti sono gain puro.
Per il resto diciamo che tuo padre vuole 1700 euro netti:
(1700/0,74 (aliquota fiscale 26% dividendi)x12)/450000 = 6,12%
Devi costruire un portafoglio a distribuzione (mix di bond ed ETF, consiglio mio) con un dividend-yeld del 6%. Non è impossibile, ma è una scelta che ti espone a singoli prodotti molto rischiosi (forse tra i più stabili c'è l'ETF obbligazionario emergenti che indicavano sopra) singolarmente che, complessivamente, implicheranno una discreta volatilità al portafoglio che in fasi di tassi bassi probabilmente darà un effetto simile all'erosione.
Sono convintissimo al 100% però che tra 20 o 25 anni il capitale non si sarà affatto azzerato.