Io ti dico quello che ho fatto io, avendo avuto molto recentemente questo dilemma.
Se i mercati azionari sono mediamente più bassi delle quotazioni storiche (rispetto ai fondamentali), se c'è stata da poco una correzione insomma, PIC sicuro. Ma anche se le quotazioni sono "medie", nè particolarmente alte nè particolarmente basse diciamo.
Se invece le azioni sono alte, come la maggior parte in questo momento, beh io ho fatto così:
1/3 PIC
2/3 PAC lento (se le azioni crollano commuto in PAC veloce, tipo tutto dentro in 6-12 mesi, o anche PIC)
Il PIC e il PAC invece che buttare semplicemente su MSCI World hanno allocazioni nelle principali aree geografiche fatte contando i seguenti parametri:
- la percentuale della capitalizzazione di quel mercato è la baseline, il dato di partenza
- se un mercato ha quotazioni non alte (medie o magari sotto la media) si può sovrapesare rispetto alla percentuale di capitalizzazione, se le quotazioni sono molto alte si sottopesa (volendo anche a 0%)
- se la correlazione di Pearson non è molto alta (ad es 0.65 invece che 0.9) con molte altre aree posso sovrapesare un pelino (senza stare a fare un'ottimizzazione a minima varianza che tra l'altro può ben essere piuttosto fallace trattandosi di processi stocastici non stazionari)
In pratica mi sono trovato un portafoglio con circa il 50% di emergenti all'interno della componente azionaria (e sì, lo so che sono più volatili delle aquile).
Lo so, si può dir male di questa tecnica... lo so bene. Un filo troppo attiva, troppo complessa (perchè 9 etf azionari e non 1?) e sicuramente parasedere mica poco. Ma io su un target di 60% azioni non butto di colpo un 50% di quel 60% su USA (quello che succederebbe a iniettare di botto su MSCI World) col CAPE attorno a 30. Lo so, è un arrogarsi il diritto di saperne di più del mercato, ma non lo faccio tanto per battere l'MSCI ACWI, è più un tentativo (magari fallimentare, perchè poi le mie scelte possono benissimo rivelarsi pessime) di ridurre (statisticamente) il rischio. Questione di dormire un pelo meglio, non di mangiare meglio, come si dice.
Perchè secondo me un emergente avrà anche il doppio di volatilità degli USA, a spanne, ma se crolla verosimilmente devo aspettare meno anni affinchè ritorni a un P/E di 15 (giusto per fare un esempio su un solo indicatore). Viceversa, se compro a P/E=25, e poi le azioni crollano a un P/E di 8, rischio di dover aspettare un bel po' di anni di mercato toro per recuperare. Ovviamente la grande variabile incognita che può scombussolare tutto è la crescita, visto che gli utili o il patrimonio netto sono anch'essi non stazionari. Forse sconto il fatto che, pur considerandomi un investitore decisamente passivo, il primo autore di analisi fondamentale che ho letto è stato il vecchio Benny Graham
, che mi ha dato un certo imprinting. E c'è anche un certo omaggio a Shiller dietro la mia strategia.