(grossomodo il capital gain corrisponderebbe per entità al pagamento "differito" della tassazione sui dividendi)?
Se vendi i titoli in gain, o alla pari, il capital gain corrisponde perfettamente al pagamento 'differito' della tassazione sui dividendi.
Se invece vendi il titolo sotto la pari (ma corri il rischio di esigenze di liquidità che non puoi aspettare il recupero? Da quanto scrivi no... poi non si sa mai) hai fatto una bella fesseria: hai pagato sempre il 26% sulla cedola, anziché capitalizzarla e adesso ci perdi anche sul capitale.
Ovviamente con i fondi (più che gli ETF) ho visto capitare spesso spremute di sangue: il cliente purgato del 5% di commissione d'entrata, prende il 10% di dividendi (per dire) e poi spaventato o incavolato o consigliato dal promotore o dallo stesso gestore bancario che spera di vendergli qualche altra cosa, vende in perdita del 15%.
In totale ci hai rimesso il 15% ed hai pagato pure le tasse come se avessi guadagnato il 10%. Diciamo che non è che le tasse sui dividendi ti mandano alla caritas, per carità... ma poi uscire in perdita dall'ETF ti fa sentire molto sciocco.
Devo dire che con gli ETF non mi è MAI capitato (e io nel 2008 ne avevo alcuni a -60%). Ho sempre atteso il gain. Quelli dove sono uscito in perdita erano ETC o settoriali piccolissimi cui bisogna stare attenti... (e senza andare sui settoriali, di cui bisognerebbe bene studiare la composizione, il Lyxor MSCI Greece ha pochissime azioni in cui investe e nelle prime 10 azioni è investito il 86% del capitale, di cui il 21% in un titolo solo...) gli ETF diversificati, su indici solidi, anche se sintetici o poco scambiati non mi hanno mai tradito (i fondi sì). Poi mai dire mai.
Comunque io simulo portafogli un pò più complessi e nelle strategie a distribuzione secondo me l'ideale sarebbe non usare solo ETF, ma anche, per dire, un bel mix di bond (materia che scarseggia ultimamente). Questo perché sia i Bond che gli ETF sono a distribuzione (se ci metti gli ETC, come l'oro, funzionano fiscalmente ma zero distribuzione), solo che i Bond hanno efficienza fiscale.
Non so le dimensioni del portafoglio che hai intenzione di costruire.
Ma nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro, personalmente non vedo grandi motivazioni a tenermi su 3-4 titoli. Si può costruire un portafoglio fatto bene con 10-15-20 o 30 titoli senza problemi.
Immagina di diversificare in bond (sovranazionali magari con aliquota 12,5%) in valuta: rupia indonesiana, rublo, rand sudaficano, dollaro australiano, dollaro, e chi più ne ha più ne metta. Abbinali ad ETF a distribuzione.
Avrai un portafoglio ottimo. Se dovessi mai dismettere un ETF in perdita (e fare li la 'fesseria' di fare un operazione fiscalmente molto inefficiente) potrai venderci in abbinamento uno di questi bond sopra la pari (con tante valute una che si è apprezzata sull'euro ci sarà). Il problema dei bond in valuta è che alla scadenza, anche se la valuta si è svalutata, 'realizzi': quindi ti tocca diversificare molto.
I migliori portafoglioni (portafogli di 2-5 milioni) che ho mai visto, ovviamente NON gestiti né da promotori né da gestori bancari né da consulenti indipendenti (che all'epoca non esistevano), ma da gente del mestiere che li ha fatti per sé stesso o per qualche parente, erano costruiti così. Asset di obbligazioni ad alto rendimento (in valuta, a lunghissimo termine, subordinate, di taglio istituzionale cioè a tranche di 50 o 100k), percentuale di titoli di stato che stabilizzano (tipicamente BTP e CCT abbinati a titoli di stato USA alle volta o quando avevano un tasso Bund tedeschi) e il resto azioni, portafogli molto diversificati di azioni (conoscevo uno con 200 azioni diverse di tutto il mondo... cambiava banca ogni 3-4 anni in cerca di chi gli scontasse l'imposta di bollo...).
Ovviamente le azioni erano gli ETF 'di ieri' dei vecchi investitori esperti di una volta. Più efficienti fiscalmente, ma inevitabilmente chi aveva portafogli di 20-30-50-100 o 200 azioni una o più d'una l'ha dovuta delistare nel tempo perché è saltata (e noi abbiamo una lista infinita di parmalat, alitalia, seat, cirio, titoli bancari nostrani), quindi secondo me l'ETF val bene un'inefficienza fiscale.
Come ti dicevo però questi 'portafoglioni vecchia scuola' che ho potuto ammirare (il classico era 50 e 50 tra bond e azioni, e nei bond una percentuale variabile tra rischiosi/istituzionali e btp) avevano dei rendimenti incredibili (sia assoluti sia di media annua), quelli che ho visto una decina d'anni fa e che erano stati iniziati a inizio anni '90 mettevano paura. La gente viveva tranquillamente di rendita con dividendi e cedole di quella roba con dimensioni di portafoglio molto più limitate di chi ci prova oggi con gli ETF.