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Tra Eltif e Pepp, le nuove forme del risparmio transfrontaliero
Per i cittadini Ue, e per l’industria che si occupa della gestione dei loro risparmi, le sigle che potrebbero presto diventare familiari sono Pepp ed Eltif. I primi sono i cosiddetti Pan-European Pension Product, fondi pensione che avranno gli stessi standard all’interno dei confini dell’Unione, per i quali lo scorso giugno la Commissione Europea ha presentato un progetto di regolamentazione. La caratteristica più importante dei Pepp, che si andranno ad affiancare ai regimi nazionali, sarà la loro trasferibilità all’interno dell’Unione. Saranno dunque adatti ai giovani che, per motivi di lavoro, lasciano il proprio paese ma avranno importanti benefici anche per chi non ha la necessità di trasferirsi: permetteranno infatti ai sottoscrittori di godere delle condizioni più favorevoli presenti all’interno dell’Unione in termini di riscatto. Inoltre, ogni cinque anni i risparmiatori avranno il diritto di cambiare il fornitore sia a livello nazionale che transfrontaliero, a costi limitati. La Commissione europea definisce il “prodotto pensionistico individuale paneuropeo” come un “prodotto pensionistico individuale di risparmio a lungo termine offerto, nel quadro di uno schema Pepp approvato, da un’impresa finanziaria regolamentata autorizzata, ai sensi della normativa dell’Unione, alla gestione degli investimenti o del risparmio collettivi o individuali e sottoscritto volontariamente dal singolo risparmiatore in Pepp a fini pensionistici, con nessuna possibilità di rimborso o con possibilità strettamente limitate”. Secondo le analisi della Commissione, il mercato della previdenza complementare in Europa oggi vale 700 miliardi e le previsioni vedono una crescita esponenziale che, nel 2030, porterà gli asset a 3.500 miliardi, di cui 2.100 miliardi relativi ai Pepp. La proposta di regolamento Pepp è accompagnata da una raccomandazione della Commissione sul trattamento fiscale dei prodotti pensionistici individuali, che incoraggia gli Stati membri a riservare ai Pepp lo stesso trattamento fiscale concesso ai prodotti nazionali analoghi esistenti, anche se il fondo previdenziale paneuropeo non soddisferà pienamente i criteri nazionali per gli sgravi fiscali. Sono previsti requisiti di informazione e norme di distribuzione rigorose, anche online. Per offrire il Pepp, i fornitori dovranno essere autorizzati dall’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa)
Eltif sta invece per European Long-Term Investment Fund, ovvero i fondi d’investimento europei a lungo termine per i quali il governo italiano, nel dicembre scorso, ha approvato in via definitiva il recepimento della direttiva europea. L’obiettivo di questi nuovi strumenti è mobilitare e convogliare risorse verso società e progetti a lungo termine in diversi ambiti dell’economia reale (infrastrutture, industria, servizi, edilizia abitativa, ricerca e istruzione). Si tratta dunque di strumenti finanziari particolari che, a differenza dei Fia (introdotti con la direttiva Aifm e rivolti esclusivamente agli investitori professionali), potranno essere venduti anche agli investitori retail ma, vista la loro forma chiusa e la natura prevalentemente illiquida, prevedono tutele per il risparmiatore superiori a quelle stabilite dalla Mifid 2
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Per i cittadini Ue, e per l’industria che si occupa della gestione dei loro risparmi, le sigle che potrebbero presto diventare familiari sono Pepp ed Eltif. I primi sono i cosiddetti Pan-European Pension Product, fondi pensione che avranno gli stessi standard all’interno dei confini dell’Unione, per i quali lo scorso giugno la Commissione Europea ha presentato un progetto di regolamentazione. La caratteristica più importante dei Pepp, che si andranno ad affiancare ai regimi nazionali, sarà la loro trasferibilità all’interno dell’Unione. Saranno dunque adatti ai giovani che, per motivi di lavoro, lasciano il proprio paese ma avranno importanti benefici anche per chi non ha la necessità di trasferirsi: permetteranno infatti ai sottoscrittori di godere delle condizioni più favorevoli presenti all’interno dell’Unione in termini di riscatto. Inoltre, ogni cinque anni i risparmiatori avranno il diritto di cambiare il fornitore sia a livello nazionale che transfrontaliero, a costi limitati. La Commissione europea definisce il “prodotto pensionistico individuale paneuropeo” come un “prodotto pensionistico individuale di risparmio a lungo termine offerto, nel quadro di uno schema Pepp approvato, da un’impresa finanziaria regolamentata autorizzata, ai sensi della normativa dell’Unione, alla gestione degli investimenti o del risparmio collettivi o individuali e sottoscritto volontariamente dal singolo risparmiatore in Pepp a fini pensionistici, con nessuna possibilità di rimborso o con possibilità strettamente limitate”. Secondo le analisi della Commissione, il mercato della previdenza complementare in Europa oggi vale 700 miliardi e le previsioni vedono una crescita esponenziale che, nel 2030, porterà gli asset a 3.500 miliardi, di cui 2.100 miliardi relativi ai Pepp. La proposta di regolamento Pepp è accompagnata da una raccomandazione della Commissione sul trattamento fiscale dei prodotti pensionistici individuali, che incoraggia gli Stati membri a riservare ai Pepp lo stesso trattamento fiscale concesso ai prodotti nazionali analoghi esistenti, anche se il fondo previdenziale paneuropeo non soddisferà pienamente i criteri nazionali per gli sgravi fiscali. Sono previsti requisiti di informazione e norme di distribuzione rigorose, anche online. Per offrire il Pepp, i fornitori dovranno essere autorizzati dall’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (Eiopa)
Eltif sta invece per European Long-Term Investment Fund, ovvero i fondi d’investimento europei a lungo termine per i quali il governo italiano, nel dicembre scorso, ha approvato in via definitiva il recepimento della direttiva europea. L’obiettivo di questi nuovi strumenti è mobilitare e convogliare risorse verso società e progetti a lungo termine in diversi ambiti dell’economia reale (infrastrutture, industria, servizi, edilizia abitativa, ricerca e istruzione). Si tratta dunque di strumenti finanziari particolari che, a differenza dei Fia (introdotti con la direttiva Aifm e rivolti esclusivamente agli investitori professionali), potranno essere venduti anche agli investitori retail ma, vista la loro forma chiusa e la natura prevalentemente illiquida, prevedono tutele per il risparmiatore superiori a quelle stabilite dalla Mifid 2
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