Certificates: nuovo campo dei miracoli?

greentrees

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Chiedo.
Come fanno gli emittenti dei certificates a riconoscere cedole così corpose?
Da dove prendono i soldi?

Può sembrare una domanda banale, ma non ho trovato in giro una risposta. I dividendi delle azioni sottostanti? L'apprezzamento del sottostante? Ma quando il sottostante si deprezza, senza tuttavia infrangere la barriera, da dove prendono i soldi?

Grazie a chi vorrà rispondere
 
Cosa sono i certificati | Acepi

Gli investment certificates sono derivati cartolarizzati negoziabili come un titolo azionario. L’acquisto di un certificato corrisponde all'investimento in opzioni finanziarie, che possono essere sia di acquisto che di vendita. Le opzioni presenti all’interno dei certificati possono essere standard, cosiddette “plain vanilla”, oppure “esotiche”, cioè caratterizzate dalla presenza di alcune clausole particolari.

Certificati: ma perche? | AdviseOnly Blog

Perché un risparmiatore dovrebbe investire nei certificates? L'esistenza dei certificati è enigmatica come i mohai dell’isola di Pasqua. Per quel che mi riguarda, li annovero tra i grandi misteri dell’universo finanziario. I certificati sono derivati cartolarizzati. Sapete che cos'è un'opzione a barriera? Sì? Davvero? Sapete dirmi come funziona? Siete sicuri di volere investire in prodotti strutturati imbottiti di derivati dei quali capite quanto di teoria delle stringhe?

Quando viene emesso, il prezzo del certificato è 100. Quel 100 include anche il costo della componente derivata, prezzata da chi ha strutturato il prodotto. Spesso è difficile dare un prezzo a questa componente. Per un risparmiatore senza dottorato in finanza è impossibile. Così, se incidentalmente gonfia tale valutazione – tanto quasi nessuno ci capisce nulla – ci guadagna chi vende il prodotto. E chi ci perde? Su, chi indovina partecipa all'estrazione di una bottiglia d’annata di spuma al ginger.

Quanti gestori di fondi comuni avete sentito dire che utilizzano in modo importante i certificates? Avete mai sentito dire a Waren Buffett che lui investe tramite certificates? Oppure che li raccomanda? Notizie di certificati da parte di George Soros? E i fondi sovrani, i fondi pensione, quanti certificati utilizzano?
 
Cosa sono i certificati | Acepi

Gli investment certificates sono derivati cartolarizzati negoziabili come un titolo azionario. L’acquisto di un certificato corrisponde all'investimento in opzioni finanziarie, che possono essere sia di acquisto che di vendita. Le opzioni presenti all’interno dei certificati possono essere standard, cosiddette “plain vanilla”, oppure “esotiche”, cioè caratterizzate dalla presenza di alcune clausole particolari.

Certificati: ma perche? | AdviseOnly Blog

Perché un risparmiatore dovrebbe investire nei certificates? L'esistenza dei certificati è enigmatica come i mohai dell’isola di Pasqua. Per quel che mi riguarda, li annovero tra i grandi misteri dell’universo finanziario. I certificati sono derivati cartolarizzati. Sapete che cos'è un'opzione a barriera? Sì? Davvero? Sapete dirmi come funziona? Siete sicuri di volere investire in prodotti strutturati imbottiti di derivati dei quali capite quanto di teoria delle stringhe?

Quando viene emesso, il prezzo del certificato è 100. Quel 100 include anche il costo della componente derivata, prezzata da chi ha strutturato il prodotto. Spesso è difficile dare un prezzo a questa componente. Per un risparmiatore senza dottorato in finanza è impossibile. Così, se incidentalmente gonfia tale valutazione – tanto quasi nessuno ci capisce nulla – ci guadagna chi vende il prodotto. E chi ci perde? Su, chi indovina partecipa all'estrazione di una bottiglia d’annata di spuma al ginger.

Quanti gestori di fondi comuni avete sentito dire che utilizzano in modo importante i certificates? Avete mai sentito dire a Waren Buffett che lui investe tramite certificates? Oppure che li raccomanda? Notizie di certificati da parte di George Soros? E i fondi sovrani, i fondi pensione, quanti certificati utilizzano?

Premetto che non sono un fan dei certificati.
Ma non mi sembra che alcune tipologie siano così difficili da capire. Prendo ad esempio i cash collecf di BNP Paribas.
Corrispondono una cedola mensile o trimestrale o semestrale, se la quotazione del titolo sottostante (per esempio Enel) non infrange la barriera prefissata (per esempio il 70% della quotazione da cui si è partiti all'emissione del certificato, mi pare si chiami "strike".

Se a scadenza del certificato la quotazione del sottostante è uguale o superiore ad un valore prefissato rimborsano il 100% del valore nominale. Se inferiore, rimborsano una somma inferiore, in relazione alla quotazione del sottostante.

Quello che mi chiedo è dove da dove prendono i soldi gli emittenti per corrispondere cedole annue del 6, del 7, fino all'11%, a seconda dei certificati.
 
non mi sembra che alcune tipologie siano così difficili da capire. Prendo ad esempio i cash collect

La struttura in opzioni di un Cash Collect è composta da:
  • Un'opzione Call con strike pari a zero;
  • Un'opzione put esotica down and out con strike pari al livello iniziale del sottostante e con barriera;
  • La vendita di un'opzione Call con prezzo di esercizio pari al prezzo iniziale del sottostante;
  • Una serie di call digitali in quantità uguale al numero delle date evento intermedie e finale. Il prezzo di esercizio è posto al livello trigger (inferiore allo strike).
La maggiore redditività del Cash Collect rispetto a un investimento obbligazionario è compensata dal maggiore rischio che questo certificato incorpora.

Cash Collect - Traderlink
reader.php
 
Quello che mi chiedo è dove da dove prendono i soldi gli emittenti per corrispondere cedole annue del 6, del 7, fino all'11%, a seconda dei certificati.

Li prenderanno da altre controparti, che fanno la scommessa contraria, oppure li compensano con altre cose simili e contrarie vendute al tuo vicino di banco, che mentre tu pigli l'8% si vede bucata la barriera e rimane inchiodato su una chiavica a -8% fino a scadenza.
 
Li prenderanno da altre controparti, che fanno la scommessa contraria, oppure li compensano con altre cose simili e contrarie vendute al tuo vicino di banco, che mentre tu pigli l'8% si vede bucata la barriera e rimane inchiodato su una chiavica a -8%

Ormai il 99% dei certificati che vengono emessi prevedono il controllo che la barriera si stata violata solo alla scadenza non "durante" la vita del certificato.

Il perché delle laute cedole: l'emittente si cautela immediatamente acquistando derivati sul sottostante utilizzando parte dei costi/commissioni pagate dal sottoscrittore e per lui pagare o non pagare i premi derivanti è assolutamente irrilevante.
Se paga il premio significa che avrà guadagnato dalla struttura di derivati acquistata. Se non paga il premio, significa probabilmente che abbandonerà l'opzione precedentemente pagata.
 
In precedenza avevo considerato questa gamma di investimento, ma per acquistarli sul mercato si potevano dare solo ordini giornalieri.
E' cambiato qualche cosa nel frattempo nell'acquisto sul mercato, o ancora adesso si possono solo dare ordini di acquisto/vendita che scadono il a fine giornata?
 
up:

Dai, chi vuol giocare all'avvocato del diavolo? :)
Leon?
 
In precedenza avevo considerato questa gamma di investimento, ma per acquistarli sul mercato si potevano dare solo ordini giornalieri.
E' cambiato qualche cosa nel frattempo nell'acquisto sul mercato, o ancora adesso si possono solo dare ordini di acquisto/vendita che scadono il a fine giornata?
Se prendi quelli quotati sul TLX e li acquisti con Bink puoi esporre pdn valide a revoca.
In realtà il software della banca ripropone la tua pdn ogni giorno.
 
Chiedo.
Come fanno gli emittenti dei certificates a riconoscere cedole così corpose?
Da dove prendono i soldi?
...

Altre persone molto più competenti di me che ti risponderanno ti daranno la risposta tecnica e precisa.
Io, nel mio piccolo, mi limito a dartene una terra terra.
Tu chiedi da dove prendono i soldi; la risposta è.
- acquistando un certificato che ha come sottostante un'azione o un indice azionario tu rinunci ai dividendi futuri; questi dividendi stimati sono la prima fonte di reddito da cui attingere per pagare le cedole.
- la seconda fonte di reddito viene dalla vendita delle opzioni che configurano la struttura del certificato; es la vendita dell'opzione call al prezzo di esercizio pari al valore iniziale del sottostante porta allo strutturatole dei soldi, ma se opzione dovesse essere esercitata vorrà dire che il sottostante è sceso e, con esso, il valore di rimborso del certificato per cui la perdita per l'esercizio della call la paghi tu.

Sono solo esempi ma la realtà è che i soldi per strutturare il certificato sono presi monetizzando a mercato i rischi che tu ti stai assumendo di non ricevere quello che ti viene "condizionatamente" promesso, per il non verificarsi delle condizioni.

Naturalmente, ed è questa la critica più concreta che può venire fatta a parte le molte inconsistenti che ho letto in precedenza, la vera asimmetria consiste nel fatto che mentre chi emette il certificato conosce bene il valore dei rischi che tu stai comprando, e ti prezza pertanto il certificato in modo da aggiungervi il suo utile, tu non sei generalmente in grado di apprezzarlo o, comunque, vi riesci solo per sommi capi. Da qui discende la rischiosità dello strumento che può essere affrontato solo dopo aver fatto una discreta esperienza del suo comportamento. In ogni caso il certificato è vincente se la scommessa che hai fatto si avvera (ti pagherò questa cedola se ... ti restituirò il capitale investito se...!).
 
In altre parole l'acquisto di un certificato ti asimmetrizza il rischio connesso con lo strumento sottostante.
Se acquisti un'azione, es. ENI, guadagni se ENI sale e perdi se ENI scende ... più sale, più guadagni e più scende più perdi.
Se acquisti un Bonus Cap con sottostante la medesima ENI tu guadagni se ENI sale ... ma fino ad un certo punto (il cap) se ENI sale maggiormente tu perdi questi ulteriori guadagni.
In cambio di questa rinuncia tu guadagni anche se ENI scende ... ma fino alla barriera.
Questa protezione, però, ti costa anche la rinuncia ai dividendi che ENI darà nel periodo di vita del certificato.
Come vedi hai pagato qualcosa (la rinuncia ai dividendi, la rinuncia agli eventuali utili oltre la soglia del cap) ed hai acquistato la possibilità di fare utili anche se il titolo presenterà un andamento piatto o, addirittura negativo, fino al libello della barriera.

Quanto vale quello a cui hai rinunciato e quanto hai pagato per acquistare la protezione è un bilancio che solo tu puoi fare, in relazione alle tue aspettative sull'andamento del titolo. L'emittente del certificato, al contrario, si limita a vendere a mercato il valore delle corrispondenti opzioni e, da quello che ricava, trae i suoi utili e definisce quanto restituire a te nelle varie ipotesi.
 
io faccio un piccolo esempio:
ad inizio 2015 (grazie a questa segnalazione Venghino signori venghino! 4,90 annuo x 4 anni Certificate su ftsemib IT0005027252 e al posto di un certificato in collocamento offertomi sempre da credito bergamasco che rendeva meno della metà di questo con sottostante piu' rischioso) ho preso un certificato di banca aletti sul ftse mib: cedola 4,9% anno se mib sta sopra a 12833, rimborso del 100% se a scadenza mib sopra lo stesso valore

quando sìl'ho preso il mib stava attorno a 23.000: se avessi investito nell'indice ora sarei in perdita, invece ho preso 3 cedole del 4% (netto piu' o meno siamo li)
le condizioni mi sono sembrate chiare e la probabilità di non prendere cedole o di perdere sul capitale finale le ho giudicate basse

chiaramente quando il mib è crollato fino a 15.000 il certificato è sceso sotto 80 ma basta non farci caso e continuare a incassare le cedole
 
quando l'ho preso il mib stava attorno a 23.000: se avessi investito nell'indice ora sarei in perdita, invece ho preso 3 cedole del 4%

Ma non è vero... chi avesse comprato un ETF con l'indice a 23000 ai primi di luglio 2015 ora guadagnerebbe il 10%. Chi avesse comprato in quel periodo il certificato avrebbe ricevuto due cedole del 4,9% ma avrebbe un sovrapprezzo del 5%.

ad inizio 2015 ... ho preso un certificato di banca aletti sul ftse mib

Se lo hai preso ad inizio 2015 hai preso tre cedole e in più hai un 10% di sovrapprezzo, ma l'indice allora stava molto più in basso e nel frattempo un ETF avrebbe guadagnato il 40%.

chiaramente quando il mib è crollato fino a 15.000 il certificato è sceso sotto 80 ma basta non farci caso e continuare a incassare le cedole

L'indice aveva perso il 35% (arrivando ad appena il 15% dalla barriera) con il certificato che era arrivato fino ad un minimo di 75 e bastava "non farci caso" ?

Al di là delle percezioni personali, l'andamento del certificato (in nero) non si è molto discostato da quello di un ETF sull'indice (in viola). Tenendo presente che agli stacchi cedola di giugno il grafico TR del certificato dovrebbe continuare "dritto", senza scalino.
 

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In altre parole l'acquisto di un certificato ti asimmetrizza il rischio connesso con lo strumento sottostante.
Se acquisti un'azione, es. ENI, guadagni se ENI sale e perdi se ENI scende ... più sale, più guadagni e più scende più perdi.
Se acquisti un Bonus Cap con sottostante la medesima ENI tu guadagni se ENI sale ... ma fino ad un certo punto (il cap) se ENI sale maggiormente tu perdi questi ulteriori guadagni.
In cambio di questa rinuncia tu guadagni anche se ENI scende ... ma fino alla barriera.
Questa protezione, però, ti costa anche la rinuncia ai dividendi che ENI darà nel periodo di vita del certificato.
Come vedi hai pagato qualcosa (la rinuncia ai dividendi, la rinuncia agli eventuali utili oltre la soglia del cap) ed hai acquistato la possibilità di fare utili anche se il titolo presenterà un andamento piatto o, addirittura negativo, fino al libello della barriera.

Quanto vale quello a cui hai rinunciato e quanto hai pagato per acquistare la protezione è un bilancio che solo tu puoi fare, in relazione alle tue aspettative sull'andamento del titolo. L'emittente del certificato, al contrario, si limita a vendere a mercato il valore delle corrispondenti opzioni e, da quello che ricava, trae i suoi utili e definisce quanto restituire a te nelle varie ipotesi.

Ecco, questa spiegazione è molto concreta e comprensibile.
La domanda che si poneva l'utente del thread è in realtà la stessa che mi son sempre posto io.

Ma allora, intuitivamente, verrebbe da dire che già dalle "condizioni" a cui vengono mediamente emessi i certificati da parte dei vari emittenti (ossia entità % delle cedole da un lato, e livelli assoluti delle barriere dall'altro), e posto che ben più certo del tuo eventuale guadagno è senz'altro il LORO (non fosse altro che per asimmetrie informative e potere di mercato) si dovrebbe riuscire in qualche modo a desumere livelli molto probabili a cui il mercato arriverà, o verso l'alto o verso il basso.

Aggiungo pure - visto che qualcuno ha accennato la cosa - che di certificati con barriere "assolute" (ossia bucate anche temporaneamente una sola volta nel corso di vita dello strumento) ne ho visti parecchi, instillandomi tra l'altro proprio questo il sospetto che certi ribassi apparentemente impossibili possano anche essere, all'occorrenza, millimetricamente pilotati apposta per sganciare meno soldi possibili.
 
La prima è corretta, la seconda un pò meno, nel senso che quando un emittente struttura il certificato ha già bello che fatto il suo utile.
Ha acquisito le strutture complesse dal mercato (spesso OTC a cui noi comuni mortali non possiamo accedere), le ha confezionate nel certificato e le ha immesse a mercato.
Quanto alla seconda ipotesi, manipolare strumenti con scambi importanti non è cosa da poco e richiederebbe capitali immensi. Ma quale sarebbe, al limite, la convenienza visto che l'utile che si voleva guadagnare è già stato conseguito?

Ma all'investitore cosa importa; se ritiene che il sottostante sia destinato a crescere, conviene che investa su quello (anche il leva). Il certificato per investimento ha un'altro scopo: prendere profitto da mercati laterali o in lieve guadagno o perdita. In queste ipotesi conviene investire su questo strumento piuttosto che sul sottostante.
 
In effetti guardando certificati in valuta tipo try che ha barriera nel feb2020 a 5,49 sono andata a guardare a quanto e'negoziata la try nel forex forward a 2 anni ...siamo intorno ai 6. Facile capire che posso comprare try a 2 anni a 6 e vendere certificati che ti garantisco dalle perdite fino a 5.5...
Puo'essere un ragionamento corretto? :confused:
 
Il forward è quanto di più volatile esista.
Non scommetterei il certo (forward a 2 anni oggi a 6 e certificato protetto fino a 5,5) con l'incerto (situazione tra 2 anni immutata)!
 
In altre parole l'acquisto di un certificato ti asimmetrizza il rischio connesso con lo strumento sottostante.
Se acquisti un'azione, es. ENI, guadagni se ENI sale e perdi se ENI scende ... più sale, più guadagni e più scende più perdi.
Se acquisti un Bonus Cap con sottostante la medesima ENI tu guadagni se ENI sale ... ma fino ad un certo punto (il cap) se ENI sale maggiormente tu perdi questi ulteriori guadagni.
In cambio di questa rinuncia tu guadagni anche se ENI scende ... ma fino alla barriera.
Questa protezione, però, ti costa anche la rinuncia ai dividendi che ENI darà nel periodo di vita del certificato.
Come vedi hai pagato qualcosa (la rinuncia ai dividendi, la rinuncia agli eventuali utili oltre la soglia del cap) ed hai acquistato la possibilità di fare utili anche se il titolo presenterà un andamento piatto o, addirittura negativo, fino al libello della barriera.

Quanto vale quello a cui hai rinunciato e quanto hai pagato per acquistare la protezione è un bilancio che solo tu puoi fare, in relazione alle tue aspettative sull'andamento del titolo. L'emittente del certificato, al contrario, si limita a vendere a mercato il valore delle corrispondenti opzioni e, da quello che ricava, trae i suoi utili e definisce quanto restituire a te nelle varie ipotesi.

Grazie. Mi si stanno chiarendo le idee.
 
Oltre al fatto che quando compri un certificato lo paghi sempre di più del suo valore di mercato (ovvero dell'importo che dovresti sborsare se acquistassi/vendessi direttamente le sue componenti sul mercato) per remunerare l'emittente, non è da sottovalutare il fatto che stai assumendoti anche il rischio emittente, che dovrebbe essere remunerato ma in realtà non lo è.
Quindi in pratica doppio svantaggio.
Considerato che tutti i certificati troppo complicati manco li guardo (es: worst of), per me vale la pena utilizzarli solo in casi molto particolari, al limite preferisco costruirmi strategie similari in opzioni
 
Insomma ... con le opzioni puoi costruirti ben poche strategie rispetto a quanto ti viene offerto dall'universo dei certificati.
Le opzioni necesaria, infatti non sono disponibili per il mercato retail.

Prova un pò a costruirti un semplice prodotto che ti garantisca la restituzione del capitale dopo 4 anni e ti offra un rendimento annuale, diciamo fino al 4%, legato all'andamento di un indice poco volatile come l'Eurostoxx 50.
 
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