The Active Vs. Passive Debate

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Blacksmith.

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Cari amici di FrankB,
un vecchio cavallo di battaglia sbarca in Europa e in Italia.

Long-Term Underperformance Of European Active Management Continues To Play Out In The Active Vs. Passive Debate
Long-Term Underperformance Of European Active Management Continues To Play Out In The Active Vs. Passive Debate | Seeking Alpha

Every six months, S&P Dow Jones Indices publishes the S&P Indices Versus Active (SPIVA®) Europe Scorecard, which seeks to compare the performance of actively managed equity funds across different categories, and in the SPIVA Europe Year-End 2015 Scorecard, we expanded it to cover more individual countries and regions. Among the new additions are Italy, the Netherlands, Poland, Spain, Switzerland, and the Nordic region, with specific data for Denmark and Sweden. This is also the first year-end report in which 10-year data is published for Europe. To access the full report, please click here and for the video summarizing the major findings of the report, please click here.



@Andygo
Azz lo spiva, il cavallo di battaglia di FrankB che tanto denigri in altri threads :D

Adesso, mettendo da parte l'America e lo spiva, postaci uno studio che dimostri:
- Quanti sono i fondi a gestione attiva (in % o in valore assoluto) negoziabili in Italia che hanno fatto peggio non del loro benchmark (ce ne frega una cippa) ma dei rispettivi fondi a gestione passiva concorrenti (i piu' simili insomma, quando esistono).
- Nel calcolo sopra, magari non sarebbe male se ci fossero inclusi i costi (facciamo medi) relativi allo spread per quei fondi che si negoziano sul book.

A me parrebbe uno studio utile per gli investitori italiani. Che negli USA ci siano prodotti piu' efficienti (sia a gestione passiva che attiva) non e' che a un italiano faccia una grossa differenza...
 
"Compared to the S&P Europe 350, while 68.1% of active managers outperformed the benchmark over the short run, they underperformed the benchmark over longer time horizons. 63.8% of active managers underperformed the benchmark by the end of the three-year period, 80.6% in the five-year period, and 86.3% over the 10-year period. Exhibit 1 shows the new categories highlighted in blue."

Pensavo molti meno! :eek:
Contando che in mezzo ci sono porcherie stile Mediolanum, Azimut&C... che contribuiscono ad abbassare di molto la media... :cool:

Io credo che facendo fund picking su quel 15/20% si hanno buone possibilità di sovraperformare il benchmark anche su orizzonti temporali medio lunghi...
 
Zanne, mi dai un metodo oggettivo per identificare quel 15-20%?
 
Zanne, mi dai un metodo oggettivo per identificare quel 15-20%?

Certo.

Dal 100% che rappresenta il campione di fondi analizzato togli l'86,3% e l'80,6% emerso dallo studio.
Poi si può fare ulteriore selezione all'interno del restante 15/20% ma serve l'aiuto di chi lo fa tutti i giorni di mestiere (solo perchè ci vuol tempo/software mica perchè bisogna essere geni). :)
 
Dal 100% che rappresenta il campione di fondi analizzato togli l'86,3% e l'80,6% emerso dallo studio.
Poi si può fare ulteriore selezione all'interno del restante 15/20% ma serve l'aiuto di chi lo fa tutti i giorni di mestiere (solo perchè ci vuol tempo/software mica perchè bisogna essere geni). :)
Non funziona. E' noto che i migliori fondi di ieri ben difficilmente sono i migliori fondi di domani. Basta leggere i post sul FOL di investitori inQuarzati perché il prestigioso fondo XYZ ha iniziato a far schifo da quando c'è entrato lui per capire che non è così facile ...

Sempre da SPIVA, e col beneficio del dubbio perché questo si riferisce agli USA .... ma col buonsenso di dire che non ci sono motivi perché le cose qui da noi siano diverse ....

According to the S&P Persistence Scorecard, relatively few funds consistently stay at the top. Out of 678 domestic equity funds that were in the top quartile as of September 2013, only 4.28% managed to stay in the top quartile by the end of September 2015. Furthermore, 1.19% of the large-cap funds, 6.32% of the mid-cap funds, and 5.41% of the small-cap funds remained in the top quartile.

https://us.spindices.com/documents/spiva/persistence-scorecard-january-2016.pdf
 
Cari amici di FrankB,
un vecchio cavallo di battaglia sbarca in Europa e in Italia.

Long-Term Underperformance Of European Active Management Continues To Play Out In The Active Vs. Passive Debate
http://seekingalpha.com/article/396...ement-continues-play-active-vs-passive-debate

Every six months, S&P Dow Jones Indices publishes the S&P Indices Versus Active (SPIVA®) Europe Scorecard, which seeks to compare the performance of actively managed equity funds across different categories, and in the SPIVA Europe Year-End 2015 Scorecard, we expanded it to cover more individual countries and regions. Among the new additions are Italy, the Netherlands, Poland, Spain, Switzerland, and the Nordic region, with specific data for Denmark and Sweden. This is also the first year-end report in which 10-year data is published for Europe. To access the full report, please click here and for the video summarizing the major findings of the report, please click here.



@Andygo
Ringrazio per la menzione speciale :D

Ma se leggi bene quello che scrivevo la giusta analisi sarebbe confrontare i fondi attivi con quelli gestiti passivamente, non con i benchmark che comunque non posso acquistare. Anche perche' il confronto con il benchmark si espone alla facile (e superficiale) critica racchiudibile in un "sempre meglio della gestione passiva il 100% della quale sottoperforma il benchmark".
"Compared to the S&P Europe 350, while 68.1% of active managers outperformed the benchmark over the short run, they underperformed the benchmark over longer time horizons. 63.8% of active managers underperformed the benchmark by the end of the three-year period, 80.6% in the five-year period, and 86.3% over the 10-year period. Exhibit 1 shows the new categories highlighted in blue."

Pensavo molti meno! :eek:
Contando che in mezzo ci sono porcherie stile Mediolanum, Azimut&C... che contribuiscono ad abbassare di molto la media... :cool:

Io credo che facendo fund picking su quel 15/20% si hanno buone possibilità di sovraperformare il benchmark anche su orizzonti temporali medio lunghi...
Che poi continuo a non capire la logica di questa statistica, che ovviamente prendo per buona, secondo la quale nel breve addirittura il 68% dei fondi attivi fa meglio del benchmark, per poi iniziare a fare via via peggio nel lungo termine. Se fosse un fatto persistente basterebbe switchare fondo una volta all'anno (prendo per semplicita' l'anno come breve termine) verso un fondo che e' nuovo o che ha sottoperformato precedentemente per rimanere dalla parte di quelli che sovraperformano... mah.
 
Che poi continuo a non capire la logica di questa statistica, che ovviamente prendo per buona, secondo la quale nel breve addirittura il 68% dei fondi attivi fa meglio del benchmark, per poi iniziare a fare via via peggio nel lungo termine.
Se fosse un fatto persistente basterebbe switchare fondo una volta all'anno (prendo per semplicita' l'anno come breve termine) verso un fondo che e' nuovo o che ha sottoperformato precedentemente per rimanere dalla parte di quelli che sovraperformano... mah.
Infatti il fenomeno è persistente e pare funzionare. Comprare quello che ha sottoperfomato di recente si chiama Value investing, ed è in circolazione da parecchio tempo. Personaggi come Warren Buffet ci hanno costruito una carriera. Solo che un anno non basta, bisogna aver pazienza ed aspettare a lungo. Non mi sorprendei se funzionasse pure coi fondi (magari eliminando quelli che sottoperformano per commissioni troppo esose o che sono costantemente in fondo alla classifica).
 
Non funziona. E' noto che i migliori fondi di ieri ben difficilmente sono i migliori fondi di domani. Basta leggere i post sul FOL di investitori inQuarzati perché il prestigioso fondo XYZ ha iniziato a far schifo da quando c'è entrato lui per capire che non è così facile ...

Sempre da SPIVA, e col beneficio del dubbio perché questo si riferisce agli USA .... ma col buonsenso di dire che non ci sono motivi perché le cose qui da noi siano diverse ....



https://us.spindices.com/documents/spiva/persistence-scorecard-january-2016.pdf

Sono d'accordo che questo avvenga per fondi bilanciati/flessibili/absolute return.
Ma non ho mai letto di qualcuno che si lamenta di un Performance del Fondo |Rendimenti Annuali, Cumulati e Trimestrali |Invesco Funds - Invesco Pan European Structured Equity Fund A Acc|ISIN:LU1197525 tanto per fare un esempio...
Il fatto che lo studio poi coinvolga il mercato domestico USA è determinante invece... in quanto è il mercato più efficiente in assoluto e trovare alfa è difficilissimo e quindi non conveniente: per il mercato USA utilizzo anch'io un ETF (ma anche in qualche altro mercato), giusto per ribadire ancora una volta come l'integralismo da una parte o dall'altra sia uno sterile esercizio "a chi ce l'ha più lungo" ;)
 
Sono d'accordo che questo avvenga per fondi bilanciati/flessibili/absolute return.
Ma non ho mai letto di qualcuno che si lamenta di un Performance del Fondo |Rendimenti Annuali, Cumulati e Trimestrali |Invesco Funds - Invesco Pan European Structured Equity Fund A Acc|ISIN:LU1197525 tanto per fare un esempio...
Purtroppo un esempio non fa statistica, e una piccola fetta comunque ripete le performance. Bisognerebbe andare a vedere quanti dei fondi che 5-10 anni fa andavano altrettanto bene sono riusciti a ripetersi.

Il fatto che lo studio poi coinvolga il mercato domestico USA è determinante invece... in quanto è il mercato più efficiente in assoluto e trovare alfa è difficilissimo e quindi non conveniente: per il mercato USA utilizzo anch'io un ETF (ma anche in qualche altro mercato)
Non sono molto d'accordo su questo. I grossi player investono in tutto il mondo da parecchio tempo, e fanno il mercato anche fuori dagli USA. La competizione ormai è altissima dappertutto, e la mia impressione è che di mercati veramente inefficienti non ne esistano più. Se non forse in qualche remoto paese di frontiera, o settore estremamente ristretto.

giusto per ribadire ancora una volta come l'integralismo da una parte o dall'altra sia uno sterile esercizio "a chi ce l'ha più lungo" ;)
Sono d'accordo con te. A mio parere, l'interpretazione da dare a tutta la questione non è che gli ETF sono meglio dei fondi, ma piuttosto di quanto sia difficile battere il mercato. Per chiunque, sia per gestori di fondi che per l'investitore fai-da-te che investe solo nello SPY perché gli USA sono meglio a prescindere. O in quello che prende lo Smart Beta che ha battuto il mercato l'anno scorso.
 
Ultima modifica:
The Law of Conservation of Alpha.

It’s attributable to Eugene Fama and William Sharpe, and can be formally stated as follows:

- The aggregate performance of the active segment of a market will always equal the aggregate performance of the passive segment.

- Before fees, the average performance of the investors that make up the active segment of a market will always equal the average performance of the investors that make up of the passive segment.

- For a given universe of securities, the average performance, before fees, of all active component funds associated with that universe will always equal the average performance, before fees, of all passive component funds associated with that universe.


Index Investing Makes Markets and Economies More Efficient | PHILOSOPHICAL ECONOMICS
 
Failure Of Active Management Is A Global Trend

Failure Of Active Management Is A Global Trend | Seeking Alpha

It has been demonstrated over and over again that active mutual fund managers within the United States have had a very difficult time outperforming their respective benchmarks over reasonable time periods.
...
This phenomenon is not just specific to the US equities market. The pie charts below show the 10-year statistics for percentage of active funds outside the US that have underperformed their respective indices. As you can see, the majority of active funds that cover the eurozone as a whole, the emerging markets and the United States failed to outperform their respective indices over the 10-year period ending 12/31/2015. These particular results are based on funds denominated in euros.

785165-14631638950166717_origin.png
 
Failure Of Active Management Is A Global Trend | Seeking Alpha

It has been demonstrated over and over again that active mutual fund managers within the United States have had a very difficult time outperforming their respective benchmarks over reasonable time periods.
...
This phenomenon is not just specific to the US equities market. The pie charts below show the 10-year statistics for percentage of active funds outside the US that have underperformed their respective indices. As you can see, the majority of active funds that cover the eurozone as a whole, the emerging markets and the United States failed to outperform their respective indices over the 10-year period ending 12/31/2015. These particular results are based on funds denominated in euros.

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Ma cosa dicono gli studi sulla percentuale di ETF che hanno performance superiore e inferiore all' indice che cercano di replicare? Quasi tutti gli ETF hanno performance inferiore al benchmark , dato che gli ETF presentano commissioni di gestione e gli indici no?

E' bisogna considerare le commissioni complessive pagate dai sottoscrittori.
I fondi a gestione attiva possono essere sottoscritti in classi diverse per commissioni annuali, a volte possono essere collocati con commissioni d' ingresso o uscita a tunnel. A volte i fondi a gestione attiva sono collocati con commissioni aggiuntive di cosiddetta consulenza evoluta ( 0,3% o 0,4% ... all' anno ).
Invece gli ETF a volte sono sottoscritti da chi paga parcelle di consulenza di 0,7% o 1% o 1,5% circa etc. per ottenere indicazioni sugli ETF in cui investire.
 
19 Aprile 2016 - 13:19 Redazione Forexinfo.it

Una ricerca sull’andamento di 3.000 fondi comuni di investimento in 20 anni rivela che il 60% dei gestori attivi batte il benchmark.

“La gestione attiva è ancora in grado di creare valore?”
Parte da questa domanda il nuovo leaflet Invesco Mindset, la piattaforma educational messa a punto da Invesco, con l’obiettivo di fornire ai consulenti finanziari una maggiore profondità di analisi sugli investimenti e favorire così il trasferimento delle nozioni finanziarie dai professionisti ai risparmiatori.

Il documento, intitolato “Pensi che la gestione attiva non sia per te? Pensaci ancora” riassume gli esiti di un’indagine condotta da Invesco sull’andamento di circa 3.000 fondi comuni azionari negli ultimi 20 anni, da cui emerge che, negli ultimi cinque cicli di mercato, oltre il 60% dei fondi ad elevata componente attiva ha sovraperformato i rispettivi benchmark.

ll valore della gestione attiva è spesso messo in discussione”,
spiega Giuliano D’Acunti, Direttore commerciale Invesco per l’Italia.

“Gli investitori si chiedono se i gestori siano effettivamente in grado di creare valore e se non sia saggio abbandonare le strategie attive per quelle passive.

I dati ci dicono che non si può mai procedere per generalizzazioni e che per scegliere bene i prodotti in cui investire è indispensabile per poter capire a fondo come funziona il mercato dei fondi comuni di investimento".
Il leaflet sul valore della gestione attiva è destinato a promotori finanziari e private banker.

©

Fondi: la gestione attiva puo ancora creare valore? - Invesco



Gestione attiva, piu valore aggiunto e maggiore protezione nei ribassi - News - FinanciaLounge


Su Invesco Mindset, la piattaforma educational messa a punto da Invesco per fornire ai consulenti finanziari una maggiore profondità di analisi sugli investimenti e favorire così il trasferimento delle nozioni finanziarie dai professionisti ai risparmiatori, è disponibile un nuovo interessante studio dal titolo «Pensi che la gestione attiva non sia per te? Pensaci ancora» (scaricabile dal sito invesco.it/mindset).

Benchè si tratti di un documento destinato ai consulenti e ai private banker alcuni contenuti sono di estremo interesse anche per il pubblico retail.

Tra questi, per esempio, il fatto che tra i fondi ad elevata componente attiva esistano importanti differenze. In primis, un fattore positivo che caratterizza un’elevata componente attiva è che il team di gestione adotta una filosofia e un processo di investimento articolato che segue un preciso metodo: questo significa che i risultati della gestione sono il prodotto di capacità ripetibili. Ne consegue, a sua volta, che gli investitori hanno una chiara visione dell’impostazione di tale gestore alla luce della quale possono riconoscersi (nel senso che possono condividerne la filosofia) e trarre conseguenti aspettative in termini di performance e controllo del rischio.

In secondo luogo, però, un’elevata componente attiva può far emergere un aspetto meno positivo. Si tratta dell’eventualità che un team di gestione adotti una deviazione non dichiarata rispetto allo stile prescelto: per esempio la possibilità che un gestore di un fondo di titoli ad alta capitalizzazione si orienti maggiormente verso il segmento a media capitalizzazione. Questa deviazione, in specifiche condizioni di mercato, potrebbe favorire la performance, ma potrebbe anche esporre l’investitore del fondo ad un inconsapevole sovrappeso sui titoli a media capitalizzazione: condizione che renderebbe incomprensibile una performance ridotta qualora i titoli ad alta capitalizzazione tornassero alla ribalta.

Infine, e siamo ad un terzo elemento distintivo, può anche capitare che i fondi ad elevata componente attiva siano confrontati con un benchmark inappropriato o disomogeneo.

Questi semplici esempi devono far comprendere ai risparmiatori che, sebbene la filosofia, il processo d’investimento, l’esperienza del gestore e altre misure qualitative siano componenti importanti del processo decisionale, vi sono altri parametri che, in combinazione con la componente attiva, contribuiscono a identificare risultati più differenziati tra i fondi ad elevata componente attiva e aiutano a selezionare un gestore. Un esercizio che presuppone un’ampia conoscenza del mercato ...

FinanciaLounge
29 aprile 2016

Gestione attiva, occorre sapere che esistono importanti differenze - News - FinanciaLounge
 
19 Aprile 2016 - 13:19 Redazione Forexinfo.it

Una ricerca sull’andamento di 3.000 fondi comuni di investimento in 20 anni rivela che il 60% dei gestori attivi batte il benchmark.

“La gestione attiva è ancora in grado di creare valore?”
Parte da questa domanda il nuovo leaflet Invesco Mindset, la piattaforma educational messa a punto da Invesco, con l’obiettivo di fornire ai consulenti finanziari una maggiore profondità di analisi sugli investimenti e favorire così il trasferimento delle nozioni finanziarie dai professionisti ai risparmiatori.

Il documento, intitolato “Pensi che la gestione attiva non sia per te? Pensaci ancora” riassume gli esiti di un’indagine condotta da Invesco sull’andamento di circa 3.000 fondi comuni azionari negli ultimi 20 anni, da cui emerge che, negli ultimi cinque cicli di mercato, oltre il 60% dei fondi ad elevata componente attiva ha sovraperformato i rispettivi benchmark.

ll valore della gestione attiva è spesso messo in discussione”,
spiega Giuliano D’Acunti, Direttore commerciale Invesco per l’Italia.

“Gli investitori si chiedono se i gestori siano effettivamente in grado di creare valore e se non sia saggio abbandonare le strategie attive per quelle passive.

I dati ci dicono che non si può mai procedere per generalizzazioni e che per scegliere bene i prodotti in cui investire è indispensabile per poter capire a fondo come funziona il mercato dei fondi comuni di investimento".
Il leaflet sul valore della gestione attiva è destinato a promotori finanziari e private banker.

©

Fondi: la gestione attiva puo ancora creare valore? - Invesco



Gestione attiva, piu valore aggiunto e maggiore protezione nei ribassi - News - FinanciaLounge


Su Invesco Mindset, la piattaforma educational messa a punto da Invesco per fornire ai consulenti finanziari una maggiore profondità di analisi sugli investimenti e favorire così il trasferimento delle nozioni finanziarie dai professionisti ai risparmiatori, è disponibile un nuovo interessante studio dal titolo «Pensi che la gestione attiva non sia per te? Pensaci ancora» (scaricabile dal sito invesco.it/mindset).

Benchè si tratti di un documento destinato ai consulenti e ai private banker alcuni contenuti sono di estremo interesse anche per il pubblico retail.

Tra questi, per esempio, il fatto che tra i fondi ad elevata componente attiva esistano importanti differenze. In primis, un fattore positivo che caratterizza un’elevata componente attiva è che il team di gestione adotta una filosofia e un processo di investimento articolato che segue un preciso metodo: questo significa che i risultati della gestione sono il prodotto di capacità ripetibili. Ne consegue, a sua volta, che gli investitori hanno una chiara visione dell’impostazione di tale gestore alla luce della quale possono riconoscersi (nel senso che possono condividerne la filosofia) e trarre conseguenti aspettative in termini di performance e controllo del rischio.

In secondo luogo, però, un’elevata componente attiva può far emergere un aspetto meno positivo. Si tratta dell’eventualità che un team di gestione adotti una deviazione non dichiarata rispetto allo stile prescelto: per esempio la possibilità che un gestore di un fondo di titoli ad alta capitalizzazione si orienti maggiormente verso il segmento a media capitalizzazione. Questa deviazione, in specifiche condizioni di mercato, potrebbe favorire la performance, ma potrebbe anche esporre l’investitore del fondo ad un inconsapevole sovrappeso sui titoli a media capitalizzazione: condizione che renderebbe incomprensibile una performance ridotta qualora i titoli ad alta capitalizzazione tornassero alla ribalta.

Infine, e siamo ad un terzo elemento distintivo, può anche capitare che i fondi ad elevata componente attiva siano confrontati con un benchmark inappropriato o disomogeneo.

Questi semplici esempi devono far comprendere ai risparmiatori che, sebbene la filosofia, il processo d’investimento, l’esperienza del gestore e altre misure qualitative siano componenti importanti del processo decisionale, vi sono altri parametri che, in combinazione con la componente attiva, contribuiscono a identificare risultati più differenziati tra i fondi ad elevata componente attiva e aiutano a selezionare un gestore. Un esercizio che presuppone un’ampia conoscenza del mercato ...

FinanciaLounge
29 aprile 2016

Gestione attiva, occorre sapere che esistono importanti differenze - News - FinanciaLounge

lo studio risente di alcune problematiche classiche:
-conta solo i fondi "sopravvissuti" ed è chiaro che considerando un periodo di quasi vent'anni, questi debbano essere intrinsecamente piuttosto" resistenti" per non essere stati cessati/fusi/cambiati di categoria o altro.
-sono stati scelti i fondi sui benchmark scegliendo una modalità che lascia spazio ad ipotesi di "best fit" per la dimostrazione del teorema
-tendenzialmente la classe di fondi sopravvissuta è quella a più basse commissioni


p.s. il fatto che gli etf facciano peggio del benchmark(o almeno dovrebbero farlo nella stragrande maggioranza dei casi)è sicuro perchè sono benchmark-commissioni.
p.s.1 se iniziano a spopolare etf global active strategy, non saranno diversi dai fondi istituzionali a bassi costi.
 
Ma cosa dicono gli studi sulla percentuale di ETF che hanno performance superiore e inferiore all' indice che cercano di replicare?

Il dibattito sulla scelta fra ETF e fondi gestiti resta aperto. Negli USA sono molto più avanti negli argomenti usati, mentre da noi si è ancora fermi alla pubblicistica spiccia.

Quello che ci si chiede è se un qualsiasi gestore possa essere considerato abile, oppure no.

La gestione degli ETF ha come mission quella di replicare passivamente l'indice. Ci riesce? Al 99,5% si. Quindi la gestione degli ETF è affidabile.

La gestione dei fondi attivi ha lo scopo di sovraperformare gli indici di riferimento. Ma il confronto fra gestione attiva e andamento benchmark non è sufficiente a stabilire l'abilità dei gestori: per valutarne le indiscusse capacità è necessario eliminare il dubbio che le performance possano essere frutto del caso. Il confronto va fatto con il miglior X% dell'universo di tutti i possibili portafogli attivi basati sui componenti del benchmark.

Fare meglio del benchmark non è affatto sufficiente a dimostrare le abilità di un gestore. In presenza di trend evidenti, un risultato leggermente inferiore al benchmark potrebbe egualmente essere indice di abilità; mentre in anni senza evidenti trend, un risultato molto superiore al benchmark potrebbe essere frutto del caso.

Outperforming Buy And Hold Does Not Prove Skill | Seeking Alpha

Alpha On Steroids, AKA 'Microwave Alpha' | Seeking Alpha
 
Una ricerca sull’andamento di 3.000 fondi comuni di investimento in 20 anni rivela che il 60% dei gestori attivi batte il benchmark.

Per quel che ci consta, questa frase deve intendersi con "il 60% dei gestori attivi batte talvolta il benchmark".

Sull'arco temporale completo dei 10 anni l'unica statistica nota è quella di SPIVA. E le percentuali sono nel grafico riportato.

In primis, un fattore positivo che caratterizza un’elevata componente attiva è che il team di gestione adotta una filosofia e un processo di investimento articolato che segue un preciso metodo: questo significa che i risultati della gestione sono il prodotto di capacità ripetibili.

Questa è una balla pubblicitaria. Se non si dimostra di appartenere al miglior 10% dell'universo dei possibili gestori casuali qualsiasi altra affermazione è indebita. Le performance potrebbero essere frutto del caso.

In secondo luogo, però, un’elevata componente attiva può far emergere un aspetto meno positivo. Si tratta dell’eventualità che un team di gestione adotti una deviazione non dichiarata rispetto allo stile prescelto.

Dichiarare un benchmark per poi deviare è anch'essa una balla pubblicitaria.
 
Per quel che ci consta, questa frase deve intendersi con "il 60% dei gestori attivi batte talvolta il benchmark".

Sull'arco temporale completo dei 10 anni l'unica statistica nota è quella di SPIVA. E le percentuali sono nel grafico riportato.

Questa è una balla pubblicitaria. Se non si dimostra di appartenere al miglior 10% dell'universo dei possibili gestori casuali qualsiasi altra affermazione è indebita. Le performance potrebbero essere frutto del caso.



Dichiarare un benchmark per poi deviare è anch'essa una balla pub inblicitaria.

Usi a caso l' espressione balla pubblicitaria .

Deviare dal benchmark significa che il gestore pensa di sapere come andranno i mercati , per cui si allontana dal benchmark in un modo che ritiene gli permetterà di ottenere risultati superiori al benchmark.

Non è necessario appartenere al migliore 10% dei possibili gestori casuali.
Basta che con una metodologia o con intuizioni ripetute alcuni gestori riescano a selezionare portafogli in modo tale da ottenere su archi temporali ripetuti risultati superiori a quelli di indici di riferimento.

La valutazione che alcune metodologie di selezione titoli nell' arco di anni permettano di ottenere performance superiori a quelle di alcuni indici più ampi, è anche ciò su cui sono basati vari indici ed ETF smart o Factor.

C' era un PDF https://www.invesco.it/ce/italy/mindset/02_la-gestione-attiva.pdf
sull' analisi su cui erano basate alcune considerazioni, che comunque data la fonte possono essere di parte e tese a tirare l' acqua al mulino della società di gestione che le propone.


Articolo di Invesco:

6 maggio 2016

Nell’articolo “Gestione attiva, occorre sapere che esistono importanti differenze” abbiamo sviluppato uno dei tanti capitoli interessanti contenuti nello studio dal titolo «Pensi che la gestione attiva non sia per te? Pensaci ancora» (scaricabile dal sito invesco.it/mindset https://www.invesco.it/ce/italy/mindset/02_la-gestione-attiva.pdf). Un documento destinato ai consulenti e ai private banker che contiene però approfondimenti di grande interesse anche per il pubblico retail. Come quello relativo ai risultati della ricerca condotta da Invesco sull’andamento di circa 3.000 fondi comuni azionari negli ultimi 20 anni, da cui emerge che, negli ultimi cinque cicli di mercato, oltre il 60% dei fondi ad elevata componente attiva ha registrato performance superiori ai rispettivi benchmark.

Si ricorda che un fondo ha una componente attiva più elevata quando:

1. detiene titoli che non sono inclusi nel benchmark;
2. esclude titoli che sono inclusi nel benchmark;
3. detiene le stesse società incluse nel benchmark, ma con ponderazioni (pesi in rapporto al totale del portafoglio) diverse.

Tornando all’intero universo studiato, è interessante notare come la gestione attiva abbia di norma generato un valore più elevato rispetto ai benchmark in termini di rendimento addizionale, di downside capture, e di rendimenti corretti per il rischio. Nell’arco di tempo esaminato, la gestione attiva ha registrato performance superiori ai benchmark passivi in molteplici cicli di mercato. Il 61% degli asset di fondi ad elevata componente attiva ha superato i rispettivi benchmark (al netto di commissioni) in tutti i cicli di mercato.

La gestione attiva ha inoltre evidenziato extra rendimenti significativi (sempre rispetto ai benchmark) anche in base al Downside Capture (protezione dai ribassi): il 64% degli asset di fondi ad elevata componente attiva ha registrato un downside capture migliore rispetto ai corrispondenti benchmark in tutti i cicli di mercato.

Questo dato rafforza la convinzione di Invesco secondo la quale i gestori attivi sono maggiormente in grado di far fronte agli scenari negativi di mercato rispetto ai portafogli ponderati in base alla capitalizzazione. Si tratta di un aspetto di grande rilievo al fine di costruire una ricchezza a lungo termine.

In primo luogo, l’impatto delle perdite non è semplice da recuperare: basti pensare che per azzerare una perdita del 50% e tornare al punto di pareggio è infatti necessario un guadagno del 100%. In secondo luogo, molti investitori avversi al rischio trovano difficile rimanere investiti nelle fasi di volatilità e possono così decidere di vendere proprio nel momento sbagliato, quando il mercato registra oscillazioni significative: la relativa protezione da ribassi può aiutare questi investitori a restare concentrati sul loro orizzonte a lungo termine evitando di vendere sui minimi. Infine, ma non certo per importanza, la gestione attiva ha continuato a generare rendimenti superiori ai benchmark passivi anche utilizzando i rendimenti storici aggiustati per il rischio: il 61% degli asset di fondi ad elevata componente attiva ha registrato un indice di Sharpe migliore (offrendo quindi un maggiore rendimento per unità di rischio) rispetto ai corrispondenti benchmark.

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