Separazione con madre proprietaria di casa.

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

Angelo Giulio

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Domanda a cui non riesco a trovare risposta. So che ogni sentenza può essere diversa, ma vi espongo questo caso. Coppia non sposata con un figlio piccolo. Abitano nella casa di lui. La madre ha recentemente acquistato una casa nello stesso comune. In caso di separazione l'affidataria sarebbe ovviamente lei, lavoratrice con livello di reddito analogo. In un caso del genere un giudice deciderebbe di lasciare madre e figlio nella casa del padre, pur essendo la madre proprietaria di una casa (libera) nello stesso comune, sbattendo il padre fuori di casa? Grazie
 
Penso di si. Probabilmente l'affido sarebbe condiviso, il bimbo collocato presso la madre nella casa di famiglia. Questo per non sradicare dalla scuola , dagli amici, dal suo quartiere, un minore già traumatizzato.
 
nulla ha combinato, semplicemente in Italia funziona così. In caso di separazione i figli sono affidati alla madre, stop. L'unico caso contrario è che non sia in grado di occuparsene per problemi di natura psichiatrica/disabilità grave o simili.

ecco qui però il punto è: la città è la stessa, una piccola città di provincia, per cui non ci sarebbe nessun cambio di abitudini, scuola, etc. anche in questo caso verrebbe sbattuto fuori casa? con la madre che, per capriccio, non vorrebbe abitare nell'altra casa di sua proprietà? ovviamente lui sarebbe favorevole all'affido condiviso, ma il minore deve comunque essere collocato presso una casa. per favore qui non si parla se sia giusto o sbagliato eticamente, vorrei risposte da esperti in materia.
 
Penso di si. Probabilmente l'affido sarebbe condiviso, il bimbo collocato presso la madre nella casa di famiglia. Questo per non sradicare dalla scuola , dagli amici, dal suo quartiere, un minore già traumatizzato.

a me sembra strano,sicuri che ci sia ancora questa cosa?
Esempio di amici recentemente separati: coppia sposata, due figli minori, genitori con livello reddituale simile, appartamento di proprietà in comunione dei beni, nessun altro appartamento di proprietà. Il giudice ha dato 12 mesi di tempo per scegliere tra due opzioni: uno dei due coniugi rileva la meta' dell'altro a prezzo di mercato stabilito dal perito, oppure vendita dell'appartamento e divisione del ricavato. Il perito ha fatto una valutazione eccessiva, per cui hanno subito cercato di vendere a terzi. Inizialmente c'erano idee diverse su quale fosse un'offerta congrua, ma per non tirarla per le lunghe (anche perché nel frattempo convivevano) alla fine si sono messi d'accordo e ciascuno si è trovato una nuova casa dando come acconto la propria parte. I figli sono in affidamento condiviso, metà tempo con la madre e metà con il padre (abitando nella stessa città è fattibile senza grossi problemi)
 
Grazie umiki, quindi sussistendo certe possibilità (addirittura nel caso del mio amico il padre avrebbe anche più tempo libero, essendo libero professionista può organizzarsi) una presa di posizione della madre assurda difficilmente verrebbe presa in considerazione dal giudice. il minore va all'asilo ed ovviamente è nato e cresciuto in quella casa (trilocale) mentre la madre possiede un bilocale. in caso di affidamento condiviso farebbe una settimana da uno e una dall'altra?
 
a me sembra strano,sicuri che ci sia ancora questa cosa?
Esempio di amici recentemente separati: coppia sposata, due figli minori, genitori con livello reddituale simile, appartamento di proprietà in comunione dei beni, nessun altro appartamento di proprietà. Il giudice ha dato 12 mesi di tempo per scegliere tra due opzioni: uno dei due coniugi rileva la meta' dell'altro a prezzo di mercato stabilito dal perito, oppure vendita dell'appartamento e divisione del ricavato. Il perito ha fatto una valutazione eccessiva, per cui hanno subito cercato di vendere a terzi. Inizialmente c'erano idee diverse su quale fosse un'offerta congrua, ma per non tirarla per le lunghe (anche perché nel frattempo convivevano) alla fine si sono messi d'accordo e ciascuno si è trovato una nuova casa dando come acconto la propria parte. I figli sono in affidamento condiviso, metà tempo con la madre e metà con il padre (abitando nella stessa città è fattibile senza grossi problemi)

Eh si tu vendi, ma poi riesci a comprare altro? Ovviamente questa è la soluzione ideale per avere meno legami con la controparte
 
in caso di affidamento condiviso farebbe una settimana da uno e una dall'altra?

Non è detto, ci si mette d'accordo altrimenti decide il giudice. Condiviso non è detto che sia al 50%. Conosco molti affidi condivisi dove i figli stanno dal papa sabato-domenica ogni 2 settimane e poi 1 giorno ogni settimana.
 
Come giustamente dice chi ha aperto il thread, nel caso di affidamento condiviso ma con figlio che rimane con la madre, sarebbe da capire se il giudice opterà:
1. per far rimanere madre e figlio nella casa del padre, con padre che viene sbattuto fuori di casa;
2. per far mandare madre e figlio nell'altra casa di proprietà della madre.

Ragionando per logica e col fatto che la casa della moglie si trova nello stesso Comune (fra l'altro di modeste dimensioni) non vedo logica nel lasciare madre e figlio nella casa del padre e far andare sotto un ponte quest'ultimo (in caso estremo ovviamente).

Voi che dite??
 
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Non è detto, ci si mette d'accordo altrimenti decide il giudice. Condiviso non è detto che sia al 50%. Conosco molti affidi condivisi dove i figli stanno dal papa sabato-domenica ogni 2 settimane e poi 1 giorno ogni settimana.

Infatti condiviso è un termine molto ambiguo.

In genere i figli abitano con la madre e il padre di condiviso fa ben poco pur essendo il figlio, ripeto, in condivisione.

In pratica "condivisione" NON vuol dire metà da me e metà dall'altro, vuol dire semplicemente che entrambi i genitori vantano pari diritti sul figlio ma NON viene meno la collocazione del figlio che in genere rimane con la madre.
 
Ovviamente sono a conoscenza anche di condivisione al 50%, ma la maggioranza sta con la madre e con il papa passa neanche il 30% del tempo.
 
Come giustamente dice chi ha aperto il thread, nel caso di affidamento condiviso ma con figlio che rimane con la madre, sarebbe da capire se il giudice opterà:
1. per far rimanere madre e figlio nella casa del padre, con padre che viene sbattuto fuori di casa;
2. per far mandare madre e figlio nell'altra casa di proprietà della madre.

Ragionando per logica e col fatto che la casa della moglie si trova nello stesso Comune (fra l'altro di modeste dimensioni) non vedo logica nel lasciare madre e figlio nella casa del padre e far andare sotto un ponte quest'ultimo (in caso estremo ovviamente).

Voi che dite??

Solo un giudice estremamente cattivo ignorerebbe la casa della madre e sbatterebbe il padre per strada.
 
certo per condiviso non si intende necessariamente il 50%. ma lavorando entrambi è ben possibile che sia il padre a portarlo a scuola o per varie attività, e che ci passi del tempo prima che torni la madre. cioè, se lui ha due pomeriggi liberi e orari gestibili mentre la madre fa orario d'ufficio (è peraltro questo il caso) non vedo perché si debbano pure sobbarcare la baby sitter
 
Domanda a cui non riesco a trovare risposta. So che ogni sentenza può essere diversa, ma vi espongo questo caso. Coppia non sposata con un figlio piccolo. Abitano nella casa di lui. La madre ha recentemente acquistato una casa nello stesso comune. In caso di separazione l'affidataria sarebbe ovviamente lei, lavoratrice con livello di reddito analogo. In un caso del genere un giudice deciderebbe di lasciare madre e figlio nella casa del padre, pur essendo la madre proprietaria di una casa (libera) nello stesso comune, sbattendo il padre fuori di casa? Grazie

Ciao, in caso di separazione consensuale i coniugi sono liberi di decidere le condizioni patrimoniali/economiche della separazione e l'assegnazione della casa familiare e le altre condizioni.
In caso di separazione giudiziale è il Giudice che deciderà sulle condizioni della separazione.

Per quanto riguarda i figli, occorre non fare confusione tra affidamento e collocamento:
- per affidamento ci si riferisce all'esercizio della responsabilità genitoriale: ossia chi dovrà prendere le decisioni relative alla vita del figlio. In Italia c'è il principio della bigenitorialità. L'affidamento è normalmente condiviso;
- per collocamento si intende il luogo dove il figlio vivrà stabilmente e stabilirà la residenza (generalmente presso la mamma, ritenuta più incline per natura ad accudire il figlio, soprattutto se minore di anni 14).

La casa familiare viene assegnata tenendo prioritariamente conto dell'interesse del figlio. Pertanto, la prima domanda che si porrà il Giudice è: "Qual è l'interesse del figlio?". Poi ci sono altri criteri (reddituali, patrimoniali, ecc.) che possono indurre il Giudice a decidere in un modo piuttosto che in un altro.
Verosimilmente, dal momento che la mamma ha un altro immobile nello stesso comune è probabile che il figlio possa essere collocato lì.

I coniugi sono in regime di separazione dei beni? Se in regime di comunione dei beni, la casa acquistata dalla moglie e a lei intestata, appartiene anche al marito, salvo che non sia bene personale o acquistata con soldi ricavati dalla vendita di beni personali.
 
Grazie umiki, quindi sussistendo certe possibilità (addirittura nel caso del mio amico il padre avrebbe anche più tempo libero, essendo libero professionista può organizzarsi) una presa di posizione della madre assurda difficilmente verrebbe presa in considerazione dal giudice. il minore va all'asilo ed ovviamente è nato e cresciuto in quella casa (trilocale) mentre la madre possiede un bilocale. in caso di affidamento condiviso farebbe una settimana da uno e una dall'altra?

nel caso specifico, avevano deciso 2 settimane alternate durante le vacanze scolastiche e domenica-martedi padre mercoledi-sabato madre perchè così ottimizzavano gli impegni compatibilmente con il lavoro di entrambi, ma poi le cose pian piano si sono modificate, per vari motivi (sia variazioni di orari di lavoro dei genitori che hanno permesso di trovare soluzioni senza baby sitter, sia variazioni di impegni e di interessi dei figli, sia i desideri dei bambini), anche con giorni in cui i figli sono uno da un genitore e uno dall'altro, non necessariamente i bambini stanno insieme (sono un maschio e una femmina, stanno diventando grandicelli ed hanno esigenze e interessi diversi)
 
esatto, infatti sarebbe interessante capire da qualche avvocato oramai la prassi quale sia.

L'affido condiviso significa semplicemente che le decisioni riguardanti il minore spettano a entrambi i genitori. (poi all'atto pratico voglio vedere se chi tiene il minore due giorni ha lo stesso perso di chi la tiene 5 più notturni).
la giurisprudenza non identifica "condiviso" con paritario.
perchè a detta della giurisprudenza italica, conta più la continuità "logistica" (il minore deve dormire nello stesso letto e amenità varie) che la continuità delle relazioni familiari.
Ho detto giurisprudenza, non legge. perchè la legge parla di "rapporti equilibrati e continuativi"...eppure la giurisprudenza riesce a rendere "equilibrato" sinonimo di "squilibrato" INVENTANDOSI di sana piana la figura del genitore con collocamento prevalente, assolutamente non previsto dalla legge.
Chiedi ad un avvocato? Bene... prova ad immaginare con i tempi paritetici quanto lavoro in meno avrebbero lui ed i colleghi. Metà tempo con papà, metà con mamma..a reddito analogo, nessun assegno di mantenimento perequativo dato che ogni genitore provvede direttamente a mantenere il figlio quando sta con lui. E a parità di tempo...parità di spesa.
Il separificio è un industria molto florida. pensare che i beneficiari del separificio possano sostenere una teoria, benchè prevista dalla legge (ripeto: il minore ha diritto a mantenere un rapporto equilibrato e continuativo con entrambi i genitori) è abbastanza illusorio.
Ti diranno che equilibrato significa squilibrato con percentuali che stabilisce il giudice (ed equilibrate in quanto tali...99%-1% è equilibrato perchè la decide il il giudice la proporzione "equilibrata" ). In base al caso specifico ovvio...valutando "caso per caso". Poi fai per vedere e il 99,9% delle volte c'è l'affidamento con collocamento prevalente presso la madre. Naturalmente, dietro valutazione accurata "caso per caso", e non per prassi non prevista dalla legge. E nemmeno della costituzione, se vogliamo dirla tutta, dato che i cittadini sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso e bla bla bla...
fai l'avvocato? Induci ad una ingiustizia e ti procuri lavoro futuro a te o solidalmente in maniera intercambiabile a buon render ai tuoi colleghi.
Tempi paritetici, e mantenimento diretto da ogni genitore??.. verrebbe meno il conflitto... e quando lavorano giudici e avvocati?
 
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