Se prelevo 500 Euro dal conto di mia moglie, da oggi debbo pagare l'IRPEF ??!

P.A.T.

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Mia moglie prende una pensione di 800 Euro al mese accreditati sul conto bancario.
Io vivo senza reddito di cittadinanza, ed ogni mese prelevo 500 Euro dal conto cointestato per poter mangiare.

E' vero che se prelevo io anziche' mia moglie i soldi debbo considerarli assimilabili a

"proventi derivanti da fatti illeciti, rientranti nelle categorie reddituali di cui all'art. 6, comma 1, del dpr 22 dicembre 1986 n. 917" ??

Debbo pertanto pagare l'IRPEF sulle somme prelevate ??


Conto cointestato, l’Irpef non perdona - ItaliaOggi.it
 
Quetso è il punto fondamentale.
L'uomo prelevava dal conto, in cui versava solo la moglie, senza che quest'ultima fosse d'accordo ("appropriazione indebita ed arbitraria").
Da qui il fatto illecito (ovvero la fattispecie è assimilabile a furto).

Da come ho capito (ma servirebbe la sentenza e non solo l'articolo), se invece tu e tua moglie siete d'accordo su come spendere il denaro del conto cointestato, non si configurerebbe il fatto illecito (e quindi non si configurerebbe "evento reddituale" e conseguente tassazione)

Permettimi...
quello da te sottolineato non e' il punto fondamentale.

Il punto fondamentale e' che la Cassazione pretenda l'IRPEF su fatti privati, in cui non dovrebbe intromettersi.
Tali prelievi sono assimilati fiscalmente ai ricavi che conseguono i mafiosi, i camorristi.

E' giusto ?

Io riterrei eticamente giusto che la Cassazione si fosse limitata a stabilire che i soldi nella fattispecie del caso esaminato debbano essere restituiti. Punto. Non mettersi a scavalcare competenze additando la necessita' di corrispondere tasse virtuali ...

L'Irpef e' gia' stata ampiamente corrisposta dalla moglie sui risparmi del conto corrente, questa seconda pretesa di ripetere il prelievo e' del tutto insensata.
 
Instauro un parallelismo con il tema dei proventi illeciti invocato dalla cassazione riguardo il conto cointestato di marito e moglie.
Il parallelismo con il prelievo potrebbe essere la somma di un riscatto.

Ipotizziamo che io rapisca Mario Draghi e chieda 1 milione di Euro. Lo stato paga il riscatto, io libero Mario Draghi ma pero' dopo un po' mi beccano con la somma intatta.

A prescindere da quanto accadra' sul piano penale, mi chiedo cosa possa accadere sul piano civile:

A) debbo restituire il milione di Euro
oppure
B) ipotizzando che fare il criminale sia la mia professione, debbo pagare l'IRPEF sul milione di Euro "incassato" ?

Attenzione, ipotizzare B non e' un'eresia. Mi ricordo di aver letto in questo forum che l'avvocato di un ladro a cui era stato sparato un colpo di fucile nel basso Veneto ha sostenuto la tesi che il ladro debba ricevere anche l'indennita' dell'INAIL, in quanto per il ladro rubare e' la sua professione abituale ed era facilmente dimostrabile con l'esposizione dei suoi precedenti penali.
 
Ed infatti, nel caso di specie, il giudice civile aveva condannato il contribuente al risarcimento dei danni subiti dal coniuge a seguito dell’arbitraria appropriazione delle somme di denaro, non essendo stata dimostrata l’esistenza di un animus donandi nel momento del versamento della somma di denaro.

Ecco la parte che ci interessa.
 
Ecco la parte che ci interessa.

Ma fin qui siamo d'accordo tutti.
Il punto controverso sono le tasse che scatterebbero, che mi sembra un obbrobrio giuridico per l'assimilazione dei prelievi bancari alla vendita di cocaina, eroina, furti, riscatti, etc.
 
Se la moglie è d'accordo (animus donandi) non c'è problema.
In ogni casi per cifre così basse (inferiori a 8000€/annui) non dovrebbe esserci tassazione irpef.
Certo la cosa è sicuramente singolare.
 
Se la moglie è daccordo (animus donandi) non c'è problema.
In ogni casi per cifre così basse (inferiori a 8000€/annui) non dovrebbe esserci tassazione irpef.

Ma la presunzione deve essere che la moglie sia sempre d'accordo sul prelievo.

Se non fosse piu' d'accordo, dopo - esempio - aver deciso di andare a convivere sotto il tetto dell'amante lei stessa andrebbe in banca e bloccherebbe facilmente il conto cointestato.
 
Domanda per competenti sul piano fiscale & legale

Perche' la Cassazione stabilisce il prelievo essere "una donazione indiretta" (cosi' e' scritto) ed applicare - al posto della Tassa sulle donazioni & successioni - l'Irpef ???

Se il prelievo per la Cassazione fosse da considerarsi "una donazione indiretta" e cosi' hanno proprio scritto nella sentenza, allora andrebbe applicata la tassa specifica, non una tassa che come sappiamo invece colpisce i redditi.
 
Le potenziali implicazioni di sentenze di questo tipo sono ancora più serie quando ci sono conti cointestati tra persone che sono tra loro parenti alla lontana o estranei.

Tizio è zio di Caio. Tizio è anziano 80 anni avulso alla tecnologia. Tizio e Caio hanno residenza in Comuni diversi. Tizio e Caio aprono conto cointestato con denaro di Tizio. Tizio percepisce la pensione e Caio è disoccupato e non ha redditi. Caio preleva la pensione di Tizio con il bancomat a lui intestato all'atm e consegna il denaro contante a Tizio per le spese quotidiane. Caio scarrozza Tizio in giro per le varie necessità. Caio paga alcune spese con bancomat esempio pieno benzina con avallo verbale di Tizio, pagamento spese caf col bancomat quando porta Tizio a fare la denuncia dei redditi, paga F24 es. tassazione imu di Tizio con bancomat alle poste, paga i medicinali acquistati per Tizio, paga altri acquisti in negozio per Tizio, ecc.

Tizio ogni tanto allunga un paio di banconote a Caio oltre a pagargli il pieno di benzina.

Caio riceve richiesta di accertamento da AdE. Come si pone la questione dell'appropriazione indebita? L'AdE intervisterebbe oltre a Caio anche Tizio?
 
Ultima modifica:
In ogni casi per cifre così basse (inferiori a 8000€/annui) non dovrebbe esserci tassazione irpef.
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Anche sotto i 8.000 si rischia ugualmente di prendere la multa per mancata presentazione della dichiarazione fiscale idonea.
Come saprai, le dichiarazioni fiscali vanno comunque presentate, anche se con saldo del quadro "RN" uguale a 0
 
Ma la presunzione deve essere che la moglie sia sempre d'accordo sul prelievo.

Se non fosse piu' d'accordo, dopo - esempio - aver deciso di andare a convivere sotto il tetto dell'amante lei stessa andrebbe in banca e bloccherebbe facilmente il conto cointestato.

Concordo con te. Infatti vedi il mio esempio del post precedente.
 
Concordo con te. Infatti vedi il mio esempio del post precedente.

Detto brutalmente, molto brutalmente.

Credo che la sentenza sia uscita cosi', in questa forma, perche' a prelevare e' stata una persona che aveva un "affare" attaccato a dei legamenti sospensori nel basso ventre. Se invece fossero stati dei vari Briatore & Vacchi a ricorrere in Cassazione per le varie mogli che gli ciucciano il conto, i giudici avrebbero fatto quattro crasse risate e chiuso un occhio ...

Ma l'assurdo, ripeto, non e' il principio, che puo' anche essere condiviso.

L'assurdo e' che si pretenda l'IRPEF per una seconda volta, dopo che e' gia' stato pagato una prima volta per creare la provvista dei fondi sul conto corrente.
 
IO prelevo regolarmente per mia moglie mia sucera coi rispettivi bancomat, ovviamente col loro consenso.
 
IO prelevo regolarmente per mia moglie mia sucera coi rispettivi bancomat, ovviamente col loro consenso.

Se tu prelevi all' atm con la carta nr x intestata a tua moglie e con la carta nr y intestata a tua suocera, i prelievi risultano formalmente fatti da loro e non da te.

L'esempio che ho fatto io è di Caio che preleva con la carta bancomat intestata a Caio e consegna i soldi a Tizio.
Se il conto cointestato è stato aperto da Tizio e Caio con denaro iniziale di proprietà di Tizio e alimentato con pensione di Tizio, il denaro del conto cointestato di chi è ?
Non so però se tra i dati trasmessi all'AdE i prelievi di contante risultano tutti a nome di Caio (carta bancomat nominativa) o Tizio/Caio 50%/50% essendo il conto cointestato.
 
Ultima modifica:
Tutto è nato da un accertamento svolto dall’Agenzia delle Entrate a carico di due coniugi: l’Ufficio riteneva che la somma versata dalla moglie e poi prelevata dovesse essere tassata (in quel caso, come proventi illeciti) in capo al marito imprenditore, in quanto il solo fatto che vi sia un conto corrente cointestato non basta a far presumere che vi sia stata una donazione al coniuge del 50% delle cifre di volta in volta versate. I giudici di piazza Cavour hanno dato ragione all’Agenzia, ritenendo che la pur chiara provenienza del denaro da uno solo dei due cointestatari e il riversamento nel conto comune non sono elementi sufficienti per sfuggire alla tassazione Irpef.

Attenzione al conto corrente cointestato: da oggi si rischia

qualche dato in più ....
 
io continuo a non capire perchè non venga reso palese il fatto che se io bonifico del denaro in un altro conto corrente e quel denaro deriva dalla mia attività lavorativa e tassato di conseguenza, ci possa essere una qualsivoglia pretesa da parte dello Stato per una ulteriore tassazione

La tassazione sulle rendite finanziarie è già una follia di per sè ma ok, ma ora bisogna diventare matti pure per i conti cointestati dove ci sia un ovvio rapporto di parentela e/o coniugi?

In Italia sicuramente ci sarà qualche furbo che si sarà cointestato con conto con un dipendente/lavoratore e lo pagherà in nero sfruttando il conto cointestato, ma come al solito per punire qualcuno rovinano la vita a tutti..
 
Lèggiamo bene
Se il marito imprenditore versa sul conto cointestato denaro sul quale non ha pagato le tasse……
Sono normali controlli come hanno sempre fatto!
 
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