Salve a tutti. Questo è il mio primo post.
È un po' di giorni che leggo on line diversi post sulla giustificazione del contante quando si effettuano versamenti in banca.
Ho letto anche diverse risposte, in genere tranquillizanti, anche su questo forum.
Però vorrei capire un attimo la quadra e fino in fondo le regole del "gioco".
Innanzitutto avrei due problemi.
1) Ho avuto lavori estremamente discontinui e data la mia età molto lo devo al sostentamento parentale. Non lavorando ho sempre avuto una forte propensione a mettere via il denaro (sia quello guadagnato che quello regalatomi per natali, compleanni e mance varie).
Questa somma (non è grandissima, parliamo di circa 3000€) è in contanti.
Sinceramente non mi ero mai posto il problema, erano "sotto il materasso". Se io ipoteticamente dovessi versali non saprei giustificarli. Ho letto che dovrei farmi fare un versamento dai miei (tipo a natale) in modo che risulta la causale donazione.
Ok e così il problema contanti sarebbe sistemato.
Ma quello che a me non è chiaro è questo.
Io da settembre inizierei a lavorare. Se io ogni mese (su uno stipendio di 1200) mettessi via 700€ in contanti, sempre "sotto il materasso", perché magari temo l'uscita dall'euro dell'Italia (non è una paura reale è un esempio di scuola per capire) di fatto legalmente potrei farlo, ma raggiunta una certa cifra o se mi si presenta un acquisto importante (es. auto) superiore ai 3000 euro io sarei costretto a ridepositare il denaro in banca e nuovamente mi troverei nella posizione di non poterlo giustificare, anche se il denaro proviene dalla retribuzione del mio lavoro dipendente.
Possibile che non esista un sistema per certificare che il denaro contante messo da me via proviene dal mio stipendio? Anche se io decidessi di tenere un libro con le entrate e le uscite di fatto rimane il problema che il libro l'ho scritto io.
È come se il denaro da me lecitamente guadagnato non fosse realmente mio, o meglio, è come se l'impiego del mio denaro non fosse realmente libero, ovvero sono libero di metterlo sotto il materasso per 10 anni, ma passati i 10 o 20 anni (sarebbero 168.000€ se davvero uno riuscisse a mettere via 700 al mese in 20 anni) non posso usarlo per comprare una casa perché non potrei giustificarlo.
Esistono soluzioni tecniche legali per ovviare a questo problema? Ammesso che io abbia recepito correttamente il problema.
2) Il problema delle donazioni. Ho già letto sia la questione della data certa, sia la questione della modica cifra. Sulla questione della modica cifra tornerò dopo.
Mia mamma ha donato (a nostra insaputa) sia a me che a mi sorella dei buoni fruttiferi postali (ci attestiamo intorno ai 6000€). L'ha fatto con dei buoni di 500€ distribuiti nell'arco di 3 anni. Ora il problema della data certa non c'è perché su ogni buono c'è la data precisa, però mi sfuggono due cose
2a) Cosa accade quando io vado a ritirare i soldi? Cioè io vado in posta e ritiro tutti i miei 6000€. A quel punto li devo versare in banca. Come faccio a giustificarli? E soprattutto la data a quel punto non è più riferita a tutti quei singoli buoni distribuiti sui 3 anni ma ad una data precisa. Come funziona in quel caso? Dovrei farmi fare un vaglia postale? Ma dal vaglia risulta che la provenienza di quei 6000 deriva dalla somma di tutti quei buoni? E se sì io cosa dovrei conservare? La documentazione dei buoni? Non so mi pare che il tutto sia un tantino ossessivo, ancora non ho inziato a guadagnare e mi sembra che lo stato mi richieda già di avere delle piccole doti da commercialista e da burocrate che mette tutto via in faldoni per almeno 7 anni.
2b) La "modica somma". La legge non stabilisce con chiarezza cosa si intenda. Ho letto che dipende dal donante, ma un conto è una donazione di 6000€ in 3 anni (facendo il conto sono 166€ al mese) un conto è che io di punto in bianco (magari perché ho necessità) verso sul conto corrente tutti i 6000€ in una volta sola.
In pratica vorrei capire come funziona la tracciabilità con i buoni fruttiferi postali. Posto che nel caso 1 io non possa mettermi via i soldi mese per mese in contanti, se io mese per mese mi facessi un buono da 700€, rimarrebbe la tracciabilità o sparirebbe ogni volta che lo vado a incassare?
Spero di non essere stato troppo confusionario nell'esprimere le mie perplessità, grazie anticipatamente per le risposte
PS Ho già letto risposte tipo "vai tranquillo per 1000€, 5000€, ecc, non scatta nessun controllo.
Però io vorrei capire cosa accadrebbe se invece il controllo lo vogliono fare.
Perché quando il fisco ha fame va a prendere i deboli e non gli evasori, quindi visto che ora inizieranno ad entrarmi delle somme stabili e vorrei metterle via vorrei capire come certificare i miei risparmi (senza però lasciare i soldi sul conto corrente, vorrei, per lo meno, convertirlo in buoni, se tenere il contante non è possibile).
È un po' di giorni che leggo on line diversi post sulla giustificazione del contante quando si effettuano versamenti in banca.
Ho letto anche diverse risposte, in genere tranquillizanti, anche su questo forum.
Però vorrei capire un attimo la quadra e fino in fondo le regole del "gioco".
Innanzitutto avrei due problemi.
1) Ho avuto lavori estremamente discontinui e data la mia età molto lo devo al sostentamento parentale. Non lavorando ho sempre avuto una forte propensione a mettere via il denaro (sia quello guadagnato che quello regalatomi per natali, compleanni e mance varie).
Questa somma (non è grandissima, parliamo di circa 3000€) è in contanti.
Sinceramente non mi ero mai posto il problema, erano "sotto il materasso". Se io ipoteticamente dovessi versali non saprei giustificarli. Ho letto che dovrei farmi fare un versamento dai miei (tipo a natale) in modo che risulta la causale donazione.
Ok e così il problema contanti sarebbe sistemato.
Ma quello che a me non è chiaro è questo.
Io da settembre inizierei a lavorare. Se io ogni mese (su uno stipendio di 1200) mettessi via 700€ in contanti, sempre "sotto il materasso", perché magari temo l'uscita dall'euro dell'Italia (non è una paura reale è un esempio di scuola per capire) di fatto legalmente potrei farlo, ma raggiunta una certa cifra o se mi si presenta un acquisto importante (es. auto) superiore ai 3000 euro io sarei costretto a ridepositare il denaro in banca e nuovamente mi troverei nella posizione di non poterlo giustificare, anche se il denaro proviene dalla retribuzione del mio lavoro dipendente.
Possibile che non esista un sistema per certificare che il denaro contante messo da me via proviene dal mio stipendio? Anche se io decidessi di tenere un libro con le entrate e le uscite di fatto rimane il problema che il libro l'ho scritto io.
È come se il denaro da me lecitamente guadagnato non fosse realmente mio, o meglio, è come se l'impiego del mio denaro non fosse realmente libero, ovvero sono libero di metterlo sotto il materasso per 10 anni, ma passati i 10 o 20 anni (sarebbero 168.000€ se davvero uno riuscisse a mettere via 700 al mese in 20 anni) non posso usarlo per comprare una casa perché non potrei giustificarlo.
Esistono soluzioni tecniche legali per ovviare a questo problema? Ammesso che io abbia recepito correttamente il problema.
2) Il problema delle donazioni. Ho già letto sia la questione della data certa, sia la questione della modica cifra. Sulla questione della modica cifra tornerò dopo.
Mia mamma ha donato (a nostra insaputa) sia a me che a mi sorella dei buoni fruttiferi postali (ci attestiamo intorno ai 6000€). L'ha fatto con dei buoni di 500€ distribuiti nell'arco di 3 anni. Ora il problema della data certa non c'è perché su ogni buono c'è la data precisa, però mi sfuggono due cose
2a) Cosa accade quando io vado a ritirare i soldi? Cioè io vado in posta e ritiro tutti i miei 6000€. A quel punto li devo versare in banca. Come faccio a giustificarli? E soprattutto la data a quel punto non è più riferita a tutti quei singoli buoni distribuiti sui 3 anni ma ad una data precisa. Come funziona in quel caso? Dovrei farmi fare un vaglia postale? Ma dal vaglia risulta che la provenienza di quei 6000 deriva dalla somma di tutti quei buoni? E se sì io cosa dovrei conservare? La documentazione dei buoni? Non so mi pare che il tutto sia un tantino ossessivo, ancora non ho inziato a guadagnare e mi sembra che lo stato mi richieda già di avere delle piccole doti da commercialista e da burocrate che mette tutto via in faldoni per almeno 7 anni.
2b) La "modica somma". La legge non stabilisce con chiarezza cosa si intenda. Ho letto che dipende dal donante, ma un conto è una donazione di 6000€ in 3 anni (facendo il conto sono 166€ al mese) un conto è che io di punto in bianco (magari perché ho necessità) verso sul conto corrente tutti i 6000€ in una volta sola.
In pratica vorrei capire come funziona la tracciabilità con i buoni fruttiferi postali. Posto che nel caso 1 io non possa mettermi via i soldi mese per mese in contanti, se io mese per mese mi facessi un buono da 700€, rimarrebbe la tracciabilità o sparirebbe ogni volta che lo vado a incassare?
Spero di non essere stato troppo confusionario nell'esprimere le mie perplessità, grazie anticipatamente per le risposte
PS Ho già letto risposte tipo "vai tranquillo per 1000€, 5000€, ecc, non scatta nessun controllo.
Però io vorrei capire cosa accadrebbe se invece il controllo lo vogliono fare.
Perché quando il fisco ha fame va a prendere i deboli e non gli evasori, quindi visto che ora inizieranno ad entrarmi delle somme stabili e vorrei metterle via vorrei capire come certificare i miei risparmi (senza però lasciare i soldi sul conto corrente, vorrei, per lo meno, convertirlo in buoni, se tenere il contante non è possibile).