TRUFFA con attivazione fraudolenta Addebito Diretto SEPA! (ex RID)

ecomostro

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16/2/09
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È successa una disavventura incredibile ad una mia cliente, e stavo leggendo la nuova normativa SEPA che ancor più incredibilmente mi sembra lasci aperte le porte a truffe e raggiri di ogni tipo.
Vi spiego brevemente quanto è accaduto (a quanto si è avuto modo di ricostruire sinora, ma c’è una causa penale per truffa in corso).
Alcuni mesi fa, un truffatore ha visitato l’azienda della mia cliente, carpendo le coordinate IBAN del conto aziendale e la firma (non è difficile: basta che la vittima dia un preventivo firmato con indicato il conto sui cui versare l’anticipo per una fornitura, o che apponga la propria firma ad una petizione, o che partecipi con un piccolo importo versato mediante assegno ad una raccolta di fondi per una causa benefica, ecc.)
L’azienda del truffatore avrebbe poi imitato la firma della cliente su di un mandato di addebito SEPA, ed ha così prelevato dal conto della vittima oltre 7'000 euro!
Ora, come effettivamente leggo sulla brochure illustrativa consegnatami nel febbraio scorso dalla mia banca (in occasione dell’entrata in vigore del SEPA), in caso di utilizzo di questo strumento “le imprese [creditrici] avranno la responsabilità di raccogliere, dematerializzare, conservare [...] i mandati di addebito sottoscritti dai clienti debitori, oltre che il compito di gestire in autonomia eventuali variazioni o cancellazioni del mandato richieste del cliente, che invece sono amministrate grazie al servizio di allineamento elettronico archivi offerto dalle banche”.
Cioè, ma sto sognando? è un meccanismo che a me sembra lasciare totalmente campo libero ai truffatori di ogni genere e specie... basta che uno abbia una firma della vittima su di un qualsiasi pezzo di carta (un assegno, un preventivo, lo scontrino di una ricarica telefonica o di un rifornimento di carburante, ecc.) ed il codice IBAN dell’azienda e con un minimo lavoro di photoshop può semplicemente fare “copia e incolla” in calce ad mandato di addebito SEPA della cifra che vuole!
Ma è pensabile una cosa del genere o sto solo avendo un incubo?
Tra l’altro, leggo sempre sul volantino illustrativo della banca che nel caso di addebito “SEPA Core” la banca del debitore non debba nemmeno verificare con l’azienda debitrice l’effettiva sussistenza del mandato, e se passano 8 settimane dall’addebito (ed è facile che uno non si accorga, se ha estratti conto trimestrali), uno non può nemmeno più chiedere il rimborso!
C’è qualcuno che lavora in banca che mi può confermare queste cose?
Ma come è stato possibile congegnare una normativa che di fatto lasci aperta ai truffatori la possibilità di fare quello che vogliono? Io resto allibito... :eek:
C’è qualche modo di cautelarsi in anticipo, per non rischiare di finire in situazioni del genere? Ad esempio: posso imporre alla mia banca di chiedermi un’autorizzazione scritta per dare corso all’attivazione di un addebito SEPA ogni volta che una nuova società sedicente creditrice lo richiede alla banca? :confused:
 
caspita, prima si diceva che l'IBAN si puo'dare tranquillamente... anche su internet per ricevere dei soldi in pagamento....
 
Che sappia io di solito ci vuole l'autorizzazione del cliente per addebiti di questo tipo. Alla banca arriva un mandato di pagamento, la banca interpella il proprio cliente dicendogli se é ok, e poi addebita.
É anche vero che ci sono degli addebiti che non richiedono alcuna autorizzazione, io ad esempio prima pagavo Mediaset Premium con addebito su una carta prepagata. Ho cambiato il tipo di pagamento in addebito sepa su conto corrente, sul sito di Mediaset é bastato inserire l'iban e il nome e cognome per effettuare l'addebito. Qualche giorno dopo mi sono trovato su Fineco la voce RTI Mediaset nella domicialiazione utenze con stato "attivo", e Fineco non mi ha chiesto nulla. Ovvio che dal sito posso stoppare un mandato sepa in ogni momento, ma prima mi devo accorgere che c'è (anche se ho letto che entro tot giorni dall'addebito é possibile annullare il pagamento).
Ora, se ne sito di Mediaset a premium avessi inserito un iban a caso, di qualcun altro, questo, si sarebbe trovato a pagare per me senza che nessuno gli dicesse nulla?
 
caspita, prima si diceva che l'IBAN si puo'dare tranquillamente... anche su internet per ricevere dei soldi in pagamento....

Ma infatti l'iban non dovrebbe essere, in teoria, un dato sensibile. Nel senso che se io dò l'iban a qualcuno, questo può versarmi dei soldi, ma non prelevarli. Io lavoro in un negozio della catena Buffetti, stampiamo una media di 12.000 fatture l'anno, e su ogni singola fattura é riportato l'iban dell'azienda
 
Che sappia io di solito ci vuole l'autorizzazione del cliente per addebiti di questo tipo.
Si.
Alla banca arriva un mandato di pagamento, la banca interpella il proprio cliente dicendogli se é ok, e poi addebita.
No.
Io ho un addebito diretto SEPA
ho firmato l'autorizzazione al fornitore del servizio.
La banca non mi ha chiesto nessuna conferma.
 
Che sappia io di solito ci vuole l'autorizzazione del cliente per addebiti di questo tipo. Alla banca arriva un mandato di pagamento, la banca interpella il proprio cliente dicendogli se é ok, e poi addebita.
Lo pensavo anch’io (mi sembrava se non altro una regola di semplice buon senso), ma leggendo con attenzione il foglietto illustrativo della mia banca che mi hanno dato all’inizio di quest’anno quando è entrato in vigore il SEPA ho scoperto che NON è così!
O meglio: è così solo se è un c.d. “SEPA Direct Debit B2B”, ma NON se è un “SEPA Direct Debit CORE”! In quest’ultimo caso la banca non chiede niente al debitore! :eek:
Vedi ad esempio la riga “Ogni singolo o primo addebito di una ricorrenza deve essere autorizzato dal Debitore alla propria banca?” della tabella https://www.unicredit.it/it/info/sepa/sepadirectdebit.html
Cioè, non so voi, ma io mi sto un po’ preoccupando... :terrore: Ma stiamo scherzando? Ma chi ha pensato questa procedura? Qui i truffatori ci vanno a nozze...KO!
 
Oltre all'IBAN e i dati dell'intestatario del conto serve anche il codice fiscale o, nel caso di una azienda, la partita IVA.
Comunque si, entro 8 settimane puoi chiedere lo storno del pagamento alla banca come da normativa. Se poi non ti accorgi nulla é colpa tua che non entri mai nell'home banking.
 
Oltre all'IBAN e i dati dell'intestatario del conto serve anche il codice fiscale o, nel caso di una azienda, la partita IVA.
Eh, sai che garanzia... il numero di partita IVA deve essere scritto per legge sul sito internet, che ci vuole a recuperare questo dato?
 
La garanzia in questo caso sono le 8 settimane. E comunque non é escluso che tu possa agire per vie legali perché si tratta di una truffa a tutti gli effetti.
 
In caso di disposizione non autorizzata, è possibile chiedere il rimborso entro 13 mesi dall'addebito. Io presenterei una bella denuncia penale che allegherei alla richiesta di rimborso.
 
La garanzia in questo caso sono le 8 settimane.
Bella garanzia! Nel caso in ispecie, quella della truffata era una ditta un po’ all’antica, con il conto ancora movimentato recandosi alla filiale per le (non molto frequenti) operazioni che il business del suo settore richiedeva, con invio di estratti conto cartacei trimestrali... che cosa avrebbe dovuto fare la titolare? chiedere un estratto conto ogni volta che si recava in filiale per fare un’operazione?
Tra l’altro, faccio notare che ci sono mille vicende della vita che possono impedire ad uno di guardare l’estratto conto per qualche mese... magari è un’attività stagionale operativa solo nei mesi estivi (es. un noleggio di motoscafi) o in quelli invernali (es. un albergo sulle piste da sci), magari uno è all’estero per lavoro o in trasferta o in missione di pace o in vacanza (es. un mio amico pensionato era solito svernare in sudamerica), o magari è uno straniero e per qualche motivo è espulso, o magari è all’ospedale per una malattia dalla lunga degenza o in coma (es. che succede se uno per lavoro o connivenza di qualcuno ha accesso al database di un’assicurazione medica e vede tutti quelli che sono in questa situazione, e realizza mandati di addebito retrodatati?) o morto (basta leggere i necrologi e poi indagare per iban e firma, visto il ROE dell'attività) o disperso (es. quando c’è stato lo tsunamui in Tailandia ricordo che il ministero degli esteri svedese aveva pubblicato sul sito i nomi di tutti i dispersi, e molte case erano state “visitate” da ladri) o arrestato (basta leggere la cronaca giudiziaria sui quotidiani locali, pescare a strascico e retrodatare i mandati) o a navigare attorno al mondo con la barca a vela o ad allenarsi per le olimpiadi o in erasmus o in medio oriente ad imparare l’arabo o sotto le armi a naja...
E comunque non é escluso che tu possa agire per vie legali perché si tratta di una truffa a tutti gli effetti.
Altra bella garanzia, con i tempi della giustizia in Italia! Ora che arriva la sentenza dopo ANNI l’azienda contro cui cerchi di rivalerti sarà già chiusa, il denaro sparito chissà dove ed il truffatore seriale a fare la bella vita all’estero godendosi i frutti della sua pluriennale attività... tra l’altro da una prima indagine i personaggi in questione hanno (a quanto finora emerso) una decina di società che utilizzano come scatole vuote e che aprono e chiudono come se fossero caselle postali...
Tra l’altro, nel merito, è anche difficile dimostrare la truffa: non puoi neanche chiedere la perizia calligrafica; perché grazie alle direttive SEPA è l’impresa sedicente creditrice ad avere (cito testualmente) “la responsabilità di raccogliere, dematerializzare, conservare [...] i mandati di addebito sottoscritti dai clienti debitori”... se il truffatore ti ricalca la firma e “dematerializza” il documento artefatto scannerizzandolo in un.jpg a bassissima risoluzione (non ci sono infatti requisiti in questo senso) voglio vedere il perito come fa a dire che è vera o falsa...
 
Sull'autobus alleggeriscono le borse dei turisti senza che questi se ne accorgano. Alcuni hanno la sorpresa quando tornano in hotel o quando cercano i portafogli x pagare qualcosa dopo qualche ora.
Che qualcuno non si accorga per diverse settimane che gli mancano 7000 euro sul conto (e a differenza dei borseggiatori che non lasciano traccia qui c'è una riga di dettaglio ad indicare data, importo e beneficiario che da qualche parte deve pur essere registrato e censito) mi pare alquanto improbabile e l'estratto conto trimestrale non può essere per niente una scusante.
A quanto ne so è facile attivare un SDD (a me la banca non mi ha mai chiamato per dirmi che registravano una domiciliazione) ma è ancora più facile rifiutare il pagamento anche dopo la sua scadenza.
Sarà... ma tutta questa storia mi pare poco verosimile
 
Bella garanzia! Nel caso in ispecie, quella della truffata era una ditta un po’ all’antica, con il conto ancora movimentato recandosi alla filiale per le (non molto frequenti) operazioni che il business del suo settore richiedeva, con invio di estratti conto cartacei trimestrali... che cosa avrebbe dovuto fare la titolare? chiedere un estratto conto ogni volta che si recava in filiale per fare un’operazione?
Tra l’altro, faccio notare che ci sono mille vicende della vita che possono impedire ad uno di guardare l’estratto conto per qualche mese... magari è un’attività stagionale operativa solo nei mesi estivi (es. un noleggio di motoscafi) o in quelli invernali (es. un albergo sulle piste da sci), magari uno è all’estero per lavoro o in trasferta o in missione di pace o in vacanza (es. un mio amico pensionato era solito svernare in sudamerica), o magari è uno straniero e per qualche motivo è espulso, o magari è all’ospedale per una malattia dalla lunga degenza o in coma (es. che succede se uno per lavoro o connivenza di qualcuno ha accesso al database di un’assicurazione medica e vede tutti quelli che sono in questa situazione, e realizza mandati di addebito retrodatati?) o morto (basta leggere i necrologi e poi indagare per iban e firma, visto il ROE dell'attività) o disperso (es. quando c’è stato lo tsunamui in Tailandia ricordo che il ministero degli esteri svedese aveva pubblicato sul sito i nomi di tutti i dispersi, e molte case erano state “visitate” da ladri) o arrestato (basta leggere la cronaca giudiziaria sui quotidiani locali, pescare a strascico e retrodatare i mandati) o a navigare attorno al mondo con la barca a vela o ad allenarsi per le olimpiadi o in erasmus o in medio oriente ad imparare l’arabo o sotto le armi a naja...

Altra bella garanzia, con i tempi della giustizia in Italia! Ora che arriva la sentenza dopo ANNI l’azienda contro cui cerchi di rivalerti sarà già chiusa, il denaro sparito chissà dove ed il truffatore seriale a fare la bella vita all’estero godendosi i frutti della sua pluriennale attività... tra l’altro da una prima indagine i personaggi in questione hanno (a quanto finora emerso) una decina di società che utilizzano come scatole vuote e che aprono e chiudono come se fossero caselle postali...
Tra l’altro, nel merito, è anche difficile dimostrare la truffa: non puoi neanche chiedere la perizia calligrafica; perché grazie alle direttive SEPA è l’impresa sedicente creditrice ad avere (cito testualmente) “la responsabilità di raccogliere, dematerializzare, conservare [...] i mandati di addebito sottoscritti dai clienti debitori”... se il truffatore ti ricalca la firma e “dematerializza” il documento artefatto scannerizzandolo in un.jpg a bassissima risoluzione (non ci sono infatti requisiti in questo senso) voglio vedere il perito come fa a dire che è vera o falsa...
Come ho scritto poc'anzi, in caso di disposizione non autorizzata, è possibile chiedere il rimborso entro 13 mesi dall'addebito. Credo che la tua cliente sia in tempo. Ripeto, meglio presentare una bella denuncia penale, se si ritiene di essere stati truffati, e allegarla alla richiesta di rimborso.
 
In caso di disposizione non autorizzata, è possibile chiedere il rimborso entro 13 mesi dall'addebito.
Scusa l’ignoranza, ma operativamente come funziona la procedura? Cioè, in questo caso è la tua banca che ci rimette i soldi (riaccreditandoti l’importo che ha trasferito dal tuo conto a quello del sedicente creditore) finché la questione non è risolta in giudizio? (mi pare difficile, però... tra l’altro seguendo le disposizioni SEPA non avrebbe commesso alcuna leggerezza e non le si potrebbe rimproverare niente) Oppure la tua banca impone alla banca del sedicente creditore di attingere dal conto di quest’ultimo l’importo trasferito e te lo riaccredita finché la questione non è definita? E in quest’ultimo caso se non ci sono più fondi sul conto del truffatore che si fa? E poi è tuo l’onere della prova di dimostrare oltre ad ogni ragionevole dubbio che non fosse autorizzata, oppure viceversa l’onere della prova di dimostrare che lo fosse è in capo alla controparte? A "fatto compiuto" come funziona?
Io presenterei una bella denuncia penale che allegherei alla richiesta di rimborso.
Sì, sì, ma infatti ha presentato una denuncia penale...
Mi pare però di capire che il suo timore era che fosse un po’ difficile da dimostrare che si fosse trattato di una truffa... lei effettivamente si era fatta intenerire ed aveva dato un assegno di cento euro (fornendo così al truffatore un campione della sua firma ed il numero di conto), ed aveva controfirmato un attestato di benemerenza in cui le si dava atto di aver generosamente contribuito all’iniziativa... se poi il personaggio ha ricalcato la firma su un mandato di addebito SEPA di settemila e passa ed ha distrutto l’assegno di importo modesto (dicendo che non era mai esistito e che la somma concordata era di oltre settemila) è la parola di uno contro quella dell’altro...
 
Per caso sai anche i tempi di rimborso?
Grazie.
A quanto ne so, il rimborso è a semplice richiesta con obbligo della banca di provvedere immediatamente. I 13 mesi valgono per le sole operazioni non autorizzate. Di qui, a mio avviso, l'importanza di rafforzare la propria posizione con la denuncia penale. Se l'altra parte, come ipotizzato, ha contraffatto il mandato, è bene disconoscere le firme e presentare denuncia.
 
Scusa l’ignoranza, ma operativamente come funziona la procedura? Cioè, in questo caso è la tua banca che ci rimette i soldi (riaccreditandoti l’importo che ha trasferito dal tuo conto a quello del sedicente creditore) finché la questione non è risolta in giudizio? (mi pare difficile, però... tra l’altro seguendo le disposizioni SEPA non avrebbe commesso alcuna leggerezza e non le si potrebbe rimproverare niente) Oppure la tua banca impone alla banca del sedicente creditore di attingere dal conto di quest’ultimo l’importo trasferito e te lo riaccredita finché la questione non è definita? E in quest’ultimo caso se non ci sono più fondi sul conto del truffatore che si fa? E poi è tuo l’onere della prova di dimostrare oltre ad ogni ragionevole dubbio che non fosse autorizzata, oppure viceversa l’onere della prova di dimostrare che lo fosse è in capo alla controparte? A "fatto compiuto" come funziona?

Sì, sì, ma infatti ha presentato una denuncia penale...
Mi pare però di capire che il suo timore era che fosse un po’ difficile da dimostrare che si fosse trattato di una truffa... lei effettivamente si era fatta intenerire ed aveva dato un assegno di cento euro (fornendo così al truffatore un campione della sua firma ed il numero di conto), ed aveva controfirmato un attestato di benemerenza in cui le si dava atto di aver generosamente contribuito all’iniziativa... se poi il personaggio ha ricalcato la firma su un mandato di addebito SEPA di settemila e passa ed ha distrutto l’assegno di importo modesto (dicendo che non era mai esistito e che la somma concordata era di oltre settemila) è la parola di uno contro quella dell’altro...
Se io firmo dei documenti e li consegno ad alcune persone in questo modo certo non le autorizzo a falsificarmi la firma per spillarmi soldi. Se si apre il procedimento penale, sarà disposta una perizia e il giudice valuterà anche tutte le altre circostanze per stabilire la veridicità o meno del c.d. mandato.
Quanto al rimborso, da quanto ho capito ci sono obbligazioni reciproche tra le banche. La banca del creditore è tenuta a risarcire la banca del debitore che chiede il rimborso. Comunque, io credo che, in presenza di una denuncia penale, il rimborso arrivi. Poi, bisognerà vedere l'esito del giudizio.
 
Sarà... ma tutta questa storia mi pare poco verosimile

neanche me pare possibile, ma dal altra parte si legge ohni giorni di nuovi truffe....

io dico solo una cosa, giorni di oggi qualsia persona anche a 90 anni ci deve controllare di contignio il suo conto....e non basta aspettare la trimestrale che riceve a casa....poi si po controllare il conto in qualsiasi ora sul pancomat senza entrare in banca

se dai mie 5 conti dovessero sparire anche 5 euro, prendo un aviso tramite cellulare o e mail.....

non comprende pero i pagamenti sepa.....KO! sarebbe invece necessario che tutti i momimenti vengono avisato tramite mail o sms...

comunque conosco una persona alla quale per errore hanno sbagliato la fattura elettrica 109,79 e hanno prelevato 10.979 Euro
visto che quella somma non aveva sul conto, il conto veniva bloccato per oltre 30 giorni e nessuno sapeva come farlo riattivare; senza che lui versava la differenza....

in questo caso io mi sono domandato, ma queste banche prima di attivare un sepa di oltre 1000 Euro dovrebbere richiedere dal cliente o dalla agenzia Elettrica....... se uno paga negli ultimi 10 anni sempre attorno a 100 -- 130 Euro.....come mai questa volta oltre 10.000 Euro....poi non fanno mai arrottontamenti ma sempre 00,89 ecc...e qui mancavano...
 
Comunque per l'attivazione di un mandato SEPA parecchie aziende non hanno bisogno della firma del cliente e prevedono l'attivazione semplicemente inserendo i dati del cliente in un form.
É comunque possibile per alcune banche attivare l'alert ogni volta che viene attivata una domiciliazione così si può star tranquilli.
 
Cio nessun controlla i movimenti del conto corrente in 8 settimane?
 
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