Contratto inglese , residenza in Italia ...problema contributi pensionistici:

dantealighieri

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Spiego il caso. Un'azienda inglese ha offerto un contratto di lavoro al Sig. X. Il sig. X e' italiano , residente italiano e dovra' lavorare in un ufficio in Italia (da notare che l'azienda non ha una branch italiana ne' nulla nel paese, ha solo questo ufficio in affitto).
Ora, lasciando stare la situazione fiscale (che obblighera' il Sig. X alla dichiarazione in Italia , doppia imposizione etc etc..)
La domanda e' quella inerente i contributi previdenziali. L'azienda inglese dove versera' i contributi previdenziali al Sig. X ? (in Italia non credo visto che legalmente l'azienda non esiste ... ma in Inghilterra il Sig. X non e' residente e non ha il National insurance number inglese ...)

Grazie per le risposte ,

Dante :)
 
Ai fini legislativi e previdenziali non conta la nazionalità del datore di lavoro, ma la tua residenza (quella del lavoratore) e il luogo in cui si svolge l'attività. L'unica eccezione a questo principio generale è il caso in cui vieni inviato dal datore di lavoro (estero) e non eri precedentemente residente nel paese in cui si svolge l'attività lavorativa.
Ad esempio eri residente in GB (o da qualunque altra parte tranne che in Italia) e venivi inviato a lavorare in Italia.
Il riferimento è il regolamento CE 883/2004 art. 11.
Tempo fa trovai un articolo sul sito INPS che però adesso non riesco a ritrovare.
Dal punto di vista fiscale invece la cosa si complica perché non c'è una normativa universale, ma il tutto si rifà ad accordi bilaterali tra Paesi e questi possono prevedere una tassazione (in Italia) a prescindere se una parte del reddito è trattenuto alla fonte (GB) e in altri casi sei solo tenuto a versare al fisco italiano la differenza con quanto già trattenuto all'estero. Dovresti quindi cercare se ci sono accordi bilaterali tra Italia e GB o chiedere all'AdE.
 
Ho trovato l'articolo che allego qui sotto che sostanzialmente conferma quanto già detto. Oltre a citare alcuni riferimenti normativi a cui attenersi, si fa stato del fatto che se la società estera non ha in Italia una "stabile organizzazione" deve essere nominato un "rappresentante previdenziale".
 

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Riesumo questo vecchio thread in quanto non posso crearne un nuovo - probabilmente perchè è da poco che sono iscritto al forum.

La mia situazione è simile a quella dell'utente che ha creato questo thread, ovvero

- datore di lavoro Inglese
- io ho residenza fiscale in Italia e vivo in Italia
- L'azienda ha avviato da un pò di tempo la procedura per adeguarsi alla fiscalità italiana (ci sono diversi dipendenti con residenza fiscale italiana che lavorano dall'Italia), si sta facendo seguire da Deloitte. Processo di identificazione fiscale
- Attualmente l'azienda trattiene dal lordo in busta il 9,50% a titolo di previdenza sociale (la quota che in genere è a carico del lavoratore, è stato fatto un calcolo previsionale) e la tiene in un conto corrente separato per poi versarla all'INPS successivamente quando sarà completato il processo di adeguamento di cui sopra
- L'azienda non sta accumulando nessuna quota di previdenza che normalmente spetta al datore di lavoro - se non sbaglio in Italia è intorno al 20% della RAL, nemmeno il TFR
Per il momento, tramite il mio commercialista, calcolo l'IRPEF da pagare dato che l'azienda non fa da sostituto d'imposta

In sostanza all'INPS non viene versato niente.

Avrei alcune domande:

1) nel momento in cui si completa questo processo di adeguamento alla fiscalità italiana, l'azienda verserà il 9,50% trattenuto fino a quel punto all'INPS, e la parte che spettava versare a lei chi la verserà? Potrà essere compensata? Se sì, sarà a carico del datore di lavoro?

2)Sempre nel momento cui si concluderà questo adeguamento, l'azienda sarà OBBLIGATA a seguire al 100% le regole italiane giusto? Quindi previdenza INPS (circa 9,50% a carico mio e 20% a carico suo) + TFR, oppure potrà "evitare" ad esempio di versare il TFR?
Fino a che questo processo di adeguamento non sarà completato, io per l'INPS risulto disoccupato? Sto effettivamente "perdendo" settimane di lavoro utili ai fini pensionistici? Ho regolare contratto certamente, da due mesi, ma come spiegato sopra non viene versato nulla all'INPS

Scusate le tante domande e perplessità ma purtroppo è una situazione particolare e vorrei capire in che direzione sto andando e soprattutto cosa posso/devo fare in attesa che si completi il processo di identificazione fiscale.

Grazie a chiunque voglia rispondermi :)
 
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