L’analisi del Generale Bertolini, ex comandante della Folgore

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AGI - Mosca è sempre più vicina a impadronirsi dell’intero territorio del Donbass, un traguardo che segnerebbe il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato dell’intervento in Ucraina e potrebbe condurre a una riapertura del tavolo delle trattative.

La prospettiva di una imminente vittoria russa sul campo ha costretto l’Occidente a cambiare narrazione dopo aver insistito per settimane su un presunto sfacelo delle forze del Cremlino e aver addirittura spinto Kiev a credere nella possibilità di una vittoria militare.

Un bagno di realtà dopo il quale dovrà maturare la consapevolezza che la Russia non potrà mai essere spinta a rinunciare a determinati territori non per chissà quali complesse ragioni strategiche ma per semplicissime ragioni geografiche. È l’analisi di Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo Interforze e della Folgore.

Negli ultimi giorni i russi hanno segnato significativi progressi nell’avanzata in Donbass, in particolare con la conquista del fondamentale crocevia di Lyman. Quali potrebbero essere i possibili sviluppi delle operazioni sul campo nei prossimi giorni?

“Si sta stringendo una tenaglia che dovrebbe portare all’accerchiamento delle forze ucraine che si stanno confrontando sul fronte Est. Una conquista del Donbass potrebbe rappresentare il raggiungimento di un punto di non ritorno, la vittoria sul campo definitiva dei russi. Ormai, oltre che dalle ammissioni di Zelensky stesso, è quello che traspare anche dalle ammissioni in campo occidentale, soprattutto statunitense. Il New York Times, ad esempio, ha riconosciuto che la situazione degli ucraini è molto pesante. Penso che, auspicabilmente, si sia giunti al punto nel quale i russi potrebbero aprire un tavole per i negoziati. I cambiamenti sul terreno potrebbero essere prodromici a un cambiamento di approccio con i due interlocutori, Zelensky e Putin, che decidono di cominciare a discutere”.

Queste ammissioni segnano un deciso mutamento nella narrazione. Fino a qualche giorno fa da Washington e Londra ci veniva detto che l’avanzata russa era in stallo, che le forze di Mosca stavano subendo perdite pesantissime e che addirittura l’Ucraina fosse nelle condizioni di vincere…

“Sta cambiando la narrativa in ambito occidentale, dopo che, soprattutto da parte americana e inglese, c’era stata la tendenza a dire che i russi non ce la facessero più e non fossero capaci. Non sappiamo quante perdite abbiano subito gli ucraini. Una ricerca dell’Onu parla di 5 mila civili uccisi ma non si parla mai dei militari ucraini morti. L’altro giorno Zelensky aveva parlato di 50-100 caduti al giorno, ai quali vanno aggiunti i feriti e i disertori, un fenomeno quest’ultimo che sta assumendo una dimensione preoccupante nel Donbass. Johnson aveva parlato di vittoria, termine che non prevede la trattativa ma la resa dell’avversario, aveva portato l’esempio di Churchill e aveva spinto Zelensky a uno scontro senza condizioni, dicendogli che era il momento della gloria. La narrativa dei Paesi che avevano spinto di più per uno scontro senza se e senza ma sta cambiando. Non sono più consentiti voli pindarici, l’Ucraina non ha né la forza né la possibilità di riconquistare i territori perduti senza un intervento diretto della Nato che porterebbe a qualcosa di catastrofico, a una terza guerra mondiale. Continuare a mandare armi non aiuterebbe una controffensiva finale che ripristini lo status quo ma servirebbe a mantenere accesa una situazione di conflittualità costante nel tempo tra un’Ucraina occupata dai russi e un’altra sotto il controllo degli ucraini, una conflittualità cronica che sarebbe una maledizione, come è già evidente dai problemi per le esportazioni di grano”.

Mosca si fermerà al Donbass? Il mese scorso avevano fatto molto rumore le dichiarazioni del generale Minnekayev, vicecomandante del distretto militare russo centrale, secondo il quale l’obiettivo della Russia era aprirsi un corridoio fino alla Transnistria, il che implicherebbe prendere Odessa e privare l’Ucraina di ogni accesso al mare…

“Credo che Odessa non fosse nei piani iniziali del Cremlino. Lo deduco dalle forze messe in campo. Odessa avrebbe potuto rappresentare una merce di scambio sul tavolo del negoziato: i russi avrebbero rinunciato a Odessa per lasciare a Kiev uno sbocco al mare a patto che venisse accettato il fatto compiuto del Mare d’Azov e di Mariupol. Non ci sono mai state grosse minacce per Odessa, le navi si sono limitate a pendolare davanti al porto, non abbastanza per paventare un’operazione di sbarco che sarebbe stata molto onerosa. A meno che non capitoli per conto proprio. A Odessa la presenza russa non è di poco conto, c’è sempre stata tensione tra la popolazione russa e la popolazione ucraina, come dimostra il famoso incendio nella casa dei sindacati”.

Zelensky è tornato di recente ad affermare che il conflitto con Mosca può avere solo una soluzione diplomatica.

Si tratta di un deciso cambio di registro rispetto all’intransigenza mostrata da Kiev dopo il vertice di Istanbul, il momento in cui un accordo era sembrato più a portata di mano. Che ruolo hanno avuto Washington e Londra nell’allontanarlo dal tavolo negoziale?

“Zelensky è stato evidentemente spinto a tenere duro da qualche prospettiva, probabilmente basata su informazioni sbagliate, come quelle sulla Russia che avrebbe dovuto smettere dopo un mese per un default. Oltre a queste informazioni poco credibili, Zelensky ha goduto di un palcoscenico mondiale eccezionale e di fronte a una dimostrazione di solidarietà del genere ha creduto fosse possibile che con le sue sole forze e le armi occidentali si potesse ribaltare situazione. Non si è reso conto che per i russi perdere significherebbe rinunciare alla Crimea e al Donbass. E la Russia non può rinunciare al Mar Nero, che durante la Guerra Fredda, a parte la Turchia, era tutto sotto il controllo del Patto di Varsavia, perché Romania, Bulgaria e Georgia erano controllate da Mosca. Per questo ci sono state la guerra in Georgia, la secessione dell’Abkhazia. Se la Georgia e l’Ucraina passassero alla Nato, la Russia sarebbe murata fuori dal Mediterraneo e dal’Europa e questo la Russia non può accettarlo. Lo stesso problema ora si riproporrà nel Baltico, la cui sponda Sud prima apparteneva tutta al Patto di Varsavia e ora appartiene tutta alla Nato, salvo Kaliningrad e San Pietroburgo. Svezia e Finlandia, da nazioni neutrali, avevano finora consentito alla flotta russa una certa libertà di movimento nel Baltico. Il loro ingresso nella Nato creerebbe la stessa situazione nel Mar Nero e questo darebbe la stura a delle contromosse, questo a prescindere da chi ci sia al vertice in Russia. Di solito si tende a personalizzare e a riferire tutto a Putin ma senza di lui la geografia non cambierebbe. La Russia è un Paese che ha ambizioni e non può essere sconfitto militarmente, a meno di un intervento americano che porterebbe a una guerra con possibili escalation nucleari. La Russia non è una repubblichetta euroasiatica che ci si può illudere di far tornare indietro con quattro schiaffoni. Non è questione di essere esperti di geostrategia o di storia militare, non rendersi conto di queste problematiche significa ignorare la geografia”.

Agi.it
 
AGI - Mosca è sempre più vicina a impadronirsi dell’intero territorio del Donbass, un traguardo che segnerebbe il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato dell’intervento in Ucraina e potrebbe condurre a una riapertura del tavolo delle trattative.

La prospettiva di una imminente vittoria russa sul campo ha costretto l’Occidente a cambiare narrazione dopo aver insistito per settimane su un presunto sfacelo delle forze del Cremlino e aver addirittura spinto Kiev a credere nella possibilità di una vittoria militare.

Un bagno di realtà dopo il quale dovrà maturare la consapevolezza che la Russia non potrà mai essere spinta a rinunciare a determinati territori non per chissà quali complesse ragioni strategiche ma per semplicissime ragioni geografiche. È l’analisi di Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo Interforze e della Folgore.

Negli ultimi giorni i russi hanno segnato significativi progressi nell’avanzata in Donbass, in particolare con la conquista del fondamentale crocevia di Lyman. Quali potrebbero essere i possibili sviluppi delle operazioni sul campo nei prossimi giorni?

“Si sta stringendo una tenaglia che dovrebbe portare all’accerchiamento delle forze ucraine che si stanno confrontando sul fronte Est. Una conquista del Donbass potrebbe rappresentare il raggiungimento di un punto di non ritorno, la vittoria sul campo definitiva dei russi. Ormai, oltre che dalle ammissioni di Zelensky stesso, è quello che traspare anche dalle ammissioni in campo occidentale, soprattutto statunitense. Il New York Times, ad esempio, ha riconosciuto che la situazione degli ucraini è molto pesante. Penso che, auspicabilmente, si sia giunti al punto nel quale i russi potrebbero aprire un tavole per i negoziati. I cambiamenti sul terreno potrebbero essere prodromici a un cambiamento di approccio con i due interlocutori, Zelensky e Putin, che decidono di cominciare a discutere”.

Queste ammissioni segnano un deciso mutamento nella narrazione. Fino a qualche giorno fa da Washington e Londra ci veniva detto che l’avanzata russa era in stallo, che le forze di Mosca stavano subendo perdite pesantissime e che addirittura l’Ucraina fosse nelle condizioni di vincere…

“Sta cambiando la narrativa in ambito occidentale, dopo che, soprattutto da parte americana e inglese, c’era stata la tendenza a dire che i russi non ce la facessero più e non fossero capaci. Non sappiamo quante perdite abbiano subito gli ucraini. Una ricerca dell’Onu parla di 5 mila civili uccisi ma non si parla mai dei militari ucraini morti. L’altro giorno Zelensky aveva parlato di 50-100 caduti al giorno, ai quali vanno aggiunti i feriti e i disertori, un fenomeno quest’ultimo che sta assumendo una dimensione preoccupante nel Donbass. Johnson aveva parlato di vittoria, termine che non prevede la trattativa ma la resa dell’avversario, aveva portato l’esempio di Churchill e aveva spinto Zelensky a uno scontro senza condizioni, dicendogli che era il momento della gloria. La narrativa dei Paesi che avevano spinto di più per uno scontro senza se e senza ma sta cambiando. Non sono più consentiti voli pindarici, l’Ucraina non ha né la forza né la possibilità di riconquistare i territori perduti senza un intervento diretto della Nato che porterebbe a qualcosa di catastrofico, a una terza guerra mondiale. Continuare a mandare armi non aiuterebbe una controffensiva finale che ripristini lo status quo ma servirebbe a mantenere accesa una situazione di conflittualità costante nel tempo tra un’Ucraina occupata dai russi e un’altra sotto il controllo degli ucraini, una conflittualità cronica che sarebbe una maledizione, come è già evidente dai problemi per le esportazioni di grano”.

Mosca si fermerà al Donbass? Il mese scorso avevano fatto molto rumore le dichiarazioni del generale Minnekayev, vicecomandante del distretto militare russo centrale, secondo il quale l’obiettivo della Russia era aprirsi un corridoio fino alla Transnistria, il che implicherebbe prendere Odessa e privare l’Ucraina di ogni accesso al mare…

“Credo che Odessa non fosse nei piani iniziali del Cremlino. Lo deduco dalle forze messe in campo. Odessa avrebbe potuto rappresentare una merce di scambio sul tavolo del negoziato: i russi avrebbero rinunciato a Odessa per lasciare a Kiev uno sbocco al mare a patto che venisse accettato il fatto compiuto del Mare d’Azov e di Mariupol. Non ci sono mai state grosse minacce per Odessa, le navi si sono limitate a pendolare davanti al porto, non abbastanza per paventare un’operazione di sbarco che sarebbe stata molto onerosa. A meno che non capitoli per conto proprio. A Odessa la presenza russa non è di poco conto, c’è sempre stata tensione tra la popolazione russa e la popolazione ucraina, come dimostra il famoso incendio nella casa dei sindacati”.

Zelensky è tornato di recente ad affermare che il conflitto con Mosca può avere solo una soluzione diplomatica.

Si tratta di un deciso cambio di registro rispetto all’intransigenza mostrata da Kiev dopo il vertice di Istanbul, il momento in cui un accordo era sembrato più a portata di mano. Che ruolo hanno avuto Washington e Londra nell’allontanarlo dal tavolo negoziale?

“Zelensky è stato evidentemente spinto a tenere duro da qualche prospettiva, probabilmente basata su informazioni sbagliate, come quelle sulla Russia che avrebbe dovuto smettere dopo un mese per un default. Oltre a queste informazioni poco credibili, Zelensky ha goduto di un palcoscenico mondiale eccezionale e di fronte a una dimostrazione di solidarietà del genere ha creduto fosse possibile che con le sue sole forze e le armi occidentali si potesse ribaltare situazione. Non si è reso conto che per i russi perdere significherebbe rinunciare alla Crimea e al Donbass. E la Russia non può rinunciare al Mar Nero, che durante la Guerra Fredda, a parte la Turchia, era tutto sotto il controllo del Patto di Varsavia, perché Romania, Bulgaria e Georgia erano controllate da Mosca. Per questo ci sono state la guerra in Georgia, la secessione dell’Abkhazia. Se la Georgia e l’Ucraina passassero alla Nato, la Russia sarebbe murata fuori dal Mediterraneo e dal’Europa e questo la Russia non può accettarlo. Lo stesso problema ora si riproporrà nel Baltico, la cui sponda Sud prima apparteneva tutta al Patto di Varsavia e ora appartiene tutta alla Nato, salvo Kaliningrad e San Pietroburgo. Svezia e Finlandia, da nazioni neutrali, avevano finora consentito alla flotta russa una certa libertà di movimento nel Baltico. Il loro ingresso nella Nato creerebbe la stessa situazione nel Mar Nero e questo darebbe la stura a delle contromosse, questo a prescindere da chi ci sia al vertice in Russia. Di solito si tende a personalizzare e a riferire tutto a Putin ma senza di lui la geografia non cambierebbe. La Russia è un Paese che ha ambizioni e non può essere sconfitto militarmente, a meno di un intervento americano che porterebbe a una guerra con possibili escalation nucleari. La Russia non è una repubblichetta euroasiatica che ci si può illudere di far tornare indietro con quattro schiaffoni. Non è questione di essere esperti di geostrategia o di storia militare, non rendersi conto di queste problematiche significa ignorare la geografia”.

Agi.it

In parte condivisibile. Ma non porta soluzioni. E sono le soluzioni quelle che servono? Cosa dobbiamo obbligare l Ucraina a cedere i suoi territori e magari anche il governo del paese? Poi cedere facendo staccare i baltici dalla NATO e darli a Putin . Impedire che Svezia e Finlandia impaurite entrino della NATO? Cosa dovremmo fare. Questo non lo dice. Sappiamo bene che la Russia è una superpotenza non serviva lui e sappiamo che ha ambizioni. Lasciamo che faccia tutto ciò che vuole ? Questa è la soluzione per il generale della Folgore?

La verità è che l umanità deve capire se questo conflitto Russia - occidente è evitabile o purtroppo inevitabile. Se si può convivere pacificamente o meno. Ma convivere pacificamente non vuol dire vedere democrazia , cedere alla violenza dell' invasione. Perché Medvedev lo ha detto chiaramente che nei piani Russi c è l invasione dell' intera Europa fino a Lisbona. Io a quelle parole ci credo. Non so voi , ma io a Medvedev ci credo. I russi hanno sempre fatto i fatti prima o poi.
Se scontro deve essere , che scontro sia, con tutti i rischi connessi.
 
In parte condivisibile. Ma non porta soluzioni. E sono le soluzioni quelle che servono? Cosa dobbiamo obbligare l Ucraina a cedere i suoi territori e magari anche il governo del paese? Poi cedere facendo staccare i baltici dalla NATO e darli a Putin . Impedire che Svezia e Finlandia impaurite entrino della NATO? Cosa dovremmo fare. Questo non lo dice. Sappiamo bene che la Russia è una superpotenza non serviva lui e sappiamo che ha ambizioni. Lasciamo che faccia tutto ciò che vuole ? Questa è la soluzione per il generale della Folgore?

La verità è che l umanità deve capire se questo conflitto Russia - occidente è evitabile o purtroppo inevitabile. Se si può convivere pacificamente o meno. Ma convivere pacificamente non vuol dire vedere democrazia , cedere alla violenza dell' invasione. Perché Medvedev lo ha detto chiaramente che nei piani Russi c è l invasione dell' intera Europa fino a Lisbona. Io a quelle parole ci credo. Non so voi , ma io a Medvedev ci credo. I russi hanno sempre fatto i fatti prima o poi.
Se scontro deve essere , che scontro sia, con tutti i rischi connessi.

Ripeto, il messaggio di questa guerra è "Stateci lontano", quindi niente stati confinanti nella nato
Ormai è andata cosi, la prossima volta bisogna stare piu attenti e meno provocazioni
Solo che gli usa non ci stanno a perdere, e porteranno dentro tutti pur di non ammetterlo
 
In parte condivisibile. Ma non porta soluzioni. E sono le soluzioni quelle che servono? Cosa dobbiamo obbligare l Ucraina a cedere i suoi territori e magari anche il governo del paese? Poi cedere facendo staccare i baltici dalla NATO e darli a Putin . Impedire che Svezia e Finlandia impaurite entrino della NATO? Cosa dovremmo fare. Questo non lo dice. Sappiamo bene che la Russia è una superpotenza non serviva lui e sappiamo che ha ambizioni. Lasciamo che faccia tutto ciò che vuole ? Questa è la soluzione per il generale della Folgore?

La verità è che l umanità deve capire se questo conflitto Russia - occidente è evitabile o purtroppo inevitabile. Se si può convivere pacificamente o meno. Ma convivere pacificamente non vuol dire vedere democrazia , cedere alla violenza dell' invasione. Perché Medvedev lo ha detto chiaramente che nei piani Russi c è l invasione dell' intera Europa fino a Lisbona. Io a quelle parole ci credo. Non so voi , ma io a Medvedev ci credo. I russi hanno sempre fatto i fatti prima o poi.
Se scontro deve essere , che scontro sia, con tutti i rischi connessi.

Mi sa che sei un pò confuso, il generale ha espresso la propria opinione sulla campagna militare in essere in Ucraina, non spetta ai militari trovare una soluzionie ma ai politici
 
L’analisi del generale è pienamente condivisibile….un principio di realtà di un militare contro l’inutile propaganda…
 
AGI - Mosca è sempre più vicina a impadronirsi dell’intero territorio del Donbass, un traguardo che segnerebbe il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato dell’intervento in Ucraina e potrebbe condurre a una riapertura del tavolo delle trattative.

La prospettiva di una imminente vittoria russa sul campo ha costretto l’Occidente a cambiare narrazione dopo aver insistito per settimane su un presunto sfacelo delle forze del Cremlino e aver addirittura spinto Kiev a credere nella possibilità di una vittoria militare.

Un bagno di realtà dopo il quale dovrà maturare la consapevolezza che la Russia non potrà mai essere spinta a rinunciare a determinati territori non per chissà quali complesse ragioni strategiche ma per semplicissime ragioni geografiche. È l’analisi di Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo Interforze e della Folgore.

Negli ultimi giorni i russi hanno segnato significativi progressi nell’avanzata in Donbass, in particolare con la conquista del fondamentale crocevia di Lyman. Quali potrebbero essere i possibili sviluppi delle operazioni sul campo nei prossimi giorni?

“Si sta stringendo una tenaglia che dovrebbe portare all’accerchiamento delle forze ucraine che si stanno confrontando sul fronte Est. Una conquista del Donbass potrebbe rappresentare il raggiungimento di un punto di non ritorno, la vittoria sul campo definitiva dei russi. Ormai, oltre che dalle ammissioni di Zelensky stesso, è quello che traspare anche dalle ammissioni in campo occidentale, soprattutto statunitense. Il New York Times, ad esempio, ha riconosciuto che la situazione degli ucraini è molto pesante. Penso che, auspicabilmente, si sia giunti al punto nel quale i russi potrebbero aprire un tavole per i negoziati. I cambiamenti sul terreno potrebbero essere prodromici a un cambiamento di approccio con i due interlocutori, Zelensky e Putin, che decidono di cominciare a discutere”.

Queste ammissioni segnano un deciso mutamento nella narrazione. Fino a qualche giorno fa da Washington e Londra ci veniva detto che l’avanzata russa era in stallo, che le forze di Mosca stavano subendo perdite pesantissime e che addirittura l’Ucraina fosse nelle condizioni di vincere…

“Sta cambiando la narrativa in ambito occidentale, dopo che, soprattutto da parte americana e inglese, c’era stata la tendenza a dire che i russi non ce la facessero più e non fossero capaci. Non sappiamo quante perdite abbiano subito gli ucraini. Una ricerca dell’Onu parla di 5 mila civili uccisi ma non si parla mai dei militari ucraini morti. L’altro giorno Zelensky aveva parlato di 50-100 caduti al giorno, ai quali vanno aggiunti i feriti e i disertori, un fenomeno quest’ultimo che sta assumendo una dimensione preoccupante nel Donbass. Johnson aveva parlato di vittoria, termine che non prevede la trattativa ma la resa dell’avversario, aveva portato l’esempio di Churchill e aveva spinto Zelensky a uno scontro senza condizioni, dicendogli che era il momento della gloria. La narrativa dei Paesi che avevano spinto di più per uno scontro senza se e senza ma sta cambiando. Non sono più consentiti voli pindarici, l’Ucraina non ha né la forza né la possibilità di riconquistare i territori perduti senza un intervento diretto della Nato che porterebbe a qualcosa di catastrofico, a una terza guerra mondiale. Continuare a mandare armi non aiuterebbe una controffensiva finale che ripristini lo status quo ma servirebbe a mantenere accesa una situazione di conflittualità costante nel tempo tra un’Ucraina occupata dai russi e un’altra sotto il controllo degli ucraini, una conflittualità cronica che sarebbe una maledizione, come è già evidente dai problemi per le esportazioni di grano”.

Mosca si fermerà al Donbass? Il mese scorso avevano fatto molto rumore le dichiarazioni del generale Minnekayev, vicecomandante del distretto militare russo centrale, secondo il quale l’obiettivo della Russia era aprirsi un corridoio fino alla Transnistria, il che implicherebbe prendere Odessa e privare l’Ucraina di ogni accesso al mare…

“Credo che Odessa non fosse nei piani iniziali del Cremlino. Lo deduco dalle forze messe in campo. Odessa avrebbe potuto rappresentare una merce di scambio sul tavolo del negoziato: i russi avrebbero rinunciato a Odessa per lasciare a Kiev uno sbocco al mare a patto che venisse accettato il fatto compiuto del Mare d’Azov e di Mariupol. Non ci sono mai state grosse minacce per Odessa, le navi si sono limitate a pendolare davanti al porto, non abbastanza per paventare un’operazione di sbarco che sarebbe stata molto onerosa. A meno che non capitoli per conto proprio. A Odessa la presenza russa non è di poco conto, c’è sempre stata tensione tra la popolazione russa e la popolazione ucraina, come dimostra il famoso incendio nella casa dei sindacati”.

Zelensky è tornato di recente ad affermare che il conflitto con Mosca può avere solo una soluzione diplomatica.

Si tratta di un deciso cambio di registro rispetto all’intransigenza mostrata da Kiev dopo il vertice di Istanbul, il momento in cui un accordo era sembrato più a portata di mano. Che ruolo hanno avuto Washington e Londra nell’allontanarlo dal tavolo negoziale?

“Zelensky è stato evidentemente spinto a tenere duro da qualche prospettiva, probabilmente basata su informazioni sbagliate, come quelle sulla Russia che avrebbe dovuto smettere dopo un mese per un default. Oltre a queste informazioni poco credibili, Zelensky ha goduto di un palcoscenico mondiale eccezionale e di fronte a una dimostrazione di solidarietà del genere ha creduto fosse possibile che con le sue sole forze e le armi occidentali si potesse ribaltare situazione. Non si è reso conto che per i russi perdere significherebbe rinunciare alla Crimea e al Donbass. E la Russia non può rinunciare al Mar Nero, che durante la Guerra Fredda, a parte la Turchia, era tutto sotto il controllo del Patto di Varsavia, perché Romania, Bulgaria e Georgia erano controllate da Mosca. Per questo ci sono state la guerra in Georgia, la secessione dell’Abkhazia. Se la Georgia e l’Ucraina passassero alla Nato, la Russia sarebbe murata fuori dal Mediterraneo e dal’Europa e questo la Russia non può accettarlo. Lo stesso problema ora si riproporrà nel Baltico, la cui sponda Sud prima apparteneva tutta al Patto di Varsavia e ora appartiene tutta alla Nato, salvo Kaliningrad e San Pietroburgo. Svezia e Finlandia, da nazioni neutrali, avevano finora consentito alla flotta russa una certa libertà di movimento nel Baltico. Il loro ingresso nella Nato creerebbe la stessa situazione nel Mar Nero e questo darebbe la stura a delle contromosse, questo a prescindere da chi ci sia al vertice in Russia. Di solito si tende a personalizzare e a riferire tutto a Putin ma senza di lui la geografia non cambierebbe. La Russia è un Paese che ha ambizioni e non può essere sconfitto militarmente, a meno di un intervento americano che porterebbe a una guerra con possibili escalation nucleari. La Russia non è una repubblichetta euroasiatica che ci si può illudere di far tornare indietro con quattro schiaffoni. Non è questione di essere esperti di geostrategia o di storia militare, non rendersi conto di queste problematiche significa ignorare la geografia”.

Agi.it
Finalmente qualcuno super partes che ci dice come stanno andando le cose.
 
In parte condivisibile. Ma non porta soluzioni. E sono le soluzioni quelle che servono? Cosa dobbiamo obbligare l Ucraina a cedere i suoi territori e magari anche il governo del paese? Poi cedere facendo staccare i baltici dalla NATO e darli a Putin . Impedire che Svezia e Finlandia impaurite entrino della NATO? Cosa dovremmo fare. Questo non lo dice. Sappiamo bene che la Russia è una superpotenza non serviva lui e sappiamo che ha ambizioni. Lasciamo che faccia tutto ciò che vuole ? Questa è la soluzione per il generale della Folgore?

Per me la Svezia dovrebbe rimanere neutrale (è grave minacciare l'accesso di San Pietroburgo all'oceano). L'Italia e altri paesi europei dovrebbero uscire dalla Nato. Questo ridurrebbe tutte le tensioni e i venti di guerra. Se gli USA e la Russia vogliono giocare alla guerra che vadano nello stretto di Bering.

Per quanto riguarda il Donbass è fatto tutto di popolazione russofona. Visto che il nuovo corso ucraino è nazionalista ed è incapace di tollerare regioni di lingua diversa, è ovvio che il Donbass non può più fare parte dell'Ucraina. Se si fossero usati gli strumenti di democrazia quando era ora (i referendum) lo si poteva rendere indipendente e avrebbe continuato ad essere amico dell'Ucraina.
Ora invece si odiano e si formerà una cortina di ferro. Inoltre la Russia ha messo sul piatto molti morti ormai, quindi il Donbass verrà annesso alla federazione russa. Bisogna accettarlo.
 
Ultima modifica:
Per me la Svezia dovrebbe rimanere neutrale (è grave minacciare l'accesso di San Pietroburgo all'oceano). L'Italia e altri paesi europei dovrebbero uscire dalla Nato. Questo ridurrebbe tutte le tensioni e i venti di guerra. Se gli USA e la Russia vogliono giocare alla guerra che vadano nello stretto di Bering.

Per quanto riguarda il Donbass è fatto tutto di popolazione russofona. Visto che il nuovo corso ucraino è nazionalista ed è incapace di tollerare regioni di lingua diversa, è ovvio che il Donbass non può più fare parte dell'Ucraina. Se si fossero usati gli strumenti di democrazia quando era ora (i referendum) lo si poteva rendere indipendente e avrebbe continuato ad essere amico dell'Ucraina.
Ora invece si odiano e si formerà una cortina di ferro. Inoltre la Russia ha messo sul piatto molti morti ormai, quindi il Donbass verrà annesso alla federazione russa. Bisogna accettarlo.

Oppure possiamo semplificare il tutto e te ne vai tu in russia ... ;) che è più lineare e semplice e gli altri fanno quello che vogliono nn quello che vorresti tu .. ;) :p
 
In parte condivisibile. Ma non porta soluzioni.

La soluzione e' sedersi ad un tavolo e lasciarli Odessa, senza che debba radere al suolo pure quella.
In tre mesi abbiamo lasciato suicidarsi l'Ucraina, perso il piu' grande partner energetico e messo le basi per una disintegrazione della Russia (e il prossimo non sara' carino come Putin).
Questo se va tutto bene.

Bel lavoro!
 
In parte condivisibile. Ma non porta soluzioni. E sono le soluzioni quelle che servono? Cosa dobbiamo obbligare l Ucraina a cedere i suoi territori e magari anche il governo del paese? Poi cedere facendo staccare i baltici dalla NATO e darli a Putin . Impedire che Svezia e Finlandia impaurite entrino della NATO? Cosa dovremmo fare. Questo non lo dice. Sappiamo bene che la Russia è una superpotenza non serviva lui e sappiamo che ha ambizioni. Lasciamo che faccia tutto ciò che vuole ? Questa è la soluzione per il generale della Folgore?

La verità è che l umanità deve capire se questo conflitto Russia - occidente è evitabile o purtroppo inevitabile. Se si può convivere pacificamente o meno. Ma convivere pacificamente non vuol dire vedere democrazia , cedere alla violenza dell' invasione. Perché Medvedev lo ha detto chiaramente che nei piani Russi c è l invasione dell' intera Europa fino a Lisbona. Io a quelle parole ci credo. Non so voi , ma io a Medvedev ci credo. I russi hanno sempre fatto i fatti prima o poi.
Se scontro deve essere , che scontro sia, con tutti i rischi connessi.

Io non lo direi in pubblico, qualcuno potrebbe rinchiuderti in una clinica psichiatrica.
 
Per me la Svezia dovrebbe rimanere neutrale (è grave minacciare l'accesso di San Pietroburgo all'oceano). L'Italia e altri paesi europei dovrebbero uscire dalla Nato. Questo ridurrebbe tutte le tensioni e i venti di guerra. Se gli USA e la Russia vogliono giocare alla guerra che vadano nello stretto di Bering.

Per quanto riguarda il Donbass è fatto tutto di popolazione russofona. Visto che il nuovo corso ucraino è nazionalista ed è incapace di tollerare regioni di lingua diversa, è ovvio che il Donbass non può più fare parte dell'Ucraina. Se si fossero usati gli strumenti di democrazia quando era ora (i referendum) lo si poteva rendere indipendente e avrebbe continuato ad essere amico dell'Ucraina.
Ora invece si odiano e si formerà una cortina di ferro. Inoltre la Russia ha messo sul piatto molti morti ormai, quindi il Donbass verrà annesso alla federazione russa. Bisogna accettarlo.

Vedo che la propaganda russa va ancora forte e ha presa sul popolino.
Da quali chat telegram ti "informi"?
 
AGI - Mosca è sempre più vicina a impadronirsi dell’intero territorio del Donbass, un traguardo che segnerebbe il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato dell’intervento in Ucraina e potrebbe condurre a una riapertura del tavolo delle trattative.

La prospettiva di una imminente vittoria russa sul campo ha costretto l’Occidente a cambiare narrazione dopo aver insistito per settimane su un presunto sfacelo delle forze del Cremlino e aver addirittura spinto Kiev a credere nella possibilità di una vittoria militare.

Un bagno di realtà dopo il quale dovrà maturare la consapevolezza che la Russia non potrà mai essere spinta a rinunciare a determinati territori non per chissà quali complesse ragioni strategiche ma per semplicissime ragioni geografiche. È l’analisi di Marco Bertolini, ex comandante del Comando Operativo Interforze e della Folgore.

Negli ultimi giorni i russi hanno segnato significativi progressi nell’avanzata in Donbass, in particolare con la conquista del fondamentale crocevia di Lyman. Quali potrebbero essere i possibili sviluppi delle operazioni sul campo nei prossimi giorni?

“Si sta stringendo una tenaglia che dovrebbe portare all’accerchiamento delle forze ucraine che si stanno confrontando sul fronte Est. Una conquista del Donbass potrebbe rappresentare il raggiungimento di un punto di non ritorno, la vittoria sul campo definitiva dei russi. Ormai, oltre che dalle ammissioni di Zelensky stesso, è quello che traspare anche dalle ammissioni in campo occidentale, soprattutto statunitense. Il New York Times, ad esempio, ha riconosciuto che la situazione degli ucraini è molto pesante. Penso che, auspicabilmente, si sia giunti al punto nel quale i russi potrebbero aprire un tavole per i negoziati. I cambiamenti sul terreno potrebbero essere prodromici a un cambiamento di approccio con i due interlocutori, Zelensky e Putin, che decidono di cominciare a discutere”.

Queste ammissioni segnano un deciso mutamento nella narrazione. Fino a qualche giorno fa da Washington e Londra ci veniva detto che l’avanzata russa era in stallo, che le forze di Mosca stavano subendo perdite pesantissime e che addirittura l’Ucraina fosse nelle condizioni di vincere…

“Sta cambiando la narrativa in ambito occidentale, dopo che, soprattutto da parte americana e inglese, c’era stata la tendenza a dire che i russi non ce la facessero più e non fossero capaci. Non sappiamo quante perdite abbiano subito gli ucraini. Una ricerca dell’Onu parla di 5 mila civili uccisi ma non si parla mai dei militari ucraini morti. L’altro giorno Zelensky aveva parlato di 50-100 caduti al giorno, ai quali vanno aggiunti i feriti e i disertori, un fenomeno quest’ultimo che sta assumendo una dimensione preoccupante nel Donbass. Johnson aveva parlato di vittoria, termine che non prevede la trattativa ma la resa dell’avversario, aveva portato l’esempio di Churchill e aveva spinto Zelensky a uno scontro senza condizioni, dicendogli che era il momento della gloria. La narrativa dei Paesi che avevano spinto di più per uno scontro senza se e senza ma sta cambiando. Non sono più consentiti voli pindarici, l’Ucraina non ha né la forza né la possibilità di riconquistare i territori perduti senza un intervento diretto della Nato che porterebbe a qualcosa di catastrofico, a una terza guerra mondiale. Continuare a mandare armi non aiuterebbe una controffensiva finale che ripristini lo status quo ma servirebbe a mantenere accesa una situazione di conflittualità costante nel tempo tra un’Ucraina occupata dai russi e un’altra sotto il controllo degli ucraini, una conflittualità cronica che sarebbe una maledizione, come è già evidente dai problemi per le esportazioni di grano”.

Mosca si fermerà al Donbass? Il mese scorso avevano fatto molto rumore le dichiarazioni del generale Minnekayev, vicecomandante del distretto militare russo centrale, secondo il quale l’obiettivo della Russia era aprirsi un corridoio fino alla Transnistria, il che implicherebbe prendere Odessa e privare l’Ucraina di ogni accesso al mare…

“Credo che Odessa non fosse nei piani iniziali del Cremlino. Lo deduco dalle forze messe in campo. Odessa avrebbe potuto rappresentare una merce di scambio sul tavolo del negoziato: i russi avrebbero rinunciato a Odessa per lasciare a Kiev uno sbocco al mare a patto che venisse accettato il fatto compiuto del Mare d’Azov e di Mariupol. Non ci sono mai state grosse minacce per Odessa, le navi si sono limitate a pendolare davanti al porto, non abbastanza per paventare un’operazione di sbarco che sarebbe stata molto onerosa. A meno che non capitoli per conto proprio. A Odessa la presenza russa non è di poco conto, c’è sempre stata tensione tra la popolazione russa e la popolazione ucraina, come dimostra il famoso incendio nella casa dei sindacati”.

Zelensky è tornato di recente ad affermare che il conflitto con Mosca può avere solo una soluzione diplomatica.

Si tratta di un deciso cambio di registro rispetto all’intransigenza mostrata da Kiev dopo il vertice di Istanbul, il momento in cui un accordo era sembrato più a portata di mano. Che ruolo hanno avuto Washington e Londra nell’allontanarlo dal tavolo negoziale?

“Zelensky è stato evidentemente spinto a tenere duro da qualche prospettiva, probabilmente basata su informazioni sbagliate, come quelle sulla Russia che avrebbe dovuto smettere dopo un mese per un default. Oltre a queste informazioni poco credibili, Zelensky ha goduto di un palcoscenico mondiale eccezionale e di fronte a una dimostrazione di solidarietà del genere ha creduto fosse possibile che con le sue sole forze e le armi occidentali si potesse ribaltare situazione. Non si è reso conto che per i russi perdere significherebbe rinunciare alla Crimea e al Donbass. E la Russia non può rinunciare al Mar Nero, che durante la Guerra Fredda, a parte la Turchia, era tutto sotto il controllo del Patto di Varsavia, perché Romania, Bulgaria e Georgia erano controllate da Mosca. Per questo ci sono state la guerra in Georgia, la secessione dell’Abkhazia. Se la Georgia e l’Ucraina passassero alla Nato, la Russia sarebbe murata fuori dal Mediterraneo e dal’Europa e questo la Russia non può accettarlo. Lo stesso problema ora si riproporrà nel Baltico, la cui sponda Sud prima apparteneva tutta al Patto di Varsavia e ora appartiene tutta alla Nato, salvo Kaliningrad e San Pietroburgo. Svezia e Finlandia, da nazioni neutrali, avevano finora consentito alla flotta russa una certa libertà di movimento nel Baltico. Il loro ingresso nella Nato creerebbe la stessa situazione nel Mar Nero e questo darebbe la stura a delle contromosse, questo a prescindere da chi ci sia al vertice in Russia. Di solito si tende a personalizzare e a riferire tutto a Putin ma senza di lui la geografia non cambierebbe. La Russia è un Paese che ha ambizioni e non può essere sconfitto militarmente, a meno di un intervento americano che porterebbe a una guerra con possibili escalation nucleari. La Russia non è una repubblichetta euroasiatica che ci si può illudere di far tornare indietro con quattro schiaffoni. Non è questione di essere esperti di geostrategia o di storia militare, non rendersi conto di queste problematiche significa ignorare la geografia”.

Agi.it

E' divisibile in due tronconi - E' ovvio o meglio è sempre stato ovvio che l'Ucraina nn può vincere sulla russia - Comunque sia l'esercito era stato costruito in funzione antiNato...

Altra cosa è dire che nn può essere sconfitto e solo gli USA etcetc .. ma nn direi assolutamente che è così- In uno ipotetico scenario di guerra Europea NATO senza USA e senza uso nuke, la russia nn avrebbe la minima possibilità di vincere contro gli eserciti europei: ma sarebbe una pratica che si risolverebbe da tre settimane a tre mesi max. Nessuna ma zero proprio possibilità di vincere. E' una potenza regionale, che grazie all'ego smisurato alle 6000 testate atomiche e ad un territorio vastissimo vanta una certa postura .. ma i fatti sono assolutamente altri.
 
E' divisibile in due tronconi - E' ovvio o meglio è sempre stato ovvio che l'Ucraina nn può vincere sulla russia - Comunque sia l'esercito era stato costruito in funzione antiNato...

Altra cosa è dire che nn può essere sconfitto e solo gli USA etcetc .. ma nn direi assolutamente che è così- In uno ipotetico scenario di guerra Europea NATO senza USA e senza uso nuke, la russia nn avrebbe la minima possibilità di vincere contro gli eserciti europei: ma sarebbe una pratica che si risolverebbe da tre settimane a tre mesi max. Nessuna ma zero proprio possibilità di vincere. E' una potenza regionale, che grazie all'ego smisurato alle 6000 testate atomiche e ad un territorio vastissimo vanta una certa postura .. ma i fatti sono assolutamente altri.

Lorenzo....bastano una dozzina di quelle testate nucleari per rendere l'Europa il cimitero del mondo. A quel punto la guerra non sarebbe più convenzionale ma si farebbe nella stanza dei codici e bottoni. Ergo si perde tutti. E quelli che restano muoiono di fame o di grano radioattivo. Quello stesso che lo scienziato Draghi vorrebbe sbloccare
 
È vero che la Russia rischia il collasso se questa guerra non finisce il prima possibile….onestamente però non mi aspettavo il crollo degli ucraini nel Donbass…
 
Un commento, quello del generale, di super partes, da tenere assolutamente in considerazione.
Ma purtroppo da noi sono i politici a fare la guerra, e i generali messi in disparte.
Comunque se la nato vuole affrontare a muso duro la questione, a scapito dei rischi nucleari, non c'è problema, l'armata rossa é in Ucraina apposta per quello
 
E' divisibile in due tronconi - E' ovvio o meglio è sempre stato ovvio che l'Ucraina nn può vincere sulla russia - Comunque sia l'esercito era stato costruito in funzione antiNato...

Altra cosa è dire che nn può essere sconfitto e solo gli USA etcetc .. ma nn direi assolutamente che è così- In uno ipotetico scenario di guerra Europea NATO senza USA e senza uso nuke, la russia nn avrebbe la minima possibilità di vincere contro gli eserciti europei: ma sarebbe una pratica che si risolverebbe da tre settimane a tre mesi max. Nessuna ma zero proprio possibilità di vincere. E' una potenza regionale, che grazie all'ego smisurato alle 6000 testate atomiche e ad un territorio vastissimo vanta una certa postura .. ma i fatti sono assolutamente altri.

Lorenzo....bastano una dozzina di quelle testate nucleari per rendere l'Europa il cimitero del mondo. A quel punto la guerra non sarebbe più convenzionale ma si farebbe nella stanza dei codici e bottoni. Ergo si perde tutti. E quelli che restano muoiono di fame o di grano radioattivo. Quello stesso che lo scienziato Draghi vorrebbe sbloccare

Catone.. cos'è che non ti è chiaro di "senza uso nuke"? Le nuke le abbiamo anche noi .. per cui è improbabile l'uso, perchè tutti perderebbero in primis il putin cui si fa sapere via stampa ovunque ha portato la family ... ;) .. un avvertimento ;)
 
Un commento, quello del generale, di super partes, da tenere assolutamente in considerazione.
Ma purtroppo da noi sono i politici a fare la guerra, e i generali messi in disparte.
Comunque se la nato vuole affrontare a muso duro la questione, a scapito dei rischi nucleari, non c'è problema, l'armata rossa é in Ucraina apposta per quello

I generali dovrebbero limitarsi a fare il loro, che di sciocchezze già ne dicono a sufficienza.

Rinnovo l'invito a trasferirti in URSS come da qualche mese ti si dice.. ma sei sempre qua... chissà come mai :D:D:D
 
È vero che la Russia rischia il collasso se questa guerra non finisce il prima possibile….onestamente però non mi aspettavo il crollo degli ucraini nel Donbass…

Ampissimamente previsto. Anche dagli USA e UK.

Forse voluto, addirittura.
 
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