Un cuore grande così, ed è serie A
Data: 11-06-2006 - Ora: 23:57 - Categoria: Ultima partita
Due a zero doveva essere. È stato ben di più. Tre a zero è, in capo a 120 minuti di indicibile sofferenza. Il Toro torna in serie A alla fine di una notte magica, di quelle che i granata ricorderanno a lungo. E non tanto per il gioco espresso, per lo spettacolo, i tocchi di classe, le piroette, le veroniche. Piuttosto perché si è rivista l’arma segreta della casa: un cuore grande così. Quello che ha permesso ai ragazzi di De Basi di segnare un gol per tempo a un Mantova venuto a Torino con il solo obiettivo di chiudere a chiave il 4-2 dell’andata. E poi la ciliegina sulla torta, il gol di Nicola al 5’ del primo tempo supplementare, la rete che vale la massima divisione. Tre gol per la serie A, davanti a uno stadio vestito a festa, colorato, urlante.
Nella sera in cui il Toro doveva fare la partita dell’anno, forse la banda di De Biasi non ha offerto grande spettacolo. Però emozioni sì. E tante. Roba per cuori forti. Un 3-1 strappato con il cuore più che con la tecnica. Con la forza della disperazione. Con la spinta di un pubblico immenso che ha preso per mano Brevi e compagni e li ha portati dritti in A. Serviva un’impresa. E impresa è stata, condotta in porto con una tenacia d’altri tempi. Il Toro che torna nel calcio che conta è tutto qua: nelle sgroppate di Balestri, nel radar di Gallo, nella caparbietà di Longo, nelle inesauribili scorribande di Lazetic, nelle serpentine di Rosina e nel cuore di Muzzi, immenso trascinatore. E nonostante i disastri di Melara, due minuti e un rigore provocato.
E poi c’è il dodicesimo uomo, lo stadio. Non solo la Maratona, 120 minuti di autentico furore. È tutta l’arena vestita di granata a mettere i brividi. I 60 mila del Delle Alpi sono un tornado che trascinerebbe chiunque. Il Toro però fatica a sintonizzarsi con la sua folla oceanica. Sarà per la fretta, l’ansia che ti prende quando sai che sei costretto a fare in fretta, che non c’è tempo da perdere. Sarà la paura di gettare alle ortiche la serie A, al cospetto di uno stadio che ribolle d’emozione e di un’avversaria – il Mantova – certamente inferiore alla banda di De Biasi. E però l’avvio non è di quelli che fanno ben sperare.
La manovra langue e il Mantova si arrocca: dieci maglie binaci ea presidiare la metà campo e il solo Gasparetto a fare sportellate con Brevi e Doudou. Già, proprio il senegalese è la novità dell’undici di De Biasi. E l’avvio è di quelli che mettono i brividi: Doudou perde un paio di palloni assassini, regalando agli avanti mantovani situazioni che potrebbero far male. Perde Gasparetto in area e ci vuole tutta l’esperienza di Taibi per smanacciare la capocciata della punta mantovana. Poi però prende confidenza, e diventa insuperabile, muraglia contro la quale Gasparetto va a sbattere inutilmente.
Ma è là davanti che il Toro produce poco. Tanto fumo, niente arrosto, nonostante le buone intenzioni. Abbruscato incespica sulla palla e talvolta di scontra con Muzzi, che si batte come un leone – come al solito – senza però trovare la via della porta avversaria. Ma è proprio lui a regalare al Toro la speranza che fa rima con serie A: al 35’, il cross di Gallo è tagliato, la punta romana si avventa sul pallone ma Lanzara lo affossa in piena area. Farina tentenna un attimo, poi assegna il rigore che Rosina trasforma.
Il Delle Alpi diventa una bolgia e il Toro spinge con più convinzione. Si può fare, gli uomini di De Biasi lo capiscono, ma le idee non sono troppo lucide e in più, là davanti, Abbruscato continua a litigare con il pallone.
Servirebbe un altro episodio per incanalare la gara nel verso giusto. E al 16’ della ripresa scocca l’ora di Roberto Muzzi. Il corner di Rosina attraversa tutta l’area mantovana e trova la festa della punta romana. È il 2-0 che trasforma il Delle Alpi in un’arena urlante. Muzzi finisce a torso nudo sotto la curva a prendersi la meritatissima ovazione della curva. La sua partita finisce pochi minuti dopo, quando De Biasi sguinzaglia Fantini. Ora è il Mantova a dover fare la partita. E per chi aveva impostato la serata a difesa dei due gol di vantaggio, cambiare marcia e dura. Difatti i ragazzi di Di Carlo non riescono a invertire la rotta.
Il Toro, dal canto suo, continua a macinare gioco. Non tira i remi in barca la truppa di De Biasi. Anzi, continua a pungere, anche se forse con meno vigore. I granata iniziano ad accusare la stanchezza: Rosina caracolla stancamente, Longo è sfinito, tanto che De Biasi lo cambia con Edusei. Solo Lazetic non si ferma mai, autentica spina nel fianco della difesa mantovana. E i granata sfiorano il 3-0, quando mancano meno di dieci minuti all’epilogo. Brevi però si supera sull’incornata di Abbruscato. È l’epilogo ai tempi regolamentari.
Si va all’over time. E al Toro si schiudono le porte del Paradiso quasi subito. È il 5’ quando Nicola gira in porta l’ennesimo corner e manda in visibilio il Delle Alpi. Potrebbe essere il preludio alla festa, invece è l’anticamera di 25 minuti di sofferenza atroce. Un minuto dopo Farina caccia Fantini per una brutta entrata. All’8’ entra Melara per Lazetic. Scelta saggia, se non fosse che i centrale ne combina subito una delle sue. Affossa Graziani in area e Farina fischia il penalty che Poggi traforma.
Sono altri 20 minuti d’apnea, prima di poter finalmente levare le braccia al cielo. Perché, se non soffre, non si chiama Toro.