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21-03-22, 13:03 #452
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+9 sulla seconda in campionato
Miglior attacco
Seconda miglior difesa
Superato il turno di CL spazzando via il PSG
Carletto può anche non piacere (io ad esempio lo adoro!), ma questi esagerano...
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21-03-22, 13:07 #453
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21-03-22, 13:13 #454
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Ma sai, quello conta poco...
Per me è e rimarrà sempre un grande, ma ci sta anche che uno abbia un calo... Non è che puoi rimanere il migliore in eterno
Quest'anno sono 63, ha vinto tutto più volte... Onestamente anch'io avrei optato per evitare l'esperienza Everton.
Il mio ideale sarebbe vederlo alzare la CL quest'anno e poi lasciare; non succede, ma se succede...
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21-03-22, 13:27 #455
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Ha vinto tanto da giocatore, tantissimo da allenatore, non deve dimostrare niente a nessuno, allena per puro piacere, da qui la scelta Everton...
Ps la richiesta elenco allenatori era perché più vincenti di Carlo, non so quanti ce ne siano...
Psps
Trovato..
Mourinho fa 59: gli allenatori piu vincenti in Europa - UEFA Champions League - Notizie - UEFA.com
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21-03-22, 19:23 #456
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07-04-22, 08:14 #457
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Ieri perdellotti insegna calcio, lo schema del 3° gol straordinario... ...rinvio sbilenco e Benzema nemmeno pressa... ...portiere e rudiger si sentono quindi tranquilli e fanno a gara di capp.ellate...
Che schemi, che astuzia!
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07-04-22, 18:45 #458
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@maxbank ti avevo posto una domanda: chi è un vincente per te?
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08-04-22, 00:07 #459
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Domanda che rimarrà, al solito, senza risposta.
Intanto Ancelotti sorride sornione con quella faccia da Emiliano scaltro.
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09-04-22, 17:29 #460
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MAX BANK, un nome da banca russa in default, mi sa tanto
Dagli schiaffi di Napoli ai trionfi Real. E volevano mandare Ancelotti in pensione...
Carlo a Madrid ha raccolto un ambiente spaccato e l'ha ricostruito. Ha incassato ogni delusione con signorilità e col sorriso, perché ama quello che fa
Stefano Agresti
9 aprile - MILANO
Lo hanno mandato via dal Napoli come fosse uno qualsiasi e, poi, gliene hanno dette di tutti i colori. Che non era più in grado di tenere in mano uno spogliatoio, lui che aveva gestito campioni esplosivi un po’ ovunque, dal Milan al Chelsea, dal Paris Saint-Germain fino al Real, con qualche scricchiolio solo al Bayern. Che aveva depauperato un patrimonio di talento, quello consegnatogli da De Laurentiis. E, alla fine, che il suo tempo era terminato: caro Ancelotti, si dedichi ai nipoti, la panchina giusta per lei è quella dei giardinetti.
Ancelotti non è uomo che ha bisogno di rivincite per vivere bene. Conosce le regole del calcio, tutte, anche quelle non scritte, e le accetta. Ce n’è una, di regole, che trasforma gli eroi in ferri vecchi nel giro di qualche settimana, di qualche partita, di qualche sconfitta. Ma se vuoi stare in questo mondo senza perdere la testa e il sorriso, devi saper incassare. Lui lo fa, lo ha sempre fatto, perché è consapevole di essere un privilegiato e perché ama terribilmente la realtà in cui si muove da sempre. La gioia che gli regala il pallone - l’allenamento, lo spogliatoio, la partita, anche il denaro, ovvio - è infinitamente superiore rispetto alla delusione di un esonero, agli insulti dei maleducati, all’arroganza di un presidente. Se questo è il prezzo da pagare per allenare, Carlo versa l’obolo volentieri. E non capisce (non ha mai capito) quei suoi colleghi che perdono il senno e la signorilità di fronte alle avversità o ai (presunti) torti. Lui, al massimo, alza il sopracciglio: la manifestazione più evidente del suo dissenso. Diventata non a caso quasi un’icona: attenti, ha alzato il sopracciglio, stavolta è furibondo.
NON SCONTATO— Maltrattato dal Napoli, ma malato di pallone, Ancelotti non ha esitato a tuffarsi subito in una nuova avventura quando, nel dicembre del 2019, De Laurentiis lo ha licenziato, preferendogli il suo vecchio allievo Gattuso. Ha affrontato con entusiasmo l’esperienza all’Everton, finché non gli è capitata l’occasione per tornare ai livelli più alti, i suoi livelli: il Real. Oggi sembra normale, quasi scontato ciò che sta facendo il Real di Ancelotti. Non lo è. Carlo ha raccolto un ambiente spaccato, sfiduciato, destinato apparentemente a rivedere le sue storiche ambizioni di gloria, almeno nell’immediato. Senza grandi acquisti, anzi con gravi perdite (Sergio Ramos e Varane, dopo Ronaldo), sembrava impossibile che i madrileni potessero tenere il passo delle grandi d’Europa. Del City, del Liverpool e del Bayern, ricchissime corazzate; del Chelsea di Lukaku e del Psg di Messi, oltre che di Mbappé e Neymar.
ARMONIA— Invece, con calma eppure in fretta, Ancelotti è riuscito a ricostruire tutto. Adesso ha in mano la Liga, che sta vincendo con un vantaggio amplissimo: no, non è un risultato banale; non stavolta, anche se è alla guida della squadra più prestigiosa del mondo. Ma il capolavoro è la Champions: la straordinaria rimonta contro il Psg, la vittoria in trasferta contro il Chelsea, la semifinale ormai a un passo. Nessuno avrebbe potuto immaginare un percorso del genere. C’è un’immagine che racconta quale sia il valore aggiunto di Ancelotti: è l’abbraccio tra Benzema e Vinicius a Stamford Bridge. Non molto tempo fa, il francese era stato sorpreso dalle telecamere mentre diceva ai compagni: "Non passate la palla a quello là". Situazioni e clima sono cambiati non solo grazie all’allenatore, ma lui porta indiscutibilmente armonia. Possibile che l’uomo capace di far rinascere il Real fosse la causa dei problemi del Napoli?