ennio1963
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Marco Travaglio
Direttore del
Fatto Quotidiano
Il Mario desnudo
3 LUGLIO 2022
Vi propongo due sceneggiature: decidete voi quale vi sembra la più credibile.
La prima è quella di Totò, Eva e il pennello proibito (1959): il copista-falsario Antonio Scorcelletti viene chiamato da due truffatori al Prado per realizzare e rivendere a prezzo da favola una variante della Maja vestida e della Maja desnuda di Goya: la Maja in camicia.
Ma si fa prendere la mano e fabbrica pure le Maja in mutande, in pagliaccetto, in reggiseno, in bikini e così via, in serie.
La seconda è quella di Mario, Beppe e il telefono proibito (2022): lo statista Draghi, al vertice Nato di Madrid, apprende nella notte che il suo amico Grillo ha riferito a Conte, De Masi, Fico e una decina di deputati le telefonate del premier per parlar male di Conte, chiedergli di farlo fuori e intrupparsi con lo scisma di Giggino ‘a Poltrona.
E allora che fa?
Non smentisce e lascia montare il caso mentre gli altri parlano della guerra, delle new entry Svezia e Finlandia e di come fottere i curdi.
Poi parla con Conte e balbetta ai giornalisti che ha iniziato a chiarirsi con lui.
Ma – così almeno dice – non si chiarisce con l’amico Beppe che – così almeno dice – si sarebbe inventato tutto, destabilizzando un governo che difende a spada tratta.
Poi si apparta su una panca del Prado, dando le spalle agli altri, alla Maja vestida e alla Maja desnuda, per telefonare a chissà chi (ma non a Grillo, così almeno dice).
E, 20 ore dopo la notizia, fa uscire fantomatiche “fonti di Palazzo Chigi” a giurare che non ha mai detto quelle cose a Grillo: così, se uscisse qualche registrazione, potrebbe dire che non le conosce.
Fonte Egeria?
Fonti del Clitunno?
Va’ a sapere.
L’indomani, 42 ore dopo la notizia, dice finalmente che non ha mai chiesto a Grillo la testa di Conte.
Ma, quando chiedono se gli parlava male di Conte, parla d’altro: “Voglio vedere i messaggi”.
Come se Grillo non avesse parlato di telefonate; come se a Draghi gli sms partissero a sua insaputa o si scrivessero da soli; come se i soli a possederli non fossero proprio lui e Grillo (che però lui si ostina a non chiamare, almeno così dice).
La stampa si beve tutto e schiuma di sdegno per la figuraccia dell’Italia, ma non di Draghi: è colpa di Conte che s’è inventato tutto.
Quanto alla scissione di Di Maio, che non va neppure alla toilette senza il parere di Draghi, è avvenuta a sua insaputa: come no.
Gran finale: “Senza i 5Stelle non c’è il governo”.
Ecco: non può fare a meno di loro.
Perciò gli ha cancellato il cashback, il superbonus, il salario minimo, la parte ambientalista del Pnrr, ha imposto la schiforma Cartabia, è più bellicista e riarmista di Biden e, quando Di Maio accusa Conte di “minacciare la sicurezza nazionale”, non chiama la neuro: perché li adora.
Non so voi.
Ma, come falsario, io scelgo Antonio Scorcelletti.
Direttore del
Fatto Quotidiano
Il Mario desnudo
3 LUGLIO 2022
Vi propongo due sceneggiature: decidete voi quale vi sembra la più credibile.
La prima è quella di Totò, Eva e il pennello proibito (1959): il copista-falsario Antonio Scorcelletti viene chiamato da due truffatori al Prado per realizzare e rivendere a prezzo da favola una variante della Maja vestida e della Maja desnuda di Goya: la Maja in camicia.
Ma si fa prendere la mano e fabbrica pure le Maja in mutande, in pagliaccetto, in reggiseno, in bikini e così via, in serie.
La seconda è quella di Mario, Beppe e il telefono proibito (2022): lo statista Draghi, al vertice Nato di Madrid, apprende nella notte che il suo amico Grillo ha riferito a Conte, De Masi, Fico e una decina di deputati le telefonate del premier per parlar male di Conte, chiedergli di farlo fuori e intrupparsi con lo scisma di Giggino ‘a Poltrona.
E allora che fa?
Non smentisce e lascia montare il caso mentre gli altri parlano della guerra, delle new entry Svezia e Finlandia e di come fottere i curdi.
Poi parla con Conte e balbetta ai giornalisti che ha iniziato a chiarirsi con lui.
Ma – così almeno dice – non si chiarisce con l’amico Beppe che – così almeno dice – si sarebbe inventato tutto, destabilizzando un governo che difende a spada tratta.
Poi si apparta su una panca del Prado, dando le spalle agli altri, alla Maja vestida e alla Maja desnuda, per telefonare a chissà chi (ma non a Grillo, così almeno dice).
E, 20 ore dopo la notizia, fa uscire fantomatiche “fonti di Palazzo Chigi” a giurare che non ha mai detto quelle cose a Grillo: così, se uscisse qualche registrazione, potrebbe dire che non le conosce.
Fonte Egeria?
Fonti del Clitunno?
Va’ a sapere.
L’indomani, 42 ore dopo la notizia, dice finalmente che non ha mai chiesto a Grillo la testa di Conte.
Ma, quando chiedono se gli parlava male di Conte, parla d’altro: “Voglio vedere i messaggi”.
Come se Grillo non avesse parlato di telefonate; come se a Draghi gli sms partissero a sua insaputa o si scrivessero da soli; come se i soli a possederli non fossero proprio lui e Grillo (che però lui si ostina a non chiamare, almeno così dice).
La stampa si beve tutto e schiuma di sdegno per la figuraccia dell’Italia, ma non di Draghi: è colpa di Conte che s’è inventato tutto.
Quanto alla scissione di Di Maio, che non va neppure alla toilette senza il parere di Draghi, è avvenuta a sua insaputa: come no.
Gran finale: “Senza i 5Stelle non c’è il governo”.
Ecco: non può fare a meno di loro.
Perciò gli ha cancellato il cashback, il superbonus, il salario minimo, la parte ambientalista del Pnrr, ha imposto la schiforma Cartabia, è più bellicista e riarmista di Biden e, quando Di Maio accusa Conte di “minacciare la sicurezza nazionale”, non chiama la neuro: perché li adora.
Non so voi.
Ma, come falsario, io scelgo Antonio Scorcelletti.