Non è decentralizzata affatto, deve passare tutto dai ministeri e dai commissari nominati da Draghi.
Quindi è tutto bloccato.
p.s. Il Mose è utilissimo, ma è andato a rilento e i costi sono lievitati per lo stesso motivo di cui sopra: tutta l'opera è stata gestita dai ministeri romani.
il Mose si è fermato nelle mani di Galan, che di romano aveva solo il saluto... dicono i suoi sodali
https://www.ilfattoquotidiano.it/20...-imprenditori-con-capitali-off-shore/5103538/
Denaro depositato presso banche venete, due imprese e quote di società e 14 immobili in Veneto e Sardegna. L'indagine riguarda il riciclaggio internazionale e l'esercizio abusivo dell’attività finanziaria: tra gli indagati anche il commercialista dell'ex presidente della Regione Veneto Paolo Venuti e sua moglie. Dall'inchiesta emerge anche un elenco di numerosi imprenditori veneti che sarebbero ricorsi all’interposizione di società nei paradisi fiscali
Partendo dal sistema delle tangenti, gli investigatori hanno scoperto un elenco di alcune decine di imprenditori veneti che usufruivano di canali di investimento opachi e che non risultano indagati solo perché la movimentazione del denaro è stata prescritta o ha goduto dei benefici dello scudo fiscale. Tutto avveniva, secondo l’accusa, attraverso tre commercialisti padovani (e in parte anche la moglie di uno di loro) e due fiduciari italo-elvetici. I commercialisti sono Paolo Venuti, 62 anni, Guido e Christian Penso, di 78 e 51 anni. La donna è Alessandra Farina, 61 anni, moglie di Venuti. I fiduciari sono Filippo Manfredi San Martino di San Germano d’Agliè, 65 anni, originario di Torino, ma residente a Losanna, e Bruno De Boccard, svizzero di Friburgo.
Il sequestro riguarda l’importo che secondo la Finanza i commercialisti e i fiduciari hanno lucrato da un giro imponente di investimenti, in parte denaro riciclato, in parte movimentato senza che i due svizzeri avessero i requisiti per l’esercizio dell’attività finanziaria in Italia. Gli investimenti di natura immobiliare riguardano appartamenti di lusso a Dubai e fabbricati industriali in Veneto. I sequestri hanno colpito denaro depositato presso banche venete, due imprese e quote di società, nonché 14 immobili in Veneto e in provincia di Sassari, in Sardegna.
Giustizia & Impunità
Venezia, decine di milioni di tangenti e una ventina di condanne: perché non c’è il Mose a proteggere la città
Venezia, decine di milioni di tangenti e una ventina di condanne: perché non c’è il Mose a proteggere la città
L'ex governatore Galan, l'ex assessore Chisso: la lunga lista di politici e imprenditori responsabili del sistema di tangenti scoperto tra il 2013 e il 2014 che tra arresti, indagini e processi ha bloccato lo sviluppo dell'opera. Secondo i magistrati attorno al Mose sarebbero state emesse 33 milioni di euro di fatture false: almeno la metà - 16/17 milioni - sarebbero servite a pagare mazzette. Ma altre stime portano a una stima di quasi cento milioni
di F. Q. | 13 Novembre 2019
Galan condannato in Corte dei Conti. “Dirottò soldi per salvaguardia della Laguna”. Dovrà “solo” 764mila euro grazie alla prescrizione
Galan condannato in Corte dei Conti. “Dirottò soldi per salvaguardia della Laguna”. Dovrà “solo” 764mila euro grazie alla prescrizione
Mose, Galan: “Tutta responsabilità di Roma. Quelli che danno la colpa a me sono poveretti”. Ma lui ha patteggiato 2 anni per corruzione
Mose, Galan: “Tutta responsabilità di Roma. Quelli che danno la colpa a me sono poveretti”. Ma lui ha patteggiato 2 anni per corruzione
Acqua alta a Venezia, la sirena che ha anticipato una notte da incubo e i danni. E la Laguna aspetta i tre giorni di alta marea
Un numero preciso sull’ammontare delle tangenti non c’è. E questo la dice lunga sul livello di corruzione che ha caratterizzato la storia del Mose, acronimo di Modulo Sperimentale Elettromeccanico che rimanda direttamente al profeta capace di far separare le acque del Mar Rosso. È questo che dovrebbe fare il Mose, senza accento: proteggere Venezia dall’acqua alta. Ideato negli anni ’80, cominciato nei duemila, il progetto non ha ancora visto la luce. Colpa, sopratutto, di un sistema di tangenti scoperto tra il 2013 e il 2014 e che tra arresti, indagini e processi ha bloccato lo sviluppo dell’opera. Secondo gli inquirenti attorno al Mose sarebbero state emesse 33 milioni di euro di fatture false: almeno la metà – 16/17 milioni – sarebbero servite a pagare tangenti. Altre stime, invece, portano a ipotizzare quasi cento milioni di euro di mazzette.
PUBBLICITÀ
La data spartiacque (è proprio il caso di dirlo, nonostante il gioco di parole) nella storia dell’opera è il 4 giugno del 2014: quel giorno Venezia viene travolta da un’ondata d’alta marea partita dalla procura. Vengono arrestate 35 persone, un centinaio gli indagati. In quell’elenco di nomi ci sono imprenditori, politici, amministratori, di centrodestra e centrosinistra, che negli anni sono entrati nel libro paga di Giovanni Mazzacurati, a lungo direttore generale del Consorzio Venezia Nuova, concessionario unico per le opere di salvaguardia della Laguna dalle acque alte. Mazzacurati voleva assicurarsi di non avere ostacoli nei finanziamenti pubblici per il Mose. Per questo pagava politici e imprenditori. Un giro colossale di mazzette, all’inizio calcolato in cento milioni di euro per cinque anni, che aveva colpito l’ex governatore del Veneto, Giancarlo Galan, l’ex sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, l’ex ministro dei Trasporti, Altero Matteoli. L’indagine era nata dagli accertamenti sui fondi neri creati all’estero da alcuni imprenditori legati al Consorzio Venezia Nuova: Piergiorgio Baita, ex amministratore delegato della Mantovani, Claudia Minutillo, ex segretaria di Galan diventata imprenditrice e poi lo stesso Mazzacurati.
Venezia: il bluff del Mose, la grande opera contro l’acqua alta ancora rinviata. E la ruggine se lo mangia
Leggi Anche
Venezia: il bluff del Mose, la grande opera contro l’acqua alta ancora rinviata. E la ruggine se lo mangia
I tre decisero di patteggiare e sulle loro dichiarazioni è nata l’inchiesta che ha travolto Venezia. Il nome principale finito nella bufera era quello del “doge” Galan, potente ex governatore, che ha patteggiato due anni e dieci mesi per corruzione continuata. Gli hanno confiscato la villa sui Colli Euganei, per un controvalore di due milioni e 600mila euro. L’ex governatore, poi deputato di Forza Italia e poi ministro dell’Agricoltura, è stato anche condannato a risarcire lo Stato per 5 milioni 808 mila euro, di cui 5 milioni 200 mila euro per danno all’immagine e 608 mila euro per danno da disservizio. Ha patteggiato sempre per corruzione anche l’allora assessore regionale alle infrastrutture Renato Chisso: per lui due anni e mezzo di pena. Si è accordato a due anni l’ex magistrato delle Acque, Patrizio Cuccioletta. In totale il 16 ottobre del 2014 furono 19 gli indagati che patteggiarono davanti al giudice di Venezia. A Milano, invece, si accordarono con la procura – in uno stralcio dell’inchiesta – l’ex generale della Guardia di Finanza Emilio Spaziante e l’ex ad di Palladio Finanziaria Roberto Meneguzzo, rispettivamente a 4 anni di carcere con una confisca di 500 mila euro e a 2 anni e mezzo di reclusione. Provò a patteggiare anche l’ex sindaco di Venezia, Orsoni, ma il gup respinse l’istanza.