Imprese, ondata di fallimenti in arrivo in autunno. Allarme della CGIA di Mestre

  • Ecco la 60° Edizione del settimanale "Le opportunità di Borsa" dedicato ai consulenti finanziari ed esperti di borsa.

    Questa settimana abbiamo assistito a nuovi record assoluti in Europa e a Wall Street. Il tutto, dopo una ottava che ha visto il susseguirsi di riunioni di banche centrali. Lunedì la Bank of Japan (BoJ) ha alzato i tassi per la prima volta dal 2007, mettendo fine all’era del costo del denaro negativo e al controllo della curva dei rendimenti. Mercoledì la Federal Reserve (Fed) ha confermato i tassi nel range 5,25%-5,50%, mentre i “dots”, le proiezioni dei funzionari sul costo del denaro, indicano sempre tre tagli nel corso del 2024. Il Fomc ha anche discusso in merito ad un possibile rallentamento del ritmo di riduzione del portafoglio titoli. Ieri la Bank of England (BoE) ha lasciato i tassi di interesse invariati al 5,25%. Per continuare a leggere visita il link

reganam

Nuovo Utente
Registrato
19/11/09
Messaggi
25.032
Punti reazioni
1.252
Imprese, ondata di fallimenti in arrivo in autunno | WSI


Un’ondata di fallimenti rischia di investire il sistema imprenditoriale italiano il prossimo autunno. L’allarme arriva dall’ufficio studi della CGIA di Mestre, che ha messo nero su bianco le ragioni per cui al rientro dalle ferie molte attività commerciali e produttive rischiano di dover portare i libri in tribunale.

I numeri dei fallimenti
Si parte dal deterioramento del quadro economico generale – ascrivibile al caro energia/carburante e all’impennata dell’inflazione – passando all’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110 per cento – che ammontano a circa 4 miliardi di euro – fino ad arrivare ai mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA) nei confronti dei propri fornitori – che secondo l’Eurostat sono almeno 55,6 miliardi di euro

Negli ultimi 10 anni, secondo l’analisi della CGIA, il numero massimo di fallimenti si è registrato nel 2014 (14.735 casi). Dopodiché, c’è stata una progressiva riduzione che si è arrestata nel 2020 (7.160 casi). Questo dato è stato sicuramente condizionato dalla particolarità di quell’anno: a causa del lockdown, infatti, ricordiamo che anche i tribunali fallimentari sono stati chiusi per molti mesi, influenzando negativamente la produttività degli uffici, anche in termini di sentenze. Nel 2021, infine, il dato ha iniziato a risalire e alla fine dell’anno si è attestato a 8.498 unità.

Le cause dei fallimenti
Per molte imprese la chiusura definitiva non sarà causata dall’impossibilità di pagare i propri debiti, ma per crediti inesigibili, ovvero per insolvenze in grandissima parte imputabili alle inadempienze della nostra PA. Scrive la CGIA in una nota:

“Se guardiamo la serie storica degli ultimi 10 anni, il picco massimo delle chiusure è stato raggiunto nel biennio 2014-2015, ovvero 1,5/2 anni dopo la crisi del debito sovrano che ha colpito pesantemente il nostro Paese. Pertanto, come in tutte le recessioni, gli effetti si esplicitano successivamente. Cosicché, dopo le difficoltà causate dal Covid nel biennio 2020-2021 e a seguito degli effetti negativi riconducibili alla guerra in Ucraina scoppiata verso la fine di febbraio, a partire dal prossimo autunno il numero dei fallimenti potrebbe tornare a crescere e subire una brusca impennata nel corso del 2023“.

Inoltre, secondo la CGIA di Mestre una delle cause all’origine delle criticità che affligge le imprese sono è la presenza di norme incerte, che da mesi stanno condizionando negativamente l’applicazione del Superbonus del 110%:

“Gli intermediari finanziari (banche, istituti finanziari, etc.) hanno praticamente bloccato gli acquisti del credito. Attualmente sono oltre 5 i miliardi di euro di crediti in attesa accettazione; di questi, circa 4 si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura. A fronte di questa situazione, le imprese del comparto casa (edili, dipintori, installatori impianti, falegnami, etc.) non sono più in grado di fare gli sconti in fattura. E con crediti fiscali già acquisiti e non cedibili, che in molti casi ammontano a centinaia di migliaia di euro per singola azienda, molte realtà si trovano in crisi di liquidità e sul punto di sospendere i cantieri, non essendo più in grado di pagare i fornitori”.

Ma la situazione più problematica rimane lo stock dei debiti commerciali di parte corrente in capo alla nostra Pubblica Amministrazione (PA), che continua ad aumentare. Nel 2021, infatti, i mancati pagamenti ammontavano a 55,6 miliardi di euro. Ciò vuol dire che le imprese che lavorano per la PA non hanno ancora incassato una cifra spaventosa, pari al 3,1% del Pil nazionale. Segnaliamo, infine, che nessun altro paese presente in UE registra un’incidenza così elevata.

I settori più a rischio
I settori più a rischio sono il commercio e l’edilizia che, in questa prima parte dell’anno, hanno registrato rispettivamente 722 e 577 “chiusure”. Sempre in questa prima parte del 2022, a livello regionale solo la Liguria ha visto aumentare il numero di fallimenti; tutte le altre, invece, sono in deciso calo. A livello provinciale, infine, preoccupa la situazione di Verbano-Cusio- Ossola, Latina, Ragusa, Trapani e Siracusa.

Complessivamente, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nei primi cinque mesi di quest’anno il numero dei fallimenti è in calo (-20,6%). In termini assoluti sono stati 3.133 gli imprenditori che hanno portato i libri in tribunale (-815 rispetto allo stesso arco temporale del 2021).
 
Ultima modifica:
chissene... tanto ci sono Amazon, Netflix e Deliveroo... :o
 
...il governo dei migliori...l'efficacia delle sanzioni, il banchiere zerbino degli USA e dell'UE.

In fondo è proprio a questo che voleva arrivare, come voleva anche il suo "illustre" predecessore una decina d'anni fa: far fallire il paese e svenderlo agli "stranieri".
 
Impossibile, va tutto benissimo :o
 
Bene la lotta all'evasione fiscale procede. Avremo sempre più rdc, pensionati, statali e assistiti da qualche forma di welfare
 
beh allora?

volete le imprese o la pace?




:wall:
 
È impozzibbile a me hanno detto che i russi sono in default
 
Tante falliscono, tante aprono, il contesto sociale è dinamico al di sopra dei soliti poveri (5400000 al di sotto della soglia di povertà).
Tanta gente ha risorse per fallire e ripartire. Ci sono molti soldi di risparmi nelle banche ancora da bruciare, poi non so cosa accadrà, forse arriveranno prima le bombe (quelle vere) che la bomba finale del debito...
Forse con le bombe della guerra nasconderanno il fallimento delle economie capitalistiche, chissà...:mmmm:
 
Per Draghi e Mattarella va tutto bene, anzi sono impegnati per la nomina del presidente della Banca d'Italia ed evitare nomine di anti populismo :o:wall: sti politici odiano anti populismo come Renzi se le cose non va bene c'è un motivo :rolleyes:
 
Leggendo FOL ho imparato che al ritorno delle ferie a settembre ci dovrebbe essere un ecatombe di chiusure.

Questo da almeno 20 anni a questa parte...:D
 
Lo stato invece di pagare i fornitori da soldi a cani e porci con il rdc e con quota 100.
Per fortuna che l anno prossimo si fará pulizia con le elezioni
 
Bisogna vedere chi fallisce.

Se falliscono le imprese zanza che hanno arraffato con il 110% aumentando i prezzi all'inverosimile è solo un bene. Il sistema deve espellere certe amebe, se poi ci rimettono i committenti azzi loro, la prossima volta controlleranno con cho stipulano il contratto e prenderanno con le molle le fregnacce dei politicanti.
Siamo un popolo di creduloni (reazione della popolazione alla vaccinazione di massa ne è esempio palese)
 
Leggendo FOL ho imparato che al ritorno delle ferie a settembre ci dovrebbe essere un ecatombe di chiusure.

Questo da almeno 20 anni a questa parte...:D

Infatti sono 20 anni e piú che l italia arretra economicamente, ma qui dentro le teste da internet pensano che é tutta colpa di Draghi .
 
Imprese, ondata di fallimenti in arrivo in autunno | WSI


Un’ondata di fallimenti rischia di investire il sistema imprenditoriale italiano il prossimo autunno. L’allarme arriva dall’ufficio studi della CGIA di Mestre, che ha messo nero su bianco le ragioni per cui al rientro dalle ferie molte attività commerciali e produttive rischiano di dover portare i libri in tribunale.

I numeri dei fallimenti
Si parte dal deterioramento del quadro economico generale – ascrivibile al caro energia/carburante e all’impennata dell’inflazione – passando all’impossibilità di cedere i crediti acquisiti con il superbonus 110 per cento – che ammontano a circa 4 miliardi di euro – fino ad arrivare ai mancati pagamenti della Pubblica Amministrazione (PA) nei confronti dei propri fornitori – che secondo l’Eurostat sono almeno 55,6 miliardi di euro

Negli ultimi 10 anni, secondo l’analisi della CGIA, il numero massimo di fallimenti si è registrato nel 2014 (14.735 casi). Dopodiché, c’è stata una progressiva riduzione che si è arrestata nel 2020 (7.160 casi). Questo dato è stato sicuramente condizionato dalla particolarità di quell’anno: a causa del lockdown, infatti, ricordiamo che anche i tribunali fallimentari sono stati chiusi per molti mesi, influenzando negativamente la produttività degli uffici, anche in termini di sentenze. Nel 2021, infine, il dato ha iniziato a risalire e alla fine dell’anno si è attestato a 8.498 unità.

Le cause dei fallimenti
Per molte imprese la chiusura definitiva non sarà causata dall’impossibilità di pagare i propri debiti, ma per crediti inesigibili, ovvero per insolvenze in grandissima parte imputabili alle inadempienze della nostra PA. Scrive la CGIA in una nota:

“Se guardiamo la serie storica degli ultimi 10 anni, il picco massimo delle chiusure è stato raggiunto nel biennio 2014-2015, ovvero 1,5/2 anni dopo la crisi del debito sovrano che ha colpito pesantemente il nostro Paese. Pertanto, come in tutte le recessioni, gli effetti si esplicitano successivamente. Cosicché, dopo le difficoltà causate dal Covid nel biennio 2020-2021 e a seguito degli effetti negativi riconducibili alla guerra in Ucraina scoppiata verso la fine di febbraio, a partire dal prossimo autunno il numero dei fallimenti potrebbe tornare a crescere e subire una brusca impennata nel corso del 2023“.

Inoltre, secondo la CGIA di Mestre una delle cause all’origine delle criticità che affligge le imprese sono è la presenza di norme incerte, che da mesi stanno condizionando negativamente l’applicazione del Superbonus del 110%:

“Gli intermediari finanziari (banche, istituti finanziari, etc.) hanno praticamente bloccato gli acquisti del credito. Attualmente sono oltre 5 i miliardi di euro di crediti in attesa accettazione; di questi, circa 4 si riferiscono a prime cessioni o sconti in fattura. A fronte di questa situazione, le imprese del comparto casa (edili, dipintori, installatori impianti, falegnami, etc.) non sono più in grado di fare gli sconti in fattura. E con crediti fiscali già acquisiti e non cedibili, che in molti casi ammontano a centinaia di migliaia di euro per singola azienda, molte realtà si trovano in crisi di liquidità e sul punto di sospendere i cantieri, non essendo più in grado di pagare i fornitori”.

Ma la situazione più problematica rimane lo stock dei debiti commerciali di parte corrente in capo alla nostra Pubblica Amministrazione (PA), che continua ad aumentare. Nel 2021, infatti, i mancati pagamenti ammontavano a 55,6 miliardi di euro. Ciò vuol dire che le imprese che lavorano per la PA non hanno ancora incassato una cifra spaventosa, pari al 3,1% del Pil nazionale. Segnaliamo, infine, che nessun altro paese presente in UE registra un’incidenza così elevata.

I settori più a rischio
I settori più a rischio sono il commercio e l’edilizia che, in questa prima parte dell’anno, hanno registrato rispettivamente 722 e 577 “chiusure”. Sempre in questa prima parte del 2022, a livello regionale solo la Liguria ha visto aumentare il numero di fallimenti; tutte le altre, invece, sono in deciso calo. A livello provinciale, infine, preoccupa la situazione di Verbano-Cusio- Ossola, Latina, Ragusa, Trapani e Siracusa.

Complessivamente, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, nei primi cinque mesi di quest’anno il numero dei fallimenti è in calo (-20,6%). In termini assoluti sono stati 3.133 gli imprenditori che hanno portato i libri in tribunale (-815 rispetto allo stesso arco temporale del 2021).

Robetta, l'amministrazione non paga e le imprese falliscono.
 
C’è qualche previsione della CGIA di Mestre che si è verificata?
 
Per Draghi e Mattarella va tutto bene, anzi sono impegnati per la nomina del presidente della Banca d'Italia ed evitare nomine di anti populismo :o:wall: sti politici odiano anti populismo come Renzi se le cose non va bene c'è un motivo :rolleyes:


a loro interessano le nomine ad ogni livello dove gli stipendi garantiti sono lauti...

delle imprese sciò sciò sciò che ci stanno a fare??

evasori evasori evasori
 
Indietro