Ucraina, l’invio di armi agita anche gli Usa: con risvolti molto più pratici...

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Ucraina, l’invio di armi agita anche gli Usa: con risvolti molto più pratici

Mirko Ciminiello -
20 Maggio 2022
 
A quanto pare, la questione dell’invio di armi in Ucraina non è un problema solo italiano. Anche negli Stati Uniti, infatti, è stato lanciato un (doppio) allarme che ruota intorno al

sostegno militare allo Stato guidato da Volodymyr Zelensky. Per quanto, rispetto al Belpaese, i timori yankee abbiano dei risvolti decisamente più concreti.
 
L’invio delle armi in Ucraina

La vexata quaestio dei rifornimenti bellici all’Ucraina agita dunque Washington almeno tanto quanto Roma. La differenza sostanziale è che da noi il dibattito è connotato principalmente

in modo, per così dire, metafisico. In parte perché, come ricorda Il Fatto Quotidiano, l’elenco dei «mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari» destinati all’esercito gialloblu è stato

secretato. In parte per via delle possibili (ma poco probabili) ripercussioni sull’esecutivo del Premier Mario Draghi.
 
Anche Oltreoceano, intanto, sono echeggiate delle “sirene di guerra”, però piuttosto differenti: perché oltre al carattere metaforico, ne hanno pure uno parecchio pratico.

Doppio allarme dagli Usa

Il primo campanello lo ha suonato il Washington Post a proposito dell’impossibilità di tracciare gli equipaggiamenti giunti in Ucraina. Paese definito un centro del traffico d’armi, le quali rischiano dunque di finire in mano ai contrabbandieri anche a causa della scarsa presenza americana in loco.
 
Poi, come riferisce France24, hanno rincarato la dose, in maniera bipartisan, due deputati statunitensi, il democratico Adam Smith e il repubblicano Mike Rogers. Entrambi membri di

spicco del “Comitato Forze Armate” della Camera, hanno lanciato un forte monito sull’urgenza di ricostituire l’arsenale autoctono. Avvisando contestualmente che per raggiungere

l’obiettivo potrebbero volerci anche quattro o cinque anni.
 
I motivi di quest’improvvisa carenza sono molteplici. Quelli aviti sono dovuti alla (relativa) bassa produzione dell’industria bellica, a sua volta legata al fatto che gli operai, presi «da

Starbucks», non hanno le necessarie competenze. La causa contingente, invece, riguarda l’eccessivo numero di armamenti dislocati all’estero, in particolare proprio dalle parti di Kiev.
 
Per fare un esempio, un esperto ha calcolato che «realizziamo circa 800 Javelin [missili anticarro, N.d.R.] all’anno», ma «ne abbiamo mandati circa 5.500 in Ucraina». Col pericolo che

le riserve a stelle e strisce risultino insufficienti in caso di nuovi conflitti, magari con Corea del Nord, Iran o Cina.
 
Per fare un esempio, un esperto ha calcolato che «realizziamo circa 800 Javelin [missili anticarro, N.d.R.] all’anno», ma «ne abbiamo mandati circa 5.500 in Ucraina». Col pericolo che

le riserve a stelle e strisce risultino insufficienti in caso di nuovi conflitti, magari con Corea del Nord, Iran o Cina.

se ho capito bene biden ha mandato la produzione di 6 anni di missili anticarro in ucraina...

un vero genio.....ringraziano i paesi con cui avranno futuri conflitti....
 
se ho capito bene biden ha mandato la produzione di 6 anni di missili anticarro in ucraina...
un vero genio.....ringraziano i paesi con cui avranno futuri conflitti....
Basta che coprano d'oro Lockheed Martin OK! e si risolve.
 
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