Il profilo di un cigno nero comincia a delinearsi nel mercato europeo del gas. Un evento non previsto, che ha effetti devastanti e a catena sull’economia (come il default di Lehman Brothers nel 2008), e che fa più paura dei ricatti russi sulla valuta per costringere i governi della Ue a pagare le forniture della materia prima in rubli. Non a caso ieri le reazioni dei leader europei all’ultima mossa a effetto di Vladimir Putin è stata algida. «Fondamentalmente è una violazione contrattuale, questo è bene capirlo: i contratti sono considerati violati se questa clausola viene applicata dalla Russia», ha chiosato il premier Mario Draghi rispetto alla prospettiva di saldare i contratti del gas in rubli. Sulla stessa lunghezza d’onda il leader tedesco Olaf Scholz. «Abbiamo esaminato la questione e per il gas esistono contratti fissi che specificano che i pagamenti devono essere effettuati in euro o in dollari. Questo è quello che conta», ha detto.