Ucraina (Nato) Vs. Russia. Vicini alla guerra (anche potenzialmente mondiale) Vol2

Stato
Chiusa ad ulteriori risposte.
Sono tre i fronti caldi, anzi roventi, che minacciano la pace nel mondo, alla vigilia del Natale. Il Medio Oriente, con la pesante crisi tra Israele e Iran, dopo il sostanziale fallimento dei negoziati di Vienna sul nucleare, dove Teheran era chiamata a rinunciare, di fatto, al suo programma atomico. Ma lo stop agli ispettori negli impianti di arricchimento dell’uranio hanno fatto precipitare una situazione già in stallo.
Il secondo è quello del Donbass, la regione separatista filorussa in Ucraina, dove le tensioni sono salite a temperature così alte da vedere ammassate le truppe di Putin a ridosso della frontiera di Kiev. I satelliti Usa e le immagini della Cia danno romai per imminente un’invasione di Mosca nel Paese che ha chiesto di entrare nella Nato. Lo zar smentisce, ma le tensioni con Europa e America sono ormai alle stelle.
Ultimo ma non secondario fronte, quello cinese. Il gigante asiatico da tempo stringe la morsa su Taiwan, considerandola repubblica separatista e rivendicandone l’annessione. Anche qui gli alleati Usa del piccolo Stato minacciano fuoco e fiamme, ma - nonostante gli appelli alla soluzione politica lanciati anche dal Dalai Lama, non certo un amico di Pechino - i negoziati non sono nemmeno mai iniziati. Vediamoli nel dettaglio.


Israele-Iran: l'incubo Olocausto
Russia-Ucraina: il nodo del Donbass
Cina-Taiwan: la dichiarazione di dipendenza
Israele contro l'Iran: l'attacco preventivo
Tra Israele e Iran la pace si allontana

Dalla memoria dell’Olocausto nazista alla paura dell’Olocausto nucleare per gli ebrei, Israele è il primo fronte caldo, in questi giorni. Tel Aviv è alle prese con un dilemma a dir poco amletico: accettare che l’Iran si doti della bomba atomica, o avviare una pericolosissima guerra in Medio Oriente per scongiurarne il rischio (con tutte le incognite anche sulla tenuta finanziaria dei listini di borsa mondiali)? La domanda infiamma anche l’Europa e gli Usa, dopo la svolta degli ultimi giorni. L’impantanarsi dei negoziati sul nucleare iraniano ha spinto infatti sraele a mettere esplicitamente in campo l’opzione militare per impedire a Teheran di dotarsi della bomba atomica. La diagnosi sullo stato del dialogo in corso a Vienna è apparsa sconfortante sia per il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, sia per le controparti dei tre Paesi europei coinvolti nel negoziato (Francia, Germania e Gran Bretagna), incontrate in un vertice ristretto al G7 di Liverpool.

Lo stallo nel negoziato
“Non c’è alcun progresso, a causa dell’offerta del governo iraniano, i negoziati sono tornati indietro di sei mesi”, ha constatato il neo ministro degli Esteri tedesco, Annalena Baerbock e “il tempo sta scadendo”. Ancora più convinto il ministro della Difesa israeliano, Benny Gantz, che è andato negli Stati Uniti per convincere Washington ad aumentare la pressione sulla Repubblica Islamica, ma ha rivelato al contempo di aver ordinato all’esercito di prepararsi a un possibile attacco militare contro Teheran.
Un cambio di rotta dunque, poiché Gantz si era detto dapprima faavorevole alla riapertura dell’ Jcpoa, l’accordo, stracciato dagli Usa nel 2018, che era stato stretto per monitorare il programma nucleare civile iraniano e assicurarsi che non sviluppasse l’arma atomica. Da Teheran non arrivano notizie rassicuranti. Il nuovo presidente dell’Iran, l’ultraconservatore Ebrahim Raisi, non ha certo riportato il negoziato sul promettente binario percorso dal predecessore, il pragmatico Hassan Rohani.

Il presidente iraniano Ebrahim Raisi al tavolo di Vienna

L'arricchimento dell'uranio
Al contrario, negli ultimi mesi l’arricchimento dell’uranio ha subito un’accelerazione preoccupante e gli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (Aiea) non hanno più l’accesso necessario alle centrali. I colloqui di Vienna sembrano dunque in stallo e gli altri Paesi hanno compreso che Teheran li sta “prendendo in giro” e “sta prendendo tempo perchè sta giocando a poker con una cattiva mano”. Gantz avrebbe aggiornato il Pentagono sulla scadenza necessaria alle forze armate dello Stato ebraico per essere pronte ad attaccare l’Iran. Da Washington, pare, “non è giunto alcun veto”. Ma dalle autorità Usa è giunto anche un invito a fermare gli insediamenti di coloni nei territori palestinesi per favorire una soluzione con “due popoli e due Stati”. Un equo scambuio, insomma. Secondo Gantz, Teheran sta ammassando truppe nell’Ovest “per attaccare nazioni ed eserciti nel Medio Oriente e Israele in particolare”.

Il ruolo dei Paesi arabi
“Ci stiamo preparando per ogni simile tentativo e faremo tutto il necessario per proteggere i nostri cittadini e le nostre risorse”, ha aggiunto il ministro. La tesi è precisa. L’Iran “non è solo una minaccia alla nostra sicurezza fisica” ma “una minaccia concreta per il nostro stile di vita e i nostri valori condivisi. Nelle sue aspirazioni egemoniche l’Iran cerca di distruggere tutte le tracce di libertà, dignità umana e pace nel Medio Oriente e oltre, e il programma nucleare è uno strumento per il suo disegno egemonico”. Per contrastare questo disegno, potrebbe rivestire un ruolo chiave la cooperazione tra Israele e i Paesi arabi che hanno normalizzato le relazioni con lo Stato ebraico. La recente esercitazione congiunta nel Mar Rosso di Usa, Israele, Emirati Arabi Uniti e Bahrein parla chiaro.

Russia-Ucraina: la crisi del Donbass
I presidenti ucraino Volodymyr Zelensky, francese Emmanuel Macron e russo Vladimir Putin

L’allarme arriva da Ovest. Il Cremlino starebbe pianificando un’offensiva in Ucraina su più fronti, forse da attuare all’inizio del prossimo anno, utilizzando 100 gruppi tattici di battaglione con 175 mila soldati, blindati, artiglieria e altro equipaggiamento. Iil Washington Post cita dirigenti Usa e documenti non classificati dell’intelligence americana, tra cui immagini satellitari. Documenti da cui emergerebbe l’ammassamento di forze russe proprio in quattro aree lungo il confine ucraino e la presenza al momento di 50 gruppi tattici di battaglione. «I piani russi prevedono una offensiva militare contro l’Ucraina all’inizio del 2022 con una scala di forze doppia di quella che abbiamo visto la scorsa primavera durante le esercitazioni rapide russe vicine ai confini ucraini», ha confidato un dirigente del governo Usa.

Gli schieramenti in campo
Gli Usa tuttavia valutano che attualmente Mosca abbia 70 mila soldati vicino al confine con l’Ucraina, contro i circa 94 mila indicati da Kiev. Il monito degli 007 americani non era stato mitigato dal summit virtuale tra Joe Biden e Vladimir Putin. Russia e Ucraina si accusano a vicenda di aver spostato grossi contingenti di truppe a ridosso dei confine dell’autoproclamata Repubblica e l’ipotizzato ingresso di Kiev nella Nato che per Mosca “aggraverebbe ulteriormente la situazione”.

U tank delle milizie pro-russe in Ucraina


Putin: "Genocidio a Kiev"
Putin parla senza mezze misure di “genocidio“ in Ucraina e il Cremlino vede sempre più vicina una possibile guerra civile in Ucraina: “Siamo davanti ad atti provocatori lungo la linea di contatto. Sono le forze armate dell’Ucraina che hanno intrapreso un percorso verso l’escalation di questi atti provocatori, e stanno continuando questa politica. Queste provocazioni tendono a intensificarsi. Tutto questo sta creando una potenziale minaccia”. Joe Biden non ignora i potenziali sviluppi di una crisi e ha avvertito l’omologo russo delle conseguenze economiche “devastanti”, in termini di sanzioni “senza precedenti“, che Mosca dovrà affrontare se invaderà l’Ucraina. Biden ha anche sottolineato che se sara’ necessario, dovranno essere inviate piu’ truppe Usa e Nato sul versante orientale, perche’ hanno il sacro obbligo di difendere i Paesi da un possibile attacco russo. “Continueremo a fornire” cio’ che e’ necessario per “le capacita’ di difesa del popolo ucraino”, ha aggiunto.

Il ruolo degli inglesi
Anche il ministro degli Esteri britannico, Liz Truss ha detto con chiarezza che ci saranno enormi conseguenze per la Russia nel caso di un’invasione dell’Ucraina”. Per cercare una mediazione, Karen Donfried, assistente del segretario di Stato Usa per gli Affari Europei, si rechera’ a Kiev e a Mosca per discutere delle tensioni legate al dispiegamento di truppe russe al confine ucraino. Donfried si tratterra’ nelle due capitali da lunedi’ e mercoledi’ per incontrare alti funzionari dei due governi e “rafforzare l’impegno degli Stati Uniti per la sovranita’, l’indipendenza e l’integrita’ territoriale dell’Ucraina”.

Cina-Taiwan: il gigante e il bambino
Un'area dell'arsenale militare di Taiwan

Anche Taiwan rischia di subire un’invasione da parte della Cina, secondo il quotidiano britannico Guardian, che cita l’ammiraglio Philip Davidson, capo del Comando Usa dell’area Asia-Pacifico con sede alle Hawaii. “Temo che la Cina stia accelerando verso l’obiettivo di soppiantare il ruolo degli Usa sull’isola - rileva il comandante nell’area parlando alla Commissione sulle forze armate - Penso che questa minaccia si manifesterà nei prossimi sei anni”. L’aumento della presenza militare cinese nell’area di Taiwan, autonoma dal 1949, ha in effetti indebolito il delicato equilibrio tra i due vicini e il timore del generale “è che gli Usa non possano agire efficacemente in caso di invasione“. Il ministro degli Esteri cinese Wang Li aveva ribadito, recentemente, che Taiwan è una parte “inalienabile” del territorio cinese e che i due lati dello Stretto “saranno riunificati”. Chiedendo agli Stati Uniti di “capire l’alta sensibilità della questione” e di “non giocare con il fuoco”.

Il monito agli Usa: "Statene fuori"
La Cina pretende dunque la “non ingerenza” nella questione Taiwan, ovvero nella volontà di Pechino di arrivare alla riunificazione delle due Cine, con le buone o con le cattive. Ma gli Usa di Biden rivendicano il ruolo di “difensori” della piccola isola e di argine alla supremazia cinese nell’area. Biden ha detto chiaro e tondo che gli Stati Uniti difenderanno Taiwan da un’aggressione di Pechino. Abbiamo preso un sacro impegno per quel che riguarda la difesa degli alleati della Nato in Canada e in Europa e vale lo stesso per il Giappone, per la Corea del Sud e per Taiwan”.

Un esercitazione militare a Taiwan

La storia dei rapporti con gli Usa
Gli Usa hanno riconosciuto la Repubblica popolare cinese dal 1979, ma il Congresso americano sostiene allo stesso tempo la fornitura di armi a Taiwan per la sua autodifesa. L’isola di Formosa ha un proprio governo dalla presa del potere comunista nella Cina continentale nel 1949, quando Chiang Kai-shek e l’esercito nazionalista si rifugiarono a Formosa staccandosi di fatto dalla Cina continentale. Pechino considera questo territorio una delle sue province e minaccia con toni sempre più in crescendo di usare la forza nel caso in cui l’isola proclami formalmente l’indipendenza.

Con le buone o con le cattive
Il presidente cinese Xi Jinping, tuttavia, ha recentemente riaffermato il suo desiderio di ottenere una riunificazione “pacifica”, anche se nelle ultime settimane nei cieli di Taiwan si sono affacciati decine di aerei da guerra cinesi, in minacciose dimostrazioni di forza. Da Taipei arriva l’apprezzamento per la presa di posizione del presidente americano. Gli Stati Uniti hanno dimostrato un sostegno “saldo come una roccia” a Taiwan da quando Joe Biden è arrivato a gennaio alla Casa Bianca, ha detto il portavoce della presidenza, Xavier Chang. Irritazione invece dalla Cina che avverte che non accetterà compromessi sulla questione Taiwan e avverte di non inviare “segnali sbagliati all’isola per non danneggiare gravemente le relazioni Cina-Usa”

Israele-Iran, Russia-Ucraina, Cina-Taiwan: tre guerre spaventano il mondo e le Borse - Esteri
 
Nuove manovre nel sud della Russia. Europa divisa
Le parole di Kuleba arrivano in una nuova giornata di tumulti per la crisi dell’Ucraina, il paese minacciato dallo scenario di un’invasione della Russia. Attualmente Mosca ha dispiegato 100mila militari vicino al confine con l’ex stato satellite dell’Unione sovietica, una scelta che fa temere un’offensiva militare a circa sette anni dall’operazione in Crimea.


Putin continua a ribadire che si tratta solo di “esercitazioni”, ma i paesi occidentali restano in allarme di fronte all’ipotesi di un’incursione nel Paese e si stanno disponendo di conseguenza. La Nato ha inviato navi e jet militari verso l’Est Europa, mentre gli Usa sono pronti a mobilitare 8.500 soldati nel Paese. L’annuncio di Washington ha spinto Mosca a nuove prove di forza, con manovre militari nel Sud della Russia il 25 ottobre.



In Europa, le posizioni sono diverse. Il premier britannico Boris Johnson ha annunciato che Londra è disponibile a «schierare truppe per proteggere gli alleati» sul Continente, anche se sembra escludere la presenza di militari britannica direttamente nell’ex repubblica sovietica. La Ue, dal canto suo, resta divisa. L’Alto rappresente per la politica estera Jossep Borrell promette sanzioni contro la Russia in caso di ingerenze militare, ma la linea dei 27 è tutt’altro che omogenea. Le stesse Francia e Germania sembravano orientate su approcci diversi, con la maggiore prudenza esibita da Berlino. «Non siamo uguali. Ma ci avviciniamo sempre moltissimo» ha detto Macron nella conferenza stampa di oggi, confermando il riavvicinamento fra Berlino e Parigi sulla questione ucraina.

Usa: lavoriamo a piani per evitare tagli gas Europa in caso invasione russa
Intanto, gli Stati Uniti hanno avviato un dialogo con i Paesi europei e con le principali compagnie energetiche su piani per contrastare uno scenario in cui l’eventuale invasione russa dell’Ucraina porti a tagli alle forniture di gas all’Europa. È quanto spiegano fonti dell’amministrazione Biden, parlando di una “preparazione di piani di emergenza” in caso che Vladimir Putin tagli le forniture per rappresaglia alle sanzioni economiche che scatterebbero contro la Russia in risposta all’invasione.


«Stiamo lavorando con Paesi e compagnie di tutto il mondo per garantire la sicurezza delle forniture, adottare azioni mitiganti degli shock dei prezzi che potrebbero colpire sia gli americani che l’economia globale», spiegano ancora le fonti, riporta The Hill, sottolineando che questo dialogo sta andando avanti da diverse settimane. Si sta lavorando per identificare riserve non russe di gas naturale in Nord Africa, Medio Oriente e Asia, e gli Stati Uniti hanno avviato consultazioni con tutti i grandi produttori riguardo la possibilità di aumentare, se necessario, le forniture all’Europa.

I Ceo italiani incontrano Putin
Intanto i manager di alcune delle più grandi aziende italiane, tra cui Eni, Pirelli e Generali, parteciperanno mercoledì a una videoconferenza con Vladimir Putin per discutere dei legami economici tra Italia e Russia. Ci saranno tra gli altri Claudio Descalzi (Ceo di Eni), Francesco Starace (Ceo di Enel); Andrea Orcel (Ceo di UniCredit) e Philippe Donnet (Ceo di Generali).
La data dell’evento - organizzato dalla Camera di commercio italo-russa e dal Comitato Imprenditoriale Italo-Russo per la Cooperazione Economica - era stata concordata lo scorso novembre. Il Comitato imprenditoriale è presieduto congiuntamente da Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato di Pirelli e Dmitri Konov, numero uno del gruppo petrolchimico russo Sibur.

Russia, Macron: reagiremo in caso di invasione Ucraina, venerdi colloquio con Putin - Il Sole 24 ORE
 
stanno aspettando una risposta scritta ,un impegno chiaro e pubblico ,che ci vuole a farla .o si o no ,i ni non servono a nessuno men che meno a Putin ,che si ritroverebbe tra due anni il problema aumentato. mi sa che di sacro ora gli states hanno solo il timore che la cosa sfugga al controllo, dopo tante sciocchezze dette e ridette dai solerti maggiordomi europei ,che al primo stormir di fronde se la fiondano alla grande.
 

Pure qui c'è Renzi ....

Ad organizzare la conference prevista per mercoledì è stato Vincenzo Trani, fondatore di Delimobil, la società di car sharing nel cui cda siede Matteo Renzi. Tra i partecipanti Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, Francesco Starace di Enel, Andrea Orcel di UniCredit, Antonio Fallico, presidente Russia di Intesa Sanpaolo, e Philippe Donnet, capo del gruppo assicurativo Generali. L'incontro è stato organizzato all'insaputa del ministero degli Esteri e si svolge mentre Bruxelles e Washington cercano di concordare una linea comune contro Mosca
 
Pure qui c'è Renzi ....

Ad organizzare la conference prevista per mercoledì è stato Vincenzo Trani, fondatore di Delimobil, la società di car sharing nel cui cda siede Matteo Renzi. Tra i partecipanti Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, Francesco Starace di Enel, Andrea Orcel di UniCredit, Antonio Fallico, presidente Russia di Intesa Sanpaolo, e Philippe Donnet, capo del gruppo assicurativo Generali. L'incontro è stato organizzato all'insaputa del ministero degli Esteri e si svolge mentre Bruxelles e Washington cercano di concordare una linea comune contro Mosca

Avvisare di Maio? Chissene :D
 
stanno aspettando una risposta scritta ,un impegno chiaro e pubblico ,che ci vuole a farla .o si o no ,i ni non servono a nessuno men che meno a Putin ,che si ritroverebbe tra due anni il problema aumentato. mi sa che di sacro ora gli states hanno solo il timore che la cosa sfugga al controllo, dopo tante sciocchezze dette e ridette dai solerti maggiordomi europei ,che al primo stormir di fronde se la fiondano alla grande.

La NATO sa benissimo di non avere alcuna possibilità ne per mezzi ne per uomini di contrastare l'esercito Russo, gli USA sanno che fine fanno i loro f22 con il sistema s400 (in Russia di parla che sia già pronto s500) pertanto...
 
La NATO sa benissimo di non avere alcuna possibilità ne per mezzi ne per uomini di contrastare l'esercito Russo, gli USA sanno che fine fanno i loro f22 con il sistema s400 (in Russia di parla che sia già pronto s500) pertanto...

Va bene.

diciamo che scoppia la terza guerra mondiale e come i tedeschi sbaragliate tutto e tutti ed arrivate fino in Portogallo cioè vincete la guerra... e poi? che fate?? Come fate a tenere a bada 600 milioni di persone? esecuzioni di massa?!?! Avete una certa scarsità di mezzi ed uomini.. quindi? Che fate??? Ergo il piano quale sarebbe? VIncere la guerra e perdere ma di brutto la pace?!?! Mi sembra che nn ci siano idee chiarissime eh.. ;) Il tutto per che cosa? Per l'Ucraina??? Per rifare una pseudo URSS che nn vi potete permettere.. Ma nn sarebbe meglio dare un calcio nel didietro alla oligarchia? ;)
 
Va bene.

diciamo che scoppia la terza guerra mondiale e come i tedeschi sbaragliate tutto e tutti ed arrivate fino in Portogallo cioè vincete la guerra... e poi? che fate?? Come fate a tenere a bada 600 milioni di persone? esecuzioni di massa?!?! Avete una certa scarsità di mezzi ed uomini.. quindi? Che fate??? Ergo il piano quale sarebbe? VIncere la guerra e perdere ma di brutto la pace?!?! Mi sembra che nn ci siano idee chiarissime eh.. ;) Il tutto per che cosa? Per l'Ucraina??? Per rifare una pseudo URSS che nn vi potete permettere.. Ma nn sarebbe meglio dare un calcio nel didietro alla oligarchia? ;)

ma puoi dirmi che fissazione è la tua con i russi che fan la guerra all'universo mondo?ma perchè mai dovrebbero andare fino in portogallo ?ci vanno lo stesso ma in pace e lasciando buone mance.
la vecchia europa è troppo saggia per cadere nelle trappole di chicchessia con mire imperiali o da superpotenza
 
La NATO sa benissimo di non avere alcuna possibilità ne per mezzi ne per uomini di contrastare l'esercito Russo, gli USA sanno che fine fanno i loro f22 con il sistema s400 (in Russia di parla che sia già pronto s500) pertanto...

Va bene.

diciamo che scoppia la terza guerra mondiale e come i tedeschi sbaragliate tutto e tutti ed arrivate fino in Portogallo cioè vincete la guerra... e poi? che fate?? Come fate a tenere a bada 600 milioni di persone? esecuzioni di massa?!?! Avete una certa scarsità di mezzi ed uomini.. quindi? Che fate??? Ergo il piano quale sarebbe? VIncere la guerra e perdere ma di brutto la pace?!?! Mi sembra che nn ci siano idee chiarissime eh.. ;) Il tutto per che cosa? Per l'Ucraina??? Per rifare una pseudo URSS che nn vi potete permettere.. Ma nn sarebbe meglio dare un calcio nel didietro alla oligarchia? ;)

Stavo rispondendo ad Alexa... ipotizzando che come dice lei vincono anzi stra ma stravincono...

ma puoi dirmi che fissazione è la tua con i russi che fan la guerra all'universo mondo?ma perchè mai dovrebbero andare fino in portogallo ?ci vanno lo stesso ma in pace e lasciando buone mance.
la vecchia europa è troppo saggia per cadere nelle trappole di chicchessia con mire imperiali o da superpotenza
Ergo le rendevo note le asperità post conflitto...

Quindi: ma che c'entra la tua sciocchezza caro piddino? ;) Se vuoi inserirti, libero eh, ma dopo i vari tentativi passati con apporto nullo ma ideologia tanta .. ti suggerirei ma is up to you, di informarti un pò sicchè eviti reprimende ... ;)

... solo un consiglio :)

Peraltro: la vecchia Europa è troppo saggia?!?! Ma sei serio??? :D:D:D Leggiti chi va a parlare (link del buon Balabiott) ..: Russi /Ucraini/ Tedeschi e francesi ... e vanno a portare la posizione EUROPEA... Lo stesso errore della volta scorsa.... Identico.



Saggia?!?! Ma per favore .. su.
 
Una analisi abbastanza lucida e ben fatta, anche se pecca un pò troppo nell'Atlantismo e nn tiene conto delle spinte nazionaliste site in UE (vedi diarchia Fr+De) che arriva da Aspenia, che a mio modesto avviso è spanne sopra della concorrenza:


Ukraine 2022: assessment, implications, policy options – Aspenia Online

In the wake of the Geneva meeting of January 21 between Secretary of State Antony Blinken and Russian Foreign Minister Sergei Lavrov, below is my guidance to ministers focussed on the military-strategic and politico-strategic implications of Russian aggression and available policy options to the Euro-Atlantic community over the short-term (now), medium-term (2025) and the longer-term (2030).


Political map of Ukraine


PART ONE: ASSESSMENT



Russia’s immediate aim is to consolidate its 2014 invasion of Ukraine and thus force Kiev into compliance with Moscow’s European strategy by whatever coercive means necessary, including the possible use of large-scale military forces. All the evidence suggests some form of invasion is imminent. On January 18th the US and UK confirmed that all the necessary Russian forces were in position to launch an invasion of Ukraine, including all the necessary Battalion Tactical Groups, enablers, combat support and combat support services.

A Russian attack would be likely to take place along the Chernihiv-Mariupol Axis and designed to ‘slice’ much of eastern Ukraine away from the rest of the country. Russia would probably justify its invasion as a humanitarian act to protect Ukraine’s Russian-speaking minority. The occupied area would become a Russian ‘protectorate’ before it is eventually offered the status of a Russian province by the Duma. If successful, such a strategy would give Russia complete control of the Sea of Azov, enable it to seize the port of Mariupol and provide a secure land bridge between Crimea, Sevastopol and Russia.

There is still time using diplomatic channels for the Western Allies to convince the Russian leadership that the complex strategic coercion it is applying against Ukraine, and by extension Allies and partners, is bound to fail. However, such an approach would require Euro-Atlantic solidarity and whilst there might be some scope for a good cop (France, Germany and Italy) – bad cop (US, Poland, UK) stratagem, it is more likely Moscow would see that as weakness. In that light, President Macron’s suggestion that the EU should seek a separate security pact with Russia is more likely to divide the EU than open up a new political path for Putin to withdraw his forces from Ukraine’s borders without losing face.



Watch: A Realist vision for the EU and NATO: genuine security priorities


Given the gravity of the situation any agreed policy must thus be both bilateral and NATO-focussed based on a determination that the free nations and peoples of the Euro-Atlantic area remain committed to a constructive and mutually beneficial relationship with the Russian Federation built on the principles of the NATO-Russia Founding Act. However, any such dialogue with Russia must also send a clear message to Moscow that the Alliance will always maintain a force posture to ensure credible defence and deterrence for all of the Alliance, and that Russian aggression and the illegal use of force will have profound consequences for Russia.



PART TWO: MILITARY-STRATEGIC SITUATION



On paper Ukrainian forces could put up a good fight in the event of another Russian invasion of their country, but in reality they are hopelessly out-matched. There are an estimated 130,000 Russian troops deployed along the Ukrainian border from near Hornyel in Belarus to the Crimea. There are also some 32,000 Russian and separatist troops in occupied eastern Ukraine, as well as 80,000 deep strike formations and reserves held back from the border on a jump-off line running north-south centred on Voronezh. Crucially, elite Battalion Tactical Groups (BTG) have now been deployed along the border, supported by field hospitals and other combat support and combat support services. At present there are 50 BTGs in situ. These are Putin’s shock-troops and are organised into 168 BTGs and have a ‘grab and hold’ function and are designed to link up with Spetsnaz forces and thus act as a link between Special Operating Forces and the bulk of the Russian Army.

Ukraine has 209,000 active duty troops against 900,000 Russian, although not all Russian troops are facing Ukraine, whilst Ukraine has 900,000 reserves against some 2,000,000 Russian reserves. Ukraine also has 858 tanks against Russia’s 2,840 tanks and 1,818 artillery pieces against Russia’s 4,684. However, whilst Ukrainian forces would continue to fight doggedly and with great courage the relatively flattering force comparison is in many ways false. The training, quality and equipment of Russian elite formations facing Ukraine is far superior. This is because Russia spends $43.2 billion (and probably far more) on defence compared with Ukraine’s annual defence outlay of circa $4.3 billion. Consequently, Russia has 1,160 modern combat aircraft plus other sophisticated drone, missile and other remote and increasingly autonomous ‘kill box’ technologies against Ukraine’s 125 ageing aircraft. By way of further comparison, Russia also has 15 mainly advanced frigates in the Russian Navy compared with Ukraine’s 1 ageing frigate.

The US and other Allies have offset that balance by offering equipment and training to Ukrainian forces, but only to a limited extent. The US has provided $2.5 billion of military assistance to Ukraine since 2014. That has been spent mainly on defensive systems such as small arms and munitions and more advanced systems such as Javelin anti-tank missiles and given two refitted former US Coast Guard patrol boats to the Ukrainians. This week the UK delivered light anti-tank weapons to Kiev. Washington is also considering supplying Soviet-made mi-17 helicopter gunships that served with the Afghan National Army.



Russia’s possible military objectives

It is not possible to read President Putin’s mind, but it is possible to assess Russia’s military strength and posture. There would appear to be two possible objectives and an alternative:



The US believes the strategic objective could be Kiev and the toppling of the Zelensky government, the release of former Ukrainian President Petro Poroshenko from prison where he is awaiting trial for treason, and Zelensky’s replacement with a puppet government. London has identified several possible names to lead such as regime.
Kiev is a feint designed to pin the bulk of Ukrainian forces down defending the seat of Ukrainian government. Any attack on Kiev could involve Russian forces in urban warfare for an extended period. Memories of Russian atrocities in Grozny would be rekindled both in Russia and beyond.
Russia could conduct an extensive cyber war against Ukraine, starve the country of energy and blockade Ukrainian ports.


PART THREE: POLITICO-STRATEGIC IMPLICATIONS



The future political and strategic orientation of Ukraine has profound implications for the future security of Europe, most notably Estonia, Latvia and Lithuania. There are three possible options:



Ukraine decides to move towards the EU and NATO;
Ukraine remains determinedly neutral in much the same way as Switzerland, but not in the manner of Ireland, Sweden or Finland; or
Russia succeeds in installing a puppet government in Kiev and Ukraine tips decisively towards Moscow, in the manner of Belarus.


The third implication is clearly Moscow’s strategic desire. It is in that light the Russian ‘offer’ of a new European security treaty must be seen. There are three possible interpretations of Moscow’s unacceptable demands therein none of which are mutually exclusive. First, they are designed to test the resolve and cohesion of the Alliance. Second, the willingness of the Americans to negotiate with Russia over the heads of their European allies and Ukrainian partners about their respective critical interests, and thus re-establish a Cold War precedent. Third, they are designed to fail and thus provide Moscow with a casus belli.





The latter implication should not be dismissed. The timing of Russia’s aggressive military force posture, which was rehearsed in spring 2021, is also designed to exploit the Berlin government’s closure of last six relatively modern nuclear power plants and the operational readiness of the Nordstream 2 gas pipeline, as well as the upcoming French presidential elections and the French presidency of the EU. It is Germany’s (and much of Europe’s) growing dependence on Russian energy that is perhaps the single most important external factor shaping Moscow’s actions. However, given Berlin’s centrality to Russia’s European strategy it is also reasonable to assume Moscow will not invade Ukraine before the forthcoming ‘reset’ meeting between President Putin and Chancellor Scholz.

Putin intends to enter the Scholz meeting from which he regards as a position of overwhelming military strength. Putin also knows that NATO forces would be very unlikely to intervene in Ukraine beyond supplying Ukrainian defence forces with equipment or training. NATO also lacks the political cohesion and the military capability in theatre to mount what would need to be the biggest military rescue operation in Europe since 1945.



Politico-strategic consequences

The merest glance of a map demonstrates that the politico-strategic consequences of a successful Russian invasion would not just be profound for Ukraine, but for wider European security. If Ukraine were reduced to a Russian puppet state Moscow would have created a strategic salient right into the heart of free Europe. A successful Russian invasion and occupation of a very significant part of Ukraine would also be a big step towards the creation of a de facto buffer between Russia and NATO and the effective ‘Finlandisation’ of EU and NATO states from the Black Sea to an increasingly militarised Arctic.

The security of the three Baltic States, Estonia, Latvia and Lithuania would be profoundly weakened, not least because it would appear both the EU and NATO are incapable of influencing fundamental security challenges in Europe. Russia’s ability to exert complex strategic coercion grey zone warfare would also be markedly strengthened and Russia’s use of hybrid warfare against allies on NATO’s eastern flank would doubtless intensify. 5D warfare against the Baltic States combining deception, disruption, disinformation, destabilisation and coercion through implied or actual Russian military action could become sufficiently acute that it in effect forces the three Baltic States into Russia’s sphere of influence, irrespective of their formal affiliations and memberships.

Whilst the US may respond by deploying two or three more Brigade Combat Teams to Europe the Biden administration is unlikely to do more. This would be partly due to the worsening over-stretch of US armed forces caused by the seemingly inexorable rise of blue water China in the Indo-Pacific but Russian aggression in Ukraine would also test the willingness of the American people to again confront Russia in Europe at a time when Washington faces a host of domestic challenges. If the Americans fail to meet the challenge, a future Russian invasion of the Baltic States would suddenly become far more feasible, not least because it is clear Germany is not going to confront Russia beyond the demonstrably short-term, non-military, and symbolic.



Policy options

Policy options must be considered over the short, medium and longer-term. This week, the UK Secretary of State for Defence, the Rt. Hon. Ben Wallace, established the principles upon which any response must be based. Russia is conflating it aggression against Ukraine with demand for constraints on the future force posture of NATO. In fact, these are two separate policy-strategic Russian aims which must be seen as such. The Secretary of State also established the non-negotiable principles for a considered, proportionate and measured response to this grave crisis that Russia has chosen to create. First, NATO is a defensive Alliance. Second, all the free states of Europe joined the Alliance freely, which is a fundamental principle that must be defended. The people of Vilnius have the same rights to freedom, security and defence as, say, the people of Viereck in Germany, or Vancouver in Canada. Third, NATO is not encircling Russia as the Kremlin claims. Russian militarisation of the Arctic, its threats to undersea communications, its growing interference in the Western Balkans, the Mediterranean, and the Black Sea, its abandonment of international treaties and norms, and its deployment of advanced, destabilising weapon systems demonstrate it is Moscow that is not only seeking to further dismember Ukraine but to destabilise free Europe, and decouple Europeans from their American and Canadian allies.



Short-term (pre-invasion and upon invasion)

Prior to an invasion (if possible) the deployment of more equipment and ‘trainers’ to Ukraine by NATO nations would be a clear deterrent. NATO should at least formally launch a “Ukrainian Deterrence Initiative” to better equip Ukrainian forces over the medium-term and make the Ukrainian government and society more resilient in the face of Russia’s relentless information and cyber-attacks.

The only realistic diplomatic option in the wake of a Russian invasion would be to demand the withdrawal of Russian forces from Ukraine, but in return accept Ukrainian neutrality as a reality, perhaps as part of a Franco-German brokered Minsk 3 Accord (Minsk 2 is dead). The political result would be a Ukraine that would look much like Austria during the Cold War and reflect a pragmatic approach much like the US withdrawal of Thor missiles from Turkey six months after the November 1962 Cuban Missile Crisis.

Even with that pragmatic approach there would also need to be an array of tough sanctions applied against Russia immediately, including an end to Nordstream 2 with Germany compensated by imports of US gas. Russia will have war-gamed such sanctions and will be betting that individual countries will dilute them, not least France, Italy and Germany.

If Russia invades Ukraine the balance of military power in Europe will be changed.NATO must respond immediately to demonstrate to Moscow that such actions will always trigger a defensive reaction. One option would be to deploy HQ, Allied Rapid Reaction Corps (HQARRC) from England to near Warsaw. Such a deployment would send a clear signal that NATO will defend itself and reinforce the Enhanced Forward Presence in the Baltic States and Tailored Forward Presence in Bulgaria and Romania.



Medium-term (2025)

Over the medium-term (2025) NATO would need to complete and then reinforce the NATO Readiness Initiative coupled with enhanced military mobility so that the bulk of Allied forces can move far more quickly to where they are needed. NATO should also move to expand the concept of deterrence across the spectrum of hybrid, cyber, conventional and nuclear threat and help the nations reinforce their resilience against 5D warfare across the bandwidth of hybrid, cyber and hyperwar – deception, disruption, disinformation, destabilisation and coercion through implied or actual Russian military action.



Longer-term (2030)

Over the longer-term a new European energy mix is needed that eases dependence on Russian energy. However, it is hard power that the Putin regime most respects. Therefore, by 2030 at the latest, an Allied Command Operations Mobile Heavy Force (AMHF) should be deployed. This would be a mainly European force with European enablers that would act as future core of NATO deterrence in Europe.

The AMHF would consolidate all Allied Rapid Response Forces into a single pool of forces and act as a high-end, first responder in all and any emergency. The AMHF would be sufficiently capable to meet the array of future war threats Europeans will face as emerging and disruptive technologies enter Europe’s contested space. The AMHF would also be sufficiently capable to operate from seabed to space and across the multiple domains of the future battlespace air, sea, land, cyber, space, information, and knowledge armed with the emerging intelligent technologies that will shape the character of future war
 
Putin plaude al lancio dello Zircon - Difesa Online

E' imbarazzante come gli USA siano rimasti indietro in campi come l'ipersonico, vitali. E' fuor di dubbio che la Russia ha un ritorno di value for money che azzera o almeno controbilancia l'enormità del budget per la difesa USA.

E' semplicemente vergognoso per dirla tutta e francamente.
 
INTERESSANTE se la NATO lascia le truppe nei Paesi NATO non si capisce perche' ne fa arrivare altri a fare per le vacanze?
Se un soldato NATO mette piede in Ucraina: il mondo come la conoscete finirà

pertanto...

guarda che finirà anche per te. E anche per il popolo russo. Quindi augurati che le proposte di Stoltemberg che farà ai russi entro il fine settimana vadano bene per tutti.
 
guarda che finirà anche per te. E anche per il popolo russo. Quindi augurati che le proposte di Stoltemberg che farà ai russi entro il fine settimana vadano bene per tutti.


temo che i "nostri" abbiano tirato troppo la corda e conseguentemente l'han tirata gli altri ,qualcuno deve fare un passo indietro e per come sono messe le cose non lo puo' fare Putin . possono infiorarla come vogliono ma la Nato questa deve metterla via e mandare Stoltemberg in pensione .poi ricominceranno ovvio, ma questa partita e' meglio se la chiudono .
 
Stato
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