Considerazione filosofica: premesso che non voglio proporre l’esaltazione dell’aborto ma, anzi, credo che sia un’azione che vada evitata, così come andrebbero fortemente evitate, da parte di uomini e donne, congiuntamente, le gravidanze indesiderate, vorrei solo far notare le differenze apparenti che connotano aborto e nascita.
Consideriamo l’aborto un’azione violenta perchè nel giro di pochi minuti un essere vivente, il feto, viene risucchiato e triturato (ed è, di fatto, un’azione violenta), tuttavia accettiamo ogni altra forma di violenza che il feto non abortito e nato e fattosi essere umano, subirà nel corso dell’esistenza, poiché lo consideriamo il prezzo da pagare a fronte del grande vantaggio di essere in vita. Quindi, non va bene che un altro essere (la madre, il medico) decida per il feto, ma va bene, ad esempio, che i governanti decidano come (leggi sul lavoro, sulla tassazione, sull’accesso alle cure ecc.) o addirittura quanto possa vivere un essere umano (dittature, pena di morte, guerre ecc.). Senza contare le inevitabili malattie che tormenteranno quasi ogni persona (è inaccettabile essere triturato in pochi minuti quando si è ancora presumibilmente incoscienti, è largamente accettato morire lentamente, nel corso di settimane o mesi fra dolori più o meno grandi, a volte intollerabili).
In sostanza, a mio avviso, aborto e vita sono entrambe esperienze dolorose, ma una è fortemente condannata, l’altra largamente accettata anzi, considerata cosa buona e desiderabile e conducono comunque entrambe allo stesso, inevitabile finale.