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Il fatturato delle spiagge e cento volte il canone. E lo Stato non riscuote - La Stampa
Gli ultimi dati disponibili certificano 115 milioni di euro di entrate ogni anno, di cui solo 83 effettivamente riscossi. E risultano ancora da versare 235 milioni di canoni non pagati dal 2007.
Come dice Legambiente, sembra quasi che allo Stato non interessino i soldi delle spiagge. Eppure il giro d'affari dei 12.166 stabilimenti è stato stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi.
La novità introdotta con il Decreto Agosto ha innalzato il canone minimo portandolo da 363 euro a 2.500 e questo dovrebbe generare 39 milioni in più. Nel rapporto sulle spiagge di Legambiente sono indicati gli affitti pagati dagli stabilimenti più noti, dove il costo di lettini e ombrelloni arriva a mille euro al giorno come nel caso del Twiga.
Qualche esempio: A Santa Margherita Ligure, il Lido Punta Pedale versa all'erario 7.500 euro l'anno, il Metropole 3.600, il Continental 1.900. A Forte dei Marmi il Bagno Felice corrisponde 6.500 euro per 4.860 metri quadri occupati.
A Punta Ala, l'Alleluja 5.200 euro per 2.400 metri e il Gymnasium 1.200 per 2.100 metri. A Capalbio, lo stabilimento l'Ultima Spiaggia versa 6 mila euro per 4.100 metri quadri. Il Luna Rossa di Gaeta ne sborsa 11.800 mentre il Bagno azzurro di Rimini 6.700.
In Sardegna, per le 59 concessioni di Arzachena, lo Stato porta a casa solo 19 mila euro. Il Papeete beach di Milano Marittima del leghista Massimo Casanova paga 10 mila euro di affitto rispetto a un fatturato di 700 mila.
In Italia non esiste una norma che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Secondo gli ambientalisti oltre il 50% delle aree sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione. In Versilia si raggiunge il picco: 683 stabilimenti su 30 chilometri di costa, una media del 90% di spiagge occupate.
In Spagna nessuno affida le coste senza gare. Le proroghe sono legate agli effetti ambientali e vengono fissate condizioni per la protezione del demanio. In Francia la durata delle concessioni non supera i 12 anni e gli stabilimenti vanno smontati alla fine della stagione perché l'80% della superficie della spiaggia deve essere libera da costruzioni per sei mesi l'anno.
In Grecia si organizzano selezioni per consegnare il bene pubblico e sono i comuni a decidere per quanto tempo il privato può gestire la spiaggia. Da noi, invece, cresce la protesta delle associazioni dei balneari, sostenute dal centrodestra.
Il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, chiede alla politica «di cogliere l'occasione per inserire nei bandi elementi di premialità per i temi della sostenibilità e dell'inclusività».
Gli ultimi dati disponibili certificano 115 milioni di euro di entrate ogni anno, di cui solo 83 effettivamente riscossi. E risultano ancora da versare 235 milioni di canoni non pagati dal 2007.
Come dice Legambiente, sembra quasi che allo Stato non interessino i soldi delle spiagge. Eppure il giro d'affari dei 12.166 stabilimenti è stato stimato da Nomisma in almeno 15 miliardi.
La novità introdotta con il Decreto Agosto ha innalzato il canone minimo portandolo da 363 euro a 2.500 e questo dovrebbe generare 39 milioni in più. Nel rapporto sulle spiagge di Legambiente sono indicati gli affitti pagati dagli stabilimenti più noti, dove il costo di lettini e ombrelloni arriva a mille euro al giorno come nel caso del Twiga.
Qualche esempio: A Santa Margherita Ligure, il Lido Punta Pedale versa all'erario 7.500 euro l'anno, il Metropole 3.600, il Continental 1.900. A Forte dei Marmi il Bagno Felice corrisponde 6.500 euro per 4.860 metri quadri occupati.
A Punta Ala, l'Alleluja 5.200 euro per 2.400 metri e il Gymnasium 1.200 per 2.100 metri. A Capalbio, lo stabilimento l'Ultima Spiaggia versa 6 mila euro per 4.100 metri quadri. Il Luna Rossa di Gaeta ne sborsa 11.800 mentre il Bagno azzurro di Rimini 6.700.
In Sardegna, per le 59 concessioni di Arzachena, lo Stato porta a casa solo 19 mila euro. Il Papeete beach di Milano Marittima del leghista Massimo Casanova paga 10 mila euro di affitto rispetto a un fatturato di 700 mila.
In Italia non esiste una norma che stabilisca una percentuale massima di spiagge che si possono dare in concessione. Secondo gli ambientalisti oltre il 50% delle aree sabbiose è sottratto alla libera e gratuita fruizione. In Versilia si raggiunge il picco: 683 stabilimenti su 30 chilometri di costa, una media del 90% di spiagge occupate.
In Spagna nessuno affida le coste senza gare. Le proroghe sono legate agli effetti ambientali e vengono fissate condizioni per la protezione del demanio. In Francia la durata delle concessioni non supera i 12 anni e gli stabilimenti vanno smontati alla fine della stagione perché l'80% della superficie della spiaggia deve essere libera da costruzioni per sei mesi l'anno.
In Grecia si organizzano selezioni per consegnare il bene pubblico e sono i comuni a decidere per quanto tempo il privato può gestire la spiaggia. Da noi, invece, cresce la protesta delle associazioni dei balneari, sostenute dal centrodestra.
Il vicepresidente di Legambiente, Edoardo Zanchini, chiede alla politica «di cogliere l'occasione per inserire nei bandi elementi di premialità per i temi della sostenibilità e dell'inclusività».