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Apota
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Marta Ottaviani per “Avvenire”
Una legge prevede multe per chi pubblica i contenuti dei giornali internazionali Il presidente Vladimir Putin ha firmato la legge che consente di multare i media russi che pubblicano contenuti di media internazionali, considerati «agenti stranieri» da Mosca, senza specificare il loro status speciale.
La sanzione può arrivare fino a 50mila rubli nel caso si tratti di una redazione (650 dollari) e a 2.500 rubli (33 dollari) nel caso si tratti di un singolo giornalista. Secondo molti commentatori, si tratta dell'ennesima stretta sull'informazione in vista del voto per il rinnovo della Duma, il Parlamento, dove il partito del capo dello Stato, Russia Unita, si presenta con un visto calo dei consensi, attestati intorno al 30% contro il 56% delle politiche del 2016 e messi a dura prova dalla difficile situazione economica del Paese e dalla gestione della pandemia di Covid-19.
Appena 10 giorni fa, Meduza, uno dei siti di informazione più critici nei confronti del presidente Putin, è stato dichiarato «agente straniero». Parte della redazione e dei server, infatti, si trovano a Riga, in Lettonia, da dove possono lavorare più in sicurezza che in Russia. Il suo direttore, Ivan Kolpakov, ha sottolineato che con l'iscrizione di Meduza alla lista degli «agenti stranieri» da parte del Cremlino, per le autorità sarà più facile bloccare la visione dei suoi contenuti sul territorio nazionale e sottoporre a pressioni i giornalisti che lavorano dalla Russia.
Il presidente, poi, sa di poter sempre contare sugli oligarchi, anche per quanto riguarda la pressione sulla stampa. Quattro miliardari russi e la compagnia energetica nazionale hanno fatto causa alla casa editrice HarperCollins per aver pubblicato il libro Putin's People, gli Uomini di Putin.
A scriverlo Catherine Belton, ex giornalista del Financial Times, che ha raccontato l'ascesa del presidente russo e i suoi rapporti con gli oligarchi. Nel 2020 la Russia si è classificata al 150mo posto su 180 nella classifica stilata ogni anno da Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.
Una legge prevede multe per chi pubblica i contenuti dei giornali internazionali Il presidente Vladimir Putin ha firmato la legge che consente di multare i media russi che pubblicano contenuti di media internazionali, considerati «agenti stranieri» da Mosca, senza specificare il loro status speciale.
La sanzione può arrivare fino a 50mila rubli nel caso si tratti di una redazione (650 dollari) e a 2.500 rubli (33 dollari) nel caso si tratti di un singolo giornalista. Secondo molti commentatori, si tratta dell'ennesima stretta sull'informazione in vista del voto per il rinnovo della Duma, il Parlamento, dove il partito del capo dello Stato, Russia Unita, si presenta con un visto calo dei consensi, attestati intorno al 30% contro il 56% delle politiche del 2016 e messi a dura prova dalla difficile situazione economica del Paese e dalla gestione della pandemia di Covid-19.
Appena 10 giorni fa, Meduza, uno dei siti di informazione più critici nei confronti del presidente Putin, è stato dichiarato «agente straniero». Parte della redazione e dei server, infatti, si trovano a Riga, in Lettonia, da dove possono lavorare più in sicurezza che in Russia. Il suo direttore, Ivan Kolpakov, ha sottolineato che con l'iscrizione di Meduza alla lista degli «agenti stranieri» da parte del Cremlino, per le autorità sarà più facile bloccare la visione dei suoi contenuti sul territorio nazionale e sottoporre a pressioni i giornalisti che lavorano dalla Russia.
Il presidente, poi, sa di poter sempre contare sugli oligarchi, anche per quanto riguarda la pressione sulla stampa. Quattro miliardari russi e la compagnia energetica nazionale hanno fatto causa alla casa editrice HarperCollins per aver pubblicato il libro Putin's People, gli Uomini di Putin.
A scriverlo Catherine Belton, ex giornalista del Financial Times, che ha raccontato l'ascesa del presidente russo e i suoi rapporti con gli oligarchi. Nel 2020 la Russia si è classificata al 150mo posto su 180 nella classifica stilata ogni anno da Reporter Senza Frontiere sulla libertà di stampa.