Ad Oxford la decolonizzazione colpisce anche la musica classica

fallugia

Apota
Registrato
2/11/15
Messaggi
38.955
Punti reazioni
2.914
Antonio Calitri per “il Messaggero”

Dopo il cinema, la letteratura e le statue, la decolonizzazione della cultura arriva alla musica. E parte dalla Gran Bretagna, e da una delle istituzioni accademiche più prestigiose del mondo come l' Università di Oxford.

Qui infatti per i corsi musicali che partiranno con il nuovo anno accademico, quando probabilmente si tornerà in presenza, i professori dell' accademia inglese stanno lavorando a numerose modifiche in chiave politicamente corretta dei programmi e dei metodi di insegnamento, e tra gli aspetti più eclatanti c' è il ridimensionamento dello spazio da dedicare ai grandi musicisti classici occidentali: meno Mozart, meno Beethoven, meno Bach.


Non solo, ma si ipotizza anche l' eliminazione degli spartiti musicali, visto la musica scritta è considerata una pratica esclusivamente occidentale e dunque colonialista.


Secondo i documenti che dichiara di aver letto il quotidiano The Telegraph, la musica insegnata ad Oxford è stata ritenuta dallo stesso collegio dell' università il prodotto di una concezione colonialista dell' arte, troppo concentrata sulla musica europea bianca del periodo degli schiavi».

E gli stessi spartiti sono considerati un «sistema rappresentativo colonialista» e uno «schiaffo in faccia» ad alcuni studenti. Per tutte queste ragioni non saranno più obbligatori i vari Mozart e Beethoven, che comunque verranno affiancati da sempre più musicisti di origine coloniale. A partire da personaggi come Joseph Boulogne, violinista e compositore francese di origine africana vissuto nel Settecento.


Inoltre perderanno l' obbligatorietà anche alcune abilità come quella di suonare la tastiera o dirigere un' orchestra perché incentrate su repertori di «musica europea bianca» che causano, «un grande disagio agli studenti di colore» anche perché, come conclude un report interno, «la maggior parte dei tutor per le tecniche sono uomini bianchi».

Ma cosa si studierà ad Oxford dal prossimo anno accademico, nel tempo che verrà sottratto ai classici europei, agli spartiti e alle abilità che in qualche modo si possono ricondurre alle tradizioni bianche? Tra i nuovi generi destinati sicuramente a conquistare spazio ci sono innanzitutto l' hip hop e il jazz. E poi, nelle proposte in valutazione ci sono gli studi delle musiche africane, le musiche popolari e le musiche globali.
 
Io credo che molta gente abbia preso i libri di orwell non come un ammonizione ma come un manuale di idee.
 
Non saranno più obbligatori, ma uno che studia musica classica e non fa Beethoven Mozart e Bach non lo vedo dirigere a Vienna:D, si taglia le pàlle da solo.
 
Non saranno più obbligatori, ma uno che studia musica classica e non fa Beethoven Mozart e Bach non lo vedo dirigere a Vienna:D, si taglia le pàlle da solo.

Mozartkugeln - Le palle di Mozart


Mirabell_Echte_Salzburger_Mozartkugel_RGB_150dpi_02_17ada522d7.png
 
Conseguenze delle chiusure dei manicomi.
Chi è il rettore di oxford ? Sempre quello dell' asterisco finale al posto di nomi e parole maschili e femminili ?
 
Quindi al cesso pianoforti e violini, boghetti a tutta forza, chissa che compositori ne uscirenno fuori.
 
Antonio Calitri per “il Messaggero”

Dopo il cinema, la letteratura e le statue, la decolonizzazione della cultura arriva alla musica. E parte dalla Gran Bretagna, e da una delle istituzioni accademiche più prestigiose del mondo come l' Università di Oxford.

Qui infatti per i corsi musicali che partiranno con il nuovo anno accademico, quando probabilmente si tornerà in presenza, i professori dell' accademia inglese stanno lavorando a numerose modifiche in chiave politicamente corretta dei programmi e dei metodi di insegnamento, e tra gli aspetti più eclatanti c' è il ridimensionamento dello spazio da dedicare ai grandi musicisti classici occidentali: meno Mozart, meno Beethoven, meno Bach.


Non solo, ma si ipotizza anche l' eliminazione degli spartiti musicali, visto la musica scritta è considerata una pratica esclusivamente occidentale e dunque colonialista.


Secondo i documenti che dichiara di aver letto il quotidiano The Telegraph, la musica insegnata ad Oxford è stata ritenuta dallo stesso collegio dell' università il prodotto di una concezione colonialista dell' arte, troppo concentrata sulla musica europea bianca del periodo degli schiavi».

E gli stessi spartiti sono considerati un «sistema rappresentativo colonialista» e uno «schiaffo in faccia» ad alcuni studenti. Per tutte queste ragioni non saranno più obbligatori i vari Mozart e Beethoven, che comunque verranno affiancati da sempre più musicisti di origine coloniale. A partire da personaggi come Joseph Boulogne, violinista e compositore francese di origine africana vissuto nel Settecento.


Inoltre perderanno l' obbligatorietà anche alcune abilità come quella di suonare la tastiera o dirigere un' orchestra perché incentrate su repertori di «musica europea bianca» che causano, «un grande disagio agli studenti di colore» anche perché, come conclude un report interno, «la maggior parte dei tutor per le tecniche sono uomini bianchi».

Ma cosa si studierà ad Oxford dal prossimo anno accademico, nel tempo che verrà sottratto ai classici europei, agli spartiti e alle abilità che in qualche modo si possono ricondurre alle tradizioni bianche? Tra i nuovi generi destinati sicuramente a conquistare spazio ci sono innanzitutto l' hip hop e il jazz. E poi, nelle proposte in valutazione ci sono gli studi delle musiche africane, le musiche popolari e le musiche globali.

Ormai possono portare avanti qualunque b@iata che troveranno cmq sponda e supporto da parte......... è meglio che mi fermo qui.....
 
Antonio Calitri per “il Messaggero”

Dopo il cinema, la letteratura e le statue, la decolonizzazione della cultura arriva alla musica. E parte dalla Gran Bretagna, e da una delle istituzioni accademiche più prestigiose del mondo come l' Università di Oxford.

Qui infatti per i corsi musicali che partiranno con il nuovo anno accademico, quando probabilmente si tornerà in presenza, i professori dell' accademia inglese stanno lavorando a numerose modifiche in chiave politicamente corretta dei programmi e dei metodi di insegnamento, e tra gli aspetti più eclatanti c' è il ridimensionamento dello spazio da dedicare ai grandi musicisti classici occidentali: meno Mozart, meno Beethoven, meno Bach.


Non solo, ma si ipotizza anche l' eliminazione degli spartiti musicali, visto la musica scritta è considerata una pratica esclusivamente occidentale e dunque colonialista.


Secondo i documenti che dichiara di aver letto il quotidiano The Telegraph, la musica insegnata ad Oxford è stata ritenuta dallo stesso collegio dell' università il prodotto di una concezione colonialista dell' arte, troppo concentrata sulla musica europea bianca del periodo degli schiavi».

E gli stessi spartiti sono considerati un «sistema rappresentativo colonialista» e uno «schiaffo in faccia» ad alcuni studenti. Per tutte queste ragioni non saranno più obbligatori i vari Mozart e Beethoven, che comunque verranno affiancati da sempre più musicisti di origine coloniale. A partire da personaggi come Joseph Boulogne, violinista e compositore francese di origine africana vissuto nel Settecento.


Inoltre perderanno l' obbligatorietà anche alcune abilità come quella di suonare la tastiera o dirigere un' orchestra perché incentrate su repertori di «musica europea bianca» che causano, «un grande disagio agli studenti di colore» anche perché, come conclude un report interno, «la maggior parte dei tutor per le tecniche sono uomini bianchi».

Ma cosa si studierà ad Oxford dal prossimo anno accademico, nel tempo che verrà sottratto ai classici europei, agli spartiti e alle abilità che in qualche modo si possono ricondurre alle tradizioni bianche? Tra i nuovi generi destinati sicuramente a conquistare spazio ci sono innanzitutto l' hip hop e il jazz. E poi, nelle proposte in valutazione ci sono gli studi delle musiche africane, le musiche popolari e le musiche globali.

E quella sui numeri romani in alcuni musei di Parigi te la sei persa ? :clap:
 
Sbianchettare a ritroso tutta la cultura occidentale fino a Platone, se non più indietro, la vedo dura... anche perchè il bianchetto col nome che si ritrova sarà presto vietato
 
Antonio Calitri per “il Messaggero”

Dopo il cinema, la letteratura e le statue, la decolonizzazione della cultura arriva alla musica. E parte dalla Gran Bretagna, e da una delle istituzioni accademiche più prestigiose del mondo come l' Università di Oxford.

Qui infatti per i corsi musicali che partiranno con il nuovo anno accademico, quando probabilmente si tornerà in presenza, i professori dell' accademia inglese stanno lavorando a numerose modifiche in chiave politicamente corretta dei programmi e dei metodi di insegnamento, e tra gli aspetti più eclatanti c' è il ridimensionamento dello spazio da dedicare ai grandi musicisti classici occidentali: meno Mozart, meno Beethoven, meno Bach.


Non solo, ma si ipotizza anche l' eliminazione degli spartiti musicali, visto la musica scritta è considerata una pratica esclusivamente occidentale e dunque colonialista.


Secondo i documenti che dichiara di aver letto il quotidiano The Telegraph, la musica insegnata ad Oxford è stata ritenuta dallo stesso collegio dell' università il prodotto di una concezione colonialista dell' arte, troppo concentrata sulla musica europea bianca del periodo degli schiavi».

E gli stessi spartiti sono considerati un «sistema rappresentativo colonialista» e uno «schiaffo in faccia» ad alcuni studenti. Per tutte queste ragioni non saranno più obbligatori i vari Mozart e Beethoven, che comunque verranno affiancati da sempre più musicisti di origine coloniale. A partire da personaggi come Joseph Boulogne, violinista e compositore francese di origine africana vissuto nel Settecento.


Inoltre perderanno l' obbligatorietà anche alcune abilità come quella di suonare la tastiera o dirigere un' orchestra perché incentrate su repertori di «musica europea bianca» che causano, «un grande disagio agli studenti di colore» anche perché, come conclude un report interno, «la maggior parte dei tutor per le tecniche sono uomini bianchi».

Ma cosa si studierà ad Oxford dal prossimo anno accademico, nel tempo che verrà sottratto ai classici europei, agli spartiti e alle abilità che in qualche modo si possono ricondurre alle tradizioni bianche? Tra i nuovi generi destinati sicuramente a conquistare spazio ci sono innanzitutto l' hip hop e il jazz. E poi, nelle proposte in valutazione ci sono gli studi delle musiche africane, le musiche popolari e le musiche globali.

Buongiorno, l'unico commento che si puo' fare è che questi sono fuori di testa, ma proprio fuori...
una roba vomitevole e profondamente ignorante.
 
Allora, se vogliamo fare la solita caciara da AP, facciamola e va benissimo :D
Altrimenti vi consiglio un bel video di Adam Neely, non so se lo conoscete.



Ovviamente si prega di andare oltre il titolo. Poi se lo guardate, ne parliamo, perchè è una cosa seria.
Non succederà, ma io ci provo :D
 
Allora, se vogliamo fare la solita caciara da AP, facciamola e va benissimo :D
Altrimenti vi consiglio un bel video di Adam Neely, non so se lo conoscete.



Ovviamente si prega di andare oltre il titolo. Poi se lo guardate, ne parliamo, perchè è una cosa seria.
Non succederà, ma io ci provo :D

Qualche spunto interessante c'è ma dura 40 minuti, non li posso investire

Vuoi condensare in 40 righe?
 
Con le vuvuzela al conservatorio :D
 
per essere a la page sto già prendendo lezioni di bongo:o
 
Allora, se vogliamo fare la solita caciara da AP, facciamola e va benissimo :D
Altrimenti vi consiglio un bel video di Adam Neely, non so se lo conoscete.



Ovviamente si prega di andare oltre il titolo. Poi se lo guardate, ne parliamo, perchè è una cosa seria.
Non succederà, ma io ci provo :D
Sono arrivato a sforzo al 10 minuto e poi mi sono rotto, alcune osservazioni:

  • Se ai tempi di Mozart in Africa stavano ancora coi bonghetti questo non è colpa nostra.
  • Molti stati africani non sono riusciti nemmeno ad esprimere una grammatica della loro lingua figuriamoci codificare la musica e metterla su carta, anche qui ovviamente colpa nostra che lo abbiamo fatto prima di loro.
  • In India possono codificare la loro musica nel modo che più gli aggrada
  • Non si capisce come possa essere considerata “colonizzazione” quello che si studia nel proprio paese.
  • Che gli spartiti siano considerati uno “schiaffo in faccia” per alcuni studenti penso sia una deriva del PC che porterà alla fine di Oxford, perché il passo fino a pensare che anche le sue architetture possano essere uno “schiaffo in faccia” a chi viene da paesi dove stanno alle capanne di fango è molto breve.
 
Vincent Vеga;55940998 ha scritto:
voleva un riassunto da parte nostra :D

Eheh no :D

Praticamente dice che ciò che noi chiamiamo "teoria musicale" (scale, accordi, tempi ecc.) non è "teoria musicale", ma solo la teoria della Musica Europea del 1700, Bach ecc.
In altre culture la "teoria musicale" è molto diversa, perchè non comprende solo le note, ma anche il movimento del corpo e altre cose, senza le quali la Musica non è considerata Musica. Qui da noi, quindi anche negli USA o nel mondo "Occidentale" in generale, la fisicità non è considerata parte della Musica.
Questo in sunto è il concetto.
 
Indietro