Charlie
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a come salvaguardare aziende più strategiche, a come innovare e cavalcare i cambiamenti, ormai irreversibili, a come ridisegnare l'economia e la società, invece di stare ancora a strepitare su ristoranti e bar che chiudono alle 18, e ai danni psicologici per i gggiovani che soffrono se non fanno aperitivi ammassati a centinaia tutti i giorni
Questo articolo ha contenuti DRAMMATICI, e parliamo di Milano, figuriamoci in aree più depresse:
Crisi in Lombardia, 15 multinazionali sono pronte alla fuga - la Repubblica
Henkel e Deutsche Bank, la Sematic che punta sull’Ungheria e la farmaceutica Sicor lasciata da Teva: le multinazionali riducono gli investimenti
Il dossier sul tavolo dell'assessorato regionale allo Sviluppo economico parla di almeno 15 casi di aziende multinazionali pronte a ridurre la propria presenza in Lombardia. Settori della chimica, della meccanica, della moda, del mondo bancario: una grande varietà purtroppo.
In alcuni casi viene chiusa una parte dei negozi, vedi ad esempio il caso delle catena di profumerie Douglas Italia che rinuncia a 19 punti vendita su 68 da qui a due anni; in altre si tira giù la serranda per trasferirsi dove il costo del lavoro è più basso, tipo la Sematic che da Osio Sotto va in Ungheria. "Nei prossimi cinque anni cambieranno il 50 per cento delle mansioni che noi conosciamo", dice il segretario regionale della Fim Cisl Mirko Dolzadelli, a proposito del settore manifatturiero. Altri cambiamenti sono dovuti alle nuove tecnologie e ai cambiamenti organizzativi, vedi ad esempio Deutsche Bank che chiude un quinto delle proprie filiali: ormai si fa tutto online, non è un addio all'ufficio in carne e ossa ma insomma, è chiaro che nulla sarà più come prima. "Dobbiamo continuare a mantenere un'alta attrattività, non solo di capitale e industriale ma occupazionale", confida Dolzadelli. Ma serve programmazione e probabilmente anche un maggior protagonismo del pubblico e quindi della politica.
Lavoro a Milano, persi cinque anni: Il Covid ha azzerato l’onda lunga dell’Expo
di Alessia Gallione
02 Marzo 2021
Nella provincia di Lecco, a Bulciago, la Teva, multinazionale israeliana che ha acquisito la Sicor, azienda farmaceutica che produce prodotti anche contro l'alzhaimer e altre patologie gravi, vuole cancellare cinquant'anni di storia e lasciare i 109 dipendenti senza lavoro. "La chiusura dello stabilimento, che porterà anche a problemi di tipo ambientale con bonifiche necessarie da fare, è stato annunciato dal gruppo in maniera irreversibile", spiega il rapporto della Regione. Tre mesi di tempo e addio. Ma la cosa che più stupisce è che nel 2020, anno di pandemia da coronavirus, Sicor ha fatto 29 milioni di euro di utili. Ampi profitti che non guardano in faccia a nessuno. "Siamo convinti che Bulciago possa e debba continuare a produrre con Teva o senza di Teva - spiegano le rappresentanze sindacali di Filtcem Cgil e Ulitec Uil - e non ci arrendiamo all'idea che non sia possibile trovare altri soggetti industriali che abbiano le competenze e la volontà di investire in un settore strategico come l'industria farmaceutica". Lo slogan che hanno coniato questi lavoratori è infatti "Lasciateci le chiavi".
Henkel chiude lo stabilimento di Lomazzo, 150 dipendenti a rischio: sciopero in tutte le sedi italiane della società
16 Febbraio 2021
C'è, ancora, il gruppo L'Alco, che in Lombardia gestisce ben 44 negozi a marchio Despar, Eurospar, Interspar e Cash&Carry Alta Sfera. I cui dipendenti sabato scorso hanno scioperato per l'intera giornata perché nelle ultime settimane non c'è stata nessuna comunicazione o informazione sullo stato di avanzamento delle trattative di cessione dei marchi, nulla sul pagamento degli stipendi e nulla sulle retribuzioni arretrate mancanti. E infine, altro caso e altra multinazionale, la Henkel di Lomazzo, in provincia di Como. Una fabbrica che è un po' il cuore della cittadina, 150 persone presto a casa e la produzione che viene spostata a Ferentino, in provincia di Frosinone.
In ogni caso è comunque un assaggio di ciò che potrebbe accadere, e stavolta su più ampia scala, una volta terminato il blocco dei licenziamenti, che al momento scade il prossimo 31 marzo.
Questo articolo ha contenuti DRAMMATICI, e parliamo di Milano, figuriamoci in aree più depresse:
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Il dossier sul tavolo dell'assessorato regionale allo Sviluppo economico parla di almeno 15 casi di aziende multinazionali pronte a ridurre la propria presenza in Lombardia. Settori della chimica, della meccanica, della moda, del mondo bancario: una grande varietà purtroppo.
In alcuni casi viene chiusa una parte dei negozi, vedi ad esempio il caso delle catena di profumerie Douglas Italia che rinuncia a 19 punti vendita su 68 da qui a due anni; in altre si tira giù la serranda per trasferirsi dove il costo del lavoro è più basso, tipo la Sematic che da Osio Sotto va in Ungheria. "Nei prossimi cinque anni cambieranno il 50 per cento delle mansioni che noi conosciamo", dice il segretario regionale della Fim Cisl Mirko Dolzadelli, a proposito del settore manifatturiero. Altri cambiamenti sono dovuti alle nuove tecnologie e ai cambiamenti organizzativi, vedi ad esempio Deutsche Bank che chiude un quinto delle proprie filiali: ormai si fa tutto online, non è un addio all'ufficio in carne e ossa ma insomma, è chiaro che nulla sarà più come prima. "Dobbiamo continuare a mantenere un'alta attrattività, non solo di capitale e industriale ma occupazionale", confida Dolzadelli. Ma serve programmazione e probabilmente anche un maggior protagonismo del pubblico e quindi della politica.
Lavoro a Milano, persi cinque anni: Il Covid ha azzerato l’onda lunga dell’Expo
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02 Marzo 2021
Nella provincia di Lecco, a Bulciago, la Teva, multinazionale israeliana che ha acquisito la Sicor, azienda farmaceutica che produce prodotti anche contro l'alzhaimer e altre patologie gravi, vuole cancellare cinquant'anni di storia e lasciare i 109 dipendenti senza lavoro. "La chiusura dello stabilimento, che porterà anche a problemi di tipo ambientale con bonifiche necessarie da fare, è stato annunciato dal gruppo in maniera irreversibile", spiega il rapporto della Regione. Tre mesi di tempo e addio. Ma la cosa che più stupisce è che nel 2020, anno di pandemia da coronavirus, Sicor ha fatto 29 milioni di euro di utili. Ampi profitti che non guardano in faccia a nessuno. "Siamo convinti che Bulciago possa e debba continuare a produrre con Teva o senza di Teva - spiegano le rappresentanze sindacali di Filtcem Cgil e Ulitec Uil - e non ci arrendiamo all'idea che non sia possibile trovare altri soggetti industriali che abbiano le competenze e la volontà di investire in un settore strategico come l'industria farmaceutica". Lo slogan che hanno coniato questi lavoratori è infatti "Lasciateci le chiavi".
Henkel chiude lo stabilimento di Lomazzo, 150 dipendenti a rischio: sciopero in tutte le sedi italiane della società
16 Febbraio 2021
C'è, ancora, il gruppo L'Alco, che in Lombardia gestisce ben 44 negozi a marchio Despar, Eurospar, Interspar e Cash&Carry Alta Sfera. I cui dipendenti sabato scorso hanno scioperato per l'intera giornata perché nelle ultime settimane non c'è stata nessuna comunicazione o informazione sullo stato di avanzamento delle trattative di cessione dei marchi, nulla sul pagamento degli stipendi e nulla sulle retribuzioni arretrate mancanti. E infine, altro caso e altra multinazionale, la Henkel di Lomazzo, in provincia di Como. Una fabbrica che è un po' il cuore della cittadina, 150 persone presto a casa e la produzione che viene spostata a Ferentino, in provincia di Frosinone.
In ogni caso è comunque un assaggio di ciò che potrebbe accadere, e stavolta su più ampia scala, una volta terminato il blocco dei licenziamenti, che al momento scade il prossimo 31 marzo.