Charlie
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rimandare indietro chi arriva con gli sbarchi autonomi
Mi sembra una bella notizia, un passo avanti nella giusta direzione. Fare quello che il precedente ministro dell'interno non è stato in grado di fare
Dopo le due missioni in Nord Africa, l'Italia è riuscita ad ottenere il nullaosta per il raddoppio delle quote in considerazione degli aumentati flussi migratori verso Lampedusa: 15 i barchini approdati ieri. L'Italia ferma anche la Sea Watch 4
Si raddoppia. L'Italia rimanderà indietro da 5 a 600 tunisini al mese aumentando le quote previste dall'accordo bilaterale sui rimpatri. Visti i flussi particolarmente rilevanti che nel 2020 hanno portato in Italia più di 2000 persone provenienti dalla Tunisia con sbarchi autonomi, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese è riuscita ad ottenere il nullaosta ai rimpatri straordinari.
Nelle prossime settimane partiranno dall'Italia una serie di voli charter che si aggiungono ai due voli bisettimanali già previsti e ripresi il mese di luglio dopo l'interruzione causata dall'emergenza Covid-19. Gli accordi in vigore prevedono la possibilità di rimpatriare 80 persone a settimana in due voli da 40. L'obiettivo dell'Italia è quello di rimandarne indietro il doppio con questi voli straordinari. Ovviamente osservando, come nel caso dei voli ordinari, le norme del rispetto del diritto internazionale e della dignità umana.
Un primo impegno ad autorizzare i voli straordinari di rimpatrio - in seguito all'incremento degli sbarchi autonomi di migranti tunisini in Sicilia - era stato preso il 27 luglio, in occasione della prima visita a Tunisi di Luciana Lamorgese, ed è stato poi confermato negli incontri tenuti a Tunisi il 17 agosto dallo stesso ministro dell'Interno insieme al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e ai commissari dell'Unione europea, Ylva Johansson e Oliver Varhelyi.
Un risultato importante per l'Italia che guarda con estrema attenzione al piano per l'immigrazione dell'Unione europea che verrà presentato mercoledi. Un piano che, oltre ad un meccanismo di redistribuzione obbligatoria dei migranti, dovrebbe prevedere anche un analogo obbligo di suddivisione di responsabilità dei rimpatri. Secondo una delle ipotesi previste i Paesi che rifiutano di accogliere i migrati potrebbero doversi accollare l'onere dell'organizzazione dei rimpatri di chi non ha diritto che, però, nel frattempo rimarrebbe nel Paese di primo approdo. Soluzione, questa, che non soddisfa affatto l'Italia che dunque, intanto, cerca di provvedere da sè a rispedire indietro un numero più consistente di persone a cui non verrà riconosciuto alcun tipo di permesso di soggiorno.
Ancora nel weekend sono stati ben 26 gli sbarchi a Lampedusa, quasi tutti cittadini tunisini ora ospiti dell'hotspot di nuovo sovraffollato, più di mille presenze a fronte di una capienza di 192 ospiti. Ferma davanti all'isola c'è anche la nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea eye che ha a bordo 133 migranti salvati nel corso di tre interventi, 62 dei quali minori. E tra questi anche un bimbo di 5 mesi. Il comandante della nave ha chiesto l'autorizzazione allo sbarco ma la Guardia costiera lo ha invitato a rivolgersi al Centro di coordinamento marittimo di competenza, quello di Brema, visto che la nave è di bandiera tedesca. I salvataggi, si legge nella mail inviata da Roma e diffusa dalla ong, sono infatti avvenuti al di fuori della zona Sar italiana, che non ha coordinato nulla, visto che gli interventi sono stati gestiti autonomamente dalla Alan Kurdi.
E l'Italia ieri ha fermato anche la Sea Watch 4, così come temeva la Ong tedesca dopo aver ricevuto l'ispezione della Guardia costiera. È la quinta nave umanitaria che viene bloccata con fermo amministrativo. "Era ciò che ci aspettavamo dopo un'ispezione il cui chiaro scopo era quello di trovare delle motivazioni pretestuose per impedirci di tornare a salvare vite", l'accusa della Ong.
Mi sembra una bella notizia, un passo avanti nella giusta direzione. Fare quello che il precedente ministro dell'interno non è stato in grado di fare
Dopo le due missioni in Nord Africa, l'Italia è riuscita ad ottenere il nullaosta per il raddoppio delle quote in considerazione degli aumentati flussi migratori verso Lampedusa: 15 i barchini approdati ieri. L'Italia ferma anche la Sea Watch 4
Si raddoppia. L'Italia rimanderà indietro da 5 a 600 tunisini al mese aumentando le quote previste dall'accordo bilaterale sui rimpatri. Visti i flussi particolarmente rilevanti che nel 2020 hanno portato in Italia più di 2000 persone provenienti dalla Tunisia con sbarchi autonomi, la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese è riuscita ad ottenere il nullaosta ai rimpatri straordinari.
Nelle prossime settimane partiranno dall'Italia una serie di voli charter che si aggiungono ai due voli bisettimanali già previsti e ripresi il mese di luglio dopo l'interruzione causata dall'emergenza Covid-19. Gli accordi in vigore prevedono la possibilità di rimpatriare 80 persone a settimana in due voli da 40. L'obiettivo dell'Italia è quello di rimandarne indietro il doppio con questi voli straordinari. Ovviamente osservando, come nel caso dei voli ordinari, le norme del rispetto del diritto internazionale e della dignità umana.
Un primo impegno ad autorizzare i voli straordinari di rimpatrio - in seguito all'incremento degli sbarchi autonomi di migranti tunisini in Sicilia - era stato preso il 27 luglio, in occasione della prima visita a Tunisi di Luciana Lamorgese, ed è stato poi confermato negli incontri tenuti a Tunisi il 17 agosto dallo stesso ministro dell'Interno insieme al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, e ai commissari dell'Unione europea, Ylva Johansson e Oliver Varhelyi.
Un risultato importante per l'Italia che guarda con estrema attenzione al piano per l'immigrazione dell'Unione europea che verrà presentato mercoledi. Un piano che, oltre ad un meccanismo di redistribuzione obbligatoria dei migranti, dovrebbe prevedere anche un analogo obbligo di suddivisione di responsabilità dei rimpatri. Secondo una delle ipotesi previste i Paesi che rifiutano di accogliere i migrati potrebbero doversi accollare l'onere dell'organizzazione dei rimpatri di chi non ha diritto che, però, nel frattempo rimarrebbe nel Paese di primo approdo. Soluzione, questa, che non soddisfa affatto l'Italia che dunque, intanto, cerca di provvedere da sè a rispedire indietro un numero più consistente di persone a cui non verrà riconosciuto alcun tipo di permesso di soggiorno.
Ancora nel weekend sono stati ben 26 gli sbarchi a Lampedusa, quasi tutti cittadini tunisini ora ospiti dell'hotspot di nuovo sovraffollato, più di mille presenze a fronte di una capienza di 192 ospiti. Ferma davanti all'isola c'è anche la nave Alan Kurdi della Ong tedesca Sea eye che ha a bordo 133 migranti salvati nel corso di tre interventi, 62 dei quali minori. E tra questi anche un bimbo di 5 mesi. Il comandante della nave ha chiesto l'autorizzazione allo sbarco ma la Guardia costiera lo ha invitato a rivolgersi al Centro di coordinamento marittimo di competenza, quello di Brema, visto che la nave è di bandiera tedesca. I salvataggi, si legge nella mail inviata da Roma e diffusa dalla ong, sono infatti avvenuti al di fuori della zona Sar italiana, che non ha coordinato nulla, visto che gli interventi sono stati gestiti autonomamente dalla Alan Kurdi.
E l'Italia ieri ha fermato anche la Sea Watch 4, così come temeva la Ong tedesca dopo aver ricevuto l'ispezione della Guardia costiera. È la quinta nave umanitaria che viene bloccata con fermo amministrativo. "Era ciò che ci aspettavamo dopo un'ispezione il cui chiaro scopo era quello di trovare delle motivazioni pretestuose per impedirci di tornare a salvare vite", l'accusa della Ong.