E' la fine della guerra civile in Libia.

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Come leggere la tregua in Libia - Il Foglio

Ieri il premier di Tripoli, Fayez al Serraj, e il presidente dell’Assemblea di Tobruk, Aguila Saleh, hanno annunciato un cessate il fuoco congiunto. E’ la fine della guerra civile in Libia, scatenata dal generale Haftar nell’aprile 2019. Hanno persino parlato di “elezioni a marzo”. Bene, ma ora torniamo nella realtà. Le due parti, Tripoli e Tobruk, hanno fatto l’annuncio ma non sono che mere portavoci della volontà degli stati sponsor. Turchia e Qatar da una parte, Emirati Arabi Uniti, Egitto...:yes::yes:
 
Libia: il GNA annuncia il cessate il fuoco, previste nuove elezioni a marzo | Sicurezza internazionale | LUISS

Libia: il GNA annuncia il cessate il fuoco, previste nuove elezioni a marzo

Pubblicato il 21 agosto 2020 alle 15:36 in Africa Libia

Il governo di Tripoli, altresì noto come Governo di Accordo Nazionale (GNA), ha ordinato, venerdì 21 agosto, un cessate il fuoco immediato ed ha esortato le parti coinvolte ad organizzare elezioni parlamentari e presidenziali per il mese di marzo 2021.

L’annuncio è giunto dal premier di Tripoli, nonché capo del Consiglio presidenziale, Fayez al-Sarraj, il quale ha ordinato alle forze militari di “fermare tutte le operazioni di combattimento” nei territori libici, vista la “situazione attuale vissuta dal Paese e dalla regione”. Al-Sarraj ha specificato che cessare il fuoco implica una smilitarizzazione della città costiera di Sirte e della base di al-Jufra, dove le forze di sicurezza sono chiamate a salvaguardarne la sicurezza. Con tale iniziativa, ha affermato il premier tripolino, il GNA desidera ribadire che l’obiettivo finale è ripristinare la piena sovranità sul suolo libico e allontanare forze straniere e mercenari.

L’appello è stato poi rivolto anche dal presidente della Camera dei Rappresentanti di Tobruk, Aguila Saleh, il quale ha esortato le parti impegnate nel conflitto libico a rispettare la tregua e si è unito alla richiesta del GNA di riprendere le attività di esportazione e produzione di petrolio. Le entrate derivanti, è stato riferito da entrambe le parti, potranno essere “congelate” e depositate in un conto della Libyan Foreign Bank, fino a quando non verrà raggiunto un accordo politico che rispetti i risultati della Conferenza di Berlino del 19 gennaio scorso e gli accordi raggiunti sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Dal canto suo, l’Esercito Nazionale Libico (LNA), guidato dal generale Khalifa Haftar, non ha rilasciato, sino ad ora, commenti. Lo stesso esercito, il 6 giugno scorso, si era già detto a favore del cessate il fuoco proposto dal suo alleato egiziano con l’Iniziativa Cairo. A detta di Saleh, cessare il fuoco ostacolerà l’intervento militare da parte di forze straniere. “Cerchiamo di voltare pagina e guardare al futuro” ha affermato il presidente parlamentare, il quale ha esortato le parti impegnate a “istituire lo Stato attraverso un processo elettorale che rispetti la Costituzione”.

Al-Sarraj ha poi avanzato la proposta di indire elezioni parlamentari e presidenziali per il mese di marzo del prossimo anno, mentre Saleh ha proposto di rendere Sirte la capitale temporanea per un nuovo Consiglio presidenziale. La sicurezza di tale città costiera, a detta del presidente parlamentare, potrà essere affidata a forze di sicurezza libiche, provenienti dalle diverse regioni del Paese.

A seguito dell’annuncio del GNA, il presidente egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, a cui, negli ultimi giorni, le tribù libiche hanno chiesto sostegno per un possibile intervento, ha accolto con favore il cessate il fuoco, affermando che questo rappresenta “un passo importante” sulla strada verso il raggiungimento di una soluzione politica, che risponda alle aspirazioni del popolo libico, il quale desidera “stabilità e prosperità”.

Parallelamente, anche la Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia (UNISMIL) ha mostrato il proprio apprezzamento, dopo che ha più volte esortato le forze in campo ad allontanare mercenari e milizie straniere. Inoltre, la Missione ha appoggiato la richiesta di Saleh e al-Sarraj di revocare il blocco delle attività di produzione ed esportazione di petrolio.

É dal 18 gennaio scorso che gruppi alleati con il generale dell’LNA avevano bloccato le attività di export sia presso al-Sharara sia in altri giacimenti, tra cui al-Feel, nella cornice di un “movimento di rabbia di Fezzan”, diretto soprattutto contro la continua ingerenza della Turchia. Ciò ha provocato un crollo della produzione petrolifera libica, passata da 1.2 milioni di barili al giorno ad appena 72.000, determinando perdite pari a più di 8 miliardi di dollari in 208 giorni, secondo gli ultimi dati forniti dalla compagnia petrolifera statale libica, la National Oil Corporation (NOC), il 15 agosto.

La Libia vive in una situazione di grave instabilità dal 15 febbraio 2011, data di inizio della rivoluzione e della guerra civile. Nel mese di ottobre dello stesso anno, il Paese Nord-africano ha poi assistito alla caduta del regime del dittatore Muammar Gheddafi, ma da allora non è mai riuscito a effettuare una transizione democratica e vede tuttora la presenza di due schieramenti. Da un lato vi è il governo di Tripoli, nato con gli accordi di Skhirat del 17 dicembre 2015, e guidato dal premier Fayez al-Sarraj, il quale rappresenta l’unico esecutivo riconosciuto dall’Onu. I suoi principali sostenitori sono la Turchia, l’Italia e il Qatar. Dall’altro lato vi è il governo di Tobruk del generale Khalifa Haftar, appoggiato da Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto, Russia e Francia. Anche la Giordania è considerata tra i suoi principali esportatori di armi.

Nelle ultime settimane i fronti di combattimento avevano assistito ad una fase di stallo, in attesa dei risultati della mobilitazione a livello diplomatico che ha visto impegnati diversi attori internazionali, con il fine ultimo di scongiurare una battaglia presso i fronti di Sirte e al-Jufra, nonchè una più ampia “guerra regionale”. Tali località hanno rappresentato a lungo gli obiettivi dell’ultima operazione lanciata dal GNA, il quale mirava poi a liberare i restanti territori libici controllati dalle forze di Haftar. Tra i promotori di una “smilitarizzazione” di Sirte e al-Jufra vi è stata anche Washington.
 
Insomma la francia ha scatenato il casino per appropriarsi di quanto aveva l'italia li, ed è finita che il piatto se lo spartiscono turchia ed egitto.

Geniale l'idea francese e notevole l'immobilismo e incapacità italiane, alla fine vediamo prevalere chi ci ha messo soldi, soldati e impegno anzichè chiacchere e diplomazia.
 
Libia, lo sconfitto è Macron, il vincitore Erdogan.
 
Libia: le differenze e i punti di incontro tra Saleh e Sarraj
Tripoli, 21 ago 13:54 - (Agenzia Nova) - Il presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk (l’organo legislativo della Libia eletto nel 2014 che si riunisce in Cirenaica), Aguila Saleh, e il presidente del Consiglio presidenziale del Governo di accordo nazionale (Gna) della Libia, Fayez al Sarraj, hanno diffuso oggi due comunicati distinti per chiedere l’immediata cessazione delle ostilità e la riattivazione della produzione petrolifera. Su questi ultimi due punti, infatti, sembra esserci una convergenza pressoché totale tra i due leader libici. Entrambi hanno fatto riferimento alla sovranità libica e all’espulsione di forze straniere e di mercenari dal territorio del paese. Tuttavia, nella dichiarazione di Saleh è presente anche un passaggio sullo smantellamento delle milizie, in un chiaro riferimento ai gruppi armati che sostengono il Gna. Totale unità d’intenti – e questa è una novità – per quanto riguarda la ripresa della produzione petrolifera: i due comunicati parlano entrambi dell’apertura di un conto presso la Libyan Arab Foreign Bank dove saranno versati i proventi delle esportazioni petrolifere, in attesa di un accordo politico nell’ambito dei negoziati portati avanti dalle Nazioni Unite. “Agenzia Nova” aveva già anticipato lo scorso 30 giugno che la bozza che dell’intesa che prevedeva, appunto, il versamento dei fondi un conto all’interno del paese bloccato per quattro mesi.


ps.....entrambe le fazioni si avvalgono di milizie straniere.
 
Haftar cosa dice?
 
e' solo una tregua ,quando mai si metteranno d'accordo ,senza contare i terzi che hanno interesse a far partire di nuovo il casino. li c'era gheddafi ,bisognava lasciarcelo e per un po' di anni non cerano problemi ,invece.....
 
Insomma la francia ha scatenato il casino per appropriarsi di quanto aveva l'italia li, ed è finita che il piatto se lo spartiscono turchia ed egitto.

Geniale l'idea francese e notevole l'immobilismo e incapacità italiane, alla fine vediamo prevalere chi ci ha messo soldi, soldati e impegno anzichè chiacchere e diplomazia.

La guerra mercenaria e imperialistica scatenata dai falsi moralisti dell'occidente che distribuiscono false patenti di eticità in giro per il mondo per disintegrare la Libia e impadronirsi del petrolio ha pure sancito lo stato definitivamente ufficiale di colonia della Germania dell'Italia in linea con la condotta e gli auspici dei suoi maggiordomi del pd e della fascista classe dominante . Che si guadagna la posizione di eternamente protetti proconsoli.
 
Haftar cosa dice?

hahahahahhahahahha

o qualcosa del genere, almeno all'epoca mi sembra si sostenesse la sua marcia vittoriosa, tipo doveva entrare a Tripoli in una settimana

ma era talmente veloce che deve esser andato lungo

:):):)
 
Libia, Serraj esclude Haftar: "Non c'e posto per criminali" - Affaritaliani.it

Sabato, 22 agosto 2020 - 17:40:00
Libia, Serraj esclude Haftar: "Non c'è posto per criminali"

Il Governo di accordo nazionale libico, guidata da Fayez al Serraj, ha sottolineato "l'importanza di riprendere il processo politico su basi chiari in cui non c'e' posto per chi ha le mani sporche con il sangue dei libici e per chiunque abbia commesso violazioni che equivalgono a crimini di guerra e crimini contro l'umanita', e non rinuncia all'applicazione della giustizia nei loro confronti". Lo ha chiarito l'esecutivo di Tripoli dopo una riunione, il giorno dopo aver annunciato un accordo di cessate il fuoco con il presidente del Parlamento di Tobruk, Aguila Saleh. Tripoli esclude cosi' chiaramente l'uomo forte della Cirenaica, Khalifa Haftar, dal nuovo processo politico per riunire il Paese.



Ovvio.
 
L'importante è che trovino pace.
Cosa di cui ovviamente dubito, ma chissà...
 
L'importante è che trovino pace.
Cosa di cui ovviamente dubito, ma chissà...

Per fare la pace, bisogna chiudere con il passato e il nuovo governo deve rappresentare tutte le parti in causa.
Comunque è un inizio sicuramente da apprezzare, poi la strada non sarà facile, non tanto per via dei libici, ma per i paesi esterni che hanno interessi nel paese
e cui può fare più comodo la destabilizzazione.
 
e' solo una tregua ,quando mai si metteranno d'accordo ,senza contare i terzi che hanno interesse a far partire di nuovo il casino. li c'era gheddafi ,bisognava lasciarcelo e per un po' di anni non cerano problemi ,invece.....


Gheddafi era un rottame già all'epoca del baciamano di Berlusconi.

se noi fossimo uno stato serio avremmo dovuto avere pronto DA ANNI un piano per il dopo Gheddafi


Charamente i nostri uffici di pianificazione esistono solo nel Paese delle marmotte che incartano la cioccolata...
 
Da qui alle elezioni di marzo ai voglia a parlare di pace dopo un decennio di lotte interne senza un vero vincitore.
 
L’intesa per la fine delle ostilità segnala il ritorno in campo degli Usa. Mosca è stata però fondamentale nel ridimensionare Haftar e nel restituire l’iniziativa politica ad Aguila Saleh presidente del Parlamento di Tobruk. Ma intanto le posizioni restano molto distanti.
E la riconciliazione assai lontana.

E d’improvviso in Libia scoppiò la tregua. O, meglio, un cessate il fuoco capace di aprire la strada alla pace. Dietro l’annuncio - confermato non solo dal premier di Tripoli Fayez Al Serraj e dal presidente del Parlamento di Tobruk Aguila Saleh, ma persino da un presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi pronto fino a pochi giorni fa ad invadere il paese - c’è sicuramente lo zampino dell’America. A risvegliare l’interesse di Washington per un conflitto a lungo ignorato ha contribuito l’arrivo a maggio nella base di Jufra, 350 chilometri a sud di Sirte, di una pattuglia Mig russi provenienti dalla Siria.


La Turchia apre agli USA: "collaboriamo insieme per costruire impianti energetici in Libia e Iraq"
Quel dispiegamento e il timore che la base si trasformasse in un avamposto russo ha rimesso in moto l’assopita macchina diplomatica americana. Da quel momento l’ambasciatore americano a Tripoli Richard Nordland ha iniziato a far la spola tra Ankara, Abu Dhabi, Il Cairo e le altre capitali dei paesi coinvolti nel conflitto. E una parte di quella trattativa è stata condotta, seppur su altri canali, anche con Mosca. Alle intese raggiunte da Nordland ha contribuito il ruolo svolto da Washington nell’accordo di pace siglato solo pochi giorni prima da emirati Arabi e Israele.
Khalifa Haftar

Crisi libica, ultimatum della Turchia alle forze del maresciallo Haftar
Grazie a quel contributo il Dipartimento di Stato ha convinto Mbz, ovvero il principe ereditario di Abu Dhabi Mohammed bin Zayed grande nemico della Turchia e della Fratellanza Musulmana, ad abbandonare al suo destino il generale Khalifa Haftar. E lo stesso ha fatto anche il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Resta da capire se, e come, Washington sia riuscita a ridurre a più miti consigli una Turchia che in cambio delle legioni di mercenari siriani e somali schierati a difesa di Tripoli s’è appena fatta sottoscrivere da Tripoli l’accordo per la trasformazione di una parte del porto di Misurata in propria base navale. Quell’accordo, ottenuto grazie alla disponibilità di Fathi Bashaga, un ministro degli interni considerato da molti libici la quinta colonna di Ankara, ha scavato profonde divisioni all’interno del governo di Tripoli spingendo lo stesso premier Fayez Al Serraj ad osteggiarlo. Gli americani avrebbero sfruttato questo scontro interno per garantire il loro appoggio a Serraj e convincerlo ad accettare un cessate il fuoco avversato da Bashaga e dalle fazioni pronte a riprendersi con le armi Sirte e la base di Jufra.
In tutto questo c’è però da chiedersi dove sia finito un generale Khalifa Haftar, protagonista di quell’offensiva per la conquista di Tripoli lanciata 15 mesi fa alla testa del cosiddetto Esercito Nazionale Libico (Lna). E non meno stupore desta la ricomparsa in veste di protagonista di Aguila Saleh ovvero del presidente di un parlamento di Tobruk che nonostante i forti legami con le tribù era stato ridimensionato a semplice comprimario quando Haftar godeva dell’appoggio di Francia, Emirati, Egitto e Russia.
Halifa Haftar

Haftar pronto a cessate il fuoco se Turchia ritirerà mercenari e militari dalla Libia
La risposta ad entrambe le domande è scritta nella disastrosa parabola dell’ambizioso generale. Haftar si è suicidato politicamente e militarmente all’indomani della conferenza di Berlino dello scorso gennaio quando, convocato a Mosca da Vladimir Putin, si è rifiutato d’accettare il cessate il fuoco concordato dal presidente russo e Erdogan alla vigilia della Conferenza. Dopo quel “no” irriguardoso Mosca ha tagliato gli aiuti al recalcitrante generale che si è così ritrovato costretto ad abbandonare l’assedio Tripoli e tutte le posizioni conquistate in precedenza. Il tutto mentre Mosca, d’intesa con Emirati Arabi, Arabia Saudita ed Egitto conferiva ad Aguila Saleh la responsabilità delle trattative politiche. Di questa transizione hanno tentato d’approfittare Fathi Bashaga e le milizie pronte a marciare sui territori di Sirte ricchi di petrolio. Un tentativo bloccato da una Russia decisa a difendere i contratti per lo sfruttamento dei giacimenti di Sirte firmati al tempo di Gheddafi ed ancora validi. Anche perchè le intese concordate con Erdogan puntano ad una ricomposizione diplomatica del conflitto siriano capace di evitare lo smembramento del paese.
Su questa situazione pregressa s’inserisce una trattativa americana che, per quanto riguarda Sirte e i suoi giacimenti, sembra aver raggiunto un compromesso ufficioso con Mosca. Quel compromesso avrebbe consentito lo sblocco dei terminali petroliferi concordato con le milizie di Haftar 48 ore prima dell’annuncio del cessate il fuoco. L’apertura dei rubinetti del petrolio verrà ricordato probabilmente come l’ultimo atto di un generale ridottosi ormai a patteggiare con gli ex-alleati un’uscita di scena seguita da un nuovo inevitabile esilio. In tutto questo le intese abbozzate dagli Stati Uniti in uno scenario già largamente configurato dagli accordi tra Mosca e Ankara devono però dimostrarsi capaci di resistere alla prova dei fatti

Conte ha incontrato al Serraj: ‘Fermare il conflitto interno e le interferenze esterne’
Le dichiarazioni con cui entrambe le parti hanno salutato il cessate il fuoco fanno pensare a posizioni, per ora, ancora assai distanti. Mentre Serraj invoca la smilitarizzazione di Sirte e della base di Jufra Aguila Saleh menziona soltanto Sirte. Gli Emirati Arabi nel salutare l’accordo sembrano invece accettare soltanto la versione di un presidente del parlamento di Tobruk che pretende “l’espulsione dei mercenai e la dissoluzione delle milizie per raggiungere una completa sovranità nazionale”. Una soluzione raggiungibile forse con il dispiegamento di una robusta forza di pace internazionale, ma che di certo non consentirebbe di andare alle urne entro marzo come proposto da Serraj. E anche la proposta di trasformare Sirte nella sede di un nuovo governo di unità nazionale ben difficilmente verrà accettata dai leader Tripoli. E non solo perchè Misurata e la capitale sono le loro irrinunciabili roccaforti, ma anche perchè riconoscere un nuovo governo significherebbe rinunciare al potere attuale. D’altra parte un esecutivo di unità nazionale dislocato a Sirte, ma privo di un esercito in grado di difenderlo non sopravvivrebbe un giorno se prima non venissero disarmate le le milizie di Tripol.
 
Ultima modifica:
hahahahahhahahahha

o qualcosa del genere, almeno all'epoca mi sembra si sostenesse la sua marcia vittoriosa, tipo doveva entrare a Tripoli in una settimana

ma era talmente veloce che deve esser andato lungo

:):):)

sarà arrivato come minimo a tunisi a fermarsi, ora perà basta aspettare che torni indietro:o
 
++ Libia: premier Sarraj annuncia dimissioni a fine ottobre ++
Tripoli, 16 set 22:15 - (Agenzia Nova) - Il capo del Consiglio presidenziale con sede a Tripoli e premier del Governo di accordo nazionale della Libia, Fayez al Sarraj, ha annunciato le dimissioni.

Speciale difesa: Libia, Sarraj accoglie raccomandazioni libici annunciando volontà di dimettersi
Tripoli, 17 set 13:00 - (Agenzia Nova) - Il Governo di accordo nazionale accoglie con favore “le promettenti raccomandazioni iniziali dei libici sotto la supervisione delle Nazioni Unite, guardandole con speranza e auspicando che siano un buon precursore del consenso e dell'accordo”. Lo ha detto il presidente del Consiglio di presidenza del Governo di accordo nazionale (Gna), Fayez al Sarraj, annunciando l’intenzione di dimettersi entro la fine di ottobre. Le consultazioni delle scorse settimane “hanno portato a una nuova fase preparatoria che ha unificato le istituzioni. Hanno preparato l'ambiente per lo svolgimento delle prossime elezioni parlamentari e presidenziali, nonostante la mia convinzione che le elezioni dirette siano il modo migliore per raggiungere una soluzione globale”, ha proseguito. Sarraj ha fatto sapere che “sosterrà qualsiasi intesa diversa” e ha esortato il comitato per il dialogo ad “accelerare la formazione di questa autorità in modo che tutti noi possiamo garantire un agevole passaggio di potere”. Pertanto “annuncio a tutti il mio sincero desiderio di cedere i miei doveri alla prossima autorità esecutiva non oltre la fine del prossimo ottobre, nella speranza che il comitato di dialogo completi il suo lavoro e scelga un nuovo consiglio presidenziale e governo come dichiarato a Berlino” lo scorso 19 gennaio, ha aggiunto
 
Libia: il capo del governo di Tripoli, al Sarraj, annuncia le dimissioni. Che succedera ora? | Euronews


Fayez al Sarraj, il capo del governo di accordo nazionale (GNA) di Tripoli, riconosciuto a livello internazionale, ha annunciato l'intenzione di cedere il potere entro la fine di ottobre.

In un discorso televisivo, il leader libico ha affermato che la situazione politica e sociale in Libia, paese spezzato in due, è in uno stato di "polarizzazione" che ostacola tutti gli sforzi per giungere ad una soluzione politica che impedisca lo spargimento di sangue.

"Annuncio a tutti il mio sincero desiderio di consegnare le mie funzioni alla prossima amministrazione, al più tardi entro la fine di ottobre.
A quel punto spero che il comitato di negoziazione abbia completato i suoi lavori e scelto un nuovo consiglio di presidenza.
E che abbia anche scelto e nominato un nuovo capo del governo".


Missione non proprio compiuta

Nominato capo del governo di accordo nazionale (GNA) in base a un accordo politico firmato a Skhirat (Marocco) alla fine del 2015 sotto l'egida delle Nazioni Unite, Sarraj non è stato in grado di insediarsi nella capitale Tripoli fino al marzo 2016.

"Ingaggiato" per favorire la stabilità nel paese e nella regione, il risultato non è stato all'altezza delle aspettative. Anche per l'intromissione - nella crisi libica - di molti altri protagonisti internazionali.

Missione non proprio compiuta, dunque, per Sarraj.

60 anni, architetto prestato alla politica, ora preferisce togliere il disturbo.

Cosa accadrà ai negoziati senza di lui?
Si rischia di creare un vuoto di potere?

In realtà, il "delfino" ci sarebbe già. Tra gli astri emergenti, a Tripoli, c’è l'attuale ministro dell’Interno, Fathi Bishaga.
Sarà lui il nuovo leader del governo di accordo nazionale?

Il recente incontro Sarraj-Di Maio, a Tripoli. 1.9.2020
Passi comunque in avanti

Sarraj ha affermato che i recenti colloqui tra le parti in guerra (quindi con il generale Haftar), promossi dall'ONU in Marocco, hanno portato all'avvio dell'iter per le elezioni parlamentari e istituzionaIi e ad una nuova fase preparatoria per l'unificazione delle istituzioni statali.

In precedenza, il ministro degli Esteri turco Mevlüt Çavuşoğlu aveva affermato che i funzionari turchi e russi sono vicini a un accordo per un cessate il fuoco totale in Libia.
Proteste di piazza

A Tripoli, intanto, continuano le proteste popolari.
Centinaia di manifestanti si sono radunati fuori dal Consiglio presidenziale, lamentando la carenza di servizi di base e chiedendo nuove elezioni.


I due rivali libici, pur continuando a guardarsi in cagnesco, sono tornati sulla via del dialogo e si sono svolti incontri paralleli a Montreux, in Svizzera, dal 7 al 9 settembre, e a Bouznika, in Marocco, dal 6 al 10 settembre, per rilanciare il dialogo e trovare una soluzione politica alla crisi libica.

I negoziati riprenderanno presto a Ginevra.

Il mese scorso, Sarraj ha chiesto un cessate il fuoco e la smilitarizzazione dell'area di Sirte e Jurfa.

Aguila Saleh, portavoce della Camera dei Rappresentanti rivale con sede a est, ha appoggiato la proposta di Sarraj per la smilitarizzazione di Sirte, ma non ha menzionato Jurfa, che comprende una base aerea militare vitale, ora nelle mani di Haftar.
Guterres: "Serve un nuovo processo di pace"

E' intervenuto anche Il Segretario Generale dell'ONU, António Guterres: ha dichiarato che la Libia richiede un nuovo processo di pace politico.

"Il nuovo percorso politico deve rinnovare le istituzioni esistenti e, allo stesso tempo, muoversi per le elezioni in tempi accettabili. Nonostante tutto, ci sono segni di speranza", ha concluso Guterres, con un ottimismo persino eccessivo.
 
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