La Cina inaugura il ponte sul mare più lungo del mondo, la Sicilia aspetta da 50 anni

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stachus

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CATANIA - La Cina ha inaugurato il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao, il più lungo al mondo sul mare con i suoi 55 chilometri: al taglio del nastro ha partecipato il presidente Xi Jinping dalla città di Zhuhai, nel Guangdong, insieme a Carrie Lam, chief executive dell’ex colonia britannica.

L’opera, iniziata nel 2009 e completata due anni dopo la iniziale consegna del 2016, è un esempio di ingegneria avanzata, tra isole artificiali e tunnel sottomarino, e ha avuto un costo di 20 miliardi di dollari, di cui 15,3 miliardi a carico di Hong Kong. Il valore strategico è maggiore: il ponte unisce le regioni amministrative speciali (Hong Kong e Macao) alla Repubblica popolare cinese nel quadro della «Greater Bay Area», il progetto per una vasta zona integrata tra Hong Kong, Macao e la serie di nove città della provincia del Guangdong, un’area da 68 milioni di persone.

Quindi la Cina in meno di dieci anni ha costruito sul mare un ponte di 55 chilometri, che può resistere a un terremoto di magnitudo 8, a un super tifone o all’urto di una nave cargo di 300.000 tonnellate, mentre l'Italia per quel che riguarda il tanto discusso ponte di Messina - che sarebbe lungo solo poco più di tre chilometri - in cinquanta anni di dibattiti non è riuscita ad andare oltre un costosissimo progetto rimasto fermo nei cassetti della burocrazia.

Eppure il Sud dell'Italia avrebbe più bisogno di infrastrutture della Greater Bay Area che il governo cinese vuole rilanciare per sfilare alla Silicon Valley di San Francisco la leadership mondiale nel campo dell'Information tecnology, dell'economia e della finanza. Dal punto di vista infrastrutturale, ma non solo, l'Italia è infatti un Paese spaccato a meta: il Nord, dove i treni corrono anche ad alta velocità, e il Sud, dove per andare in treno da Napoli a Palermo ci vogliono dieci ore e mezza. Gli oppositori del Ponte sullo Stretto sostengono che è un’opera faraonica in un deserto industriale. Ma il deserto industriale c’è perché lo Stato ha abbandonato il Sud e non ha ancora nemmeno cominciato a realizzare da Salerno a Reggio Calabria l’Alta velocità che c’è nel resto del Paese. Una vergogna per tutti i governanti.

E, sebbene il progetto venga rispolverato ad ogni campagna elettorale, alla fine il sogno del Ponte sullo Stretto si infrange sugli scogli della politica, dove serve solo per acchiappare voti e non certo per immaginare davvero un Sud più moderno, più competitivo, più collegato con l'Italia e quindi con l'Europa. Da Berlusconi a Renzi, passando anche per la Lega sono stati in tanti a parlare di opera strategica e a fare piccoli passi per avviare la costruzione del ponte tra Calabria e Sicilia. Ma recentemente il ministro dell'Infrastrutture del M5s, Danilo Toninelli, ha bocciato definitivamente il progetto definendo "soldi buttati" l'infrastruttura e le conseguenti opere per portare l'alta velocità nel profondo Sud. Ma le due regioni che si affacciano sullo Stretto avrebbero bisogno di grandi opere per gettare le basi di una rinascita.

Quindi sarà gettato alle ortiche l'imponente e costoso lavoro di progettazione fatto dal 1992 (anno della presentazione del primo progetto) a oggi e sarà pagata una penale di 1 miliardo di euro alle aziende che hanno lavorato su progetto e opere propedeutiche. Oltre ai costi esorbitanti della società Stretto di Messina, liquidata nel 2013 con una legge dello Stato ma ancora capace di generare conti da oltre 1,5 milioni l'anno.

Anche in Cina comunque ci sono state polemiche e preoccupazioni, soprattutto per l’impatto ambientale. Gruppi ambientalisti affermano che il progetto potrebbe aver arrecato gravi danni alla vita marina nell’area.
 
I cinesi sono ormai l'unico esempio di capitalismo onesto che esista.
Gli altri guerrafondai, terroristi e speculatori.

L'auspicio che resista è opportuno e motivato dato che la diga sembra già venire giù e alcune centrali non funzionare dal primo giorno.
 
tra un po' la sicilia batterà il record con il ponte di barche fino a tunisi:D
 
la sicilia è 50 anni che si divora i residui fiscali degli altri

tutto il resto sono pippe
 
Non si possono paragonare le cose, in Cina sono 55 km ma con vari pilastri per la Sicilia sarebbe una campata unica, ben più difficile, se fosse possibile vista la zona sismica farei un tunnel piuttosto che un ponte...
 
Verità scientifica, oggettiva, democratica e inconfutabile.

Dunque per te furto di proprietà intellettuale, contraffazione, concorrenza sleale e mi fermo qui ma la lista potrebbe continuare è acqua fresca, giusto?
 
Figuriamoci....il ponte di Messina a noi costerebbe almeno 50 mi.jardi di euro e cinquanta anni per costruirlo...e lo farebbero con materiali così scadenti
Che al primo terremoto di 4 grado Mercalli verrebbe giù tutto.......per l'amur de Dio, lassa a sta'
 
I cinesi sono ormai l'unico esempio di capitalismo onesto che esista.
Tipo restingere il mercato interno agli investitori esteri mentre si gode di piena libertà negli investimenti esteri, manipolare la valuta fissando i tassi di cambio a piacimento, pagare poco e niente i propri lavoratori, fregare sistematicamnte idee altrui. Mmm, sì sì proprio onesti.
Gli altri guerrafondai e speculatori? Mai sentito parlare delle aggressioni a Vietnam, Filippine e soci nel mare meridionale pur essendo una mezza tacca di superpotenza? Figuriamoci cosa arrivano a combinare quando diventano più forti. Hai mai visto un paese che tra i propri vicini non ha alcun alleato? :gluglu:
 
Beh ci sono interessi piccoli relativamente forti a non farlo che si sono sposati bene nel clima generale di don’t in my back yard (vedi TAV Torino-Lione). Per me il ponte sullo stretto dovrebbe essere la prima infrastruttura italiana.

Farebbe diventare la Sicilia e quindi L Italia come Hub di ingresso di tutta l Europa per le merci provenienti da Oriente e per l Oriente. Oggi le navi circumnavigano L Europa per arrivare nei porti di Rotterdam, Amburgo o devo risalire sino a Genova. Si risparmierebbero giorni di navigazione fermandosi in Sicilia e proseguendo in treno mediante ponte. Il tutto con entrate enormi per lo Stato. Ma gli italiani sono il primo nemico di se stesso.

Purtroppo è vero.
 
CATANIA - La Cina ha inaugurato il ponte Hong Kong-Zhuhai-Macao, il più lungo al mondo sul mare con i suoi 55 chilometri: al taglio del nastro ha partecipato il presidente Xi Jinping dalla città di Zhuhai, nel Guangdong, insieme a Carrie Lam, chief executive dell’ex colonia britannica.

L’opera, iniziata nel 2009 e completata due anni dopo la iniziale consegna del 2016, è un esempio di ingegneria avanzata, tra isole artificiali e tunnel sottomarino, e ha avuto un costo di 20 miliardi di dollari, di cui 15,3 miliardi a carico di Hong Kong. Il valore strategico è maggiore: il ponte unisce le regioni amministrative speciali (Hong Kong e Macao) alla Repubblica popolare cinese nel quadro della «Greater Bay Area», il progetto per una vasta zona integrata tra Hong Kong, Macao e la serie di nove città della provincia del Guangdong, un’area da 68 milioni di persone.

Quindi la Cina in meno di dieci anni ha costruito sul mare un ponte di 55 chilometri, che può resistere a un terremoto di magnitudo 8, a un super tifone o all’urto di una nave cargo di 300.000 tonnellate, mentre l'Italia per quel che riguarda il tanto discusso ponte di Messina - che sarebbe lungo solo poco più di tre chilometri - in cinquanta anni di dibattiti non è riuscita ad andare oltre un costosissimo progetto rimasto fermo nei cassetti della burocrazia.

Eppure il Sud dell'Italia avrebbe più bisogno di infrastrutture della Greater Bay Area che il governo cinese vuole rilanciare per sfilare alla Silicon Valley di San Francisco la leadership mondiale nel campo dell'Information tecnology, dell'economia e della finanza. Dal punto di vista infrastrutturale, ma non solo, l'Italia è infatti un Paese spaccato a meta: il Nord, dove i treni corrono anche ad alta velocità, e il Sud, dove per andare in treno da Napoli a Palermo ci vogliono dieci ore e mezza. Gli oppositori del Ponte sullo Stretto sostengono che è un’opera faraonica in un deserto industriale. Ma il deserto industriale c’è perché lo Stato ha abbandonato il Sud e non ha ancora nemmeno cominciato a realizzare da Salerno a Reggio Calabria l’Alta velocità che c’è nel resto del Paese. Una vergogna per tutti i governanti.

E, sebbene il progetto venga rispolverato ad ogni campagna elettorale, alla fine il sogno del Ponte sullo Stretto si infrange sugli scogli della politica, dove serve solo per acchiappare voti e non certo per immaginare davvero un Sud più moderno, più competitivo, più collegato con l'Italia e quindi con l'Europa. Da Berlusconi a Renzi, passando anche per la Lega sono stati in tanti a parlare di opera strategica e a fare piccoli passi per avviare la costruzione del ponte tra Calabria e Sicilia. Ma recentemente il ministro dell'Infrastrutture del M5s, Danilo Toninelli, ha bocciato definitivamente il progetto definendo "soldi buttati" l'infrastruttura e le conseguenti opere per portare l'alta velocità nel profondo Sud. Ma le due regioni che si affacciano sullo Stretto avrebbero bisogno di grandi opere per gettare le basi di una rinascita.

Quindi sarà gettato alle ortiche l'imponente e costoso lavoro di progettazione fatto dal 1992 (anno della presentazione del primo progetto) a oggi e sarà pagata una penale di 1 miliardo di euro alle aziende che hanno lavorato su progetto e opere propedeutiche. Oltre ai costi esorbitanti della società Stretto di Messina, liquidata nel 2013 con una legge dello Stato ma ancora capace di generare conti da oltre 1,5 milioni l'anno.

Anche in Cina comunque ci sono state polemiche e preoccupazioni, soprattutto per l’impatto ambientale. Gruppi ambientalisti affermano che il progetto potrebbe aver arrecato gravi danni alla vita marina nell’area.

quello che spero io è che quelle città diventino uno stato libero dalla Cina.
 
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