"Caro Sergio Staino, a prima vista appari come un venerato maestro: padre della satira moderna da Tango a Cuore, regista, militante di mille diritti, anima critica del Pd, presidente del Club Tenco. Quando ti sei reso conto di essere un ******?
«Dell'"******" in vita mia me lo sono sentito dare spesso, non so se in senso dostoevskiano o in senso classico. L'ultima volta fu con Matteo Renzi, quando mi chiese di dirigere L'Unità; disse: "Io non la voglio chiudere, anzi la voglio rilanciare: Bobo l'è un brand", sai com' è lui è anglofono. "Sergio, puoi attaccare tutto e tutti, tranne magari il referendum costituzionale". E promise soldi, "non ti preoccupare per i soldi" e abbonamenti, e un rilancio tipo il New York Times».
Fammi indovinare, una roba tipo "Sergio, stai sereno"?
«Una cosa simile. Dopodiché, mai più visto. Non una telefonata, un'intervistella, una visita. Solo 400 abbonamenti, soldi nulla. Gli editori Pessina, ai quali aveva promesso chissà cosa nei paesi arabi, erano incazzatissimi. A quel punto, in un'intervista dichiarai che il difetto maggiore di Renzi era che fosse un cafone che ti lascia col **** a terra. E una mattina alle 5 Matteo mi chiamò, sembrava un pazzo: "Sergio io non m' offendo mai, ma se mi dai del cafone tu offendi la mi' mamma e non ti perdono". Ma veramente io ho dato del cafone a te, mica alla mamma, risposi. Mesi dopo mi fermò il padre Tiziano e mi disse: Hai ragione, Sergio, mio figlio è cafone. Come la su' mamma. Sembrano i dialoghi di un film di Almodovar, ma Renzi è rimasto uguale, ricattare gli altri col suo 3% fa parte del carattere»."
sergio staino: berlusconi rispetto ai 5 stelle e un gigante. e forse tutti abbiamo sbagliato... - Media e Tv